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Autore: Ely_fly    09/06/2013    1 recensioni
Sono tornata con una nuova fic... Non odiatemi!
Stavolta si tratta di una Robin X Raven.
Raven viene ferita gravemente durante un attacco e la sua guarigione sembra impossibile. Riuscirà Robin a rassegnarsi o farà di tutto per salvare la sua "amica"?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A kiss is a lovely trick designed by nature to stop speech when words become superfluous.
[Ingrid Bergman ]

 

Il portale nella parete si aprì, rivelando un alieno con otto braccia.

Ogni mano era armata con una delle pistole che avevano ucciso il primo alieno che avevano catturato e che era stata usata dall’alieno a sei braccia, ora loro prigioniero, per tentare di uccidere Raven.

Sia Raven che Robin imprecarono piuttosto coloritamente.

L’alieno non si fece impressionare e cominciò a sparare all’impazzata. La maga eresse prontamente una barriera per proteggere sia lei che il suo compagno, anche se in quel momento l’avrebbe lasciato volentieri alla mercé di quella creatura.

In pochi istanti Robin aveva approntato un piano: Raven avrebbe dovuto distrarre l’alieno, così lui avrebbe potuto attaccarlo alle spalle e stenderlo. Si voltò verso la maga, certo che avesse già capito tutto attraverso il loro legame.

Ma lei si limitò a guardarlo inespressiva.

“Idiota, si è dimenticata di te e del legame!” si insultò mentalmente, lasciando probabilmente trasparire qualcosa dalla sua espressione.

Con sua enorme sorpresa, però, la ragazza disse: «Io lo distraggo e tu lo colpisci da dietro.»

Robin si limitò ad annuire, prima che lei tornasse a concentrarsi sull’avversario, lanciandogli qualunque cosa trovasse sotto tiro. L’alieno allora concentrò gli attacchi su di lei, dimenticando la presenza del ragazzo, che, indisturbato, poté lanciarglisi addosso e conficcargli uno dei suoi birdarang dove, teoricamente, doveva essere il cuore.

Uccidere era sbagliato, ma quella cosa stava attentando alla sicurezza di Raven.

In pochi istanti fu tutto finito e i due ragazzi si ritrovarono a fissarsi al di sopra del cadavere.

«Ottimo lavoro» si congratulò Robin, rinfoderando il birdarang inutilizzato e facendo un cenno con la testa alla maga.

«Grazie» rispose lei, aggiustandosi la maglietta addosso. Una delle sue, notò Robin.

«Dove l’hai presa?» le chiese all’improvviso, dimenticando per un momento la situazione di emergenza in cui si trovavano.

«Ti sembra il momento di commentare il mio abbigliamento?» rispose la ragazza, guardandolo come se fosse ammattito.

«Ora come ora, sì. Dove l’hai presa?» ribadì il ragazzo.

«Dove vuoi che l’abbia presa? L’ho trovata nel mio armadio. Era nella pila delle magliette stirate, l’ho presa a caso.» Era solo lei o sembrava deluso?

«Andiamo, gli altri potrebbero aver bisogno di aiuto» ordinò cupo il moro, incamminandosi lungo il corridoio.

“Chi lo capisce è bravo” pensò lei, scuotendo la testa e seguendolo.

 

I due ragazzi imboccarono un altro corridoio, quando sentirono un rumore infernale provenire dal tetto.

Starfire.

Con uno scatto, corsero verso il tetto e quando arrivarono alla porta di ferro, la spalancarono facendo saltare i cardini. Si trovarono davanti un altro alieno con otto braccia, intento a lottare con Starfire, che sembrava quasi al limite.

Senza nemmeno bisogno di parlarsi, i due si lanciarono all’attacco. Robin estrasse il birdarang che non aveva utilizzato prima, mentre Raven si affrettava a porre una barriera tra l’alieno e lei e Star. Colto di sorpresa, la creatura non poté che soccombere e in pochi istanti tutto ebbe fine.

Starfire si accasciò al suolo, vicino a Raven, che dissolse la barriera per occuparsi dell’amica.

«Star, sei ferita?» le chiese sollecita, controllando se avesse bisogno di cure.

«No, fisicamente sto bene, grazie» mormorò l’aliena, cercando di tirarsi su, ma riuscendoci solo a metà. La maga si affrettò a sorreggerla.

«C’è nulla che io possa fare?» chiese allora l’altra, ignorando la risposta che aveva dato. Era pur sempre Star, certe cose era meglio non chiedersele.

«Sì. Rendi felice Robin, per favore» rispose la rossa, guardando l’amica negli occhi.

La maga sgranò gli occhi, sorpresa. L’aliena ridacchiò, poi le disse: «Sono sicura che riacquisterai i tuoi ricordi molto presto e allora ti ricorderai di tutto quanto. Rendilo felice, Raven.»

Raven stava per replicare, ma in quella arrivò Robin, trafelato. «Star, ce la fai?»

«Sì, devo solo riprendermi un attimo. Ho usato molte delle mie energie.»

«Raven, puoi accelerare il processo?» domandò il ragazzo, fissando la maschera negli occhi viola della maga.

«Penso di sì. Star, stai ferma un attimo» rispose la ragazza, riscuotendosi dai suoi pensieri e posando una mano sul braccio della ragazza aliena.

Un alone blu avvolse la principessa aliena che in pochi istanti fu di nuovo in piedi, pronta all’attacco.

Raven, al contrario, si fece ancora più pallida di quanto non fosse e scivolò all’indietro, priva di qualsiasi forza. Per sua fortuna, Robin era dietro di lei e la sorresse.

«Raven!» esclamò Starfire, accorrendo, preoccupata.

«Sto bene» mentì la maga, cercando di tirarsi su.

«Tu non stai bene per niente! Perché non me l’hai detto, che non ce la facevi?» la rimproverò Robin, continuando a sorreggerla.

«Dovevo aiutare Star! Senza di lei non ce la faremo mai a battere quegli alieni!» rispose la ragazza, infuriandosi.

«Non è lei che vogliono! Sei tu, quella che stanno cercando. E se insisti nel sprecare le energie in questo modo, riusciranno a prenderti con facilità!»

«Starfire ne aveva bisogno!»

«Raven, dannazione, ma non capisci che sono preoccupato per te?!?»

«Non c’è ragione di esserlo! E non vedo perché…»

Senza pensarci, Robin fece la prima cosa che gli passò per la testa: si chinò verso di lei e la baciò con rabbia.

Starfire lasciò andare uno squittio e si coprì gli occhi, imbarazzata e anche triste.

Raven, dal canto suo, rimase immobile con gli occhi sgranati.

Robin, dopo qualche secondo, si staccò dalla ragazza. Fece per parlare, ma venne interrotto da un grido.

 

Più che un grido, era il verso di un animale e non era difficile intuire che l’autore doveva essere Beast Boy. Infatti, pochi secondi dopo, i tre ragazzi sul tetto si videro atterrare davanti un leone verde, piuttosto malconcio.

«Beast Boy!» esclamarono in coro, cercando di raggiungerlo. Starfire fu la prima ad arrivare, mentre Raven cercava di alzarsi evitando qualsiasi contatto con Robin, che al contrario cercava di aiutarla.

Intanto il leone verde era tornato ad essere il mutaforma: il ragazzo si alzò, leggermente instabile sulle gambe, portandosi una mano alla testa, che sembrava stesse per scoppiargli.

Si guardò intorno intontito e vide Star, accanto a lui, con un’espressione piuttosto sconvolta e Robin e Raven che si avvicinavano, tutti e due con delle espressioni indecifrabili. Tra lo sconvolto e l’arrabbiato, concluse.

«Beast Boy, che cosa è successo?» chiese Starfire, preoccupata.

«Quel coso mi ha tirato fin quassù! Devo assolutamente tornare giù e farlo a pezzi!» ringhiò il mutante, camminando verso il bordo del tetto per guardare in basso.

In quella, l’alieno comparve dal pavimento del tetto, proprio come avrebbe fatto Raven. Puntò le armi contro Beast Boy, ma Starfire e Robin furono più veloci e in pochi istanti la creatura era a terra, disarmata e in punto di morte.

«Grazie, ragazzi» disse il ragazzo verde, avvicinandosi ai suoi amici. Sembravano tutti sfiniti, in particolar modo la mezzo-demone, notò Beast Boy. Non che lui fosse messo meglio. Quegli esseri erano davvero insidiosi!

«Di niente. Ora dobbiamo cercare Cyborg. Torniamo dentro e vediamo di trovarlo al più presto» ordinò Robin, voltandosi verso la maga con l’intento di aiutarla.

Lei lo fissò, poi guardò Starfire. «Star, potresti…?»

«Temo di no, Raven. Devo aiutare Beast Boy, mi dispiace. Credo che Robin riuscirà ad aiutarti senza problemi» rispose la rossa, cercando di fingere dispiacere, ma riuscendoci ben poco. Detto questo, si affrettò a prendere Beast Boy sotto braccio per aiutarlo a camminare.

«Star, ma io ce la faccio…» tentò di protestare il ragazzo verde, prima di essere trascinato via dalla ragazza, che gli bisbigliò: «Quei due hanno bisogno di parlarsi.»

Il ragazzo si adombrò, ma decise di continuare a cercare Cyborg. Con il cuore pesante, si adattò alla camminata svelta di Starfire e ben presto i due sparirono all’interno della torre.

 

 «Raven…» cominciò Robin, cercando di far voltare la ragazza verso di lui, ma lei si ritrasse velocemente.

Il ragazzo sospirò profondamente, ma abbassò la mano.

 Raven continuò a non guardarlo per un pezzo, rialzandosi da terra con fatica e concentrandosi sulle gambe deboli.

Quando fu ormai in piedi, finalmente guardò il ragazzo.

«Richard» lo chiamò.

  
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