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Autore: Fauna96    08/06/2013    1 recensioni
La storia di Jimmy, Gloria e Christian: tre anime inquiete che cercano di sopravvivere nel mondo, legate da un solo destino.
Dal prologo: "Jimmy si morse il labbro. Non era giusto. A nessuno importava di lui, solo perché aveva dieci anni!
Salì di corsa le scale, con gli occhi colmi di lacrime di rabbia. Che aveva fatto di male per essere trattato come un poppante? Sì, non era ancora adulto, ma non era nemmeno uno stupido moccioso!
- Jimmy -.
Sua sorella Gloria lo guardava dalla porta della camera, infagottata in un pigiama rosa. – Che è successo? -
***
Christian si asciugò le lacrime e cercò di guardare fuori dal finestrino: il quartiere industriale dove era nato e cresciuto era sparito; si accorse con stupore che stavano attraversando la strada del centro di Detroit. Ma dove erano diretti? Davanti a lui sfilavano palazzi e case di ogni forma, macchine, persone affaccendate che camminavano sui marciapiedi.
Finalmente giunsero a destinazione. Christian scese dalla macchina e osservò l’edificio che aveva davanti: somigliava a una scuola.
- Perché ci hanno portati qui? – chiese. Nessuno dei suoi fratelli rispose."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christian, Gloria, Jesus of Suburbia, St. Jimmy, Whatsername
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 St. Jimmy

Lunedì dell'Angelo 2004
La voce era tagliente come un coltello, fredda e decisa. Se fosse stato chiunque altro, Jimmy sarebbe balzato in piedi pronto a prenderlo a pugni, perché nessuno si permetteva di chiamarlo coglione; ma non lo fece, perché quella voce gelida... era la sua.
Alzò esitante la testa. Una figura se ne stava davanti a lui a gambe divaricate e braccia conserte. Il viso era immerso nell’ombra del cappuccio.
Jimmy rimase immobile, ma un brivido gli corse lungo la schiena.
Un piede calzato da un anfibio gli allungò un calcio. – Mi ascolti o no? Tirati su, cazzone! –
Questa volta Jimmy obbedì, più per la rabbia e la curiosità che per altro. – Chi cazzo sei? –
Una risatina beffarda. – Buffo che proprio tu me lo chieda, Jesus –
Una mano affusolata comparve, evanescente come un fantasma tanto era pallida, e abbassò il cappuccio sulle spalle. Jimmy arretrò, sentendo un incredibile terrore attanagliargli le viscere.
Il viso che lo osservava con un sogghigno sulle labbra era pallido e perfetto, il viso più bello che avesse mai visto. Avrebbe potuto essere il viso di un angelo... se non fosse stato che era il suo. Come se qualcuno avesse fatto una fotocopia, togliendo però tutte le imperfezioni. I capelli scuri arruffati ricadevano a ciuffi sulla faccia e sugli occhi truccati; ecco, gli occhi erano l’unica differenza tra Jimmy e l’altro: questi li aveva neri, neri come la notte più profonda, spaventosi, in stridente contrasto col pallore della pelle.
Jimmy si passò una mano sulla faccia. Avrebbe dovuto smettere di bere e fumare così tanto, cazzo. Gli faceva veramente male, il cervello ormai era andato.
– Tutto questo è reale? – chiese a voce bassissima.
Il sorriso dell’altro si allargò. – Dipende, Jesus. E’ reale, perché lo stai vivendo. Io sono reale, perché tu mi hai chiamato. Per gli altri... chi lo sa. E che importa?
Jimmy deglutì. – Io non ti ho chiamato. E si può sapere chi sei? –
- Oh sì che l’hai fatto. Sono St. Jimmy, Jesus. Ora ci penserò io a te – Allungò una mano. Jimmy la fissò: avrebbe toccato pelle e carne calda o aria, vapore? E poi, cosa voleva davvero da lui? Come poteva fidarsi di un fantasma? Come poteva fidarsi di se stesso?
- Vuoi continuare a frignare come un poppante? A essere un poppante? Svegliati, Jesus: il mondo non è gentile con te, e tu non devi essere gentile con lui – Anche la voce era proprio la sua, solo più matura e fredda.
Jimmy afferrò la mano del santo. Era vera: la pelle era liscia, morbida, ma gelida più dell’acciaio dell’anello che portava al medio.
St. Jimmy rise e lo portò via con sé.
 
Il sole era già alto quando Jimmy tornò a casa. Sotto agli occhi esibiva un paio di occhiaie scure e in tasca sentiva il peso del nuovo coltello a serramanico. Non era mai stata sua abitudine portare armi: preferiva sempre una buona scazzottata, di quelle che ti fanno tornare a casa con gli occhi pesti e il naso rotto; ma una scazzottata era facile da perdonare. Una lama, no.
St. Jimmy l’aveva guidato attraverso viuzze scure e deserte, e gli aveva parlato a lungo. Non ricordava più gli argomenti della conversazione; ricordava solo il senso di terrore che gli incuteva il santo, una paura, però, stranamente rassicurante. St. Jimmy era una guida per lui, ne aveva bisogno. E poco importava se era solo frutto della sua immaginazione. St. Jimmy era lui e allo stesso tempo non lo era. Esisteva e non esisteva. Era un santo, un soldato suicida, figlio della paura e della guerra. Non era umano, eppure indiscutibilmente vero. Non sapeva con precisione se le altre persone potessero vederlo, ma lui di sicuro l’avrebbe rivisto.
In casa, trovò Tunny  che russava come un contrabbasso sul divano, circondato da bottiglie vuote e altra spazzatura. Alzò gli occhi al cielo: sarebbe toccato a lui pulire, poco ma sicuro. D’altronde, non aveva alcuna intenzione di farsi seppellire da quella roba.
Diede uno scrollone poco gentile a Tunny. – Sveglia! –
- Ma che cazz... oh, sei tu, Jesus – biascicò, cercando di mettersi seduto. Si guardò intorno con occhi appannati. – Che cazzo è successo qua? –
Jimmy sospirò. – Ieri sera. C’è stata una festa, ricordi? –
- Sinceramente, no. Vabbè... suppongo che dovremmo rimettere a posto tutto. A proposito, tu da dove spunti? –
- Ma niente... ho fatto un giro – borbottò Jimmy. Decisamente, non era una buona idea raccontare che aveva girato per la città con un tizio di nome St. Jimmy, frutto (forse) della sua immaginazione.
 
Per tutto il giorno fu inquieto e intrattabile; sentiva una strana sensazione nel petto che lo spingeva ad esplodere per ogni minima cosa. Le mani gli prudevano dalla voglia di picchiare qualcuno o, in mancanza di meglio, spaccare qualcosa. Era strano, perché non gli era mai successo di sentirsi così aggressivo senza una ragione particolare. No, ok, non era vero: lui era quasi sempre arrabbiato senza un perché, ma questo... sentimento era molto più forte e malsano del solito. Se la sua rabbia normalmente se ne stava a sonnecchiare sottopelle, aspettando un preteso per saltar fuori, questa era già esplosa, ma non riusciva a sfogarsi.
Alla fine, quando sgranò un rosario di imprecazioni perché il frigo come al solito non si chiudeva bene, anche Tunny perse la pazienza. – E che merda, Jesus! – sbraitò. – E’ tutto il giorno che sembra che hai chiodi nel culo, tanto sei nervoso! –
Jimmy lo fissò. Forse avrebbe dovuto scusarsi con lui, ma decisamente non era aria. – Ok, sai che faccio? Esco, così non ti rompo più le palle! – Sbatté la porta senza tanti complimenti e si ritrovò di nuovo in strada.
Si chiese oziosamente che ore potessero essere: il cielo era azzurro scuro, striato da nuvole bluastre.
In quei giorni stava diventando un’abitudine girare da solo per la città. Un gatto macilento lo osservava sospettoso, appollaiato su un bidone dell’immondizia. Jimmy si guardò intorno, raccattò un sasso e glielo lanciò contro. Il sasso colpì il bidone con gran fracasso, ma il gatto non si mosse nemmeno, restando a fissarlo con aria sdegnosa. Non faceva paura nemmeno a uno stupido animale. Grandioso.
- Ciao – si voltò di scatto. Una ragazza lo fissava sorridendo. Ma chi cazzo era?
- Sono Tilly – continuò lei. – Ci siamo conosciuti ieri sera da te, ricordi? –
A dire il vero, no. Ma un po’ di distrazione gli sarebbe servita in quel momento. Magari avrebbe scacciato quell’inquietudine nel petto.
- Ehm... vuoi bere qualcosa? – improvvisò.
Tilly annuì, sempre sorridente. Era carina, con quegli occhi chiari e le lunghe gambe avvolte dai jeans stretti.
Entrarono in un pub qualsiasi e ordinarono un paio di birre.
- Jesus, vero? Ho capito bene il tuo nome? –
Jimmy annuì, giocherellando con la bottiglia.
- Che nome strano. Be’, io sono proprio l’ultima a poter parlare: il mio vero nome è Matilda – fece una graziosa smorfia e Jimmy sorrise. – Tilly non è molto meglio ma mi accontento –
Chiacchierarono del più e del meno per qualche minuto. Jimmy si sentiva ancora inquieto, strano. Insoddisfatto. Forse... Si sporse in avanti e senza pensarci troppo, la baciò. Lei rispose immediatamente tirandolo a sé. Jimmy approfondì il bacio con foga, cercando di metterci dentro tutta quella aggressività, quella rabbia...
- Che cazzo fai?! Lascia in pace la mia ragazza! –
Si staccò per vedere un ragazzotto avvicinarsi con aria minacciosa. Tilly impallidì. – Nick... ti prego... basta! Sono settimane che tra noi è finita! –
Jimmy saltò in piedi, baldanzoso. – Hai sentito? Trovati un’altra ragazza, coglione –
Voleva provocare e ci era riuscito. In men che non si dica, si ritrovò sbattuto contro il tavolo con la testa rintronante. Ma si rialzò immediatamente e si buttò addosso a Nick.
Sentiva come fuoco liquido scorrergli nelle vene mentre rispondeva ai pugni. Tutto era attutito intorno a lui; si era perfino scordato il perché stesse combattendo, e comunque, non era quello l’importante. L’importante era sentirsi vivo. Non ragionava più: estrasse il coltello dalla tasca; la lama luccicò.
Poi fu rosso, terribilmente rosso... La lucidità tornò. Era chino sul corpo di Nick, che respirava appena; sul ventre, come un fiore cremisi, era aperta una ferita. E lui, Jimmy, stringeva il coltello sporco di sangue, come la sua mano e i suoi vestiti.
Intorno a lui, silenzio orripilato. Si alzò sulle gambe malferme, tremante. Cosa cazzo aveva fatto?
Incespicò verso la porta, pregando che qualcuno lo fermasse e lo portasse alla polizia, o lo riempisse di botte. Ma si erano tutti raccolti intorno al ferito ed erano spaventati. Scappò via, di nuovo.
Nel correre, mise male il piede e cadde. Non si rialzò: si rannicchiò lì per terra e scoppiò in un pianto disperato. Aveva ammazzato un uomo! Non si sarebbe mai perdonato....
- Jesus – alzò gli occhi. Eccolo lì... era colpa sua!
- Bastardo! – gli gridò contro. Aveva ancora in mano il coltello; glielo tirò addosso. – Che cazzo mi hai fatto? –
- Jesus – St. Jimmy gli si inginocchiò vicino. Lo osservava con i suoi occhi neri. – Non ti sei sentito libero, mentre combattevi? Non ti sentivi bene? –
- Che importa? Ora... l’ho ammazzato. E sto male –
- Non devi provare questo dolore, Jesus. Non è giusto. Se mi ascolti, farò in modo che tu non soffra più -.

 
Ta dan! Ecco qua, entrato in scena il buon vecchio St. Jimmy, the patron saint of denial *canticchia come una cretina* Be’, in ogni caso, spero di aver reso bene il contrasto interiore di Jimmy e di non aver scritto castronerie sul santo U_u Ringrazio Class Of 13 per aver recensito e i miei lettori... e per gli amanti di Chris & Gloria, stanno arrivando due bei capitoletti! *si sfrega le mani* Ciao verdini!!
  
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