Capitolo 13. Il tuo posto nel mio cuore
Poche ore dopo, Elisa rientrò ed Azzurra
ebbe modo di sfogarsi un po’ con
l’amica, Guido, invece, si tuffò dritto nel lavoro
“chi è causa del suo mal
pianga se stesso” e lui aveva sbagliato tanto, tutto! Azzurra
aveva ragione ad essere arrabbiata con lui, ma perchè
gliel'aveva voluta
far pagare così? In quel modo! Per quello non la
giustificava affatto. L’aveva illuso, lo aveva punito, si era
vendicata in modo
così ignobile, erano stati insieme e poi? Poi quella
fregatura al mattino, era
tutto finto, fasullo, falso! L’aveva ingannato.
Ma l’aveva fatto, davvero, solo
per ripicca? Non poteva crederci, non voleva crederci, non ci credeva!
Intanto evitare di pensare a lei a lavoro, stava
diventando impossibile, in
quell’indagine c’era anche lei, anzi,
c’era soprattutto lei.
Pérez era stato ucciso intenzionalmente,
qualcuno aveva intriso il suo cibo
di benzodiazepine, sostanza che era alla base di molti farmaci,
soprattutto
psicofarmaci, sostanza a cui Felipe era allergico e gli aveva provocato
uno
shock anafilattico, doveva essere stato intenso ed immediato
impedendogli di
chiamare aiuto, era morto solo nel suo ufficio ed era stato ritrovato
solo
alcune ore dopo. Gli interrogatori si erano susseguiti ed avevano
permesso di
ricostruire i movimenti e le circostanze di quel giorno. E il nodo era
diventata proprio lei, Magliani l’aveva sentita altre due
volte e lui aveva
evitato di presenziare, i coinvolgimenti personali e la
professionalità delle
indagini erano legate a doppio filo in quel caso di cronaca, meglio
evitare di
alimentare altro. I poliziotti avevano rinvenuto
nell’immondizia del terzo
piano della Masalor una boccetta di gocce di un sonnifero che conteneva
benzodiazepine, su quel piano c’erano solo due uffici quello
di Azzurra e di
Ettore Converso, uno degli stilisti della maison da almeno dieci anni.
E poi
c’era la questione degli alibi e dei moventi. Parecchi
avevano dei malumori nei
confronti di quel capo tirannico e menefreghista, ma non tali da
ucciderlo,
soprattutto in quel modo, Felipe non aveva molti rapporti con i suoi
dipendenti, nemmeno con i più stretti collaboratori,
conosceva pochissimo chi
lavorava con lui ed anche lui era uno sconosciuto per loro. Chi lo
aveva
ucciso, aveva usato un’informazione precisa, doveva sapere
della sua allergia,
avevano usato il suo punto debole e chi poteva essere? Amici? Beh se
l‘avevano
ucciso non dovevano essere così amici, Pérez era
a Milano da meno di un anno,
conosceva perlopiù amici della sua defunta moglie, pochi
rapporti e maltenuti.
Una persona di famiglia? Ma la famiglia di Pérez era
spagnola, nessuno dei
membri era in Italia, tranne quella acquisita e quindi entravano in
gioco
Lorenzo e di riflesso anche lei. Da questo punto di vista, Lorenzo
aveva un
movente ma lei no. Però Barricati aveva un alibi, era al
tennis club e lei invece
aveva mentito su quest’aspetto, aveva detto di essere stata
con Lorenzo ma non
era così, ricordava male? Ma perché avrebbe
dovuto ucciderlo poi? Inoltre Pérez
non era tutto casa e chiesa, non aveva rapporti in azienda, non aveva
molti
amici, a lavoro era svogliato, prepotente ed incompetente, passava
spesso le
sue giornate a giocare a tennis e a donne. Quelle non gli mancavano
mai, erano
il suo vizio e dunque un ambito molto vasto in cui indagare.
Però il P.M. stava
cominciando a nutrire forti dubbi si di lei. E se il pubblico ministero
le
avesse notificato un’informazione di garanzia?
Erano passati 15 giorni da quando erano stati
insieme.
“Amore mio, come sei bella” le
aveva detto Lorenzo all’arrivo al locale
dove cenavano di solito.
“Grazie Lorenzo, sei molto caro”
“Allora che ne dici del ristorante che ti
ho portato a vedere l’altro
giorno? Io penso che sia perfetto per noi, guarda che il proprietario
anche se
è un mio amico mi ha detto che se vogliamo prenotarlo,
dobbiamo decidere la
data altrimenti ce lo soffiamo da sotto il naso. A maggio ci sono molti
matrimoni in vista”
“Si, va bene”
“E poi per i fiori, ho deciso di
designare gli addobbi, ti dispiace?”
“No… no va bene”
“Oh, grazie amore ci tengo tanto, voglio
che quel giorno sia tutto
stupendo. Ah, per le foto, ho pensato di affidare l’incarico
a Norbert, il
fotografo ufficiale della maison”
“Andrew Norbert?”
“Si, non sei d’accordo forse?
E’ stato lui ad occuparsi del nuovo catalogo
della casa di moda, quello in cui tu sei protagonista, sta diventando
un vero
successo, quel catalogo è il nostro rilancio, gli addetti ai
lavori sono
entusiasti e tra poco sarà pubblicato in pompa
magna”
“Non voglio quel fotografo e non mi va di
parlare nemmeno di quel catalogo”
“Non capisco, come mai?”
“Non mi va, è stata una
parentesi, l’ho fatto per il bene dell’azienda e
non c’è niente di cui parlare. Non sono una
modella e non lo farò mai più”
“Va bene… va bene…
allora c’è Vanessa Bruzzi, è una brava
fotografa anche
lei, soprattutto per gli esterni ed ha collaborato spesso per
noi”
“Si Vanessa è in
gamba”
“Poi dobbiamo scegliere le bomboniere, i
confetti, il tuo abito? Chi te lo
disegna?”
“Faccio da sola, anzi, pensavo di
provarci già stasera, a casa, perché in
maison ho paura che non sarà al sicuro dalle tue
incursioni”
“Infatti! Ah, per la data tesoro? Per la
settimana prossima dobbiamo avere
la data altrimenti perdiamo il ristorante”
“Si… si per la settimana
prossima la data e il ristorante, ho capito
Lorenzo sarà la quinta volta che me lo dici da
stamattina”
“Scusami, sono un po’ nervoso,
emozionato, ma non dovrebbero essere le
spose ad essere impazienti?”
“Io sono solo molto stanca e voglio
andare a casa, ti dispiace?”
“Va bene ti riaccompagno”
Quando rientrò c’era Elisa
“Sposina cara, come va?”
“Eli per favore, il prossimo che mi parla
del matrimonio lo strangolo”
“Nervosette, vero? Sei una sposina
anomala, lo sai? Di solito le promesse
spose non vedono l’ora di organizzare l’evento, di
parlarne per ore, di
raccontarti tutti quei dettagli di cui non ti frega niente, ma ascolti
per
generosità, ti chiedono consigli sul colore bianco latte o
bianco nuvola delle
rose, tu zero quasi come se questo matrimonio non fosse il tuo e quando
te ne
parlano sembra una condanna a morte, mah!”
“Nell’ultimo mese, la mia
esistenza è stata stravolta, sono stata
interrogata già tre volte e non è un mistero che
la polizia sospetta di me per
la morte di Pérez, sono notti intere che non chiudo occhio,
ho tradito il mio
fidanzato con l’uomo che ho amato di più nella mia
vita e mi sento in colpa. Ho
un senso di colpa che mi sta distruggendo, mi sento in colpa con me
stessa per
quello che provo per Guido, mi sento in colpa con Guido per come
l’ho trattato,
mi sento in colpa con Lorenzo perché non merita tutto
questo. Io non ce la
faccio più, questo è un incubo!”
“Oh, tesoro, vieni qui” Elisa
l’abbracciò “per la morte di
Pérez non
preoccuparti nemmeno lo sanno pure le pietre che non faresti male ad
una mosca,
l’ispettore Magliani è bravo ed anche Guido
è uno in gamba, stanno facendo le
indagini e vedrai presto verrà fuori la verità
così che anche il minimo infondato
sospetto sarà spazzato via. Per il matrimonio, invece,
Azzurra fai chiarezza con
te stessa, non sposare Lorenzo solo per affetto, per gratitudine, per
abitudine, per riconoscenza, per amicizia, se ami ancora Guido, sei hai
sempre
amato solo lui, ammettilo a te stessa e al mondo intero. Promettimi che
ci
penserai”
Lei annuì
“Senti io dovevo andare fuori con Andrea
e poi volevo andare a dormire da
lui, ma ora lo
chiamo e disdico tutto,
non mi va di lasciarti da sola, resto con te”
“No… no… non lo
fare, esci e divertiti. Non è necessario che resti qui,
anzi restare un po’ da sola mi farà bene, poi
volevo disegnare qualche abito da
sposa, lo sai che disegnare mi rilassa”
“Va bene, ma disegni per te o per la casa
di moda?”
“Per tutte e due, se non sarà
per me li userò per la maison”
“Buonanotte ciccia, ci vediamo
domani”
“Buonanotte anche a te”
Provò a fare un paio di disegni che
puntualmente finirono per terra accanto
al cestino della carta straccia, la creatività
l’aveva abbandonata, mentre la
stanchezza era preda di lei. Era esausta, la maison, le prossime
collezioni,
l’indagine sulla morte di Felipe, il matrimonio con Lorenzo e
poi… Guido, era
troppo per lei. Preoccupazioni, ansie, tensioni, quel periodo della sua
vita
era un tunnel buio senza via d’uscita! Era come brancolare in
una selva oscura
senza intravedere la luce, senza trovare la retta via, sola e
angosciata.
Cercava di farsi forza e di darsi coraggio, è un brutto
momento, passerà, ma
più passava il tempo, più si complicavano le
cose, era stanca… molto stanca…
troppo stanca. “E’ un anno
dispari… un
altro anno sfigato e siamo solo a Marzo!”
“Azzurra! Azzurra, ti prego
rispondimi!”
“Ahhhhhhhhhhh!” urlò
lei di soprassalto e si trovò distesa sul divano con
Guido accanto che la circondava e che la scuoteva tenendola per le
spalle
“GUIDO!”
Lui la lasciò e poi fece un lungo
sospiro di sollievo “Mi hai fatto venire
un infarto! Non hai idea di quanto mi sia preoccupato”
“TU?” Si mise a sedere, mentre
lui rimase accanto a lei “Senti giudice, io
credo che tu abbia fuso qualche rotella, io sono a casa mia e sto
dormendo sul
divano. Vengo svegliata da te che mi scuoti, che hai la faccia di uno
che
temeva stesse arrivando un terremoto e mi dici pure che ti ho fatto
preoccupare?”
“E’ mezz’ora che
suono al citofono, non mi rispondevi, il telefono è
staccato, ho temuto che ti fosse successo qualcosa”
“Mi sono addormentata, non ho il diritto
di dormire in santa pace,
ultimamente ho il sonno pesante, dormo poco e niente e quando mi
addormento..”
“Non senti nemmeno le cannonate”
“Prendi in giro, tu!” e si
voltò dall’altra parte con fare indifferente
“Oh!
Ma aspetta, ma tu come diavolo sei entrato a casa mia, al quarto piano
e con le
chiavi inserite nella toppa? Ti hanno dotato del potere di passare
attraverso i
muri?”
“No… non proprio”
rise di gusto “ma quello di passare attraverso le
finestre aperte saltando dal pianerottolo”
“Che cosa?” lei
sgranò gli occhi “Guido, ma sei pazzo? Potevi
sfracellarti
di sotto!”
“Eh, lo so, ma in quel momento non ci ho
pensato, sapevo che eri in casa,
ho incontrato Lorenzo che andava via mentre venivo qua, ho visto la tua
coinquilina uscire, sono stato qualche minuto giù a
schiarirmi le idee e poi
quando ho provato a contattarti tu non rispondevi, io mi sono
spaventato,
credimi”
“Mi dispiace, ma non l’ho fatto
di proposito. E comunque l’idea che tu
potevi cadere dal 4 piano mi rende inquieta. Non lo fare mai
più!”
“Va bene” rispose lui
toccandole il naso con una carezza “però tu
promettimi che quella finestra la lasciate chiusa, non è
sicuro, chiunque
potrebbe entrare qui dentro e voi siete due ragazze sole”
“Ma è la finestra del bagno ed
è vero che per come è posta lasciarla aperta
e un po’ pericoloso, ma non è mai successo niente,
non si è mai introdotto
nessuno, io ed Eli facciamo quasi a gara a chi la lascia aperta di
più”
“E fate male” si
arrabbiò lui “Promettimi che ci starai
attenta”
“Va bene lo prometto. Ma tu che ci facevi
qui? Un altro interrogatorio,
caro giudice?” chiese nervosa
“No, ma sarai convocata
prossimamente”
“Ancora! Io non ce la faccio
più! Ma cosa volete da me. Io ho detto tutto.
Io non c’entro niente con Pérez lo conoscevo a
stento, vi state accanendo
contro di me. Guido io non sarei mai capace di fare del male a nessuno
e tu lo
sai, mi conosci”
“Ti sbagli, io ti conoscevo, io credevo
di sapere com’eri fatta, ma ora non
so più niente, hai imparato a raccontare le bugie Azzurra ed
hai imparato a spezzare
il cuore degli altri, ora sai far male, un male cane”
“Beh, si vede che ho avuto un buon
maestro! Tu credi che io abbia ucciso un
uomo?” si avvicinò e lo guardò dritto
negli occhi “TU DAVVERO MI CREDI CAPACE
DI UNA COSA DEL GENERE?” urlò con tutta la rabbia,
il dolore, il rancore che
aveva in corpo.
Lui non rispose continuando a fissarla
“VAI FUORI! FUORI DA CASA MIA
SUBITO!” lo spintonò verso l’uscio e lui
la
bloccò “Io ti odio… io ti
odio… vattene” cominciò a piangere e
singhiozzare,
lui la strinse forte e lei che aveva provato ad allontanarlo dandogli
dei colpi
sul petto si abbandonò contro di lui, senza più
forze, senza lottare, alla
ricerca disperata di amore, di affetto, di protezione.
“Calmati, amore calmati, sta tranquilla
amore mio” quelle parole così
dolci, così tenere, ebbero un potere rassicurante e lei si
lasciò cullare.
“Lottare contro
di lui è inutile”
constatò sconsolata “Mi
sbagliavo quando
pensavo che mi sarebbe passata, io sono condannata ad amare Guido
Corsi, per
sempre, tutta la vita”
“Io non credo che sia stata tu, non ci ho
mai creduto, nemmeno per un
istante”
Lei alzò gli occhi verso di lui
“mi posso fidare di te?”
“Si, io farò di tutto, di
tutto per far venire fuori la verità in questa
brutta storia”
Le loro labbra erano così vicine, la
passione e la rabbia si alimentavano a
vicenda, più erano contro, più avevano vogliano
di litigare, di ferirsi, di
sbranarsi, più saliva il desiderio, l‘ardore,
l’impeto, la voglia era incontenibile,
la smania di rubare alla razionalità, alla
realtà, ai problemi, alle indagini,
quelle ore di felicità pura, di completamento fisico, di
sesso sfrenato e incontrollabile.
Tra loro era così, combattersi era la
strada che li portava ad unirsi, la
guerra li conduceva ad arrendersi l’uno nelle braccia
dell’altra, amore ed
odio, guerra e pace, ragione e sentimento, indifferenza e dipendenza,
lasciarsi
e prendersi, era un rapporto da manicomio, ma stava diventando qualcosa
a cui
non era possibile rinunciare.
Fecero l’amore sul pavimento, troppo
lontana la camera da letto e stavolta
rimasero abbracciati sulla moquette, lei distesa con la testa sulle sue
gambe e
lui seduto che le accarezzava il viso con una mano e giocava con i suoi
capelli
con l’altra.
Maledette parole, ma era necessario pronunciarle?
“Ho parlato con Davide ieri”
disse lei per rompere il ghiaccio.
“Lo so”
Lei lo guardò perplessa “e chi
te l’ha detto? Davide non di sicuro perché
è
arrabbiato con te”
“La lista si allunga”
ironizzò lui
“Uhm”
“Comunque, me l’ha detto suor
Angela, lei non mi ha ancora tolto la parola
a differenza di voi due. Davide sta cominciando a dirmi le bugie e
questa cosa
non mi piace. Fa tardi quando ha il permesso di uscire, spesso non
studia e un
paio di volte ha pure marinato la scuola ed io queste cose non le
accetto”
“Sempre il solito tu! Ha dodici anni cosa
vuoi che faccia? Il soldatino di
piombo? Deve crescere, stare fuori, corteggiare le coetanee e prendere
anche le
sberle se servono a farlo maturare, a sviluppare la sua indipendenza, a
formare
il suo carattere. Ma tu alla sua età che facevi? E non mi
rispondere che eri un
robottino perché non ci credo?”
“Si… no… a dodici
anni sono tornato per la prima volta fuori dopo
mezzanotte, ero con Marcello e i miei mi consentirono di andare ad una
festa
con lui, le ragazze erano più grandi, ma io non me la cavai
male”
“Pure dongiovanni”
“Poi nell’adolescenza ho avuto
le mie ribellioni anche io”
“Oh mio Dio allora sei normale, non vieni
da Marte?”
“Stupidina! Birra, qualche sigaretta,
concerti e pure un paio di fumatine
niente male”
“Guidoooo!”
“Lo so che non si fa, ma forse se non ci
avessi provato, non saprei che non
mi sono perso niente, solo scena e smania di emulazione”
“E perché Davide non dovrebbe
trasgredire, non avrebbe il diritto a
ribellarsi?”
“Perché io mi preoccupo per
lui”
“E i tuoi non si erano preoccupati per
te? Eppure ti hanno dato fiducia”
“Si… si saranno pure
preoccupati, ma io ero molto affidabile, sapevo
scrivere dritto anche quando sbavavo, ho sempre studiato e raggiunto
risultati
notevoli. Sapevo coniugare piacere e dovere. Me la meritavo la
fiducia”
“Ed anche Davide la merita, tu riuscirai
ad addormentarti sereno solo
quando sarà rientrato, ma lo lascerai libero di tornare
tardi, di essere se
stesso senza ripicche, sensi di colpa, oppressioni. Davide è
un ragazzetto
straordinario Guido e non solo perché è tuo
figlio, ma perché ama la vita ed
ama gli altri semplicemente, è ancora piccolo, ma sa
guardare il mondo e saprà
affrontarlo e tu sarai lì nell’angolo a gioire con
lui e ad offrirgli la tua
spalla quando sarà deluso o amareggiato”
“E tu?” la domanda completa era
“E tu dove sarai?” ma gli si bloccò in
gola
“Io?” glissò lei
riferendosi al passato e non al futuro “Io, invece,
scrivevo storto anche dentro le righe perfettamente diritte che mi
avevano
disegnato gli altri, amavo mettere alla prova chiunque mi volesse un
briciolo
di bene, non so se li sfinivo io o mollavano loro, ma alla fine ero
spesso
sola. Volevo mia madre e lei non voleva essere madre. Volevo mio padre
e lui
non cercava altro che un posto in cui scaricarmi senza avere fastidi.
Alla fine
ho imparato che posso bastarmi anche da sola, non ho bisogno di
elemosinare
l’amore da qualcuno per esistere, non ho bisogno di
“aggrapparmi” per forza a
qualcuno per essere. Posso amare e posso essere amata perché
sono io, perché
l’amore è parte di me, io lo dono e ricevo
tantissimo, questa cosa mi rende
felice”
“Con Lorenzo sei felice?”
fargli quella domanda gli costò uno sforzo immane
e non perché era difficile formulare il quesito, anzi
quell’interrogativo lo
angosciava non poco, ma era la risposta che temeva.
Lei rise amaramente “Lorenzo è
stata la mia stella nella notte… ogni 10
agosto, nella notte della delle stelle cadenti io non esprimo
più desideri,
quello che avevo quattro anni si è esaudito avendo
conosciuto lui. Io so che di
lui posso fidarmi incondizionatamente. Abbiamo avuto le nostre liti, le
piccole
incomprensioni, qualche scontro, ma lui c’è sempre
stato per me ed io per lui,
mi ha lasciato sbagliare, mi ha insegnato a lavorare, abbiamo
viaggiato, mi ha
lasciato i miei spazi e pure se avevo bisogno, anche solo di uno
sguardo, il
suo non mi lasciava mai. Io non gli sarò mai grata
abbastanza per tutto, io non
lo dimenticherò mai. Ma se fossi stata davvero felice con
lui, non sarei tra le
tue braccia”
Lui la strinse più forte, baciandole la
tempia “Amore mio… io non ti merito
lo so… ho capito che non potevo più fare a meno
di te quando tu non c’eri più…
ho provato a convincermi che non avevo bisogno di nessuno, non avevo
mai avuto
bisogno di nessuno, perché con te doveva essere diverso? Ma
tu sei diversa… tu
sei la donna che ha sciolto il ghiaccio intorno al mio
cuore… tu hai fatto
quello che nemmeno io credevo potesse accadere. Ti ricordi quando mi
dicesti
che io non soffrivo perché non usavo il mio cuore? Tu sei
stata quella che ne
ha preso il possesso senza che me ne rendessi nemmeno conto. Tu sei la
ferita
dentro me che non potrà mai risanare nessun altro. Io per te
ho sofferto
tantissimo tesoro mio, perché quando ti ho fatto del male,
quando ti ho mandato
via, quando ti ho allontanata solo in quel momento ho, veramente,
capito cosa
significa sentire qualcosa spezzarsi dentro il petto”
Fu lei a baciarlo “Perché non
mi hai mai cercato? Se, davvero, non potevi
stare senza di me perché non hai mosso un dito?”
“Perché mi vergognavo! Chi
sbaglia è giusto che paghi. L’ho sempre pensata
così. La mia pena è stata vivere senza di te. Il
rapporto con Beatrice è stato
complicato, mi ha sfinito, ho, sempre, tentato di tenere tutto insieme
ma avevo
sbagliato ad incastrare i pezzi. Tre anni fa, quando abbiamo trascorso
la notte
nel vecchio appartamento in convento, quando ci siamo baciati, io avrei
dato
davvero un calcio a tutto pur di stare con te, ma c’era la
gravidanza di
Beatrice e poi sei sparita ed io pensavo meglio così, ma tu
sei sempre stata lì
amore mio, nel posto dove nessun altro era mai riuscito a fare tanto,
nel mio
cuore. A volte ho pensato di ritrovarti a Modena, a volte ho sperato di
sapere
qualcosa di te da suor Angela, da Margherita e tu, invece, sei stata
bravissima, sei completamente sparita. Me lo meritavo”
“E quando ci siamo
rincontrati?” gli chiese lei
“Intendi alla vineria o in
questura?”
Lei rise “Alla vineria non ci siamo
proprio incontrati, adocchiati direi.
Comunque non ho mai dubitato nemmeno per un secondo che fossi tu, ma
era troppo
strano, in un locale del centro, di sera, a Milano, ho cercato in tutti
i modi
di convincermi che mi ero sbagliata, temevo pure sbucasse Beatrice da
un
momento all’altro, dato i suoi trascorsi milanesi e avrei
fatto di tutto per
volatilizzarmi però ero così curiosa”
“Io, contrariamente, pensavo non fossi
tu. Chissà perché nonostante mi
abbiano trasferito a Milano, invece, di pensare che fosse
più facile ritrovarti
nella stessa città ero convinto tu non vivessi
più qui. Solo una volta ho
sentito parlare suor Costanza e suor Angela di te e lei diceva che ti
sentiva
poco perché tu eri sempre in giro… cambiavi
città ogni settimana… Che ne so io
ho pensato che avessi trovato un fidanzato ricco che ti manteneva, ti
permetteva di viaggiare e di non avere vincoli, legami”
“Mi amerai pure da 4 anni, caro
professore, anzi caro giudice, ma non hai
mai cambiato idea su di me? Mai detto magari è cambiata, si
è laureata, ha una
professione, ha una carriera, si è sposata, ha dei
figli?”
“No, lo ammetto, forse perché
mi piacevi pure fuori dagli schemi, non lo so
Azzurrina mia, ma io credo che ti amerei pazzamente qualunque cosa
fossi
diventata. Di sicuro, sono fiero di te, anzi sei stata così
brava a tirare
fuori il tuo talento, a trovare un lavoro che ti gratifica. Sei come
uno
scrigno pieno di gioie e hai ancora tanti beni preziosi dentro di te e
tanto
oro da dare a chi ti circonda, tu sei il mio tesoro Azzurra io non
posso più
perderti”
Si baciarono “Io, poi, vorrei capire
perché non sei mai uscito dalla mia
vita, credimi ci ho provato tanto! Ti ho odiato e ti amavo, ti ho
ignorato e ti
amavo, mi sono costruita una vita e non ho mai smesso di amarti, che
potere
malefico hai tu nei miei confronti?”
“Speriamo che qualunque cosa sia ad
unirci non finisca mai” si baciarono ancora…
e poi ancora… e ancora e finirono per fare di nuovo
l’amore.
Dopo aver dormito poco e nulla per l’intensa nottata di amore e confidenze, fecero colazione insieme, lei gli chiese solo il tempo di parlarne con Lorenzo, non voleva tenere il piede in due scarpe non era il tipo, sarebbe stata dura, lasciare il proprio fidanzato poco dopo una proposta di matrimonio e mentre lui organizzava le loro nozze. Ma fingere era inutile ed arrivare sull’altare per poi mollare tutto in modo scenografico era solo roba trita e ritrita da film e fiction. Amava Guido, aveva amato sempre e solo lui, voleva vivere quell’amore, il suo amore. Era intenzionata anche a lasciare la casa di moda, aveva un buon curriculum, era talentuosa e in quel periodo di boom economico le occasioni non mancavano e le offerte nemmeno. L’indagine per la morte di Pérez si sarebbe conclusa e Lorenzo avrebbe salvato la Masalor e l’avrebbe rilanciata, se c’era uno in grado di farlo, quello era Lori anche senza di lei e le tensioni che si sarebbero create tra loro, così sarebbe stato più semplice.
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