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Autore: Lisbeth17    14/06/2013    5 recensioni
[Che Dio ci aiuti]Lasciando inalterato il finale di stagione, ho sempre pensato a un possibile, personalissimo, proseguimento.
Un nuovo personaggio, il tempo che è passato ineserabile, com’è cambiata la vita agli inquilini del convento degli angeli?
Dal testo:
C’è una storia che voglio raccontare, la mia storia, per farlo come si deve, ho bisogno di fare un passo indietro, forse più di uno, per raccontarvi le cose così come le hanno vissute i protagonisti, soprattutto lei, la mia mamma.
Ho scoperto poco tempo fa il suo diario…
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Attimi...'
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Un Passo Indietro


Un passo indietro


io certo non ti lascerò mai andare
ecco
di certo non ti lascerò sparire
Ecco


io certo non ti lascerò mai andare
di certo non ti lascerò sparire

 

[Guido]

Questa non è una giornata normale.

Quando scendo al bar trovo Azzurra in cucina e la piccola al tavolo che disegna.

- Ciao. – mi dice Lucia alzandosi dal tavolo e avvicinandosi me, mi abbasso per farmi dare un bacio sulla guancia.

Cosa che fa sputare ad Azzurra il caffè nel lavandino, Lucia scoppia a ridere ed io dietro a lei.

 

[Azzurra]

Brutto stronzo!

Da quando mia figlia lo saluta con un bacio?

Però che carini quando ridono, hanno pure la stessa risata.

 

[Guido]

- Mami è buffa! – dice Lulù salendomi in braccio. - Lavoi oggi?

- Sì, dovrei. – le dico spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

- Non vuoi? – mi chiede lei seria seria.

- Non mi va tanto… - le dico io scrollando le spalle.

E vai che Azzurra sputa pure l’acqua che stava bevendo.

Sempre nel povero lavandino, facendo di nuovo piegare me e Lulù dalle risate.

 

[Azzurra]

Guido Efficientissimo Serissimo Corsi non ha voglia di andare a lavorare?!

 Lo hanno lobotimizzato?

 Sono finita in una realtà parallela?

Basta!

Mi ha stancato!

 

[Guido]

- Amore, vieni andiamo a lavarci i denti! – dice Azzurra venendo a prendersi Lucia.

La afferrò per il polso, - forse sarebbe meglio che oggi pomeriggio Lulù non fosse nei paraggi.

- Cosa? – mi chiede indignata.

- Davide, non dovresti preparlo? Ti do carta bianca, ma ti prego di essere un po’ delicata…

- Hai ragione, sì ovviamente, non avevo capito di cosa stessi parlando.

- Figurati. – le dico anche’io dopo essermi alzato in piedi.

- Ci avevo già pensato, oggi pomeriggio ci pensa Nina che non ha impegni, a che ora arriva Davide?

- Alle 5 vado in stazione.

- Chi è Davide? – dice Lulù sporgendosi verso di me, sbilanciando Azzurra, mi salta in braccio, mentre la madre quasi cade.

- Lulù non si fa così, non saltare sulle persone come fossi una scimmia sugli alberi.

La piccola sbuffa e poi mi prende il viso con le mani, - chi è Davide?

Resto spiazzato dalla sua decisione, mentre Azzurra sorride, conoscendo evidentemente molto bene certe sfumature del suo carattere.

- E’ mio figlio. –

- Bello, bello! E’ come Lucia?

- No, è un po’ più grande di te.

- Così? - dice Lucia facendo un cinque con le mani.

- No – le dico io – apri tutte e due le mani… - e lei lo fa, stupendosi mentre vede tutte quelle dita – mamma… - dico poi rivolto ad Azzurra, che aggiunge altre tre dita.

- O quanti… - dice lei stupita - mi piace se è simpatico come te. – dice posandomi un bacio sulla guancia.

Fortunatamente Azzurra non beve più nulla, sennò l’avrebbe sputato addosso a noi stavolta vista l’assenza del lavandino, metto la piccola per terra, che senza aspettare la madre, va verso la stanza.

- Azzurra! – la richiamo vedendola un po’ sconvolta.

- Lucia… è andata! – le dico indicandole la porta, con un ghigno sul viso. Lei mi mette il broncio, e sparisce!

 

Morirei dalla voglia di baciarla, mi staccherebbe le labbra a morsi probabilmente, faccio un passo indietro mentre continuo a sorridere.

 

- Lei forse no, ma io sì… ti uccido se versa una lacrima.

- Nina…

- Se una sola di loro due versa una lacrima per colpa tua!

- Non voglio lo sai.

- Allora stai molto attento.

 

[Davide]

Manco da una settimana, e ho sentito il mio papà un po’ strano in questi giorni, credo che sia successo qualcosa, quando lo vedo in stazione da solo, senza Beatrice sono felice, ma credo anche che questo sia un problema.

Insomma, la piattola non lo molla mai.

- Papà! – dico andandogli incontro.

- Dado! – dice lui stringendomi forte.

- Mi stritoli…

- Scusa. – mi dice lui un po’ imbarazzato, si lascia andare a molti più slanci, ma si imbarazza sempre molto.

- Come va? Novità in convento?

- Sì, una, grossa.

- Ah, è tornata Margherita?

- No, è tornata Azzurra!

La mia pazzeschissima tata…

… che mi ha abbandonato!

- Davide…

- Non le voglio parlare…

- E’ colpa mia! Lo sai benissimo, che non ha lasciato te ma ha lasciato me.

- E’ andata via, io cosa c’entravo? Poteva chiamare, farsi sentire, non lasciarmi… anche lei.

- Davide non è così facile.

- Perché la difendi? Ha lasciato anche te! È sparita!

- Le cose non sono così semplici, io vorrei solo che tu la ascoltassi.

- E’ tardi!

- Non per te, ti conosco, lo conosco il tuo cuore, non fare come me, i miei errori…

- Fa male… - confesso a denti stretti, ho gli occhi lucidi e non vorrei.

Mio padre mi abbraccia ed io mi stringo a lui, aggrappandomi alle sue spalle.

- Resterò vicino a te, dalle una possibilità, se poi non vuoi, le chiederò di andare via.

Annuisco mentre resto stretto a lui.

 

[Azzurra]

Dio quanto sono nervosa, ho visto Guido uscire, mia figlia è con Nina a fare cose che la mamma non può sapere perché non approverebbe, dice Nina.

Mentre Davide con Guido dovrebbe arrivare a breve, cammino avanti e indietro per il chiostro, nervosa come non mai.

Quando si affacciano, gli occhi diventano lucidi, Dio quanto è cresciuto, è bellissimo, altro che nano, è alto.

Ed è anche arrabbiato, non sembra molto sicuro di quello che sta succedendo, non vorrei che Guido gli avesse calcato troppo la mano. Si avvicinano lentamente, ricaccio indietro le lacrime, in questo momento non servono proprio a niente e li aspetto.

- Ciao. – dico a entrambi quando si fermano davanti a me.

Guido mi sorride cercando di incoraggiarmi, mentre Davide fa un vaghissimo cenno con la testa.

- Azzurra, io rimango qui intorno. – mi dice Guido prima di allontanarsi un po’ da noi due.

- Ciao Davide! – gli dico ancora.

- Ciao! – mi dice lui sempre a testa bassa.

- Ci sediamo? – gli dico indicando una panchina.

Lui annuisce e si siede, un po’ distante da me.

- Mi dispiace. – gli dico piano, non perché non sia vero, ma perché è così difficile questo momento.

- Di cosa? Di avermi abbandonato? Di avermi preso in giro? Di avermi mentito? Di essere sparita? – mi dice lui con una rabbia mal trattenuta, vedo Guido che vuole avvicinarsi e gli faccio cenno di no con la testa.

- Di cosa, di preciso, ti dispiace? – mi incalza ancora lui.

- Di tutto questo Davide, di tutto. Di averti lasciato solo, di non aver trovato un modo per spiegarti quello che stava succedendo, di non essermi fatta viva.

- Non ti importava niente di me! – dice alzandosi in piedi e stringendo convulsamente i pugni.

- Questo non è vero. – gli dico trattenendo a stento le lacrime, alzandomi con lui.

- Non mi importa di te, non mi importano le tue scuse. – mi dice ancora lui ed io non riesco più a trattenere le lacrime.

Non vedo Guido avvicinarsi, lo sento solo parlare.

- Sedetevi. – dice calmo, Davide cade sulla panchina ed io mi asciugo gli occhi con le mani, per poi sedermi.

- Posso? – chiede a me, ed io annuisco, non sapendo però che voglia fare.

- Davide, credo che Azzurra sappia di averti ferito, ma credo che sia importante che tu la ascolti, anche perché non prendiamoci in giro, se non t’importasse, non staresti così ora.

Percepisco che Davide vorrebbe replicare qualcosa, ma annuisce: - ok, puoi andare, ma…

- …resto vicino. – dice spettinandolo, e stringendomi una spalla mentre si allontana di nuovo.

Quanto può avermi dato forza, questo suo gesto?

Tanta, troppa, roba a cui non posso pensare ora.

- Quando sono andata via, mi sono trasferita a Roma…

- Vivi a Roma?

- Tra Roma e Milano, faccio la modella. – gli dico io, prendendo un respiro lungo e poi ricominciare.

- … non volevo lasciarti, ma non potevo portarti con me, e non potevo rimanere.

- Hai fatto quello che voleva fare papà, la storia di Berlino, ma lui non mi ha lasciato solo alla fine, tu sì però!

- Ero incinta quando ho lasciato Modena, e non potevo portare a termine la gravidanza qui.

 

Lo vedo sgranare gli occhi.

Fortunatamente la pespicacia non è paterna.

 

- Non vorrei entrare nei dettagli di questo, ma è giusto che tu sappia certe cose. Io ti devo molto Davide…

 

[Guido]          

Sono qui, abbastanza vicino da sentire quello che si stanno dicendo.

- … se non avessi conosciuto te, probabilmente mia figlia non sarebbe mai nata. Tu sei uno spettacolo, un bellissimo esempio, il lavoro meraviglioso che ha fatto tua madre con te, da sola, il modo in cui tu mi hai sciolto il cuore, tutto questo… mi ha portato a scegliere di far nascere un figlio sapendo di essere sola, tu Davide sei il motivo per cui Lucia è nata, è viva.

Davide è ammutolito ed io come lui.

- Lasciarti è stato molto difficile per me, non voglio dirti che mi devi ascoltare perché ci ho sofferto, ma non ti ho mai lasciato davvero…  So tutto di te, tutte le squadre di calcio cambiate, il tentativo con il nuoto, le pagelle, i filarini, tutto tutto.

- Papà?

- Nina!

- Ecco perché veniva alle mie partite… - dice lui, che come si spiega una presenza che mai ci aveva troppo convinto.

- Quando ero incinta ascoltavo sempre una canzone che mi faceva pensare a te, a noi, a quello che provavo pensando a te…  tieni… – dice passandogli un ipod – Lucia ed io, senza che lei sappia davvero perché… sai è piccola per spiegarle certe cose, festeggiamo sempre il giorno del tuo compleanno, diciamo che l’ho abituata a vivere anche quello come un giorno di festa…

Mi tocca asciugarmi gli occhi ormai lucidi.

- Davide io so che ho sbagliato con te, che la mia scelta di lasciare Modena era un colpo che tu non meritavi; sono stata egoista in questo, non ho pensato a te. Ti ho sempre portato con me però, nel mio cuore, lasciare te, è stata la cosa più difficile. Ho pianto per due mesi, mettici pure che gli ormoni mi stavano incasinando tutta, ma ero una fontana rotta… Non ti chiedo di perdonarmi, e se vuoi ce ne andiamo.

- Chi? Voi chi? – le chiede lui.

- Lucia è qui con me. – sbarra gli occhi stupito – non era programmata questa visita mio padre è morto, ed io dovevo fare delle cose.

- Mi dispiace per tuo padre. – ma quant’è bello mio figlio.

- Grazie. – gli dice lei con un dolce sorriso.

 

- Andrai via?

- Questa non è più casa mia, al momento però non sto pensando di rientrare a Roma.

- Quella bambina è mia sorella?

- Non è importante.

- E’ mia sorella?

- Sì.

- Mio padre lo sa?

- Penso di sì.

- Ne avete parlato?

- Non ancora.

- Ne parlarete?

- Non lo so.

- Mi lascerai ancora?

- Mai più! Ovunque sarò, tu saprai sempre come raggiungermi.

 

Il dialogo tra i due è stato serrato, mi sembra di vedere una partita di tennis.

Alla fine Davide si fionda tra le braccia di Azzurra.

Li vedo piangere come due fontane, ed io non sono da meno, tanto che Costanza che passa accanto a me, ovviamente non casualmente, mi da un fazzoletto.

Ogni tanto l’indiscrezione di queste suore, risulta davvero utile.

 

[Azzurra]

- Ti farebbe piacere conoscere Lucia? Se pensi che sia troppo, magari noi due ci possiamo trasferire in albergo…

- No, no… non vedo l’ora. Lei sa che sono…?

- Suo fratello? No, sa che sei il figlio di Guido… Lucia non ha un padre, non le ho mai detto nulla in merito. È cresciuta sapendo che per lei c’ero io, e una quota di zie, zii e cugini infinita, niente papà però. Me la cavo restando sul vago ogni volta che prendiamo l’argomento.

- Azzurra te lo dico per esperienza, un padre serve… - il mio piccolo nano, guarda quanto è cresciuto e quanto è saggio.

- Lo so, davvero, anch’io sono cresciuta con un solo genitore, so che è difficile. Ho bisogno di tempo però…

 

[Guido]

Che mio figlio perorasse la mia causa non me lo aspettavo, però forse in fondo ci speravo.

- Come si sta comportando senza di me? – chiede il mio piccolo impertinente.

- Bene, credo… - grazie Azzurra, per l’attestato di stima.

- E’ cambiato è ?!  - insiste Dado.

- Mi sembra… - non ti allargare troppo Azzurra, mi raccomando.

- Sta con Beatrice però… - mai che l’abbia sopportata lui.

- Stava… ho sentito una conversazione ieri, non proprio una conversazione, ho sentito Beatrice dire che era finita davvero stavolta. – oh cavolo ci ha sentito, meglio, almeno lo sa.

- Meno male, due palle quella.

- Hey, questo non è modo di parlare!

- Cacchio, sto parlando di miss moscetta? Dov’è la mia pazzaschissima tata?

- Sono una pazzeschissima mamma, ma niente parolaccie o cose simili.

Ed io sono sempre più pazzeschissimamente innamorato di lei.

 

- Quanti anni ha Lucia? – le chiede Davide, speravo davvero che la prendesse bene.

- Lulù ha tre anni. Se vuoi la chiamo? – la vedo leggermente indecisa, quasi timorosa della sua risposta.

- Gli somiglia? – le chiede Davide che prima deve aver annuito, visto che è partito con un’altra domanda.

- Non tantissimo. – gli risponde Azzurra, anche se questo non è proprio vero.

 

[Davide]

Quando Azzurra si allontana mi avvicino a mio padre.

Che ha l’aria di uno che ha sentito tutto, ormai origlia che è una bellezza!

 

- Ma che cavolo è successo tra voi due? – gli chiedo molto poco discretamente, ah i pregi della pre-adolescenza.

- E’ complicato! – dice grattandosi la testa.

- Non ho più 9 anni. – gli faccio presente.

- Ero confuso… - dice sempre grattandosi il testone.

- Papà…

- Non mi perdonerà mai. – dice scuotendo la testa.

 

Cambiamo discorso che è meglio. Non mi sembra troppo positivo se si parla di Azzurra.

- La piccola?

- Mi adora. – dice tutto sorridente, e il fatto che lo adori non sapendo che sia il padre è un bene, credo.

- Papà una su due, è un risultato più che accettabile. – gli dico facendogli l’occhiolino.

- Non ti da fastidio? – mi chiede lui quasi insicuro.

- Cosa? Che hai una figlia naturale? No! Mi vuoi bene? Lo so quanto!

- Sono proprio un bastardo fortunato. – dice davanti a me, senza rendersene davvero conto.

- Lo penso anch’io. – conferma pure Nina a mio padre; Nina che precede Azzurra che si avvicina con una bambina in braccio.

Mette la piccola a terra, e questa si avvicina a me.

- Davide? – chiede sospettosa, ed io annuisco.

- Lucia? – le chiedo io, con lo stesso tono serio.

- Sì, Lulù… giochi con me? – dice lei, sembra davvero molto dolce, e molto furba.

- A cosa? – ti prego non dire le bambole che cominciamo malissimo.

- Spade! – dice tutta contenta.

Azzurra china la testa, Nina ridacchia, e papà sembra stupito, mentre la piccola mi passa un bastone.

I pezzi di vetro sparsi per terra
tornano di nuovo vicini
risalgono l'aria
sullo scaffale riappare un bicchiere
Ecco


NDA
Eccomi ad uno dei capitoli più difficili da scrivere,  spero di non avervi deluso e vi consiglio di ascoltare la canzone Ecco, il link ve l'ho evidenziato... Grazie a chi legge in silenzio, a chi lascia un segno, grazie mille ad ognuno di voi.

Vado in pausa nel weekend!

   
 
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