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Autore: Serenella88    14/06/2013    3 recensioni
[Che Dio ci aiuti]
La mia versione di Che Dio ci aiuti 2, è diversa da come si è conclusa quella andata in onda. Infatti nel mio racconto ci sono degli eventi che non abbiamo visto ed il finale della serie è differente (non c’è la caccia al tesoro). Durante il matrimonio di Margherita, Paolo Marino confessa a Guido che Davide è suo figlio naturale e che quando Manuela aveva cercato di dirgli la verità, il marito si era sempre rifiutato di ascoltarla. Guido è fuori di sé, in una conversazione con suor Angela e con Azzurra, il professore mostra tutta la sua rabbia, la sua delusione, il suo dolore e quando lei si offre di crescere insieme Davide come una vera famiglia, lui le scarica addosso la sua frustrazione, non riesce a credere di non aver visto crescere suo figlio. Non vuole Azzurra accanto a lui! Aveva amato Manuela più di ogni altra cosa al mondo e lei lo aveva tradito due volte, con un altro uomo e nascondendogli un figlio, stavolta non avrebbe messo in gioco il cuore. Stavolta avrebbe pensato solo a Davide, al meglio per lui, aveva Beatrice accanto, era una donna pratica, razionale, sarebbe stata la scelta più idonea.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13. Il tuo posto nel mio cuore

Capitolo 13. Il tuo posto nel mio cuore

Poche ore dopo, Elisa rientrò ed Azzurra ebbe modo di sfogarsi un po’ con l’amica, Guido, invece, si tuffò dritto nel lavoro “chi è causa del suo mal pianga se stesso” e lui aveva sbagliato tanto, tutto! Azzurra aveva ragione ad essere arrabbiata con lui, ma perchè gliel'aveva voluta far pagare così? In quel modo! Per quello non la giustificava affatto. L’aveva illuso, lo aveva punito, si era vendicata in modo così ignobile, erano stati insieme e poi? Poi quella fregatura al mattino, era tutto finto, fasullo, falso! L’aveva ingannato. Ma l’aveva fatto, davvero, solo per ripicca? Non poteva crederci, non voleva crederci, non ci credeva!

Intanto evitare di pensare a lei a lavoro, stava diventando impossibile, in quell’indagine c’era anche lei, anzi, c’era soprattutto lei.

Pérez era stato ucciso intenzionalmente, qualcuno aveva intriso il suo cibo di benzodiazepine, sostanza che era alla base di molti farmaci, soprattutto psicofarmaci, sostanza a cui Felipe era allergico e gli aveva provocato uno shock anafilattico, doveva essere stato intenso ed immediato impedendogli di chiamare aiuto, era morto solo nel suo ufficio ed era stato ritrovato solo alcune ore dopo. Gli interrogatori si erano susseguiti ed avevano permesso di ricostruire i movimenti e le circostanze di quel giorno. E il nodo era diventata proprio lei, Magliani l’aveva sentita altre due volte e lui aveva evitato di presenziare, i coinvolgimenti personali e la professionalità delle indagini erano legate a doppio filo in quel caso di cronaca, meglio evitare di alimentare altro. I poliziotti avevano rinvenuto nell’immondizia del terzo piano della Masalor una boccetta di gocce di un sonnifero che conteneva benzodiazepine, su quel piano c’erano solo due uffici quello di Azzurra e di Ettore Converso, uno degli stilisti della maison da almeno dieci anni. E poi c’era la questione degli alibi e dei moventi. Parecchi avevano dei malumori nei confronti di quel capo tirannico e menefreghista, ma non tali da ucciderlo, soprattutto in quel modo, Felipe non aveva molti rapporti con i suoi dipendenti, nemmeno con i più stretti collaboratori, conosceva pochissimo chi lavorava con lui ed anche lui era uno sconosciuto per loro. Chi lo aveva ucciso, aveva usato un’informazione precisa, doveva sapere della sua allergia, avevano usato il suo punto debole e chi poteva essere? Amici? Beh se l‘avevano ucciso non dovevano essere così amici, Pérez era a Milano da meno di un anno, conosceva perlopiù amici della sua defunta moglie, pochi rapporti e maltenuti. Una persona di famiglia? Ma la famiglia di Pérez era spagnola, nessuno dei membri era in Italia, tranne quella acquisita e quindi entravano in gioco Lorenzo e di riflesso anche lei. Da questo punto di vista, Lorenzo aveva un movente ma lei no. Però Barricati aveva un alibi, era al tennis club e lei invece aveva mentito su quest’aspetto, aveva detto di essere stata con Lorenzo ma non era così, ricordava male? Ma perché avrebbe dovuto ucciderlo poi? Inoltre Pérez non era tutto casa e chiesa, non aveva rapporti in azienda, non aveva molti amici, a lavoro era svogliato, prepotente ed incompetente, passava spesso le sue giornate a giocare a tennis e a donne. Quelle non gli mancavano mai, erano il suo vizio e dunque un ambito molto vasto in cui indagare. Però il P.M. stava cominciando a nutrire forti dubbi si di lei. E se il pubblico ministero le avesse notificato un’informazione di garanzia?

Erano passati 15 giorni da quando erano stati insieme.

“Amore mio, come sei bella” le aveva detto Lorenzo all’arrivo al locale dove cenavano di solito.

“Grazie Lorenzo, sei molto caro”

“Allora che ne dici del ristorante che ti ho portato a vedere l’altro giorno? Io penso che sia perfetto per noi, guarda che il proprietario anche se è un mio amico mi ha detto che se vogliamo prenotarlo, dobbiamo decidere la data altrimenti ce lo soffiamo da sotto il naso. A maggio ci sono molti matrimoni in vista”

“Si, va bene”

“E poi per i fiori, ho deciso di designare gli addobbi, ti dispiace?”

“No… no va bene”

“Oh, grazie amore ci tengo tanto, voglio che quel giorno sia tutto stupendo. Ah, per le foto, ho pensato di affidare l’incarico a Norbert, il fotografo ufficiale della maison”

“Andrew Norbert?”

“Si, non sei d’accordo forse? E’ stato lui ad occuparsi del nuovo catalogo della casa di moda, quello in cui tu sei protagonista, sta diventando un vero successo, quel catalogo è il nostro rilancio, gli addetti ai lavori sono entusiasti e tra poco sarà pubblicato in pompa magna”

“Non voglio quel fotografo e non mi va di parlare nemmeno di quel catalogo”

“Non capisco, come mai?”

“Non mi va, è stata una parentesi, l’ho fatto per il bene dell’azienda e non c’è niente di cui parlare. Non sono una modella e non lo farò mai più”

“Va bene… va bene… allora c’è Vanessa Bruzzi, è una brava fotografa anche lei, soprattutto per gli esterni ed ha collaborato spesso per noi”

“Si Vanessa è in gamba”

“Poi dobbiamo scegliere le bomboniere, i confetti, il tuo abito? Chi te lo disegna?”

“Faccio da sola, anzi, pensavo di provarci già stasera, a casa, perché in maison ho paura che non sarà al sicuro dalle tue incursioni”

“Infatti! Ah, per la data tesoro? Per la settimana prossima dobbiamo avere la data altrimenti perdiamo il ristorante”

“Si… si per la settimana prossima la data e il ristorante, ho capito Lorenzo sarà la quinta volta che me lo dici da stamattina”

“Scusami, sono un po’ nervoso, emozionato, ma non dovrebbero essere le spose ad essere impazienti?”

“Io sono solo molto stanca e voglio andare a casa, ti dispiace?”

“Va bene ti riaccompagno”

Quando rientrò c’era Elisa

“Sposina cara, come va?”

“Eli per favore, il prossimo che mi parla del matrimonio lo strangolo”

“Nervosette, vero? Sei una sposina anomala, lo sai? Di solito le promesse spose non vedono l’ora di organizzare l’evento, di parlarne per ore, di raccontarti tutti quei dettagli di cui non ti frega niente, ma ascolti per generosità, ti chiedono consigli sul colore bianco latte o bianco nuvola delle rose, tu zero quasi come se questo matrimonio non fosse il tuo e quando te ne parlano sembra una condanna a morte, mah!”

“Nell’ultimo mese, la mia esistenza è stata stravolta, sono stata interrogata già tre volte e non è un mistero che la polizia sospetta di me per la morte di Pérez, sono notti intere che non chiudo occhio, ho tradito il mio fidanzato con l’uomo che ho amato di più nella mia vita e mi sento in colpa. Ho un senso di colpa che mi sta distruggendo, mi sento in colpa con me stessa per quello che provo per Guido, mi sento in colpa con Guido per come l’ho trattato, mi sento in colpa con Lorenzo perché non merita tutto questo. Io non ce la faccio più, questo è un incubo!”

“Oh, tesoro, vieni qui” Elisa l’abbracciò “per la morte di Pérez non preoccuparti nemmeno lo sanno pure le pietre che non faresti male ad una mosca, l’ispettore Magliani è bravo ed anche Guido è uno in gamba, stanno facendo le indagini e vedrai presto verrà fuori la verità così che anche il minimo infondato sospetto sarà spazzato via. Per il matrimonio, invece, Azzurra fai chiarezza con te stessa, non sposare Lorenzo solo per affetto, per gratitudine, per abitudine, per riconoscenza, per amicizia, se ami ancora Guido, sei hai sempre amato solo lui, ammettilo a te stessa e al mondo intero. Promettimi che ci penserai”

Lei annuì

“Senti io dovevo andare fuori con Andrea e poi volevo andare a dormire da lui, ma ora  lo chiamo e disdico tutto, non mi va di lasciarti da sola, resto con te”

“No… no… non lo fare, esci e divertiti. Non è necessario che resti qui, anzi restare un po’ da sola mi farà bene, poi volevo disegnare qualche abito da sposa, lo sai che disegnare mi rilassa”

“Va bene, ma disegni per te o per la casa di moda?”

“Per tutte e due, se non sarà per me li userò per la maison”

“Buonanotte ciccia, ci vediamo domani”

“Buonanotte anche a te”

Provò a fare un paio di disegni che puntualmente finirono per terra accanto al cestino della carta straccia, la creatività l’aveva abbandonata, mentre la stanchezza era preda di lei. Era esausta, la maison, le prossime collezioni, l’indagine sulla morte di Felipe, il matrimonio con Lorenzo e poi… Guido, era troppo per lei. Preoccupazioni, ansie, tensioni, quel periodo della sua vita era un tunnel buio senza via d’uscita! Era come brancolare in una selva oscura senza intravedere la luce, senza trovare la retta via, sola e angosciata. Cercava di farsi forza e di darsi coraggio, è un brutto momento, passerà, ma più passava il tempo, più si complicavano le cose, era stanca… molto stanca… troppo stanca. “E’ un anno dispari… un altro anno sfigato e siamo solo a Marzo!

“Azzurra! Azzurra, ti prego rispondimi!”

“Ahhhhhhhhhhh!” urlò lei di soprassalto e si trovò distesa sul divano con Guido accanto che la circondava e che la scuoteva tenendola per le spalle “GUIDO!”

Lui la lasciò e poi fece un lungo sospiro di sollievo “Mi hai fatto venire un infarto! Non hai idea di quanto mi sia preoccupato”

“TU?” Si mise a sedere, mentre lui rimase accanto a lei “Senti giudice, io credo che tu abbia fuso qualche rotella, io sono a casa mia e sto dormendo sul divano. Vengo svegliata da te che mi scuoti, che hai la faccia di uno che temeva stesse arrivando un terremoto e mi dici pure che ti ho fatto preoccupare?”

“E’ mezz’ora che suono al citofono, non mi rispondevi, il telefono è staccato, ho temuto che ti fosse successo qualcosa”

“Mi sono addormentata, non ho il diritto di dormire in santa pace, ultimamente ho il sonno pesante, dormo poco e niente e quando mi addormento..”

“Non senti nemmeno le cannonate”

“Prendi in giro, tu!” e si voltò dall’altra parte con fare indifferente “Oh! Ma aspetta, ma tu come diavolo sei entrato a casa mia, al quarto piano e con le chiavi inserite nella toppa? Ti hanno dotato del potere di passare attraverso i muri?”

“No… non proprio” rise di gusto “ma quello di passare attraverso le finestre aperte saltando dal pianerottolo”

“Che cosa?” lei sgranò gli occhi “Guido, ma sei pazzo? Potevi sfracellarti di sotto!”

“Eh, lo so, ma in quel momento non ci ho pensato, sapevo che eri in casa, ho incontrato Lorenzo che andava via mentre venivo qua, ho visto la tua coinquilina uscire, sono stato qualche minuto giù a schiarirmi le idee e poi quando ho provato a contattarti tu non rispondevi, io mi sono spaventato, credimi”

“Mi dispiace, ma non l’ho fatto di proposito. E comunque l’idea che tu potevi cadere dal 4 piano mi rende inquieta. Non lo fare mai più!”

“Va bene” rispose lui toccandole il naso con una carezza “però tu promettimi che quella finestra la lasciate chiusa, non è sicuro, chiunque potrebbe entrare qui dentro e voi siete due ragazze sole”

“Ma è la finestra del bagno ed è vero che per come è posta lasciarla aperta e un po’ pericoloso, ma non è mai successo niente, non si è mai introdotto nessuno, io ed Eli facciamo quasi a gara a chi la lascia aperta di più”

“E fate male” si arrabbiò lui “Promettimi che ci starai attenta”

“Va bene lo prometto. Ma tu che ci facevi qui? Un altro interrogatorio, caro giudice?” chiese nervosa

“No, ma sarai convocata prossimamente”

“Ancora! Io non ce la faccio più! Ma cosa volete da me. Io ho detto tutto. Io non c’entro niente con Pérez lo conoscevo a stento, vi state accanendo contro di me. Guido io non sarei mai capace di fare del male a nessuno e tu lo sai, mi conosci”

“Ti sbagli, io ti conoscevo, io credevo di sapere com’eri fatta, ma ora non so più niente, hai imparato a raccontare le bugie Azzurra ed hai imparato a spezzare il cuore degli altri, ora sai far male, un male cane”

“Beh, si vede che ho avuto un buon maestro! Tu credi che io abbia ucciso un uomo?” si avvicinò e lo guardò dritto negli occhi “TU DAVVERO MI CREDI CAPACE DI UNA COSA DEL GENERE?” urlò con tutta la rabbia, il dolore, il rancore che aveva in corpo.

Lui non rispose continuando a fissarla

“VAI FUORI! FUORI DA CASA MIA SUBITO!” lo spintonò verso l’uscio e lui la bloccò “Io ti odio… io ti odio… vattene” cominciò a piangere e singhiozzare, lui la strinse forte e lei che aveva provato ad allontanarlo dandogli dei colpi sul petto si abbandonò contro di lui, senza più forze, senza lottare, alla ricerca disperata di amore, di affetto, di protezione.

“Calmati, amore calmati, sta tranquilla amore mio” quelle parole così dolci, così tenere, ebbero un potere rassicurante e lei si lasciò cullare.

Lottare contro di lui è inutile” constatò sconsolata “Mi sbagliavo quando pensavo che mi sarebbe passata, io sono condannata ad amare Guido Corsi, per sempre, tutta la vita

“Io non credo che sia stata tu, non ci ho mai creduto, nemmeno per un istante”

Lei alzò gli occhi verso di lui “mi posso fidare di te?”

“Si, io farò di tutto, di tutto per far venire fuori la verità in questa brutta storia”

Le loro labbra erano così vicine, la passione e la rabbia si alimentavano a vicenda, più erano contro, più avevano vogliano di litigare, di ferirsi, di sbranarsi, più saliva il desiderio, l‘ardore, l’impeto, la voglia era incontenibile, la smania di rubare alla razionalità, alla realtà, ai problemi, alle indagini, quelle ore di felicità pura, di completamento fisico, di sesso sfrenato e incontrollabile.

Tra loro era così, combattersi era la strada che li portava ad unirsi, la guerra li conduceva ad arrendersi l’uno nelle braccia dell’altra, amore ed odio, guerra e pace, ragione e sentimento, indifferenza e dipendenza, lasciarsi e prendersi, era un rapporto da manicomio, ma stava diventando qualcosa a cui non era possibile rinunciare.

Fecero l’amore sul pavimento, troppo lontana la camera da letto e stavolta rimasero abbracciati sulla moquette, lei distesa con la testa sulle sue gambe e lui seduto che le accarezzava il viso con una mano e giocava con i suoi capelli con l’altra.

Maledette parole, ma era necessario pronunciarle?

“Ho parlato con Davide ieri” disse lei per rompere il ghiaccio.

“Lo so”

Lei lo guardò perplessa “e chi te l’ha detto? Davide non di sicuro perché è arrabbiato con te”

“La lista si allunga” ironizzò lui

“Uhm”

“Comunque, me l’ha detto suor Angela, lei non mi ha ancora tolto la parola a differenza di voi due. Davide sta cominciando a dirmi le bugie e questa cosa non mi piace. Fa tardi quando ha il permesso di uscire, spesso non studia e un paio di volte ha pure marinato la scuola ed io queste cose non le accetto”

“Sempre il solito tu! Ha dodici anni cosa vuoi che faccia? Il soldatino di piombo? Deve crescere, stare fuori, corteggiare le coetanee e prendere anche le sberle se servono a farlo maturare, a sviluppare la sua indipendenza, a formare il suo carattere. Ma tu alla sua età che facevi? E non mi rispondere che eri un robottino perché non ci credo?”

“Si… no… a dodici anni sono tornato per la prima volta fuori dopo mezzanotte, ero con Marcello e i miei mi consentirono di andare ad una festa con lui, le ragazze erano più grandi, ma io non me la cavai male”

“Pure dongiovanni”

“Poi nell’adolescenza ho avuto le mie ribellioni anche io”

“Oh mio Dio allora sei normale, non vieni da Marte?”

“Stupidina! Birra, qualche sigaretta, concerti e pure un paio di fumatine niente male”

“Guidoooo!”

“Lo so che non si fa, ma forse se non ci avessi provato, non saprei che non mi sono perso niente, solo scena e smania di emulazione”

“E perché Davide non dovrebbe trasgredire, non avrebbe il diritto a ribellarsi?”

“Perché io mi preoccupo per lui”

“E i tuoi non si erano preoccupati per te? Eppure ti hanno dato fiducia”

“Si… si saranno pure preoccupati, ma io ero molto affidabile, sapevo scrivere dritto anche quando sbavavo, ho sempre studiato e raggiunto risultati notevoli. Sapevo coniugare piacere e dovere. Me la meritavo la fiducia”

“Ed anche Davide la merita, tu riuscirai ad addormentarti sereno solo quando sarà rientrato, ma lo lascerai libero di tornare tardi, di essere se stesso senza ripicche, sensi di colpa, oppressioni. Davide è un ragazzetto straordinario Guido e non solo perché è tuo figlio, ma perché ama la vita ed ama gli altri semplicemente, è ancora piccolo, ma sa guardare il mondo e saprà affrontarlo e tu sarai lì nell’angolo a gioire con lui e ad offrirgli la tua spalla quando sarà deluso o amareggiato”

“E tu?” la domanda completa era “E tu dove sarai?” ma gli si bloccò in gola

“Io?” glissò lei riferendosi al passato e non al futuro “Io, invece, scrivevo storto anche dentro le righe perfettamente diritte che mi avevano disegnato gli altri, amavo mettere alla prova chiunque mi volesse un briciolo di bene, non so se li sfinivo io o mollavano loro, ma alla fine ero spesso sola. Volevo mia madre e lei non voleva essere madre. Volevo mio padre e lui non cercava altro che un posto in cui scaricarmi senza avere fastidi. Alla fine ho imparato che posso bastarmi anche da sola, non ho bisogno di elemosinare l’amore da qualcuno per esistere, non ho bisogno di “aggrapparmi” per forza a qualcuno per essere. Posso amare e posso essere amata perché sono io, perché l’amore è parte di me, io lo dono e ricevo tantissimo, questa cosa mi rende felice”

“Con Lorenzo sei felice?” fargli quella domanda gli costò uno sforzo immane e non perché era difficile formulare il quesito, anzi quell’interrogativo lo angosciava non poco, ma era la risposta che temeva.

Lei rise amaramente “Lorenzo è stata la mia stella nella notte… ogni 10 agosto, nella notte della delle stelle cadenti io non esprimo più desideri, quello che avevo quattro anni si è esaudito avendo conosciuto lui. Io so che di lui posso fidarmi incondizionatamente. Abbiamo avuto le nostre liti, le piccole incomprensioni, qualche scontro, ma lui c’è sempre stato per me ed io per lui, mi ha lasciato sbagliare, mi ha insegnato a lavorare, abbiamo viaggiato, mi ha lasciato i miei spazi e pure se avevo bisogno, anche solo di uno sguardo, il suo non mi lasciava mai. Io non gli sarò mai grata abbastanza per tutto, io non lo dimenticherò mai. Ma se fossi stata davvero felice con lui, non sarei tra le tue braccia”

Lui la strinse più forte, baciandole la tempia “Amore mio… io non ti merito lo so… ho capito che non potevo più fare a meno di te quando tu non c’eri più… ho provato a convincermi che non avevo bisogno di nessuno, non avevo mai avuto bisogno di nessuno, perché con te doveva essere diverso? Ma tu sei diversa… tu sei la donna che ha sciolto il ghiaccio intorno al mio cuore… tu hai fatto quello che nemmeno io credevo potesse accadere. Ti ricordi quando mi dicesti che io non soffrivo perché non usavo il mio cuore? Tu sei stata quella che ne ha preso il possesso senza che me ne rendessi nemmeno conto. Tu sei la ferita dentro me che non potrà mai risanare nessun altro. Io per te ho sofferto tantissimo tesoro mio, perché quando ti ho fatto del male, quando ti ho mandato via, quando ti ho allontanata solo in quel momento ho, veramente, capito cosa significa sentire qualcosa spezzarsi dentro il petto”

Fu lei a baciarlo “Perché non mi hai mai cercato? Se, davvero, non potevi stare senza di me perché non hai mosso un dito?”

“Perché mi vergognavo! Chi sbaglia è giusto che paghi. L’ho sempre pensata così. La mia pena è stata vivere senza di te. Il rapporto con Beatrice è stato complicato, mi ha sfinito, ho, sempre, tentato di tenere tutto insieme ma avevo sbagliato ad incastrare i pezzi. Tre anni fa, quando abbiamo trascorso la notte nel vecchio appartamento in convento, quando ci siamo baciati, io avrei dato davvero un calcio a tutto pur di stare con te, ma c’era la gravidanza di Beatrice e poi sei sparita ed io pensavo meglio così, ma tu sei sempre stata lì amore mio, nel posto dove nessun altro era mai riuscito a fare tanto, nel mio cuore. A volte ho pensato di ritrovarti a Modena, a volte ho sperato di sapere qualcosa di te da suor Angela, da Margherita e tu, invece, sei stata bravissima, sei completamente sparita. Me lo meritavo”

“E quando ci siamo rincontrati?” gli chiese lei

“Intendi alla vineria o in questura?”

Lei rise “Alla vineria non ci siamo proprio incontrati, adocchiati direi. Comunque non ho mai dubitato nemmeno per un secondo che fossi tu, ma era troppo strano, in un locale del centro, di sera, a Milano, ho cercato in tutti i modi di convincermi che mi ero sbagliata, temevo pure sbucasse Beatrice da un momento all’altro, dato i suoi trascorsi milanesi e avrei fatto di tutto per volatilizzarmi però ero così curiosa”

“Io, contrariamente, pensavo non fossi tu. Chissà perché nonostante mi abbiano trasferito a Milano, invece, di pensare che fosse più facile ritrovarti nella stessa città ero convinto tu non vivessi più qui. Solo una volta ho sentito parlare suor Costanza e suor Angela di te e lei diceva che ti sentiva poco perché tu eri sempre in giro… cambiavi città ogni settimana… Che ne so io ho pensato che avessi trovato un fidanzato ricco che ti manteneva, ti permetteva di viaggiare e di non avere vincoli, legami”

“Mi amerai pure da 4 anni, caro professore, anzi caro giudice, ma non hai mai cambiato idea su di me? Mai detto magari è cambiata, si è laureata, ha una professione, ha una carriera, si è sposata, ha dei figli?”

“No, lo ammetto, forse perché mi piacevi pure fuori dagli schemi, non lo so Azzurrina mia, ma io credo che ti amerei pazzamente qualunque cosa fossi diventata. Di sicuro, sono fiero di te, anzi sei stata così brava a tirare fuori il tuo talento, a trovare un lavoro che ti gratifica. Sei come uno scrigno pieno di gioie e hai ancora tanti beni preziosi dentro di te e tanto oro da dare a chi ti circonda, tu sei il mio tesoro Azzurra io non posso più perderti”

Si baciarono “Io, poi, vorrei capire perché non sei mai uscito dalla mia vita, credimi ci ho provato tanto! Ti ho odiato e ti amavo, ti ho ignorato e ti amavo, mi sono costruita una vita e non ho mai smesso di amarti, che potere malefico hai tu nei miei confronti?”

“Speriamo che qualunque cosa sia ad unirci non finisca mai” si baciarono ancora… e poi ancora… e ancora e finirono per fare di nuovo l’amore.

Dopo aver dormito poco e nulla per l’intensa nottata di amore e confidenze, fecero colazione insieme, lei gli chiese solo il tempo di parlarne con Lorenzo, non voleva tenere il piede in due scarpe non era il tipo, sarebbe stata dura, lasciare il proprio fidanzato poco dopo una proposta di matrimonio e mentre lui organizzava le loro nozze. Ma fingere era inutile ed arrivare sull’altare per poi mollare tutto in modo scenografico era solo roba trita e ritrita da film e fiction. Amava Guido, aveva amato sempre e solo lui, voleva vivere quell’amore, il suo amore. Era intenzionata anche a lasciare la casa di moda, aveva un buon curriculum, era talentuosa  e in quel periodo di boom economico le occasioni non mancavano e le offerte nemmeno. L’indagine per la morte di Pérez si sarebbe conclusa e Lorenzo avrebbe salvato la Masalor e l’avrebbe rilanciata, se c’era uno in grado di farlo, quello era Lori anche senza di lei e le tensioni che si sarebbero create tra loro, così sarebbe stato più semplice.


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