Anime & Manga > My HiME - My Otome
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Autore: Atlantislux    26/12/2007    4 recensioni
Le vere ragioni dietro alla guerra contro Windbloom ed il Garderobe.
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Intro e disclaimer: E stavolta eccovi qualcosa di simpatico per le vacanze natalizie. Un raccontino breve (e assolutamente ironico) dedicato ai protagonisti maschili di Mai Otome e a Francesco, a cui devo l'ispirazione. Un grazie anche a Solitaire per le varie chiacchierate sul tema trattato in questo racconto.^_^
Mai Otome è di proprietà della Sunrise.
Edit: grazie a Hinata-chan per il commento! Sono lieta che ti sia piaciuta. E' che con i miei amici ci siamo chiesti spesso se questi potenti governanti non soffrissero un po' della presenza di queste donne, che dopotutto erano ai loro ordini ma anche legate a doppio filo al Garderobe e a chi le aveva addestrate. Senza contare che erano "intoccabili" ;-) Mi sono dimenticata di scrivere che è comunque riferita all'anime, perché nel manga certi personaggi non ci sono. Però Nina è vestita proprio come quella del manga. Perché... beh, quella dell'anime non avrebbe fatto molta impressione, è troppo vestita ^_^



Il fine ultimo dell'uomo

... o, il Prologo di Mai Otome


L'atmosfera è tesa nella stanza, quelli intorno al tavolo sanno che se quella riunione venisse scoperta gli equilibri mondiali ne verrebbero sconvolti. Si scrutano di sottecchi per interminabili minuti; prima di allora alcuni di loro non si erano mai visti in faccia, altri avrebbero fatto di tutto pur di non essere seduti allo stesso tavolo di quelli che considerano i loro più acerrimi nemici.
Alla fine è uno dei più giovani che prende la parola. Si schiarisce la voce, passandosi nervosamente una mano nei folti capelli castani.
“Dunque... se siamo qui riuniti oggi è perché la situazione è estremamente grave. Credo che siamo tutti d'accordo che non possiamo andare avanti così.”
L'uomo seduto accanto a lui, dai lineamenti fini e i con capelli raccolti in una coda di cavallo, annuisce gravemente. “Non so voi, ma io sono quasi disperato.”
“Come tutti noi, ragazzo” tuona qualcuno dall'altra parte del tavolo. Si alza in piedi, e la luce bassa delle lampade si riflette sinistramente sul suo cranio lucido. Abbatte una mano sul piano del tavolo.
“È ora di finirla con questa schiavitù! Queste assurde regole imposte da gente sulla quale noi non abbiamo nessun controllo. Cosa diranno i nostri figli di noi?”
“Sempre che riusciamo ad averne” brontola un altro dei convenuti.
L'uomo, dai lineamenti pesanti che una volta dovevano essere stati attraenti, è sprofondato al suo posto a braccia conserte, e le sopracciglia aggrottate gli danno un'aria di perenne disapprovazione.
“Da quando il nostro... problema comune si è manifestato mia moglie non mi vuole più vedere. Sostiene che è colpa mia. Le ho spiegato mille volte che il sistema di scelta è perfettamente casuale ma non mi crede.”
Il cipiglio del poveretto si intensifica. “Dice che il mio talamo comincia ad essere un po' troppo affollato. E che lei non ama le fruste.”
Una grossa lacrima gli rotola pigra giù per la guancia, e il suo vicino si allunga per dargli cameratescamente una pacca sulle spalle. Quest'ultimo volge poi il viso triste, ornato da due pesanti baffi, verso i compagni.
“E cosa dovrei dire io? È la prima cosa che vedo quando mi sveglio al mattino. Non riesco nemmeno a prendere il caffè in santa pace che subito vengo assalito. Lavoro, lavoro, questo è il ritornello che mi viene martellato in testa.”
Il ragazzo che per primo aveva parlato si gira sconvolto verso di lui, pallido in viso. “Dici che è così terribile?”.
È il calvo che gli risponde, con voce da oltretomba. “Peggio, ragazzo. Te ne accorgerai quando il problema avrà varcato le soglie di casa tua. Non c'è modo di scacciarlo, né di opporsi.” Lo sguardo dell'uomo si fa trasfigurato. “Ormai, mi segue anche in bagno.”
A quelle parole, molti dei presenti si mettono apertamente a singhiozzare, mentre gli altri si prodigano per consolarli in qualche modo.
Una cacofonia di voci si alza intorno al tavolo.
“È ora di finirla.”
“Basta.”
“Non ne possiamo più.”
“Sono stato anche minacciato di essere lasciato...”
“Ho paura per le mie figlie. Piuttosto di farle cadere in quelle mani le annego personalmente.”
“Ma quanto siete lagnosi.”
“Siete la vergogna di Earl.”
Tutti gli sguardi si girano verso gli ultimi due che hanno parlato; due ragazzi molto giovani, molto più di tutti i presenti, seduti vicini ad una estremità del tavolo.
“Invece che ironizzare dovreste prepararvi, visto che presto toccherà anche a voi” gli viene rimproverato dagli altri.
Uno dei due scuote le spalle, mentre un ghigno sarcastico gli piega le labbra. “Non ci penso neppure. Il mio paese ha da sempre rifiutato questa cosa. Sono venuto qui con dei dubbi, ma vedendo questa scena sono più che contento della scelta fatta.”
Il suo vicino lo guarda, improvvisamente preoccupato.
“E tu invece?” sibila al suo indirizzo il calvo.
“Niente che non possa gestire.”
Il tono che voleva essere sicuro, ha però una rilevabile sfumatura di dubbio.
“Cosa credi, anch'io pensavo così!” ulula l'uomo con i baffi. “Anzi, già mi perdevo in sogni di sfrenata lussuria, come le storie che mio padre mi raccontava quando avevo la tua età. Peccato che la realtà sia stata ben diversa. Lui stesso, sul letto di morte, mi confessò che erano tutte bugie, perché non voleva che io mi deprimessi prima del necessario.”
Il suo interlocutore adesso, sembra decisamente allarmato. “A me non succederà.”
Una risata amara accoglie quelle parole. “Lo abbiamo detto tutti. Ma risparmiati le notti insonni, questo non è un problema risolvibile con i soliti metodi.”
“Che cosa possiamo fare allora?” grida ancora il ragazzo di prima, con i capelli castani ritti in testa. “Io ho una fidanzata, non voglio finire così!”
Il silenzio cala tra gli astanti, che si scrutano indecisi su cosa dire. Fino a quando il calvo non si alza in piedi.
“Signori, qualcuno l'ha anche detto: è ora di finirla. Quello che propongo io è di liberarci di questo problema alla radice.”
Intorno al tavolo i convenuti si guardano smarriti, prima di cominciare ad annuire.
“Sì, ma come?” chiede qualcuno.
“Il Garderobe delle sparire dalla faccia di Earl” dichiara solennemente l'uomo in piedi.
Grida di vario genere si odono intorno al tavolo.
“Liberiamoci di quelle streghe.”
“Rivoglio la mia vita.”
“Io me la voglio fare.”
“Beato te, la mia è pure brutta...”
Un sorriso di trionfo si sparge sul viso del calvo. “È deciso. Il Garderobe ha fatto il suo tempo. Non lasceremo più che quelle zitelle acide ci stiano alle costole, riportando tutti i nostri movimenti alla loro direttrice. Dobbiamo scoprire come funziona quel dannato sistema per scardinarlo. Non tollererò più che quella strega mi sventoli sotto il naso le sue tette perfette!”
Gli sguardi verso di lui adesso sono adoranti. “Cos'hai in mente?” gli chiede qualcuno.
“Organizzeremo una rivolta, e ci riprenderemo il potere che è legittimamente nostro.”
Dal fondo del tavolo, uno dei due ragazzi alza la mano. “Vi sembra davvero opportuno far scoppiare una guerra perché volete... trastullarvi con le vostre Otome?”
“Ci puoi contare, piccolo” esclama il calvo, oramai padrone dell'assemblea. Poi gli punta il dito contro. “Anzi, tu che non hai nulla da perdere, e visto che non hai ancora un'Otome, potresti fare da nostro rappresentante.”
Il secondo ragazzo spalanca gli occhi, gettando uno sguardo carica di pietà verso il suo vicino, poi si affretta a spostare impercettibilmente la sedia verso la salvezza. Cosa che non può fare l'altro, oramai sotto gli occhi di tutti. Il condannato alza le mani. “Aspettate un attimo. Ragioniamo, e io cosa ci guadagno?”
“Tutto quello che vuoi.”
“Ti daremo armi.”
“Tecnologia.”
“Penseremo noi ai rifornimenti delle truppe.”
“Qualunque cosa...”
A quelle offerte un lampo di interesse emerge nello sguardo del ragazzo. “Ma non mi sembra ancora abbastanza.”
Dalla parte opposta del tavolo si alza qualcuno che fino a quel momento era rimasto in silenzio. L'uomo ha bizzarri capelli biondi acconciati come una corona attorno al cranio. La sua espressione si fa astuta mentre preme il bottone del telecomando che tiene in mano.
“A tal proposito, forse questo la interesserà. È difficile stabilire la forma che prende la veste generata da una particolare GEM ma, dai dati in nostro possesso, questa dovrebbe essere un'elaborazione convincente di quella che indosserà la sua futura Otome, Granduca. Incontra il suo gusto?”
Mormorii di approvazione si fanno sentire intorno al tavolo.
La donna sullo schermo non ha niente altro indosso che un costume sgambato completato da pizzi e trine, e un reggicalze dorato che sostiene calze in vinile. Il resto del abbigliamento è unicamente composto da coreografici nastri.*
L'uomo calvo, a braccia conserte, lancia uno sguardo glaciale al ragazzo. “Goditi la visione, ma ti ricordo che non la potrai sfiorare neppure con un dito.”
Gli occhi del suo giovane interlocutore sono incollati allo schermo.
“No... proprio a me doveva capitare quella?” mormora.
“E se la cosa non ti basta, ti vorrei ricordare tutte le volte che da piccolo sei stato sculacciato dalla tua bambinaia Otome” rincara la dose l'uomo con i baffi.
A quelle parole il volto del ragazzo si fa tanto pallido quanto i suoi capelli. “Ah sì, quella brutta putt...” mormora tra sé e sé, per poi guardarsi intorno con aria afflitta.
“Ho capito, ho capito. Non ci tengo a ripetere l'esperienza. Bene, quand'è che facciamo scoppiare questa guerra?”


Fine


Personaggi in ordine di apparizione
Primo ragazzo: Kazuya Krau-xeku
Uomo con coda di cavallo: Re del paese di Romulus
Il calvo: Argos XIV
Uomo con problemi coniugali: Charles de Florence
Uomo baffuto: nobile del regno di Lutetia-Remus
I° ragazzo: Takumi Tokiha
II° ragazzo: Nagi De Artai
Uomo biondo con telecomando: John Smith

*La donna sullo schermo indossa il Robe di Nina versione manga.

  
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