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Autore: MadAka    14/06/2013    3 recensioni
"Hei no! E' solo il mio coinquilino..."
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rientrai in casa solo un’ora prima del solito, Tess e Chris, anche con tutte le loro più buone e insistenti intenzioni, non erano riusciti ad impedire che un paio di clienti mi portassero via buona parte del pomeriggio e si erano visti costretti ad arrendersi e ad aspettare che mi liberassi da sola. Inutile dire che dopo mi avevano riempito a dovere la testa con frasi fatte su quanto tempo buono avessi sprecato in quella maniera invece che correre a casa e provare a passare la giornata con Taylor.
Come mi aspettavo l’appartamento era silenzioso e stranamente ordinato, cosa che mi fece sospettare che il mio coinquilino non si fosse mosso dalla sua camera da letto per tutto il giorno, probabilmente era morto.
Posai le mie cose sul tavolo e rimasi immobile per un po’, indecisa su cosa fare. Nella casa continuava ad aleggiare uno strano silenzio e alla fine mi decisi a darmi una svegliata e a raggiungere Taylor nella sua camera, dove era sicuramente rintanato.
Non bussai, per evitare di svegliarlo in caso stesse dormendo, aprii lentamente la porta e diedi una sbirciata dallo spiraglio che mi ero creata.
-Ci sono…- fu la frase che mi accolse.
Mi uscii un “Oh” frettoloso e terminai di aprire la porta della sua stanza.
Rimasi un momento a guardarlo prima di chiedergli:
-Allora, come stai?-
Lui fece un’espressione vaga e si rimise a osservare il soffitto, cosa che probabilmente aveva fatto per tutto il giorno:
-Non saprei. Ho provato ad alzarmi da qui un paio di volte ma mi viene sempre una gran nausea… penso che morirò in questa posizione- concluse, mettendosi  la mano destra dietro la nuca, a contatto con il cuscino, e quella sinistra sulla pancia.
Mi sedetti sul bordo del suo letto:
-Non può essere così tragica la situazione-
-Oh, lo è. Vuoi che provi ad alzarmi? Pulisci tu se dovessi vomitare-
Rabbrividii alla sola idea  e alzai le mani:
-Ok, ok, evita, ti prego-
-Ecco, visto che avevo ragione?-
-Veramente non me lo hai dimostrato. Ti do ragione sulla fiducia-
Si mise immotivatamente a ridere:
-Sulla fiducia eh? Wow…-
Il discorso non aveva senso e me ne stavo rendendo perfettamente conto. Provai a dirottarlo da un’altra parte:
-Quindi te ne sei rimasto qui tutto il pomeriggio?-
-Già, mi sono svegliato verso l’una e poi ho contemplato il soffitto- alzò un dito e indicò un punto nella stanza: -Laggiù c’è un ragno…-
Guardai dove aveva indicato e dissi semplicemente:
-Ok, tu non stai bene…-
-Credevo l’avessi capito-
Gli sorrisi e lui fece la stessa cosa, poi si spostò dal centro del suo letto per lasciarmi spazio:
-Mi fai compagnia?- mi chiese.
Mi sdraiai accanto a lui e per un po’ nessuno disse niente. Pensai che quello fosse il momento più opportuno per iniziare a parlare di cose serie, come ad esempio la questione “Denise”. Volevo sapere se si vedevano ancora, se quel “Quando uscivo con Denise” che aveva pronunciato la sera prima era un errore, una mia incomprensione o un’affermazione a tutti gli effetti. Però non potevo chiederglielo così, su due piedi, non era più ubriaco e forse si sarebbe insospettito troppo. Decisi di arrivare all’argomento per gradi, ma lui mi precedette chiedendomi:
-Ieri sera sono stato molto inopportuno?-
Come un flash mi tornò immediatamente in mente la nostra conversazione sul divano, ma soprattutto il modo in cui si era conclusa. Scacciai i pensieri in fretta e risposi:
-Non più del solito-
Fece una risatina divertita.
-Non ti ricordi niente?- chiesi dopo.
Assunse un’espressione dubbiosa:
-Ho qualche rapido ricordo a tempi alterni. Di sicuro mi ricordo che dopo il quarto rhum ho iniziato ad avere seri problemi a parlare. Poi… vuoto, finché non sei arrivata tu con un omone che era…-
-Il buttafuori-
-Ecco, sì. Poi ancora vuoto… No, poi solo vuoto. Mi spiace, è successo qualcosa?- concluse e si voltò verso di me.
-Niente degno di nota- risposi cercando di essere credibile.
Ripresi a parlare prima che lui potesse dire qualcos’altro:
-Ma come mai ti sei dato così tanto all’alcool ieri sera? Dovevi festeggiare qualcosa?-
La sua risposta tardò un po’ ad arrivare:
-No, non che mi ricordi. Forse è stata colpa di Rusty, diamo la colpa a lui…-
Mi suonava strano. Era vero che Rusty era un pessimo personaggio da frequentare in presenza di alcool, ma Taylor si sapeva benissimo controllare, altrimenti avrebbero già litigato un’infinità di volte per futili motivi, tipo a chi dei due spettasse la bionda della serata.
-Ho capito-
Ci fu nuovamente silenzio da parte di entrambi e ricominciai a parlare:
-Immagino che stasera sarai fresco e riposato come una rosa, pronto per uscire- scherzai.
Lui mi guardò in viso, i suoi occhi bruni erano spenti e chiaramente assonnati:
-Visto come sto messo è già tanto se riesco ad alzarmi dal letto. Penso avrò bisogno di un trapianto di fegato. Che gruppo sanguigno hai tu?-
-B-
-Merda, io sono A-
-Che sfiga, eh?-
-Già-
Decisi di approfittare del discorso insensato che stavamo facendo:
-Puoi sempre chiedere a Denise, immagino che stasera venga qui, visto come stai tu…-
Il sabato sera lui e la biondina uscivano sempre insieme, quindi la mia frase era più che motivata.
Taylor rispose immediatamente, con un tono di voce pacato e leggermente sorpreso:
-Non stiamo più insieme… Non te l’avevo detto?-
Feci “no” con la testa fingendomi sorpresa dalla notizia, mentre, in realtà, dentro di me era appena cominciato un festino.
-Strano, credevo di averlo fatto…- disse dopo aver rimuginato sul mio gesto.
Nuovamente scossi la testa, come per confermare il fatto che non ne sapessi niente. Provai a continuare ad indagare la cosa, senza però sembrare troppo curiosa a riguardo:
-Se l’avessi saputo mi sarei evitata quella domanda. È stato piuttosto imbarazzante…-
-Cosa?-
-Quello che ti ho chiesto prima su Denise. Insomma, se avessi saputo che non uscivate più insieme me ne stavo zitta, non ti pare?-
Fece un gesto che aveva tutta l’aria di voler lasciar correre la cosa, poi respirò profondamente, prima di riprendere parola:
-Non preoccuparti, non è un problema. Oltretutto sono stato io a lasciar perdere-
“Ok, devo stare calma, calma e disinvolta”
-Posso chiederti cos’è successo?- cercai di assumere il tono più innocente che conoscessi, come per fargli credere che mi dispiacesse dell’esito negativo della sua ultima storia, anche se mi ero resa conto, in quei pochi minuti, che era la notizia più bella che potessi apprendere.
-Bè… vedi, non lo so-
“Parte bene” pensai, ma lasciai che cercasse e trovasse le parole migliori.
-La verità è che credo sia ora che inizi seriamente a pensare a cosa voglio fare della mia vita. Insomma, ho quasi ventotto anni, credo sia ora che mi sistemi, capisci cosa intendo vero? Una storia seria, un lavoro decente e che mi piaccia… non credo di esserci ancora arrivato e sono sulla soglia dei trent’anni-
-Che centra? Anche io sono nella tua stessa situazione…-
-Ok, ma tu almeno un lavoro che ti piace parecchio ce l’hai, io ancora non so se voglio continuare là o meno. Ho iniziato a sistemare le cose nella mia vita partendo dalla mia relazione, che non consideravo sufficientemente seria-
Lo ascoltai attentamente e poi gli sottoposi una nuova domanda:
-Scusa se te lo chiedo, ma perché Denise non andava bene?-
Ci pensò un momento, ma non a lungo:
-Ti dirò… era simpatica e con lei ci stavo anche bene, ma non era quella giusta. Era un po’ oca e poi siamo finiti a letto praticamente una settimana dopo il mio invito ad uscire. Non è che una così mi ispiri “storia seria” e “famiglia”… forse fra qualche anno metterà la testa a posto, ma non l’aspetterò di certo-
Aveva fissato il soffitto tutto il tempo mentre pronunciava quelle parole. Mi faceva uno strano effetto sentire Taylor trattare quegli argomenti con tanta serietà, soprattutto perché mi sembrava strano vedere il migliore amico di un tipo come Rusty che parlava di storie serie e famiglie.
Dopo qualche momento di silenzio pensai di dover dire qualcosa:
-Però! Tutta questa confessione è dovuta all’alcool di ieri sera?-
Sorrise:
-Forse-
-Devo dire che è un po’ strano sentirti parlare così di certi argomenti. Che ti è preso?- domandai con un tono scherzoso.
Lui si voltò e mi guardò, il suo sguardo era ancora leggermente appannato dalla stanchezza, ma dovetti farmi forza per resistergli, dato che era così vicino a me:
-Ho aperto gli occhi…- lasciò cadere la frase e io sentii una forte fitta allo stomaco, che accompagnò il decollo del mio cuore dal petto fino alla gola.
Distolsi lo sguardo cercando di sembrare il più disinvolta possibile:
-Cielo, come sei inutilmente poetico stasera!- dissi scherzando.
Lui si mise a ridere e si sdraiò sulla pancia, appoggiandosi con i gomiti:
-Ma se lo sono sempre!-
-Oh sì, certamente. Guarda me le segno sempre tutte le tue uscite poetiche, ho un taccuino in camera mia-
-Sul serio? Fammelo vedere, ti prego. Ne uso un paio per far innamorare qualcuna di me-
Io scoppiai a ridere, così come lui, mentre fissavo il soffitto e mi usciva un divertito “Coglione” chiaramente rivolto a Taylor.
Appena mi fui calmata, non per le risate ma per la tachicardia che mi aveva colpito minuti prima, lo guardai nuovamente:
-Senti, io vado a preparare la cena, ti alzi o fai finta?-
Guardò giù dal letto:
-Secondo me vomito…-
-Bè, fai quel che ti pare, io vado a cucinare qualcosa. Non vuoi niente sul serio?-
 Parve pensarci qualche secondo prima di domandami:
-Mi faresti un brodino?- aveva un tono ironico e vagamente infantile.
-Un brodino?!- esclamai: -Taylor, è luglio, c’è caldo perfino a respirare, figurati se mi metto a farti un brodino!-
Lui scoppiò in una sonora risata e io lo mandai al diavolo. Mi alzai e mi avviai verso l’angolo cottura, sentendo che dietro di me anche il moro aveva trovato la forza per uscire dal suo letto.
Appena raggiunsi il tavolo mi voltai un secondo per vedere se era riuscito nel suo intento e lo trovai accanto alla porta della sua camera, con il braccio appoggiato allo stipite e la testa posata sul suo braccio. Stava ancora ridendo ripensando alla storia del brodino e mi guardava con i suoi occhi scuri che erano finalmente tornati vitali. I suoi capelli castani e scombinati contribuivano a renderlo la cosa più bella che potessi sperare di vedere in quel momento.
Anche se leggermente controvoglia, rimasi stregata da quella visione.
  
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