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Autore: Querthe    27/12/2007    2 recensioni
Le quattro Inner (senza Usagi) sono ormai abituate ai loro poteri e alla perdita dei loro Soldiers, credono di poter vivere una vita tranquilla, ma una persona che le conosce bene trama vendetta per sè e per altre.
E questo provocherà grossi guai, oltre a metterle di fronte a una versione distorta di loro stesse.
E' il seguito della storia "Per amore, solo per amore". Consiglio caldamente di leggere l'altra fanfiction, o ci capirete poco o nulla.
Prossimo capitolo 04/01/2016.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ami/Amy, Makoto/Morea, Minako/Marta, Rei/Rea
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sailor soldiers'
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La navetta atterrò leggera sul suolo lunare, i suoi campi di forza a spostare solo pochissime particelle ionizzate della polvere del satellite, evitando nuvole che avrebbero indicato ai possibili nemici la loro posizione nel raggio di centinaia di chilometri.
- Ora dobbiamo attendere alcune ore, in modo che la navicella abbia il tempo di trasformarsi nell’unità principale della nostra base.
- Poi da quella saremo in grado di costruire un’intera base?
- Affermativo, Rei. Non aspettarti la stessa comodità della vecchia base lunare…
- O della tua foresta.
- Molto spiritosa, Mako. Molto, molto spiritosa… - replicò la donna, come le altre scesa dalla navetta per sgranchirsi le gambe. Come le altre non aveva bisogno di respirare o di indossare particolari tute contro il freddo siderale, in quanto i naniti provvedevano al mantenimento di tutte le loro funzioni vitali. – Mi aspettavo un’accoglienza diversa. Un po’ più attiva…
- Credo che avrai tutta l’azione che desideri tra un paio di ore.
- Come mai lo dici?
- Manda in esplorazione il tuo Soldier, come ho fatto con il mio, anche se non è dotato di sensori di ricognizione e di mappatura del terreno. Vedrai molti giocattoli costosi e facili da rompere. – sorrise il volto per altri versi immobile di Ami.
Rei si concentrò un attimo, mentre Minosse e Artemis si strusciavano contro le loro proprietarie, quindi lasciò che i suoi due corvi si mossero nel vuoto del satellite, apparentemente senza curarsi dell’assenza di atmosfera che permetteva ai normali volatili di spiccare il volo. Ciò che i suoi occhi videro fu ciò che gli occhi di Deimos e Phobos videro.
- Però. Sembra che la nostra venuta non fosse poi così segreta, considerando quello che ci sta venendo addosso. Saranno almeno un centinaio, e sembrano Yoma.
- Livello? – chiese automaticamente Minako, mentre il suo gatto mostrava i denti e inarcava la schiena.
- Marmaglia. Credo dei cinque, ma non sono Yoma veri… Si muovono strani.
- Affermativo. Sono costrutti semisenzienti micronitici. – confermò Ami.
- Zombie meccanici, praticamente…
- Chiamali come ti pare, Mako, ma alla fine sono nemici. Quanto tempo ha bisogno la tua famosa navicella per essere in grado di difendersi da sola?
- Tre ore per il nucleo base, cinque per il sistema di autodifesa, quattro se dirotto il sistema di gestione delle comunicazioni con la base madre.
- Facciamo tre e mezza. Sono davvero tanti. Anche se siamo in quattro a combattere.
- Non credo che potrò essere di grande aiuto, Rei. Il mio Soldier Gorgon ha potenti capacità di autodifesa e di mimetica, ma ha scarse capacità di attacco. In qualche modo il mio vecchio Mercury era più armato.
- Pace… - sorrise la donna, mentre i due corvi ritornavano da lei e si fondevano nella sua tuta, trasformandola in Soldier Succubus e librandosi in volo. – Ci vediamo sul campo di battaglia, se ve ne lascio qualcuno!
- Sempre la solita. Vado a darle una mano. Mako, rimani con lei, la tua potenza dovrebbe essere sufficiente nel caso qualcuno dei mostriciattoli arrivi da queste parti.
- Come vuoi. – borbottò Soldier Minotaur, picchiando i massicci pugni uno contro l’altro, emettendo alcune scintille. – Era molto che non menavo le mani, a parte qualche discussione con gli operai i primi tempi…
Le quattro potenti zampe del Soldier Nightmare sollevarono piccoli sbuffi di polvere lunare mentre si allontanava dalla navetta, le sei fruste di energia dorata nell’aria, rivolte verso la battaglia, come a sondare il terreno o vogliose di poter colpire. In un paio di minuti, sfruttando la ridotta gravità lunare e la velocità della sua forma, raggiunse i margini di quello che la sua amica aveva definito un campo di battaglia, sebbene Minako avesse davanti agli occhi, che riuscivano a cogliere lo spettro degli infrarossi come quello dell’ultravioletto, più una sorta di parco giochi personale di Rei.
- Ti stai divertendo? – le chiese urlando, sebbene in realtà le comunicazioni avvenissero tramite trasmissioni radio.
- Tu che ne dici? – rispose lei ridendo, mentre con le zanne che si era fatta crescere in bocca dilaniava il collo di uno dei nemici, staccandogli la testa dal resto del corpo. – Non mi divertivo così da tempo. Anche se devo ammettere che iniziano ad essere tanti. Più ne ammazzi e più ne trovi.
Minako rise, iniziando a scendere il franoso versante del cratere in cui si stava svolgendo la battaglia. Uno degli esseri sembrò spuntare dalla sabbia, dando modo alla donna di osservarlo da vicino, aiutata anche dagli innumerevoli parametri che i suoi naniti le stavano mandando. Un nodo alla gola le impedì di maledire a gran voce Setsuna, vedendo quello che aveva fatto ai corpi di quelle persone.
- Sono solo esseri umani, sono solo persone che hai ucciso, hai sezionato, hai riunito e ricucito seguendo gli incubi del dottor Frankestein, persone che stanno non vivendo grazie ai tuoi giochi micrometrici. Ma non sono mostri. No. Il mostro sei tu, Setsuna. – pensò, mentre due dei suoi tentacoli si avvolgevano attorno al collo e smantellavano i legami molecolari uno alla volta, velocemente ed implacabilmente, staccando il volto, tumefatto e in parte segnato da cicatrici ancora aperte da cui spuntavano tubi e cavi colorati, dal corpo, che non era molto diverso dalla faccia, se non fosse stato per gli innesti animali per potenziare il cadavere ricomposto. – Riposa in pace.
- Ti sei decisa a darmi una mano?
- Direi anche qualcuna in più. Sebbene non credo che sia sufficiente il metodo che utilizzi tu…
- Perché?
- Guarda cosa succede alle ferite che infliggi.
- E come credi che possa guardarmi in giro se continuano ad attaccarmi?
- Quelle ali te le hanno date per bellezza?
- E come pensi che possa usarle, con tutta questa gente?
Minako sorrise. I tentacoli si ritirarono nel suo corpo, mentre alcuni fori neri si aprirono nella sua schiena. Piccoli oggetti scuri, quasi neri, in quantità innumerevole si riversarono fuori dal corpo di Soldier per dirigersi come dotati di vita propria verso tutti i mostri vicini a Rei, assaltandoli come se fossero vespe o altri insetti fastidiosi, provocando piccoli scoppi quando toccavano la pelle tesa e gonfia o il metallo lucido di cui erano composti quegli strani Yoma.
- Adesso puoi alzarti in volo. Afferrane uno e squarciagli la gola con i tuoi artigli, quindi portalo con te in alto, e osservalo. – le disse, mentre con una delle zampe posteriori schiacciava la testa del mostro che aveva ucciso prima, e che lentamente si stava riavvicinando al corpo per ritornare all’attacco. Uno dei tentacoli si riformò e si inserì nel tronco gonfio, immettendo dei naniti che velocemente bloccarono, distruggendo le funzioni basilari, i microniti atti all’autoriparazione.
- Cazzo, ecco perché mi pareva alcuni di averli già visti. Erano tornati in vita!
- Esattamente direi che non sono mai stati vivi. - arrivò direttamente nelle loro menti la voce di Ami.
- Ami! - gridarono entrambe, cercandola in giro, ma anche Rei non riuscì a vederla né nella sua forma normale né in quella di Gorgon. - Dove sei?
- Io sono vicino alla navetta con Makoto, ma sto trasmettendo con il collegamento a neutrini che ci unisce ai Soldiers. Ho esteso il concetto ad una rete locale di collegamento, molto più veloce e sicura di una radio. L’unico problema per adesso è che necessito del mio Soldier come ponte radio, per cui sto usando Ree e Ishi come ripetitori.
- Bello. Ora, a parte dover far toccare a Minako ogni singolo mostriciattolo esistente, altrimenti si rigenerano, cosa possiamo fare?
- Loro sono un effetto, la causa è da ricercarsi altrove.
- Parla chiaro, Nostradamus in gonnella. - brontolò Rei, distruggendo in piccoli pezzi il mostro che aveva tra gli artigli e scendendo in picchiata per tornare nella battaglia, mentre il Soldier Nightmare era impegnato a tenere lontani i nemici a pugni, zampate e frustate.
- Nessuno di loro, a parte alcuni programmi basilari di autosostentamento e protezione individuale, hanno una coscienza. Sono solo marionette, controllate da qualcuno.
- Setsuna?
- Potrebbe essere, Makoto, ma ne dubito. Se fossero state Haruka o altre, allora potevo pensare che loro erano legate alla loro creatrice, ma questi sono elementi di disturbo. Pesci piccoli, come direste voi. Chi li comanda non è lei.
- Quindi?
- Bisogna trovare la fonte che sta controllandoli ed eliminarla. Tutte le unità cadrebbero in stato di stand-by, rispondendo solo a precisi attacchi.
- Di fatto sarebbero innocui?
- Affermativo con una probabilità del novantanove e settantadue percento.
- E… - iniziò Minako. - Come facciamo a trovare la guida spirituale di queste cose?
- Voi tratteneteli come state facendo. Io ritiro il mio Soldier e mi unisco a lui. Con la mia velocità di calcolo e le sue possibilità di intercettazione e analisi in sinergia potrò trovare sicuramente la fonte del segnale in… analisi in corso… meno di tre minuti.
- Solo tre minuti? E io che speravo di divertirmi di più… - mormorò falsamente affranta la donna dai capelli neri, sputando un pezzo di metallo che le era rimasto incastrato nelle fauci. La sua ala destra divenne tagliente e dura come un rasoio mentre la usava per dividere di netto in due uno dei nemici. - Non puoi impiegarci qualche oretta?
Makoto e Minako risero.
- Vedrò cosa posso fare. Ree e Ishi in fase di rientro. ETA dieci minuti e dodici secondi. - rispose atona Ami, mentre i due serpenti iniziavano a ritornare da lei, solo delle leggere impronte nella fredda sabbia lunare ad indicare il loro passaggio, resi invisibili da un efficacissimo e avanzato sistema di mimesi ottica, che venne disabilitata solo quando entrarono in vista della navetta, che in quel tempo aveva già cambiato la sua forma in una sorta di semisfera metallica che si stava lentamente gonfiando ed emettendo altre quattro semisfere più piccole, come delle gemme.
- Eccoli di ritorno. Certo che sono veloci… - disse Makoto indicandoli con il dito.
- Devono essere dei perfetti ricognitori. La velocità è basilare. - spiegò Ami, mentre uno dei due le si attorcigliò attorno ad una gamba e poi su fino al volto, in qualche modo leccandola con la lingue metallica e biforcuta.
- Mi siete mancati anche voi, piccoli… - sospirò, mostrando un atteggiamento quasi contrario alle sue normali abitudini. - Ora dovremo lavorare assieme per un po’. Vi va? - chiese come se loro potessero negare.
Un battito di ciglia e Ami divenne Soldier Gorgon, la sua capigliatura di serpenti a muoversi continuamente nell’aria mentre la sua coda si rizzava dritta alle sue spalle, muovendosi impercettibilmente, come a saggiare infinitesime variazioni di qualche cosa che solo Ami poteva captare e gustare. Chiuse gli occhi, sorrise, un sorriso leggero, come rilassato, e si concentrò vagliando e scartando, confrontando e controllando tutte le frequenze possibili che riceveva, dal respiro del Sole alla debole musica proveniente dalle fasce di Van Allen, dalla grancassa del cuore pulsante di Makoto alla gioia delle vibrisse di Minako nel vedere Rei vittoriosa ogni secondo di più. Una piccola scia iniziò a farsi strada nella sua ricerca, una piccola traccia di particelle bosoniche sovraccellerate che sembrava ricoprire l’intera zona del campo di battaglia come mille altre frequenze, ma che stranamente convergeva verso un unico punto. Dopo pochi millisecondi di analisi Ami capì da dove proveniva, e riaprì gli occhi vittoriosa.
- Trovato qualche cosa?
- Affermativo. Conosco l’ubicazione, ma non chi li comanda. Capisco anche che potevo analizzare antecedentemente la situazione e giungere alla conclusione prima. Chi comanda questi costrutti tecnorganici si trova alla vecchia base lunare.
- La nostra?
- No Mako. Quella dove abbiamo trovato i Desideri. O meglio dove loro hanno trovato noi.
- E con loro come la mettiamo? Mica possiamo lasciarli qui a divertirsi per sempre con me o con Minako.
- Se con loro intendi i costrutti, non ti preoccupare. Ci seguiranno per un po’, quindi si dirigeranno verso la navicella, ma per allora i sistemi di autodifesa saranno attivi e più che sufficienti per tenere a bada il nemico fino alla disabilitazione della fonte del segnale di comando.
- Disabilitazione. Una maniera gentile per dire che li uccideremo.
- Per la seconda volta, Minako. Per quella definitiva, se mi consenti. - la corresse Makoto, mentre con la sua amica iniziavano a dirigersi verso il campo di battaglia e da lì alla base lunare, che distava, grazie ai loro potenti corpi, solo venti minuti dal luogo della lotta.
Come previsto da Ami, dopo alcuni minuti di inutile inseguimento, il gruppo di Yoma desistette e si diresse verso la loro navicella, che stava completando le ultime modifiche per la propria difesa prima di iniziare la costruzione di un sistema di ripetizione dei segnali radio, attingendo alle scorte stivate nella sua massa e estraendo il resto dal suolo lunare.
- Sei sicura che non ci saranno problemi con la navicella?
- Sì, assolutamente, Rei. Considerando la curva di sviluppo, la probabilità che il primo Yoma arrivi alla base prima che i sistemi di difesa siano attivi è infinitesimale. E comunque la struttura è in grado di reggere gli urti di tali esseri. – rispose Ami. I serpenti che erano la capigliatura si volsero tutti verso una precisa direzione. – Aspettate. Rilevo un’attività elettromagnetica dietro quella struttura calcarea. Nessuna traccia di attività ostile, troppa poca potenza. Probabilmente una telecamera.
- Ci stanno spiando?
- Molto probabile. Ma non da quella postazione. Troppo facile da individuare… - disse Ami, mentre alcuni dei serpenti si guardarono intorno, quindi fulminea la sua coda si allungò dietro di loro, leggermente sulla sua sinistra, colpendo sotto la sabbia, per poi tornare in superficie, un lungo pungiglione ad infilzare quello che sembrava un grosso animale metallico dotato di varie paia di zampe.
- Cosa diavolo…
- E’ totalmente composto da microniti… - borbottò Minako, osservandolo con i suoi occhi dalle pupille verticali e con gli occhi dei naniti delle sue fruste dorate. – Una sorta di telecamera molto sofisticata e semovente. Audio e video di prima qualità. Verso chi?
- Domanda interessante. Analisi costrutto in atto. Attendere prego. Analisi completata. La trasmissione è per distanze calcolabili in minuti luce senza perdita di chiarezza nel segnale. Si ritrovano alcune caratteristiche degli apparati di trasmissione dei Soldiers e delle navette di trasporto di seconda classe. Probabilità che la ricezione avvenga sulla luna prossima allo zero. Possibilità che la trasmissione sia diretta ad un pianeta vicino al satellite, novantadue e sette percento. Terra con una probabilità prossima alla certezza.
- Tradotto ci stavano guardando dalla Terra… Ma se erano sulla Luna, perché…
- Un passo alla volta, Makoto. Per adesso occupiamoci della padrona degli Yoma, poi vediamo chi si diverte a usarci come reality show.
- Concordo.
- Che tattica abbiamo intenzione di usare?
- Entriamo, spacchiamo tutto e ce ne andiamo?
- Pensavo a qualcosa di più fine…
- Oh, andiamo Minako, stiamo parlando di Setsuna. E’ inutile andare per il sottile.
- Al contrario, Rei. – la corresse Ami, tornando alla sua forma umana e mandando i suoi due serpenti in esplorazione. – Abbiamo necessità di sapere quanto possibile e di agire nel migliore dei modi. Setsuna può e deve essere fermata, ma non possiamo rischiare di rimanere intrappolate in qualche suo trucco solo per imprudenza.
- Abbiamo i Desideri…
- Sono potenti, non sono dei miracoli. Se rimanessimo intrappolate sul suolo lunare, o se subissimo danni troppo gravi, anche i Desideri si fermerebbero, cessando le loro funzioni. Sono comunque macchine, non dimenticarlo.
- Mi togliete tutto il divertimento… - mormorò come una bambina triste la donna, pur capendo che aveva ragione. – Quindi hai mandato i tuoi lombrichi a vedere se ci sono trappole.
- Errato. Sono due costrutti nanitici a sembianza animale, e hanno un nome. Non offenderli. Relativamente alla tua domanda, affermativo. Sono stati progettati per essere delle unità di ricognizione, per cui stanno facendo il loro lavoro, mandandomi tutti i dati, che sto raccogliendo, sistemando e interpolando per fornirvi una sorta di mappa che passerò direttamente al vostro cervello tramite il nostro sistema integrato di comunicazione.
- Meglio del navigatore satellitare… - scherzò Rei, aspettando come le altre che il Gorgon finisse il suo lavoro.
Solo quando tornarono indietro e si unirono nuovamente ad Ami, le quattro si mossero, arrivando fino ad una spessa porta in materiale rinforzato.
- E’ a prova di radiazioni, quindi nessuno dei miei scanner può oltrepassarla.
- Sembrerebbe l’accesso ad un hangar. Forse per una delle prime navette.
- Probabile. Da qualche parte dovrebbe esserci il sistema di apertura… - disse la bionda, cercando lungo i bordi della spessa e larga porta, finchè non trovò un pannello alfanumerico.
- E ora chi indovina il codice?
- Direi che potremmo provare senza… - sorrise Makoto, flettendo i potenti muscoli delle dita, stringendole poi a pugno. – In una maniera o nell’altra avete provato tutte il vostro Soldier. Vorrei far sgranchire un po’ anche Minosse.
- Come vuoi. La porta è tutta tua. – sorrise Rei, incrociando le braccia e appoggiando la schiena ad una delle rocce vicine.
- Grazie.
La bruna si avvicinò alla porta, cercando il punto in cui le due metà si univano a formare comunque una linea che appariva ancora integra e sigillata nonostante il tempo e le condizioni gravose. Tentò di infilare le grandi dita, ma il materiale non cedette. Quasi mugugnando Makoto colpì con un pugno che fece risuonare l’intera parete la porta, lasciando l’impronta delle sue nocche nel metallo, e liberando abbastanza spazio per poter infilare due polpastrelli. Iniziò a spingere, piegando lentamente altro metallo, infilando un altro dito, e un altro ancora, fino a poter poggiare tutte le dita e far leva, il portone a lamentarsi mentre i sistemi di chiusura iniziavano a cedere sotto la forza spaventosa del Soldier Minotaur. Appena potè anche l’altra mano fece da cuneo. I muscoli si tesero, si ingrandirono, sembrarono moltiplicarsi per reggere lo sforzo, finchè con un colpo secco i pistoni oleodinamici si spezzarono, e le due paratie corsero nelle loro sedi come impazzite, rimbalzarono contro l’intelaiatura e tornarono in parte indietro, richiudendo a metà il passaggio.
- Spaventoso. Mai visto una forza del genere. Se erano come l’accesso all’hangar che avevamo nella vecchia base, nemmeno una bomba atomica poteva farle cedere.
Makoto ansimava.
- Spero di non doverlo rifare. E’ stato divertente, ma spossante. Mi sembra di voler solo dormire.
- Hai dato fondo alle tue riserve di energia. Dai tempo ai naniti alcuni minuti per ripristinare i corretti livelli e tornerai come nuova. Comunque concordo nel non dover di nuovo usufruire in maniera così elevata delle capacità dei Desideri.
- Quindi abbiamo dei limiti.
- Come tutti, Rei, come tutti. Ora proseguiamo, e attenzione, non ci sono mappe qui. Tutte le informazioni le sto passando anche a voi in tempo reale. Minako?
- Ho già pronto un eventuale stormo di disturbo come quello usato con gli Yoma, oltre alle mie fruste di energia.
- Rei?
- Devi solo dirmi chi e dove colpire. Al resto ci penso io. – sorrise mentre gli occhi si infiammavano per un istante, dandole davvero un aspetto demoniaco e terrificante, sebbene stranamente affascinante.
Proseguirono, senza nessun problema, senza nessun disturbo se non alcune porte chiuse dall’interno o bloccate dalla vecchiaia e dai danni dovuti alla nascita dei primi due Desideri, Usagi e suo marito Mamoru. Stavano avvicinandosi alla fonte del segnale, nelle profondità della Luna, varie decine di metri sotto la superficie fredda del satellite.
- Sbaglio o fa caldo? - chiese Makoto.
- Affermativo. La fonte di tale calore sembrerebbero vari dispositivi meccanici ed elettronici rimessi in funzione tramite celle di emergenza, in quanto non è possibile ripristinare il nucleo principale di energia. Posso ipotizzare che Setsuna abbia utilizzato le sue conoscenze scientifiche per sistemare quanto possibile la vecchia base, sotto alcuni punti di vista più facile da controllare e gestire che quella in cui lavoravamo. E’ un tecnologia più vecchia, quindi più facilmente utilizzabile e riparabile, sebbene non performante quanto quella attuale.
- Cosa ha rimesso in funzione, che tu sappia?
- Sicuramente i sistemi di sopravvivenza e la climatizzazione, considerando che negli ultimi due locali attraversati c’era presenza di aria respirabile e di temperature moderate, attorno ai diciotto gradi centigradi. Ipotizzo che sia presente almeno un elemento vivente in questa base, altrimenti tali condizioni non sarebbero necessari ai soli costrutti micronitici.
- Potrebbe quindi essere Setsuna?
- Negativo Minako. Avremmo già incontrato resistenza di livello superiore ai semplici mostri con cui ti sei già battuta. Analizzando anche la presenza del trasmettitore da me scoperto, sto formulando un’ipotesi che non credo potrà piacervi.
- Ovvero?
- A tempo debito. Analisi ancora in corso. Troppe variabili al contorno per un risultato accettabile. - si bloccò, i suoi serpenti con gli occhi aperti e fischianti, come ad indicare un pericolo. - Attenzione, rilevo attività energetica ostile oltre la porta alla nostra destra.
- Quanto ostile? - chiese Minako.
Un laser violaceo perforò la porta in metallo rinforzato scontrandosi con la schiena di Makoto, che si era posta fra il raggio e la testa di Ami.
- Abbastanza direi. Mi ha fatto un po’ male… - ringhiò la bruna, mentre i suoi naniti iniziavano già a ricostruire la placca protettiva bruciata dal laser.
- Mai visto di quel colore… Bellino.
- Attenta Rei. E’ un nuovo laser. Il prototipo era presente negli archivi informatici della base. Se adeguatamente alimentato riesce a perforare ogni cosa, e se ha fatto un danno del genere al Minotaur, per te non ci sono speranze se vieni colpita in un punto vitale.
- Basta staccarlo da chi lo usa prima che lui possa usarlo. Niente di difficile. - rispose all’amica gettandosi verso la porta, che cedette in un attimo sotto il calcio ruotato di Succubus.
- Rei! - gridò Minako. - Sei impazzita?
- Stai con Ami. Io la seguo! - disse Makoto, infilandosi nel buio della stanza dove lampi improvvisi violacei e fiammate rossastre illuminavano a tratti esseri deformi. - E poi se sopravvive la ammazzo io… - brontolò.
- Vado anche io. Se si fanno male…
- No! - la interruppe l’altra. - Sono solo un diversivo quelli. Non hanno nemmeno capacità di rigenerazione. Il vero obbiettivo non è oltre loro. E’ molto vicino, è…
- Sono qui, Ami. E’ un piacere rivederti, piccola serpe… - disse la voce metallica di Setsuna, alle loro spalle.
Nightmare e Gorgon si voltarono, incapaci di parlare alla vista di ciò che stava loro davanti.
   
 
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