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Autore: Yoan Seiyryu    13/06/2013    3 recensioni
Red/Hook
Dopo la morte di Milah, Killian Jones tenterà di riportarla in vita, stringendo un patto con Cora. Si addosserà una maledizione che lo priverà dei suoi anni di vita e tenterà di vendicarsi in ogni modo. Sarà la vendetta a fargli incontrare qualcuno che come lui porta sulle spalle una maledizione, Cappuccetto Rosso.
***
-Non permetterò che muoia-
-Dovrai pagare un prezzo molto alto per salvarla- le labbra affusolate si arricciarono in un ghigno.
-Quanto alto?-
-Tanto quanto ciò che desideri salvare-
[...]
E Cappuccetto Rosso riuscirà ad accettare la sua doppia natura?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Killian Jones/Capitan Uncino, Ruby/Cappuccetto Rosso, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Time '
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IX. Tia Dalma






Sì, devo ammetterlo. Detestavo il modo in cui quella ragazza era riuscita ad ottenere la stima dell’equipaggio.
Vi rimuginai per tutta la tratta all’interno della foresta, era bastato così poco perché tutti si affidassero a lei.
Come poteva avere quel potere? Quale era il suo stratagemma per rendersi così amabile?
Ogni tanto mi inumidivo le labbra, osservandola di sottecchi mentre capeggiava l’intero gruppo, continuando a chiedermi come una donna qualunque potesse porsi con così tanta forza su un branco di Pirati con poca educazione.
Aveva qualcosa di animalesco nel suo comportamento, di bestiale, ma al tempo stesso di estremamente femminile e sensuale.

Attraversavamo la macchia verde e fangosa con molta fatica, il terreno era malleabile e gli stivali spesso sprofondavano nei solchi lasciati dalle pozzanghere ancora umide e piene.
Gli alberi possedevano rami fitti e foglie molto più grandi del normale, la vegetazione cresceva in maniera rigogliosa ma il colore era sempre più tendente al grigio, o al marrone scuro, come se il fango ne avesse succhiato la linfa vitale.
Red avanzava con passi leggeri e sicuri, la ferita che le avevo procurato alla coscia era migliorata molto grazie ad alcuni unguenti particolari che aveva preparato Abraden appositamente per lei. Riusciva a camminare meglio e non le doleva più quando si muoveva con la sua naturale agilità.
I segni delle zanne posti sul mio braccio invece avevano lasciato due piccole cicatrici che affondavano all’interno, ma non avevano raggiunto l’osso.


Il silenzio che vigeva tra i membri della ciurma era quasi religioso, non lasciavano trapelare nemmeno il respiro che iniziava ad affannarsi.
Era eccessivo il desiderio di arrivare al rifugio di Tia Dalma senza incontrare nessuna fiera sulla strada.
Christian di tanto in tanto mugugnava qualche parola di ringraziamento per la presenza di Red che sapeva guidarci in modo così impeccabile; Abraden faceva lo stesso, anche lui era già stato sull’Isola dei Tulipani Neri una volta e conosceva i pericoli che vi erano.
Ad ogni loro sussurro storcevo le labbra, io non ero mai stato in grado di guidarli in un posto sicuro.

Red si fermò improvvisamente, voltando la testa prima da una parte e poi dall’altra, annusando l’aria per cercare il sentiero da prendere.

-Credo che così possa bastare, questo è il sentiero che ci conduce da Tia Dalma- intervenni spazientito, passando davanti a lei e scostandola, per poter capeggiare davanti a tutti.

Avvertii un certo malcontento dietro di me, infatti Red disse immediatamente con tono stizzito:
-Vi ho condotti fino qui e non ricevo alcun ringraziamento?-

Mi voltai e la vidi con le mani piantate ai fianchi, cosa che faceva sempre quando era infastidita.
Scrollai le spalle, voltandomi quasi subito dopo.

-Non ricordo che tu mi abbia ringraziato tutte le volte in cui ti ho salvato la vita- così facendo ripresi a camminare, nella speranza che non mi seguisse per ribattere ancora una volta.
Invece accadde proprio questo. La sentii correre verso di me, rimanendo poco distante ma non abbastanza perché potessi ascoltarla.

-Hai soltanto portato sventura, non ho alcun motivo per ringraziarti-.

Questo era ciò che meritavo. Continuai a camminare, con quelle parole intrappolate nella mente. Come io le avevo lanciato una risposta immotivatamente crudele a bordo della Jolly Roger, così lei aveva fatto la medesima cosa, ripagandomi allo stesso modo.
Deglutii a vuoto, riflettendo sul significato che quelle parole avevano per me. Le avevo portato sventura? Ero stato io la causa dei suoi  problemi?
Morsi il labbro con forza, persino Milah quando aveva scelto di seguirmi era stata colpita dalla sventura.
E se davvero fosse stata causa mia? Se tutti coloro che mi rimanevano accanto erano destinati al dolore e alla sofferenza?

Corrugai la fronte, più nervoso di quanto già non fossi, quando sopraggiungemmo finalmente di fronte al laghetto precisamente al centro dell’isola.
Proprio su quelle acque sorgeva una palafitta su cui emergeva la dimora di Tia Dalma, circondata da un tetto di foglie e tulipani neri che si intrecciavano tra loro, come a voler creare un motivo particolarmente lugubre..

-Ecco, questo è il luogo. Christian, tu e gli altri rimanete qui: io, Red ed Abraden andremo da Tia Dalma- sentenziai prima di far cenno con l’uncino ai tre che avevo nominato di seguirmi e di fare silenzio.
Le acque di quel lago erano abitate e non volevo far risvegliare nessuno spirito affamato di carne umana.

Attraversammo il ponte di legno che cigolava ad ogni minimo passo, l’odore di melma era sempre più forte mentre ci avvicinavamo all’ingresso della casa da cui pendevano i tulipani neri come se fossero stati corone di fiori.
L’ingresso era costituito di una tenda di tulipani profumati che andai subito a spostare per poter entrare all’interno della dimora buia e dal colore giallastro del legno e della paglia.
Così mi seguirono anche gli altri due, rimanendomi accanto e senza pronunciare alcuna parola.

-Ti stavo aspettando Killian Jones…- una risata lugubre e gutturale sopraggiunse dall’antro scuro e dalla luce fioca, proveniva dall’altra estremità della stanza.

Una donna dai lunghi capelli neri ed intrecciati, dalla carnagione scura e gli occhi neri come la pece si fece avanti, mostrando un sorriso ingiallito e consumato.
Lunghe occhiaie giacevano sotto quegli occhi accattivanti ed intraprendenti.
Si fece avanti, continuando a ridere come se si stesse prendendo gioco di tutti noi.

-Sapevi che sarei venuto a trovarti?- sorrisi bonariamente, avevo bisogno del suo aiuto, l’avrei trattata con il massimo dei riguardi.

-Io so sempre tutto Capitano della Jolly Roger. Conosco ciò che è stato scritto nelle stelle, nelle vostre mani, negli intestini degli esseri viventi- la risata iniziava a diventare gracchiante.
Si avvicinò appoggiandomi una mano sulla spalla, prima di girarmi attorno come un avvoltoio.

-So cosa sei venuto a cercare questa volta- si leccò le labbra con fare sensuale, prima di tornare davanti a me per afferrare l’uncino e sollevarlo, specchiandosi all’interno. –Sei qui per trovare una persona, una persona molto speciale-.

Mi strinsi nelle spalle, poi annuii, sperando di riuscire ad ottenere in fretta le informazioni. Tia Dalma tendeva sempre a trattenere i suoi ospiti troppo a lungo, per eliminare quella solitudine eterna da cui non avrebbe avuto scampo con facilità.

-Cos’hai da offrirmi questa volta?- mostrò un’espressione insoddisfatta e da bambina piena di capricci.

In quel momento Abraden si fece avanti tirando fuori dalla tasca una boccetta di vetro contenente un liquido trasparente che consegnò direttamente nelle mani di Tia Dalma, la quale lo afferrò in tutta fretta, per analizzarlo con attenzione.

-Lacrime di sirena- sghignazzò prima di infilare la boccetta nell’incavo dei seni –sai sempre come ottenere i miei favori, Killian Jones-.

Sorrisi ancora accompagnato dal mio solito fascino ammaliante –Semplicemente conosco i tuoi gusti, Tia Dalma-.

Dunque ero pronto ad ascoltare la sua risposta, se solo non si fosse avvicinata per appoggiare una mano sul mio petto, all’altezza del cuore. Era lì che sorgeva l’orologio calcato sulla pelle, infliggendomi un fastidio perenne e quotidiano.
Strinse le labbra, con un certo dispiacere, ma si poteva ben comprendere che non fosse un dispiacere reale.
Era un’anima in  pena, privata del suo amore, di tutto ciò che potesse renderla felice. Non aveva alcuna pietà verso coloro che andavano incontro ad un pessimo destino.

-Ti manca così poco tempo, davvero poco. E’ un vero peccato dover rinunciare ad un giovane bello ed aitante come te- mi rivolse una smorfia compiaciuta, in fondo mi aveva avvertito del prezzo che avrei potuto pagare stringendo un patto con la Regina di Cuori.

Avvertii lo sguardo di Red fissarsi dietro la nuca, doveva aver immaginato che una sorta di maledizione si era abbattuta su di me e probabilmente si stava domandando di che cosa si trattasse.
Tia Dalma si allontanò, colta da un improvviso interesse per Abraden che se ne stava in piedi poco dietro di me, a cui ripropose quasi la medesima scena, iniziando a girargli attorno.

-E qui cosa abbiamo? Il coraggioso Proteo!- sorrise mostrando di nuovo i denti ingialliti e scuri.

-Non esiste più nessuno che si ricordi di lui, ormai il mio nome è Abraden- rispose con veemenza, ma senza guardarla negli occhi, temeva di poterne essere risucchiato.

-Un nome non cambia la sostanza, caro principino [1]. Inoltre c’è ancora qualcuno che ti sta aspettando, lì dove hai lasciato il tuo cuore- sussurrò Tia Dalma prima di accarezzargli il mento con la mano.
Abraden a quel punto spostò gli occhi scuri altrove, non desiderava sentir parlare di casa sua, né di ciò che vi aveva lasciato.
Tia Dalma, annoiata da quel piccolo gioco, spostò  subito l’attenzione su Red.
Si comportava come un camaleonte, trascinandosi ovunque, per poter carpire tutte le informazioni su un futuro che avrebbe o meno potuto riguardarla.

-Oh…- annusò l’aria, così come aveva fatto Red stessa appena entrata nella scura dimora –sento odore di maledizione. Una delle peggiori, a mio avviso- le sfiorò i capelli con le dita, immergendole tra le lunghe ciocche nere.

Nel vederla così vicina a lei appoggiai istintivamente la mano sul pomo della spada, Tia Dalma non era una donna pura, aveva venduto l’anima per poter rimanere in vita per l’eternità. Non che io mi fossi comportato da meno, ma al contrario non desideravo macchiare Red di colpe che non aveva, trascinandola in un baratro senza ritorno.
Ebbi l’istinto involontario di proteggerla da quella vicinanza che non mi piaceva affatto.

-Tranquillo Killian Jones, non voglio accusare il pericolo della sua maledizione standole troppo vicino, non le farò nulla- si leccò le labbra ancora una volta –noto molta curiosità nei tuoi occhi, bambina. Tu non sai nulla riguardo al Capitano senza mano, né del suo fedele compagno. Vorresti conoscere la loro storia?- la invitò a cogliere il frutto della conoscenza, allontanandosi appena per tornare a volteggiare tra me e lei.

-Non sono una bambina- si morse rovinosamente le labbra, evidentemente molti avevano usato quell’appellativo nei suoi confronti e doveva detestarlo -Innegabilmente mi piacerebbe conoscere chi siano, ma non lo desidero: ho a cuore soltanto il mio scopo- rispose Red con una freddezza che non le avevo mai visto negli occhi.

Lei si era aperta verso di me, concedendomi la narrazione del suo passato. Io invece non avevo mai accennato a raccontare come mi fossi procurato quella mancanza diventata perenne.
Forse desiderava che fossi io, spontaneamente, a raccontarle ogni cosa.

-Deliziosa!- esclamò Tia Dalma prima di tornare da me e sussurrarmi  in un orecchio –Ottima scelta Capitano, lei sarà la chiave per condurti da Tremotino-.

Aggrottai le sopracciglia, dunque il destino per una volta mi era stato favorevole.

-Ti ho consegnato le lacrime di sirena, ora dimmi dove posso trovare il Coccodrillo-.

Red evidentemente aveva annusato qualcosa nell’aria, il suo istinto le diceva che io non ero totalmente indifferente nel trovare Tremotino.
Christian le aveva raccontato che era stato proprio un Coccodrillo a staccarmi via la mano, perciò non vi fu alcun dubbio, aveva compreso che le due cose coincidevano.
Ma quanto aveva capito che il mio interesse per esso andava ben oltre la sua immaginazione?

-Non sarà facile- si strinse nelle spalle la donna mentre intrecciava i lunghi capelli annodati –qualcuno ha pensato di catturarlo ed imprigionarlo. Non sarà facile raggiungerlo, si trova nella Foresta Incantata, nelle segrete del Palazzo reale dove regnano il Principe James e la sua sposa Biancaneve-.

Red fece un passo avanti, mostrando un’aria luminosa e colma di speranza:  -Non sarà affatto un problema! Biancaneve è una mia cara amica, quando le dirò che mi serve l’aiuto di Tremotino per ricucire il mantello ci darà sicuramente il suo consenso-.

Ecco, la chiave di cui Tia Dalma parlava, glielo leggevo negli occhi. Di lei si fidavano, erano suoi amici ed io sarei  potuto entrare nelle segrete del Palazzo per recuperare ciò che era mio: il cuore del Coccodrillo.

In quel momento udimmo un sibilo assordante che ci fece piegare tutti su noi stessi, qualcosa doveva essere accaduto al di fuori della dimora di Tia Dalma.
Le urla degli uomini che avevo lasciato lì fuori crescevano a dismisura, sentimmo il cozzare delle lame e sibili ancora più forti.
Spalancai le labbra incredulo, quando Tia Dalma ci disse: -Temo proprio che un Pirata lì fuori abbia disturbato il mio piccolino…- scoppiò a ridere quasi con ferocia.

Senza perdere più altro tempo prezioso scossi Abraden e Red perché mi seguissero, abbandonando alle spalle la casa di Tia Dalma, a cui rivolsi prima di uscire uno sguardo carico di risentimento. Lei sapeva, sapeva che sarebbe accaduto eppure non ci aveva messo in guardia.

-Affrettiamoci! Maledetta strega, sapevo che non sarebbe stato così facile arrivare da lei o andarsene- mugugnai con fastidio mentre ripercorrevo il ponte che avevamo attraversato.

Dal centro del lago emergeva un lungo serpente dalle grandezze spropositate, stringeva nella sua morsa un paio dei miei uomini che tentavano di liberarsi colpendolo con le loro sciabole.

-Mirate alla testa!- urlai verso Christian che tentava di sferruzzarlo a colpi di lama ma che non provocava altro che sibili striduli, segno di un semplice fastidio più simile ad un solletico.

Sfoderai la spada dalla guaina, afferrando poi Red per il mantello e avvicinandola a me con uno strattone.
-Non fare cose stupide, stanne lontana- le ringhiai con forza prima di abbandonarla sul ponte e fare segno ad Abraden di seguirmi.

-Cerca di distrarlo, portalo sulla riva destra del lago, ho un’idea- gli dissi mentre correvo a nascondermi dietro uno degli alberi che costeggiava il laghetto.

Christian continuava ad agitare la spada in modo quasi insensato mentre uno degli uomini fu ingurgitato dal mostro che lo mandò giù intero con tutta la carne e le ossa.

-Maledetto! Ti ucciderò, mostro!- sentivo le grida di Christian farsi sempre più roche.

Red cercava di mettere in guardi gli altri che tentavano di attaccarlo ai lati, sembrava che la lunga coda fosse in grado di schiacciare persino una montagna. Era affacciata al ponte, lanciando indicazioni continue perché la ascoltassero.

-Rimanete fermi, può vedervi soltanto se vi muovete!- gridava Red nel tentativo di salvare quelli che si precipitavano nel combattimento.

-Ehi, vieni da questa parte! Sono qui, stupido serpente!- lo incitò Abraden mentre muoveva le braccia sopra la testa, perché fosse riconosciuto.

Il serpente voltò appena la testa, sibilando ed iniziando a muoversi sinuosamente verso di lui, sciogliendo la presa sui malcapitati che ricaddero nelle acque logore del lago.
Sembrò aver colto la sfida, tant’è che si erse in quasi tutta la sua altezza per poterlo colpire.
Vidi Abraden deglutire a vuoto e chiamarmi a squarciagola: -Killian, qui si sta mettendo male! Dovevo distrarlo non diventare la sua cena!-.

-Rimani fermo, ancora pochi istanti, fidati di me!- la mia voce gli giunse appena, sembrava lontana ed irraggiungibile.

Non appena vidi che il serpente si gettò su di lui per poterlo bloccare tra le fauci, scatenai ciò che avevo preparato in quel poco tempo.
Due tronchi di albero caddero contemporaneamente, staccandosi dalla radice, e si frantumarono proprio sopra la testa del serpente.
L’acqua provocò un’onda alta che sommerse quasi tutti, Red per poco non cadde nel lago, se non si fosse stretta con forza al ponte.

Accorsi immediatamente alle sponde del lago, cercando di tirare fuori Christian che si sollevava a stento dall’acqua colma di melma e fanghiglia.

-Quel mostro mi ha rovinato la camicia, era una seta particolare!- bofonchiò con rabbia cieca mentre si stendeva sulla riva per riprendere aria e appoggiare un braccio sugli occhi, ripentendo quanto fosse costata quella stoffa. Una vera assurdità, visto che erano le sue amanti a rifornirgli il guardaroba.

-Killian, da questa parte: Abraden non è ancora riemerso!- gridò Red che era scesa dal ponte per poter aiutare i sopravvissuti che a fatica si tiravano fuori dalle acque.

Iniziai a guardarmi attorno, per cercare le tracce di Abraden, non riuscivo a vederlo da nessuna parte.
Mi accorsi che la coda della sua giacca ingiallita galleggiava sul bordo dell’acqua, immediatamente mi precipitai verso la riva destra del lago.
Era ancora vivo, aveva una gamba incastrata sotto il peso del serpente che si era accasciato lungo tutta la sponda, stava cercando di liberarsi.

-Fermo, così combinerai qualche guaio- gli dissi con tono di voce preoccupato, ci era mancato davvero poco, se fosse morto mi sarei addossato tutta la colpa. In fondo sarebbe stata colpa mia, io gli avevo detto di fare da esca.

-Un giorno vi ucciderò Capitano, o come minimo dovrò ricevere una lauta ricompensa. Un debito per la vita- mugugnò con il viso che esprimeva fastidio e dolore.

-Non che mi rimanga molto da vivere, forse non riuscirò mai a ricompensarti per la tua lealtà- gli dissi mentre lo afferravo per le braccia, inchiodando l’uncino alla manica del soprabito, e lo tiravo fuori da quella gabbia viscida.

Rimanemmo stesi sulla riva per qualche istante, socchiudendo gli occhi, stanchi per tutta l’adrenalina che avevamo consumato. Abraden era un compagno troppo prezioso, sarebbe stata una gravissima perdita da poter affrontare.
Ma ancora una volta la fortuna fu dalla mia parte. Forse era davvero scritto nel destino che sarei riuscito a riprendermi i miei anni di vita, scongiurando la maledizione che mi ero inflitto.
Lo sentii tossire l’acqua che aveva mandato giù, mi lasciai sfuggire una risata nervosa, prima di rimettermi a sedere sulla fanghiglia.
Con il fiato corto osservavo davanti a me quello che avevo provocato: i due alberi si erano quasi intrecciati nello schiacciare il serpente che giaceva davanti a noi privo di vita.
Mi tirai indietro i capelli che iniziavano a crescere, li avrei dovuti sistemare. Scossi appena la testa, quello era un ragionamento di Christian, non mi apparteneva di certo una preoccupazione simile.
Vidi Red che si destreggiava con cura nell’aiutare i sopravvissuti, accompagnandoli a fatica sulla riva.
Si era dimostrata un aiuto prezioso, alla fine di tutto. 




Note: 

[1] Per alcuni potrebbe trattarsi di uno spoiler, se conoscono il film di Sinbad. Per altri, posso solo dire che a breve ne sapranno molto di più a riguardo. 




// Nda: 

Ecco qui il nuovo capitolo, prima rispetto alle mie previsioni. 
Devo dire che sto facendo molta fatica a continuare ad analizzare il punto di vista di Hook, la prima persona mi manda un pò ai pazzi, soprattutto nelle scene d'azione. 
Spero di migliorare andando più avanti, mi scuso se la narrazione a questo punto possa sembrare smorzata o poco coerente ._. 

Ringrazio le mie lettrici assidue: Lilyachi, LadyDeeks e Ally M che si è aggiunta da poco e tutti gli altri che  hanno inserito la storia nelle seguite. 
Grazie mille! ^^
   
 
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