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Autore: MoreUmmagumma    16/06/2013    7 recensioni
E se uno dei Led Zeppelin scoprisse di avere una figlia nata da una notte di passione con una delle tante ragazze?
***
Non è l'ennesima storia d'amore tormentata e travagliata. Si tratta solo dell'amore di un padre per una figlia che non sapeva di avere.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jimmy Page, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Mi prendi in giro?- domandò Pamela sgranando gli occhi.
-No- rispose Jimmy, impassibile, guardando Alice che si portava il bicchiere di succo di frutta della colazione alla bocca.
-È davvero tua figlia?-
Jimmy annuì, sfregandosi il naso con l’indice, senza distogliere lo sguardo dalla bambina.
-Wow...- disse la giovane groupie, chiaramente spiazzata da quella notizia. –E io che per un attimo avevo pens...-
-Non dirlo nemmeno!- esclamò Jimmy voltandosi d’un tratto verso di lei, per poi riposare lo sguardo sulla piccola che sedeva di fronte a lui, ignorando completamente il discorso dei due, mentre mangiava i suoi pancakes.
-Scusami- sussurrò Pamela abbassando la testa.
Lui non rispose. Accavallò le gambe, si portò una sigaretta tra le labbra e la accese. E mentre osservava insistentemente Alice che finiva la sua colazione, la sua mente volò agli anni passati, a quando faceva ancora parte degli Yardbirds e a quella sera in cui incontrò Rachel...

1966.
Come ogni sera il Planet Bar era sempre affollato. La musica rock ‘n’ roll proveniente dal juke box riecheggiava per quasi tutta la via e nel locale si sprigionava odore di fumo ed alcool. In un angolo, seduti ad un tavolino, cinque ragazzi parlottavano tra di loro, con una sigaretta tra le dita e un drink sotto il naso.
-Allora va bene?!- esclamò uno di loro. –Usiamo la canzone di Keith?-
Gli altri assentirono e cominciarono a parlare di altri argomenti che non fossero la band.
-Page, ci sei?- domandò un altro dei cinque, tale Jeff Beck, richiamando l’attenzione dell’amico, il quale sembrava non essere partecipe al discorso poiché attratto da altro.
-Eh? Sì sì...- rispose prima di riposare lo sguardo su una ragazzina che sedeva da sola al bancone e che ogni tanto si girava verso di lui, sorridendogli.
-Carina!- commentò Jeff. –Ti consiglio di andare a parlarle prima che lo faccia io!-
Jimmy gli lanciò un’occhiata torva ma al contempo divertita, si alzò, sistemandosi la giacca, e si diresse verso la ragazza.
-Un Jack Daniel’s per me e per la signorina invece...?-
-Una birra, grazie!- rispose la ragazza al barista che annuì anndando a preparare i bicchieri.
-Sei sola o in compagnia?- domandò Jimmy.
-Beh...- disse la ragazza, lanciando un’occhiata alla sua amica che ballava in pista, con le braccia avvolte intorno al collo di un ragazzo. -...sono sola-
Il barista tornò con i bicchieri pieni e Jimmy prese un sorso dal suo whiskey.
-Che maleducato, non mi sono nemmeno presentato. Io sono Jimmy- disse tendendole la mano.
-Sì, lo so chi sei- rispose ridendo la ragazza. –Ti ho visto più volte in Tv. Comunque io sono Rachel-
-Incantato- sussurrò lui avvicinando la mano di lei alle sue labbra per stamparle un lieve bacio sul dorso di essa, senza smettere un momento di guardarla negli occhi.
La ragazza arrossì visibilmente e gli sorrise. Nessuno le aveva mai fatto il baciamano prima di allora.
-E che ci fa una ragazza così carina tutta sola in bar così affollato?-
-Aspettavo che
qualcuno si avvicinasse-
-Spero che l’attesa non sia stata vana-
-No, affatto!- rispose lei in un sorriso.
Ci fu qualche secondo di silenzio che venne impiegato da entrambi nel prendere un sorso dal proprio bicchiere.
Ripresero a parlare, raccontando all’altro qualcosa di se stessi, dei propri interessi, dei propri sogni...
Fin quando non furono interrotti dall’amica di Rachel.
-Ti dispiace se vado via adesso?- le domandò l’amica. –Sai, Mark si è offerto di accompagnarmi a casa e...-
-No, vai pure- rispose rassegnata Rachel.
-Grazie! Allora ci vediamo domani!-
-A domani!-
Guardarono la ragazzina uscire dal locale, dopodiché Jimmy osservò: -Non eri del tutto sola, allora-
-In teoria no... ma in pratica sì-
-Hai da fare stasera?- domandò Jimmy di punto in bianco, senza preamboli.
-No- replicò Rachel senza esitazione.
-Aspetta qui- disse lui alzandosi, per andare verso il tavolo dei suoi amici dicendo loro che sarebbe tornato subito in albergo. Dopodiché la prese per mano e una volta usciti dal pub, chiamarono un taxi che li condusse all’hotel. Entrarono in camera da letto, trafelati ed eccitati,quando Jimmy poggiò le sue labbra su quelle di Rachel, rendendo il bacio sempre più appassionato, prima di farla stendere sul letto sotto di sé. Allungò una mano sull’abat-jour poggiata sul comodino e spense la luce lasciando entrambi  circondati dal buio.

-Buongiorno!- esclamò Robert entrando nella sala da pranzo. –Sono il primo oltre a voi?-
-No, sei l’ultimo: gli altri se ne sono già andati- rispose Jimmy.
-Ah... capisco- disse deluso il cantante. –Comunque non puoi immaginare cosa sia quella Judy a letto. Dio santo! È qualcosa di davvero...-
-Robert!- lo riproverò l’amico, facendo cenno con la testa verso la bambina.
-Scusami!- esclamò, mettendosi seduto su una sedia. -Allora mio oscuro amico, ti stai divertendo con la tua nuova occupazione? Magari chiamami quando giocherai con lei con le bambole, quelle di plastica ovviamente, sono proprio curioso di vedere come te la cavi- aggiunse sghignazzando.
Jimmy roteò gli occhi, sospirando, e lo ignorò completamente. -Hai finito tutto?- domandò ad Alice, voltandosi verso di lei.
La bambina lo guardò ed annuì soddisfatta. Evidentemente non aveva mai fatto una colazione così abbondante in vita sua. Ne ebbe la conferma quando vide il suo infantile stupore davanti alla tavola imbandita per la colazione. Era strano, quello che per lui era solo quotidianità per lei era così meraviglioso.
La aiutò a pulirsi la bocca con il tovagliolo e si alzò, facendola scendere dalla sedia.
-Aspetta! Dove vai?- gli domandò Robert. –Sono arrivato adesso nel caso non te ne fossi accorto!-
-In camera, dove vuoi che vada?!-
-D’accordo, senti, vengo subito al sodo: e se questo pomeriggio io e te ce ne andiamo in uno di quei locali di cui ci ha parlato quella bambola alla reception?  Dicono che sia frequentato da...-
-No, non posso, ho altro da fare- lo interruppe Jimmy. –Portaci Bonzo, vedrai che non ti dirà di no-
E così uscì dalla sala, mano nella mano con Alice, la quale voltò la testa per osservare Robert, rimasto a bocca aperta e con un’espressione di incredulità sul volto.
-È diventato matto!- esclamò, rivolgendosi a Pamela, che non si era persa nemmeno una battuta di quel discorso.

Il campanello della porta del negozio tintinnò al loro arrivo. La commessa di mezz’età sedeva dietro il bancone con un libro in mano, poiché il negozio era vuoto.
-Salve!- esclamò Jimmy.
-Buongiorno!- rispose lei prima di ritornare alla sua lettura.
Si avvicinarono al coloratissimo scaffale dei libri per bambini, in cerca di un libro di fiabe che potesse piacere ad Alice.
-Quale prendiamo?- le domandò Jimmy, chinandosi sulle ginocchia.
Alice scrutò l’intero scaffale, sormontato da libri di fiabe, fumetti, album da colorare, scatole di pennarelli, pastelli e tempere.
-Questo- disse indicando col dito indice un grosso libro con una principessa in copertina.
-Questo qui?- chiese Jimmy prendendolo.
-Sì-
Fece per andare alla cassa ma Alice rimase lì davanti, guardando con insistenza le matite colorate.
-Prendiamo anche queste?- le domandò dolcemente Jimmy.
Lei annuì, afferrandone una scatola.
-Magari prendiamo anche qualche foglio bianco, eh!- disse lui prendendo una confezione di fogli da colorare.
Si diressero al bancone, dove la signora sorrise non appena li vide arrivare.
-La vuoi una caramellina?- chiese ad Alice mettendo i soldi in cassa.
Alice annuì, allungando la manina per prendere la caramella che la signora le stava offrendo.
-Grazie- disse flebilmente tentando di aprire la caramella.
-Che tesoro!- esclamò la signora. –Com’è beneducata! Complimenti!- aggiunse, rivolgendosi a Jimmy, il quale balbettò un banale –Grazie-
Uscirono dal negozio, tenendosi per mano, andando incontro al freddo vento invernale. Jimmy si inginocchiò, arrivando all’altezza di Alice e istintivamente le sistemò meglio la sciarpa attorno al collo.
-Ti va una cioccolata calda?- le domandò prima di rialzarsi.
Alice alzò la testa per guardarlo ed annuì, mordicchiandosi il labbro inferiore.
Camminarono lungo il marciapiede ed arrivarono al Cafè in dieci minuti. Si sistemarono ad un tavolino accanto ad una finestra e Jimmy ordinò una cioccolata calda per lei e un the al limone per lui. Alice sgranò gli occhi e aprì la bocca dallo stupore quando vide la quantità di biscotti e pasticcini che portarono insieme alle due tazze di porcellana bianca. Allungò il braccio per prenderne uno e se lo avvicinò alla bocca. Per un attimo ne restò intimorita, pensando di non poterlo prendere, ma Jimmy la incitò a mangiare.
Tentò più volte di instaurare una conversazione con lei ma fu del tutto inutile. Rispondeva facendo un cenno con la testa a domande che richiedevano un “sì” o un “no” come risposta. Perché non parlava? Faceva così anche con la madre o solo con gli estranei? Forse aveva ragione Jonesy: forse era solo timida e aveva bisogno di un po’ di tempo per adattarsi. Si chiese se una settimana sarebbe stata sufficiente ma ovviamente le sue erano tutte domande senza risposta. Il fatto che lei quasi non parlasse la rendeva ai suoi occhi ancora più fragile di quanto non fosse già. All’improvviso, mentre la guardava mangiare, sentì una strana sensazione in petto. Una sensazione che non aveva mai provato nei confronti di nessun altro e che all’inizio lo spaventò. “È normale” pensò. Forse era proprio quella la bella sensazione di cui parlava Jonesy. Perché di sicuro era una sensazione meravigliosa. Cercò di non pensarci troppo mentre guardava l’orologio che teneva al polso.
-Sono le sei e mezza- disse, voltando lo sguardo verso la tazza vuota della piccola, che non aveva lasciato nemmeno una briciola di quei deliziosi pasticcini. –Torniamo in albergo prima che faccia buio-
Verso le sette varcarono la hall dell’hotel e si diressero verso la stanza e proprio in quel momento squillò il telefono.
-Pronto?-
-Jimmy? Sono Rachel-
-Ciao!-
-Come va?-
-Bene. Siamo appena tornati da un Cafè... le ho preso una cioccolata calda con dei pasticcini-
-Hai fatto bene. Grazie! Spero non abbia esagerato-
-Emh... no no! Tranquilla!-
-Dov’è adesso?-
-Ha appena acceso la tv-
-Me la passi per favore?-
-Certo... Alice?-
La bambina voltò la testa, incuriosita.
-C’è una persona che vuole parlare con te-
Alice si alzò di scatto e prese il ricevitore.
-Mamma!-
In quel momento qualcuno bussò alla porta. Jimmy andò ad aprire tenendo d’occhio Alice.
-Come è andata?- domandò Jonesy entrando.
-Bene. Le ho comprato un libro di fiabe come avevi suggerito tu, poi le ho preso dei fogli da disegno e dei colori così se si annoia so cosa farle fare e poi l’ho portata a prendere una cioccolata calda-
-E come è andata? Ti ha parlato?-
-Non più di ieri-
Jimmy si girò e vide che Alice lo guardava, tendendogli la cornetta. Si avvicinò a lei e la prese. Nel frattempo Alice si avvicinò a Jonesy che la abbracciò calorosamente.
-Rachel?-
-Senti, l’ha già fatto il bagnetto oggi?-
-Emh...- in realtà non ci aveva proprio pensato. –No, non ancora...-
-Faglielo adesso per cortesia... Ci sentiamo domani. Ciao, Jimmy-
-Ciao...-
Attaccò il ricevitore e si voltò verso Jonesy.
-Diavolo, il bagnetto! Come ho fatto a non pensarci?-
-Beh, faglielo adesso!-
-Io?-
-Sei tu il padre, quindi sì-
-Ma non ho mai fatto il bagnetto ad una bambina!-
-Non è difficile. La spogli, la metti nella vasca e la lavi-
Jimmy lo guardava con aria preoccupata al che l’amico disse: -D’accordo, ti do una mano io. Ma questa è la prima e l’ultima volta. Devi imparare da solo-
La portarono in bagno, Jonesy aprì l’acqua calda e riempì la vasca. Jimmy stava in piedi impalato senza sapere cosa fare.
-Avanti, spogliala!- lo esortò Jonesy.
-Devo proprio?-
-Tu fai la doccia vestito?-
-No...- rispose avvicinandosi ad Alice che lo osservava insistentemente.
“Ma non sa togliersi i vestiti da sola?” si domandò.
Jimmy le tirò giù la lampo del vestito, muovendo nervosamente le mani che tremavano visibilmente. Prese un respiro profondo e le tolse il vestitino quando lei alzò le braccia. Le sfilò le scarpe nuove che le aveva comprato e le calze di lana e dovette chiudere gli occhi quando la svestì delle mutandine e della canottiera.
Non si era mai sentito così in imbarazzo in vita sua. Di donne ne aveva spogliate tantissime. Ma mai così piccole.
Per fortuna Jonesy arrivò in suo soccorso, prese in braccio la bambina e la mise nella vasca che riempì con della schiuma da bagno alla lavanda.
-Sai chi mi sembri?- le domandò cercando di cavarle fuori qualche parola. –Come si chiama quella che vive in fondo al mare e che ha tanti pesciolini come amici?-
-La sirenetta- rispose Alice.
-Brava! Proprio la sirenetta!-
-Perché a te risponde e a me no?- gli domandò Jimmy, quasi esasperato.
-Non ne ho idea. Piuttosto, vieni qui. Sciacquale i capelli, prendi lo shampoo e insaponaglieli-
-Co... come devo fare?- domandò Jimmy rimboccandosi le maniche della camicia.
-Esattamente come fai su te stesso- gli rispose Jonesy. –Uuh, guarda qui! C’è una paperella!- esclamò poi, prendendo la paperella di gomma che stava su un mobile e la porse ad Alice. Jimmy le sciacquò i capelli e glieli insaponò, per poi passare al resto del corpo, ovviamente con l’aiuto di Jonesy. La fecero giocare altri minuti nell’acqua, fino a che i polpastrelli non cominciarono a rattrappirsi. Dopodiché Jimmy la tirò fuori dall’acqua e la avvolse nell’asciugamano bianco che Jonesy gli porgeva. Le asciugò i capelli col phon e la aiutò a mettersi il pigiamino.
-Allora... io andrei se non servo più-
-Va bene e... grazie!- disse Jimmy accompagnandolo alla porta.
-Ma figurati! È un po’ come stare con le mie bambine... mi mancano davvero tanto. Un giorno lo capirai anche tu-
Jimmy annuì e lo salutò chiudendo la porta. Alice era già tra le coperte, pronta per ricevere la sua dose di fiaba quotidiana.
-Allora!- esclamò Jimmy. –Leggiamo il libro nuovo?-
Alice annuì e si sistemò meglio tra le coperte, mentre Jimmy tirava fuori il libro dalla busta, per poi sedersi accanto a lei.
-Quale leggiamo? Abbiamo “Biancaneve”, “Pollicina”, “Il brutto anatroccolo”, “Il gatto con gli stivali”, “La bella addormentata”...
-“La bella addormentata”-lo interruppe lei, abbracciando il suo coniglietto che non la lasciava mai sola quando era ora di dormire.
-Va bene!- assentì lui. –Vada per “La bella addormentata”. Dunque...- disse aprendo il libro e tirando un grosso respiro. –C’era una volta, in un grande castello in un paese lontano lontano, un re e una regina...-
Lesse per più di un’ora dovendo ricominciare la fiaba una seconda volta, poiché Alice non voleva sapere di addomentarsi. Infine cedette e gli occhi si chiusero, facendosi mano a mano più pesanti. Jimmy chiuse il libro quasi a metà storia e lo posò sul comodino. Si girò verso di lei, guardandola mentre dormiva, il suo volto così innocente. Le scostò con le dita una ciocca di capelli dagli occhi, portandogliela dietro l’orecchio e istintivamente le stampò un lungo bacio sulla fronte, continuando ad accarezzarle piano piano i capelli.
E pensò che in fondo, nonostante tutto, quella bambina fu il più bel regalo che la vita potesse donargli.



Note dell'autrice: Questo capitolo mi ha fatto dannare parecchio, quindi prendetelo per quello che è ù.ù
Ringrazio tantissimo Fra, Cerys, Ramble On e Valentina per aver recensito il capitolo precedente. Davvero, grazie! :3
Al prossimo capitolo!!! (Sperando che mi venga in mente qualcosa di decente)
  
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