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Autore: Lady Halsingland    16/06/2013    1 recensioni
Rose è un'orfana di otto anni quando Alex Sheperd e sua moglie, Elle Holloway, accolgono la piccola nella loro famiglia. Decidono quindi di cambiare il nome "Rose" in "Emily".
Con la nuova famiglia si trasferisce a Portland, quartiere dove risiede il Deasy Villa Appartament's, palazzina molto lontana dalla città natale dei genitori adottivi.
La giovane ha sempre saputo di essere stata adottata e quando raggiunge la maggiore età decide di conoscere le sue radici ma... non sa fino a quando è una buona idea. Tutte le piste portano in un solo ed unico luogo: Silent Hill. Luogo dove ogni notte Rose ha un incubo. La città sta chiamando il suo sangue... e presto se ne renderà conto quando le cose cominceranno a cambiare.
Genere: Drammatico, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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-Sono felice di rivederti. Se sei tornata vuol dire che ci tieni alla nostra terapia. Passiamo a cose più importanti, adesso... sarebbe stato meglio attraversare direttamente la tematica dell' "incidente" ma anche così va bene. Ora, Emily, apri la mente e dimmi ciò che vedi o ricordi.-
Così iniziò il professor Kauffman la sua terapia. La nostra terapia a dire il vero. Era ormai un mese esatto che andavo puntualmente nella sua clinica, vicino al faro, per scoprire del perchè questi strani incubi.
La mascherina di vetro mi coprì gli occhi e divenne tutto buio. Stavo... aprendo la mente.

Non c'era notte più fredda all'indirizzo di St. Saul Street, a Silent Hill. Di colpo divenne tutto confuso, guaito di cani che bramano carne umana, fresca e manichini che ciondolano nella nebbia e che ti stringono a loro per la via del soffocamento.
Un cancello non troppo grande, singolo. All'interno un piccolo cortile con alcune macchie di sangue che conducevano all'interno di una enorme villa stile Kensington Palace di Londra. Nell'anticamera, appena entrati nel portone, in alto, c'era un lampadario d'oro con alcuni cristalli vicino le lampadine, ricoperto sopra con alcune ragnatele, significato che non era molto utilizzabile o pulito. All'improvviso... un rumore nella camera successiva. Curiosa, il mio subconscio mi riporta direttamente alla mente di un episodio.
Un piccolo giardino con al centro una lapide. Su quella lapide c'era scolpito qualcosa:
"Con te è morta gioia.
Tutto ciò che rimane è la disperazione e un futuro di domani senza significato.
Ma io non mi arrenderò mai.
Uno, per rivedere il tuo bellissimo sorriso.
Uno, per chiedere la benedizione degli Dei.
Aspetto quel giorno.
Quando le ____ copriranno tutto.
Tutta la tristezza sarà coperta.
Ma fin quando i miei sogni non diventeranno realtà dovrò inghiottire il mio ______.
"

-Accidenti!- Ringhiai tra i denti di un forte dolore alla testa. D'istinto riaprì gli occhi e notai che la mascherina di vetro non c'era più. Le ipnosi non funzionano come speravo.
-Hai chiuso la mente troppo presto. Alcune parole incise sull'epitaffio della lapide sono state illeggibili dal monitor del computer. Ma almeno sappiamo il perchè la sua mente si spinge così vicino a lei.- Spiega il professore, risiedendo alla sua poltrona. Dopo un'ora di chiacchiere decido di mettere in funzione il mio subconscio ma lui non ne vuol sapere di ricordare.
-Cosa dovrei fare?- Chiesi, rimettendo i piedi a terra, ingurgitando una pasticca datomi dalla segretaria del dottor Kauffman.
-Allenare il suo cervello a questi tipi di esercizi sino a Venerdì, dove riprenderemo da dove ci siamo interrotti.- Spiega tranquillo Kauffman, digitando qualcosa al suo computer portatile. -Firmi l'uscita alla segreteria, Miri provvederà a darle un tabbellone sulla quale ci sono scritti alcuni orari. In quegli orari dovrà eseguire gli esercizi. Ciò ci permetterà di analizzare al massimo la cosa, Venerdì.- Detto ciò, mi indicò la porta.
Feci per raggiungerla e solo quando ebbi già la mano sulla maniglia, mi chiamò.
-Emily?-
Mi voltai.
-Si?-
Ora, il dottore, si era tolto gli occhiali e gli aveva appoggiati sulla scrivania, mostrando il suo volto stanco di tarda età.
-Non provare ad andare avanti con gli esercizi. Il tuo subconscio potrebbe farti vedere cose che vuole che tu veda. A volte queste si manifestano in quelle che in medicina si chiamano "allucinazioni". Sì paziente e cauta. Se vedi qualsiasi cosa che ti sembra surreale vieni a parlare con me, d'accordo?-
Non seppi neanche io perchè non gli parlai dell'allucinazione avvenuta quel mattino a scuola. Annuì, uscendo dallo studio, salutandolo.
Miri mi fece firmare l'uscita e mi diede quel tabbellone. C'erano molti orari. Notai che fuori era notte, ormai. Così presto? L'orologio del telefono faceva solamente le 17 e 30. 
I taxy erano fuori uso, le corriere non passavano... l'unico mezzo che poteva permettermi di tornare agli appartamenti di Daesy, era il treno.
Scesi nella metropolitana, rimanendo ferma sulle scale mobili mentre queste scendevano lentamente. Mi diedero il tempo di pensare alla seduta con il dottor Kauffman. Perchè la mia mente si era chiusa? Forse perchè non era allenata.. forse.
Alla scesa della metropolitana diedi uno sguardo agli orari dei treni. Fortunatamente il treno per Portland sarebbe arrivato alle 17 e 50, avrei dovuto sbrigarmi.
Consultai la mappa e scesi le scale verde scuro, aspettando l'arrivo del treno sul binario 2/1 per Portland. Mi sedetti sulla panchina, sentendo subito dopo un cancello che si chiudeva. Mi voltai e sentii solo dei singhiozzi.
-C'è qualcuno?- Chiesi, alzandomi.
Mi avvicinai al cancello chiuso e all'ennesimo singhiozzo feci per aprirlo. Ma notai la maniglia rotta e che la serratura era bloccata.
-Papà?- Chiese una voce di bambina, terrorizzata. 
Forse si era persa ed era spaventata... bhè, alla sua età... mi sarei spaventata anch'io.
-No, piccola. Ti sei persa?-
I singhiozzi aumentavano e non ottenni nessuna risposta. Poco dopo sentii dei passi allontanarsi e una figura sparire nel buio del corridoio dell'altro binario.
-Hey, aspetta!- Urlai io, cercando di aprire quel cancello.
Stavo per raggiungerla attraverso le rotaie ma il campanello dell'arrivo del treno mi mise in allarme, risalendo subito sulla piattaforma.
Appena mi voltai vidi le porte del treno aperte. Mi dispiace per quella bambina... così sola, in un posto come quello. Sospirai, salendo sul treno. Tanto ormai si era anche allontanata... come se fosse spaventata da me.
Mi sedetti sul sedile del treno, mentre questo ripartiva a tutta velocità. 
Mentre cercavo di riprendere sonno, la luce di quello scompartimento si accendeva e spegneva ad intervalli. Mi dava fastidio... all'ennesimo manifestamento, sbuffai, scegliendo un altro scompartimento. Tanto il treno era deserto.
Aprì la porta bianca del secondo scompartimento... lì le luci erano proprio spente. 
Aprì allora... la terza porta bianca, lì le luci erano accese... ma quei singhiozzi continuavano a tormentarmi, rimbombando per tutto il treno.
Ora, provenivano dal quarto scomparimento. Mi avvicinai con cautela, mentre quei singhiozzi continuavano a farsi sentire sempre più forti.
Contai fino a tre ed infine spalancai la porta, trovandomi davanti del giornale retto da due mani. Il proprietario di quelle mani abbassò il giornale, sorridendomi.
-Emily, che sorpresa!- Mi disse la voce gentile e garbata di Tharo, professore e compositore di musica al liceo dove studiavo. Mi sorpresi io stessa di trovarlo lì... credevo di trovarci... come aveva detto il dottor Kauffman, sarebbero cominciate le allucinazioni, dovevo solo evitarle, Venerdì l'avrei avvertito.
-Professore... come mai qui?- Chiesi gentile, accomodandomi vicino a lui.
Tharo piegò in due il giornale, posandolo sul sedile accanto e si voltò a guardarmi.
-Ho appena accompagnato Padre Vincent alla sua chiesa, ora conto di tornare a casa, nello South Vale.-
Non era poi così lontano da Portland, col treno ci si impiegava di meno.
South Vale... mi parve di esserci già stata, il nome non mi era nuovo. Sempre su quella via c'era un parco... il Rosewater Park. Mi bloccai di colpo. Ed io come facevo a saperlo?
-E tu come mai qui?- Mi chiese Tharo, mettendosi una mano sotto il mento.
-Visita dal dottore, sto tornando anch'io a casa. I miei mi aspettano.- Risposi, guardandolo.
-Capisco. Quindi un caffè è fuori discussione?-
Annuì solamente.
-Sarà per un'altra volta, grazie lo stesso, professore.-
-Chiamami Tharo.- Mi disse dolcemente lui. 
Era così carino e gentile... diciamo che era molto meno enigmatico e misterioso di Padre Vincent. 
Durante il viaggio gli raccontai di me e della mia infanzia, bugie la maggior parte visto che non avevo molti ricordi di quand'ero piccola... ma evitai di dirgli di essere stata adottata da Alex ed Elle quando stavano scappando da Sheperd's Gleen. In compenso, seppi qualcosa di lui. Si era laureato all'università di Yale, Stati Uniti, e aveva lavorato subito nel campo della musica. Mi disse di avere avuto una zia che l'aveva inserito nel liceo di Portland, era grazie a lei se aveva quella posizione adesso. Non mi volle dire il nome di sua zia, sicuramente non la conoscevo.
Ci fu il suono di un campanello dopo mezz'ora, il treno era arrivato a Portland.
-Sono arrivata.- Annunciai, alzandomi. Avevamo parlato per un bel pezzo e ci eravamo un pò conosciuti...
Lui rimase seduto, salutandomi con il cenno di una mano.
-Io invece ho ancora mezz'ora di treno. Ci vediamo domani a lezione, Emily.-
-A domani, profes... Tharo.- Mi corressi subito dopo, uscendo dal treno.
Pochi passi a piedi mi separavano da i Daesy Villa Appartament's. Fu un sollievo trovare il suo cartello verde con il carattere d'orato.
Mi sarei finalmente riposata.
Entrai nella palazzina e salì al secondo piano, andando alla porta dove fuori c'era la targhetta: "Sheperd", in  oro. Misi le chiavi di casa nella toppa e girai, entrando.
Richiusi la porta, avanzando nel breve corridoio dell'appartamento. Mi stiracchiai, notando una chioma bionda che mi dava le spalle, seduta alla poltrona del salone.
-Oh, mamma!- Dissi felice, camminando nella sua direzione. -E' stata una giornata dura. Sai... il dottor Kauffman mi ha detto che siamo a buon punto.-
Notai che non ricevevo risposta.
-Mamma?-
La chiamai. Niente.
Curiosa mi avvicinai a lei, sgranando gli occhi da ciò che vidi.




Note d'Autrice:
Eccomi con l'aggiornamento del capitolo 3! 
Un vostro parere mi fa sempre piacere, ovviamente. Positivo, neutro o negativo che sia.
L'opinione è opinione.. ;)
Tanks,
Lady Halsingland.

  
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