Fanfic su attori > Coppia Downey.Jr/Law
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Autore: Ciulla    13/06/2013    2 recensioni
Sì, sì, lo so, ho già rotto abbastanza. No, non so perchè sto pubblicando un'altra long, ormai dovrei saperlo che le gestisco male. Ma booh mi piaceva :-) L'idea che uno dei nostri eroi venisse da un altro pianeta, intendo...
"Mi sento come risucchiare verso l’alto, urlo, tento di scappare, ma mi accorgo di star scalciando nel vuoto. Mi sento soffocare, il cuore martella nel petto, sempre di più, sempre più veloce, finché non mi sembra che stia per scoppiare e non mi sento pronto, quasi sollevato, nell’accettare questa fine.
E all’improvviso, tutto finisce. Il cuore rallenta il battito, l’ossigeno mi invade i polmoni, gli occhi si spalancano davanti a una realtà sconosciuta e incompresa.
Mi ritrovo all’interno di una struttura di forma ellittica, piena di luci colorate e di strani esseri verdi e alati che mi osservano con aria soddisfatta e che si stringono la mano complimentandosi vicendevolmente."
Genere: Comico, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Forse ho fatto la scelta sbagliata.
Insomma, è vero, Robert è l’unica persona di cui mi importi veramente qualcosa al momento, ma non posso ignorare così quello che sono. Il mio pianeta, il pianeta di cui sono re e responsabile ha bisogno di me; e io cosa faccio? Lo abbandono nelle mani di qualcun altro, rifiuto le mie responsabilità. Non l’ho mai fatto prima. Ho sempre adempito ai miei doveri, senza uscire di poco dai ranghi. Sono sempre stato un buon re, fedele al mio popolo. Ho sempre risposto alla chiamata d’aiuto del più misero dei miei cittadini, e ho fatto applicare la legge con giustizia ed equità a ciascuno di loro, occupandomi di persona e senza eccezioni dei problemi e delle incomprensione che potevano sorgere
Con l’aiuto di Robert ho imparato tante cose che mi potrebbero aiutare, in futuro, ad essere un sovrano anche migliore. Lui mi ha fatto capire che il compito che prima svolgevo macchinalmente, senza riflettere e limitandomi ad agire con oggettività, non deve solo farmi sentire a posto con me stesso, ma mi deve gratificare, mi deve rendere felice, mi deve far provare emozioni; altrimenti non posso essere sicuro che sia il compito giusto per me, che sia il mio destino. E adesso che avrei l’occasione di aiutare il mio popolo consapevole di quello che faccio per loro e libero di sentirmi felice per l’aiuto che sto loro dando, cosa faccio? Invece di applicare l’insegnamento, torno dal mio insegnante. E’ come riconoscere che da solo non ce la posso fare, che, senza di lui, potrei dimenticarmi tutto quello che ho imparato. Ed è una cosa verosimile. Forse il dolore che ho provato vedendolo partire in futuro mi avrebbe impedito di mettere in pratica i suoi insegnamenti senza soffrire al suo ricordo, e allora avrei smesso di applicarli e magari sarei diventato cattivo. Questo pensiero potrebbe aiutarmi a credere d’aver fatto la cosa giusta, tornando indietro. Ma in fondo, questo significa che in così poco tempo Robert è riuscito a stravolgere tutto il mio stile di vita; e non so quanto questa cosa sia buona.
Inoltre questa decisione è stata guidata da un’illusione. L’illusione che Robert, in qualche modo, ricambi il mio amore.
Illusione che si fa sempre più flebile, mentre ricordo quello che mi ha detto prima di andarsene.
... Mi sento così stupido.
Tuttavia non posso farne a meno, avanzo lo stesso verso casa sua, e non posso impedire alle mie ali di fremere d’impazienza quando atterro davanti al suo portone con un sospiro; lodandomi per la mia accortezza, suono il campanello.
Mi apre una donna sciupata, coi capelli grigi, gli occhi gonfi di pianto e il volto sofferente. Comincio subito a parlare, ansioso di vedere Robert il prima possibile. “Lei dev’essere la signora Downey. Sono un amico di Robert, mi chiamo Jude.”
Lei annuisce. “Ne è già arrivato uno verde, prima. Ma se non hai notizie di mia figlia, non mi importa chi tu sia.”
“Veramente ho delle notizie, signora.”
Non capisco come mai Robert non gliel’abbia ancora detto... Se saprà la verità poi si rassegnerà e starà meglio. Forse non ne ha avuto il coraggio, ma in realtà vorrebbe dirglielo... In tal caso se io lo dicessi alla madre al posto suo me ne sarebbe grato. “Già, ho delle notizie importantissime”, ribadisco.
A sentire le mie parole la faccia della donna si illumina di speranza, facendomi tentennare. Ma non posso tirarmi indietro, ormai.
“Signora, vede, sua figlia...”
Alle spalle della donna compare Robert. “No, Jude!”
Mi zittisco a suo comando. La madre di Robert si volta verso di lui con espressione furiosa. “Tu. Sai. Qualcosa!” Gli grida addosso. Sembra pazza mentre afferra Robert per le spalle e lo stringe forte, facendolo gemere di dolore. “Dimmelo!”
Mi si riempiono gli occhi di lacrime nel vedere Rob in questa situazione. Ecco come al solito non ne faccio una giusta. Stavo per fare qualcosa che lui, evidentemente, non avrebbe gradito, e adesso per copa mia si trova tra le grinfie di questa donna malvagia che lo stringe e gli fa male. Mi sembra di vedere delle lacrime fare capolino dai suoi occhi. Questa espressione l’ho imparata ieri notte da un film che ho visto nella navicella con i miei amici. Non importa, comunque. Devo riuscire a strappare Rob dagli artigli di quel mostro che lui chiama “Mamma”.
“Signora, non gli faccia dl male!” Tento di dire, ma lei non mi ascolta. Allora alzo la voce, e ciò che dico pietrifica tutti. Anche me, perché non lo volevo dire. Quello che volevo dire era: “Signora mamma di Robert, lei è una persona perfida e senza cuore e si merita tutto il dolore che sta provando! Non dovrebbe trattare così una persona tanto buona e tanto cara, e se due anni fa io stesso non avessi bandito la caccia agli extra-Spuzfiani chiamerei qui il mio esercito e gli ordinerei di ucciderti e realizzare un cappotto con la tua pelle!”
Le parole che mi sono uscite sono leggermente diverse, ma ottengono comunque l’effetto sperato, perché la signora lascia Robert per portarsi poi le mani alla bocca. Si volta di scatto verso di me, e leggo l’incredulità nei suoi occhi, mentre tenta di assimilare appieno ciò che le ho detto.
“Signora, sua figlia è morta.”
   
 
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