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Autore: Buck    12/06/2013    0 recensioni
Lily Potter è stata, a detta di molti, una grande strega. Di quelle con l'iniziale maiuscola. Una grande strega e una grande persona. Una grande donna. Una grande di madre, morta per amore. Occhi verdi smeraldo, capelli rosso fuoco, sorriso aperto e sincero. Eterna nemica di James Potter, poi suo marito. Combattiva, fiera, buona, gentile. Vera. E' così che tutti la ricordano. Bella e forte, la bacchetta stretta in mano, pronta a lottare e perire per un mondo migliore. Ma c'è una persona che non ha potuto, per sua stessa scelta, vedere questa parte di lei. E, adesso che è morta , non può ricordare che la Lily che ha conosciuto, uguale e diversa al tempo stesso, in ogni caso speciale. I pensieri di Petunia, un misto di dolcezza e di rammarico, di vecchio e di nuovo, per ciò che aveva e che non avrà più.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans, Petunia Dursley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ricordo con precisione la prima volta che compisti la tua prima magia, Lily. Avevi otto anni al tempo e, sebbene fossi più piccola di me di qualche anno, eri la mia compagna di giochi preferita. Eri così fantasiosa, così solare, così piena di gioia e di vita! Quando ero con te, non mi annoiavo mai. Come avrei potuto? La tua intrinseca, insindacabile e ineguagliabile bellezza pareva riflettersi su ogni cosa guardavi con i tuoi occhi di smeraldo o toccavi con le tue mani di alabastro. Eri la mia migliore amica, la mia confidente, la parte migliore di me.

Stavamo giocando in giardino, quel giorno. Ti stavo insegnando ad andare sui pattini a rotelle, perché uno dei tuoi tanti sogni era quello di volare e tu speravi con quelli di poter correre tanto veloce da sollevarti in aria. Eri impulsiva e incurante del pericolo, anche se non sconsiderata, ed io temevo potessi farti male. Ma a te non importava di cadere: sei sempre stata coraggiosa, sin da bambina. Battagliera, cocciuta, determinata, tanto forte dentro quanto fragile apparivi fuori.

A distanza di anni, rivedo con straordinaria nitidezza, proprio come fosse ieri,  l’immagine della mamma che ci raggiunge e, un po’ abbacchiata, ci mostra una piantina in vaso, un tempo bellissima rosa, ora innegabilmente morta. Mamma non aveva certo il pollice verde: i suoi esperimenti fallivano tutti, miseramente. Eppure, con straordinaria ostinazione, quella stessa caparbietà che tu hai da lei ereditato, perseverava nel suo disegno ideale e irrealizzabile di avere anche lei un bel giardino rigoglioso, curato dalle sue  stesse mani.

Tu ti sei avvicinata a lei traballando, ed io ti stavo dietro pronta ad afferrarti.

“La butti via?” hai chiesto alla mamma.

“Per forza, Lily" ha sospirato lei, affranta. Saresti dovuta tornare ai tuoi giochi come qualsiasi altra bambina, soddisfatta la curiosità, avrebbe fatto. Invece, le hai sorriso e con le dita hai sfiorato delicatamente  i rami ormai secchi.

“Perché?” hai detto. “E’ così bella!”. E la piantina era tornata splendente come quando mamma l’aveva comprata, di nuovo viva, e mostrava orgogliosa qualche bocciolo appena dischiuso. Ti abbiamo guardata stupite, incredule. Non ci spiegavamo cosa fosse accaduto, come avessi fatto a fare una cosa del genere, se davvero fossi stata tu, e tu alle nostre domande non sapevi rispondere.

Da quell’episodio hai fatto magie sempre più spesso. Piccole cose, che però apparivano stupefacenti. Facevi sbocciare i fiori, aggiustavi le cose rotte, spostavi gli oggetti senza toccarli. Lo facevi con una tale naturalezza e un sorriso così limpido e innocente che era impossibile dubitare di te. Semplicemente, eri speciale. E, seppure a volte non potessi fare a meno di provare un pizzico di invidia nei tuoi confronti, tanto fulgida e piena di talento, ero grata di poter risplendere un pochino anche io della tua luce riflessa.

Non avrei mai potuto essere simile a te, lo sapevo. Tu possedevi innata l’ammirevole capacità di saper dire e fare sempre la cosa giusta, per te e per chi ti stava intorno. Sapevi far sentire le persone speciali, perché per te ognuno lo era veramente speciale e, se non speciale, almeno degno di attenzione. Eri leale e trasparente anche con chi non lo meritava. Eri una stella, piccola Lily. Tutti ti volevano come amica, tutti erano conquistati dal tuo fascino, dalla tua saggezza, dalla tua bontà. Uno sguardo era sufficiente a svelare la tua purezza.

Per me poi avevi un occhio di riguardo. Mi mostravi un affetto profondo, radicato. Mi ascoltavi e accettavi i miei consigli, mi parlavi senza remore, mi rimproveravi, mi facevi vedere le cose dalla giusta angolazione. Cosa darei per tornare a quei giorni spensierati e felici! Tu eri lì, a guidarmi per mano lungo la via della vita. Fino a che ci sei stata, è andato tutto bene.  Poi, senza più il mio faro a illuminarmi, mi sono persa.

Ti ricordi quando mi sono sbucciata le ginocchia cadendo sull’asfalto? Volevo provare a correre veloce quanto te, ma  ero inciampata maldestramente e, da terra, piangevo disperata. A differenza tua, io non ero per niente forte. Se ripenso a te bambina, posso contare sulle dita di una mano le volte che hai pianto. Non piangevi per delle sciocchezze, tu. Non facevi capricci, non eri minimamente viziata. Riservavi le lacrime alle occasioni veramente importanti, gioie e dolori. A volte gli occhi ti diventavano lucidi per l’entusiasmo certo, o la tristezza, o la rabbia. Ma piangere veramente… no, non era da te. D’altronde, siamo sempre state opposte, noi due.

Quel giorno, dinanzi alla mia disperazione, ti sei seduta al mio fianco e mi hai depositato un bacio su ciascuna gamba, là dove mi ero ferita. D’un tratto, su di me non vi era la più minima traccia dell’incidente.

A quel tempo non sapevamo ancora che fossi una strega. La lettera sarebbe arrivata solo alcuni anni più tardi. Per quanto ciò che potessi fare lasciasse basiti, non ce ne preoccupavamo. Lo sconcerto non mancava, certo, specialmente dapprincipio. Ma, in fin dei conti, facevi solo cose belle, cose che facevano stare bene. E allora, che bisogno c’era di preoccuparsi?  Lo sapevamo che eri speciale, lo abbiamo sempre saputo. Mamma e papà dicevano che tu eri luce.

Avevano ragione, tu eri davvero la luce che illuminava le nostre vite, e con la  tua luce potevi accendere il mondo. La tua luce e il tuo sorriso sincero e pieno di vita facevano sentire migliore persino me.

Gli anni con te sono stati i più belli della mia vita. Tu non eri solo straordinariamente bella, nell’accezione più vera del termine, eri anche gentile, altruista, divertente, estroversa, arguta, brillante. Quanti aggettivi per descriverti, e non uno che ti renda giustizia! Eri così tante cose, Lily…

Parlavi sempre: avevi un’opinione su tutto e non avevi peli sulla lingua. Dicevi ciò che pensavi senza esitazione, senza remore, anche a costo di cacciarti nei guai, fiera come una guerriera. Difendevi le ingiustizie, odiavi i pregiudizi, non tolleravi i pettegolezzi. Avevi così tanti progetti!

Con te ho sbagliato, Lily, lo so. Ho sbagliato mille e mille volte. Ti ho amata troppo, forse. E, come ti ho amata, ti ho odiata, quando te ne sei andata. Io non sapevo vedere le sfumature, Lily, non senza di te. Mi sono convita che eri una spostata, che essere una Strega non ti rendeva migliore, che era sbagliato. Mentivo: avrei dato qualunque cosa per essere come te, per avere un briciolo del tuo talento. Una parte di me è morta quando hai preso quel treno, piccola Lily. Perché se potevo sopportare il tuo confronto, se potevo sopportare la tua perfezione, se potevo sopportare persino che fossi una Strega, non potevo sopportare che lo fossi lontano da me. Ma l’ho capito troppo tardi.

Avevi ragione, Lily. Ero e sono una codarda. Ho negato tutto: l’affetto e persino il  legame speciale che ci univa. Ti ho fatta soffrire e ho sofferto. E adesso che non ci sei più e che mi rendo conto di quanto ho sbagliato, morirei per tornare indietro e accettare la tua mano tesa in gesto di pace.

Già: tu passavi sopra ad ogni mia cattiveria. Ci rimanevi male, te lo leggevo negli occhi, nel volto, nell’espressione, e comunque mi tendevi una mano. Adesso non posso più accettarla quella muta richiesta di tornare a essere sorelle. Sei morta, per quello in cui credevi, a testa alta. Te ne sei andata con la stessa fierezza che ti ha sempre contraddistinta e, quasi lo vedo, il tuo bellissimo sorriso. Senza rimpianti, perché tra ciò che è giusto e ciò che è facile tu non hai mai avuto problemi a scegliere. Ti immagino che saluti la nera signora come un’amica, senza timore, consapevole che ci sono cose peggiori della morte. Tu la morte l’avevi vinta.

Non si può tornare indietro, ora. Me lo dicevi sempre, che non si piange sul latte versato. Non tornerai ed io non potrò scusarmi con te, né cercare il tuo perdono. Non posso cancellare i miei sbagli, sono una macchia troppo resistente e ostinata.

Adesso posso solo ricordarti, Lily. Ricordare quanto eri viva, con i tuoi capelli del colore del fuoco e quegli occhi così innaturali. Posso solo ricordare e rendere onore alla donna meravigliosa che ci ha lasciati e  che io non potrò mai eguagliare.

Ma soprattutto, posso ricordare la Lily bambina. La ma sorellina, che ho amato incondizionatamente da subito. Quella che aprendo e chiudendo la mano faceva muovere e luccicare i petali dei fiori. Addio, piccola Lily. Forse un giorno ci rivedremo. Fino ad allora ti ricorderò così: che accendevi di luce i petali.
  
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