Lo scenario che si parò davanti agli occhi di Semir quando arrivò alla casetta era semplicemente spaventoso. I muri della villetta era crivellati di colpi, una parte della casa era sventrata ed usciva ancora il fumo. All’esterno Semir vide subito i corpi dei due colleghi del servizio testimoni crivellati di colpi “ Oh mio Dio no, no, no…” pensò Semir entrando in casa.
In quello che era il salotto vide ciò che restava del corpo di Hoffman, tremando come una foglia Semir girò per le altre stanze, terrorizzato al pensiero di trovarvi il corpo del suo migliore amico… era arrivato tardi, troppo tardi e non se lo sarebbe mai perdonato. Invece vide solo la povera Beate, a terra con le braccia aperte e gli occhi sbarrati a fissare il cielo. Povera donna…. “ Ben… Anna…” chiamò con voce rotta dalle lacrime All’improvviso sentì uno scricchiolio dietro di sé. Si voltò di scatto impugnando la pistola e vide… BEN “ Ohh Dio sia ringraziato!!” Semir saltò al collo di Ben e lo strinse così forte che il ragazzo urlò di dolore per le costole ancora fratturate. “ Ben stai bene?? Rispondi…” Ma Ben fissava attonito il corpo di Beate senza emettere un fiato. Anna sopraggiunse “ Semir…” “Anna… che è successo??” Ci hanno trovato… Semir … ci hanno trovato anche stavolta” le lacrime le scendevano lungo le guance.
“ Dobbiamo andare via di qui” disse Anna “ Certo, ma dove?” Semir pensava freneticamente…. un posto sicuro che nessuno conosce… ma certo il quartiere turco!! Dai suoi cugini, lì nessuno li avrebbe trovati. Informò Anna “ Andiamo forza” disse voltandosi verso Ben che nel frattempo si era accucciato vicino Beate; le aveva preso il capo in grembo e la accarezzava. “ Ben dobbiamo andare” disse dolcemente Semir, ma Ben pareva non sentirlo. “ Ben…” lo esortò il compagno. “ Lasciatemi qui” mormorò “ Che stai dicendo Ben, forza andiamo” disse Semir prendendogli il braccio, ma Ben si divincolò. “ Ho detto lasciami qui… quante persone devono ancora morire per me?? Lasciami qui non voglio che succeda qualcosa anche a te…” ormai era sull’orlo di una crisi nervosa. Semir si accucciò vicino all’amico e gli prese il viso fra le mani girandolo verso di sè “Ben che stai dicendo?? Io non ti lascio qui, neppure se dovessi morire all’istante. Come farei senza il mio compagno? Insieme possiamo fare tutto” “ Sette persone Semir, sette persone sono già morte. Avevano mogli, figli, una famiglia e sono morti per proteggere me. Era meglio se morivo subito” Semir aveva voglia di piangere, ma cercò di sembrare il più sicuro possibile “ Smettila immediatamente, non dire mai più una cosa del genere, non la pensare neppure. Come farei da solo? Te lo ripeto, ora siamo insieme e insieme possiamo fare tutto!!” Semir si vestì di autorità e alzò di forza Ben “ Ora andiamo” concluse guidandolo verso la BMW
Durante il viaggio Ben non profferì parola, guardava attonito fuori dal finestrino. Semir aveva disperatamente desiderato di averlo ancora seduto a fianco nella sua auto, ma non certo così.
Arrivati al quartiere turco Semir si fermò al negozio di suo cugino Cem e ne uscì poco dopo con delle chiavi. “Andiamo a casa di mio zio Salim, sono ad Ankara ora, lì nessuno ci troverà” Anna chiuse gli occhi cercando di concentrarsi… era così stanca. Non poteva ancora crederci. Beate era morta e lei aveva lasciato da solo Hoffman, anche lui era morto, per salvare lei e Ben, aveva odiato quell’uomo, ma ora… non sapeva neppure se avesse famiglia eppure lo conosceva da almeno sette anni.
La BMW di Semir giunse davanti un piccolo condominio in zona periferica, modesta ma dignitosa Semir guidò Anna e Ben al primo piano. L’appartamento era luminoso, arredato nel tipico stile orientale. Anna chiuse immediatamente tutte le imposte e fece un rapido controllo della situazione. “ Ben stenditi un po’ devi far riposare quella gamba” lo esortò Semir, ma Ben pareva non sentire. Si sedette su di una sedia vicino al tavolo a fissare il vuoto.