Anime & Manga > Suzumiya Haruhi no yūutsu
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Autore: DistantJohn    16/06/2013    3 recensioni
Per evitare di doversi trasferire, Kyon ottiene la possibilità di abitare a casa di Haruhi. Sapendo che questo significherebbe dover conoscere i suoi genitori, Kyon scopre velocemente che la mela non cade lontano dall'albero. KyonXHaruhi
Scritta in origine dall'autore americano JonBob0008, la fiction è ora tradotta completamente in italiano!
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Okay, abbiamo sprecato abbastanza tempo. È ora di iniziare con le cose serie. Sono sicuro che molti di voi stavano aspettando questo capitolo fremendo. Ed ora, è qui!
Iniziamo subito.
Oruki cederà... o no...

Capitolo 10
Sono in momenti come questo che penso: perché un vero supereroe non arriva e prende il mio posto? Posso nominare tantissimi supereroi dei manga he avevo letto che sarebbero decisamente più adatti a salvare il mondo di quanto io possa mai desiderare di essere. Sono un ragazzo normale, con non una sola oncia di poteri speciali. Diavolo, non ho nemmeno dei veri talenti. È stato solo grazie ad una bizzarra serie di eventi che sono qui. Per qualche ragione che ancora non capivo molto bene, avevo una strana relazione con una ragazza con dei poteri straordinari. Ero l'unica persona che aveva la capacità di influenzare il suo umore e comportamento. Qualcuno avrebbe potuto dire che questa mia influenza è il mio potere o talento. Personalmente, penso che semplicemente fu il capitare nel posto giusto (o forse nel posto sbagliato) a portarmi dove ero arrivato. Non volevo in principio che tutto ciò capitasse, ma mi ci ero abituato con il tempo. Che mi piacesse o meno, ero l'unica persona che avesse qualche speranza di sventare la distruzione dell'universo.
Speranza... era tutto ciò che avevo dalla mia parte, al momento.
In fondo alla scalinata mi aspettavano sia il mio nemico che il mio obiettivo. Cosa dovevo fare? Semplice. Convincere il padre di Haruhi a non bandirla dal suo club. Non poteva essere così tanto difficile, vero? Anche Oruki era una persona normale. Non possedeva qualche speciale potere che avrei dovuto affrontare. Quindi perché ero così spaventato?
Semplice. Nonostante il fatto che fossimo entrambi esseri umani, sarebbe da stupidi dire che questa era una lotta equa. Anzi, direi l'opposto. Fisicamente, ero completamente fuori dai giochi. Quel punto era stato reso piuttosto chiaro la prima volta che mi aveva portato a quel dojo per gettarmi nell'oblio. Quindi non c'era possibilità che potessi costringerlo a cambiare idea con la forza. Mentalmente, non ero molto più preparato. Solo pochi minuti prima, fui sonoramente sconfitto in una battaglia contro di lui. Non importa quanto avessi provato a mentire sulla Brigata, Oruki vedeva facilmente attraverso i miei inganni e controbatteva brutalmente. Quindi imbrogliarlo per fargli cambiare idea era egualmente irragionevole. C'era una sola strada per proseguire. Dovevo affrontarlo sul piano emotivo.
E come diavolo avrei fatto? Gli avrei implorato di cambiare idea sperando che avrebbe mostrato pietà? Dubito che avrebbe funzionato. Se c'era una cosa che Oruki non aveva molto, era la pietà. Avrei potuto spaventarlo per fargli cambiare idea. Come avrei fatto? Magari, se gli avessi detto la verità, che se non avrebbe cambiato idea l'universo sarebbe finito. Ah! Non ci avrebbe mai creduto. Nessuno ci avrebbe creduto. Forse avrei potuto convincerlo che se non avesse cambiato idea sua figlia non l'avrebbe mai perdonato e non l'avrebbe mai più amato. In qualche modo dubitavo anche per questa opzione. Probabilmente avrebbe detto "che sia!" e l'avrebbe finita lì. Forse avrei potuto convincerlo che la Brigata SOS aveva fatto tanto male quanto bene alla comunità scolastica. Però questo non lo sapeva. Dannazione, nessuna di queste idee sembrava molto buona.
Non importava come. Ero arrivato in fondo alle scale, e potevo già quasi vederlo. Mi sarebbe davvero piaciuto vedere il suo sguardo quando avesse saputo che aveva inavvertitamente causato la distruzione dell'universo. E non era nemmeno un granché come supercattivo. Certo, poteva essere un po' un bastardo, ma non era malvagio.
Almeno non lo credevo...
Sapete, la giornata era anche iniziata così bene...
Oruki era seduto sul divano a guardare la televisione. Il suo viso mostrava ancora ovvi segni del suo fastidio. Era ancora parecchio arrabbiato. Grandioso. Questo avrebbe reso il tutto più semplice... Mi vide avvicinarmi a lui, e vidi la sua rabbia crescere ancora di più.
«Che diavolo vuoi!? Non ti voglio nemmeno guardare in questo momento!»
Credimi, siamo in due...
«Riguarda il nostro club,» dissi.
«Non voglio sentirne parlare!» urlò Oruki guardando di nuovo verso il televisore.
Ignorai ciò che aveva detto e continuai. «Il club è molto importante per lei, e...»
Mi interruppe prima che potessi finire. «Quale parte di "non voglio sentirne parlare" non hai capito!?» Si spostò sul limite del divano, un ovvia comunicazione non verbale che diceva che se non fossi stato zitto e me ne sarei andato si sarebbe alzato. Ebbi l'idea che se si fosse alzato non sarebbe finita bene.
Ciononostante, sapevo cosa dovevo dire. Però avrei mentito se avessi detto che non ero leggermente terrorizzato. «Rimarrebbe devastata se le portassero via il suo club. Devi permetterle di tornarci!»
«Non devo fare nulla del genere!» Si alzò quindi in piedi. Oh, cavoli... «Quindi mi stai dicendo che anche se mia figlia mi ha mentito in faccia di continuo durane l'ultimo anno, devo fingere che non sia successo e farmene una ragione!? Be', puoi scordartelo, ca#&*!» Iniziò ad avvicinarsi a me in modo minaccioso. «E non iniziare a farmi parlare di te! So che se un digustoso, bugiardo pezzo di %^#! Pensavi davvero che non avrei scoperto il tuo stupido club!?»
«Onestamente non sapevo che non fosse a conoscenza fino ad oggi.»
«Stron%^#!»
Oruki era quasi sopra di me. Vedevo le vene sulla sua fronte gonfiarsi. Ingoiai a fatica la saliva. Il mio cuore stava nuovamente battendo fuori dal petto. La mia scelta combatti o fuggi si mostrò possente davanti a me. Personalmente, desiderai scegliere la fuga in quel momento, ma la poca razionalità che mi era rimasta mi ordinò di rimanere fermo. L'universo dipendeva su questo.
Oruki era davanti alla mia faccia. Ora parlava quasi ringhiando. «Conterò fino a cinque, potrai girarti e riportare il culo nella tua stanza prima che prenda la tua testa e la sbatta attraverso la porta principale.»
Spero che non fosse serio. Ditemi che non era serio.
«Uno!»
Va bene, era serio. Dannazione, non potevo arrendermi!
«Gli studenti a scuola contano sul nostro aiuto!» Va bene, era una bugia, ma dovevo provarci.
«Due!»
Non mi stava ascoltando. O non mi credeva o non gli importava. Qualunque fosse, non stavo andando molto lontano.
«Tre!»
«La Brigata SOS ha bisogno di Haruhi. Lei è la fondatrice e il suo capo.»
«Quattro!»
Notai a quel punto che il cielo stava diventando scuro. Erano soltanto forse le sei in punto al momento, ed era troppo presto per diventare scuro in questo tempo dell'anno. Doveva essere opera di Haruhi. Vidi poi un fulmine. Non c'era dubbio. Questa tempesta era sicuramente stata creata dal subconscio di Haruhi. Una manifestazione della sua rabbia e disperazione. Iniziai a chiedermi se fossimo dentro uno spazio chiuso. Non c'era modo per saperlo, sinceramente. Una sola cosa era sicura. Non potevo arrendermi.
«Cinque!»
Lo guardai con durezza, pronto al peggio. «Fa' quello che devi. Io non mi arrendo.»
Al momento, notai che Naru-san era entrata passando dalla cucina, con uno di sguardo di profonda preoccupazione sul viso. Guardai un'ultima volta verso Oruki. Un ghigno gli era comparso in faccia. Ricordo aver sentito lo squarcio di un tuono non appena l'avevo visto, rendendo il momento ancora più spaventoso.
«Facciamo a modo tuo...»
Fui rapidamente preso per i capelli e trascinato fino alla porta. Cercai di ignorare il dolore sulla testa e di prepararmi, aspettando che sbattesse effettivamente la mia testa contro la porta. Sentii Naru-san pregare suo marito di lasciarmi andare, ma venne ignorata.
Con una mia leggera sorpresa, Oruki non infilò la mia testa nella porta, ma invece la aprii e mi gettò fuori. Usai il braccio per proteggermi dall'impatto contro il marciapiede. L'impatto con qualcosa di duro fu piuttosto doloroso, e mi ci vollero alcuni secondi per riprendermi e rialzarmi. All'inizio pensai che mi stesse semplicemente sbattendo fuori di casa, ma poi lo vidi uscire, realizzando che aveva qualcos'altro in serbo per me.
«Sai, stavo iniziando a pensare che fossi un tipo a posto, Kyon-kun. Ma ora ti vedo per ciò che realmente sei. Sei un teppista, puro e semplice!»
Andava male! Molto male! Stava per fare quello che pensavo avrebbe fatto? Sono morto!
Prima che potessi notarlo, sentii un tremendo colpo direttamente sull'occhio destro. Non penso di aver avuto il tempo per accorgermi del dolore che provai mentre successe. Con le poca coscienza che mi era rimasta, cercai di atterrare sull'erba, sarebbe che sarebbe stato meglio che atterrare sul duro. Un secondo dopo, atterrai di faccia sul terreno. Mi ci volle un po' per riprendermi tutti i sensi.
«Voi teppisti siete tutti uguali. Vi comportate come duri, ma quando dovete affrontare qualcosa più grande di voi, vi arrendete sempre. Speravo che le nostre esperienze al dojo sarebbero state abbastanza per renderti più furbo, ma a quanto pare non sei intelligente quanto pensavo.»
Mi raccolse dal terreno, letteralmente. Mi afferrò per la maglietta e per la cintura e mi sollevò sopra la sua testa. La sensazione dell'essere sollevati in questo modo era incredibilmente orribile, e sentii un'enorme senso di impotenza. Poi mi lanciò ad alcuni metri di distanza. Atterrai sull'erba e rimbalzai almeno una volta prima di rotolare e fermarmi. Cavoli, quello aveva fatto male. Pensai che mi avrebbe ucciso per davvero.
Sentii qualcosa gocciolare sulla mia mano. Cos'era? Era sangue? Aprii gli occhi, notai che non era sangue, ma acqua. Sentii altre gocce cadermi addosso prima di realizzare che stava per piovere. Il vento si era alzato improvvisamente a livelli incredibili. Sapevo che non ci sarebbe voluto molto prima che la pioggia non avesse iniziato a scendere come un torrente. Il cielo era nero che più non si può, e vedevo i fulmini colpire intorno a noi. Era questo l'inizio della fine?
Con tutte le mie forze mi rialzai in piedi, facendo quello che potevo per ignorare il dolore. «Non devi farlo per forza! Per favore, ascoltami!»
«Perché? Così puoi mentirmi ancora!?»
Mi gettò un altro pugno direttamente sul petto, facendomi uscire il fiato. Caddi sul sedere un secondo dopo, sentendo una scossa attraversarmi il corpo per l'impatto. In due soli colpi e due cadute, ero già demolito. Non avevo idea di quanto ancora avrei potuto prenderne.
Mi ci vollero alcuni secondi per recuperare il respiro. Respirai più che potei per riprendermi prima di alzarmi in ginocchio. La pioggia scendeva furiosamente ed entrambi ci stavamo inzuppando. Lo guardai dal basso. Sembrava una specie di demone posseduto. Dannazione, non volevo morire!
Finalmente mi rialzai e lo guardai dritto negli occhi. «Non sai quello che stai facendo! Non so come spiegartelo, ma parlo seriamente quando ti dico che se non cambi idea subito, te ne pentirai in futuro!»
«Sta' zitto!»
Sentii un altro pugno atterrare sulla mia guancia. Ero a terra per la quinta volta. Presto scoprii il sapore metalloso del sangue in bocca. Mossi la lingua nella bocca e trovai un piccolo taglio all'interno della guancia. Dovevo essermi morso ricevendo il pugno.
Dopo aver sputato un po' di sangue, usai qualunque forza di volontà mi fosse rimasta per rialzarmi in piedi. Scivolai al primo tentativo. Il terreno era completamente saturo d'acqua, e stava iniziando a diventare fangoso. Al secondo tentativo, ebbi più successo. Ciononostante, mi sentivo come se avessi affrontato un incidente ferroviario.
Oruki sembrò quasi sorpreso che mi fossi alzato nuovamente. Mi raggiunse e mi ricalciò a terra. «Rimani giù, ragazzo!»
Fortunatamente, il terreno si era ammorbidito abbastanza a questo punto che l'impatto non fu tanto male. Ciononostante non avevo fin da subito la forza per rialzarmi. Provai la sensazione di migliaia di pesantissime gocce di pioggia cadere su tutto il mio corpo. Aprii gli occhi e vidi Oruki in piedi davanti a me, respirando con pesantezza, guardare ogni mio movimento. Dopo qualche secondo, sembrò soddisfatto che fossi a terra per bene, quindi si voltò e iniziò ad andarsene.
Non so cosa mi successe a quel punto. Fu la mia profonda preoccupazione per l'universo? Fu il mio desiderio di vivere? O fu qualcosa di più? Non lo so. Ma mi costrinsi un'altra volta a stare in piedi e a chiamare Oruki. «Aspetta! Torna indietro!»
Oruki si voltò e mi guardò con confusione. «Hai voglia di farti punire? Va bene...» Quindi marciò verso di me e mi colpì con un pugno allo stomaco, e un altro sul plesso solare. Caddi un'altra volta, questa volta atterrando ai suoi piedi. Urlai sotto a quei colpi. Non ricordavo l'ultima volta che stavo così male.
«So che ti ha fatto male, ragazzo. Quindi fatti un favore e non rialzarti. Non costringermi a doverti mandare all'ospedale.»
Ci volle qualche secondo per capire quello che aveva detto. Iniziai a pensare che non avrei mai avuto abbastanza tempo per arrivare all'ospedale prima della fine del mondo. Dannazione, dovevo alzarmi di nuovo, eh? Faceva così male. Volevo solo svenire. No, non potevo! Che noia! Dovevo alzarmi! Ecco che ricominciamo...
Quando avevo iniziato a cercare di alzarmi, Oruki era già quasi alla porta. Una volta riuscito finalmente ad alzare la testa dal suolo, iniziai a tossire. Sentii un altro po' il sapore del sangue. Grandioso, non ditemi che stavo sanguinando internamente o qualcosa del genere. Ignorai la questione e continuai ad alzarmi. Lo chiamai un altra volta per impedirgli di entrare. «Fermati!»
Oruki si voltò sembrò quasi perplesso quando mi guardò. Mi fisso per più di qualche secondo prima di parlare. «Che diavolo hai che non va!?» Tornò verso di me un'altra volta. I fulmini erano ancora più forti di sempre e il vento era fortissimo. Perfino Oruki stesso sembrava preoccupato del tempo. «Desideri di morire o qualcosa del genere!?»
Quando Oruki mi raggiunse, mi aggrappai al davanti della sua maglietta con entrambe le mani e la tenni con tutto me stesso. «Non ti lascierò portarle via il nostro club!»
Oruki mi guardò dall'alto meravigliato. Sembrava quasi senza parole. Passò quella che mi sembrava essere un'eternità prima che iniziò a parlare. «Perché fai questo?»
Non avevo una buona risposta per lui. Non era perché non ci avevo pensato; è solo che nemmeno io ero sicuro. Ho visto negli anime e nei manga l'eroe che si sarebbe fatto picchiare quasi fino a morire ma si sarebbe alzato ancora. A quel punto ha sempre qualcosa di ispirante o di eroico da dire al nemico, qualcosa che sarebbe il pinnacolo dell'assoluta epicità. Il problema è che io non avevo mai pensato che mi sarei ritrovato in una situazione simile, quindi non avevo mai pensato a qualcosa di fantastico da dire in un momento come questo. Quindi, e adesso? Dovevo dire qualcosa. Pensai di dire qualunque cosa mi fosse passata per la testa...
«Lo faccio perché sono un membro della Brigata! E Haruhi è il mio capobrigata!»
...fu la cosa più sdolcinata che avessi mai detto in tutta la mia vita. Rovinai completamente il momento. Sperai davvero che nessuno oltre a Oruki l'avesse sentito. Se questa fosse stata la storia di un anime, sono sicuro che chiunque l'avesse sentito o visto mi avrebbe preso in giro a morte.
Pochi secondi dopo, sentii il rumore di passi sommersi dall'acqua venire verso di noi velocemente. «Papà, basta!» Un secondo dopo, Haruhi era fra me e Oruki, e aveva spinto via suo padre. Poi tenne le braccia estese ai lati come se stesse cercando di proteggermi. «Non ti lascierò fargli ancora del male!»
Eri un po' in ritardo, se volevi saperlo. Ero già piuttosto dolorante.
Oruki ci fissò entrambi per un po' prima di emettere un lamento di frustrazione. Mi chiesi se stava iniziando a provare del rimorso. Prima che potessi scoprirlo, Haruhi mi afferrò la mano e mi tirò verso di sé. Mise il mio braccio sulle sue spalle e mi aiuto a tornare dentro casa. A quel punto notai che Naru-san era rimasta sotto la porta per tutto il tempo, sembrando piuttosto sconvolta. «Stai bene!?»
Non ebbi occasione di risponderle dato che Haruhi mi trascinò oltre e mi portò al piano di sopra. Un minuto dopo, ero nel bagno, seduto sulla tavoletta. Haruhi iniziò a controllarmi il viso e il petto per vedere i danni. Dopo circa un minuto, sospirò profondamente.
«Idiota. Non dovevi andare e sfidarlo.»
Era più una demolizione che una sfida. Non avevo mai effettivamente provato ad attaccarlo. Anche se ebbi la sensazione che se ci avessi provato il risultato sarebbe stato lo stesso. Pensai che in quel momento Haruhi sarebbe stata un po' più propensa ad ascoltare qualunque cosa avessi da dire, quindi parlai. «Mi dispiace... per aver detto a tuo padre la verità sul club.»
Haruhi guardò per terra, sembrando quasi in prenda alla vergogna. «Non è colpa tua... avrei dovuto dirti che glielo stavo nascondendo.» Poi si rialzò. «Vado a prenderti del ghiaccio. Rimani qua.» Poi uscì dal bagno e proseguì giù per le scale.
Mentre la aspettavo, sentivo l'acqua sul mio corpo assorbire rapidamente il calore dalla mia pelle. Iniziavo ad avere la pelle d'oca dappertutto mentre sentivo un brivido salirmi la schiena. Sentivo anche il mio occhio e la mia guancia gonfiarsi. Accidenti, mi sentivo uno schifo.
Haruhi tornò poco dopo, ghiaccio in mano. Lo posò delicatamente sul mio occhio sinistro. «Tienilo lì fermo per un po'.» Mettendo la mano sull'impacco di ghiaccio, la mia mano toccò per un attimo quella di Haruhi. Sembrò lievemente presa di sorpresa sentendo la mia mano sulla sua. Poi mi afferrò l'altra mano. «Stai congelando. Perché non mi hai detto nulla?» Cercò in un cassetto, prese l'asciugamano più grande che trovò e me lo mise intorno. Dopo circa un minuto l'asciugamano riuscì a riscaldarmi.
«Dovresti cambiarti quando hai finito di raffreddare l'occhio. Lasciamelo guardare un'altra volta.» Tolsi l'impacco per lasciarglielo fare. Ispezionò il mio occhio con attenzione. «Ti rimarrà sicuramente il segno.»
Solo a quel punto realizzai che il viso di Haruhi era davvero vicino al mio. Sentivo di nuovo il suo respiro su di me, e presto mi ricordai dell'altra notte quando Haruhi si era infilata nella mia stanza. Sentii nuovamente il mio cuore iniziare a correre mentre guardavo i suoi occhi color ambra. Per un momento, avevo completamente dimenticato del mio stato miserabile e mi persi nel momento. Non ci volle molto perché Haruhi ebbe la stessa realizzazione, e il suo sguardo passò dal mio occhio sinistro ad entrambi i miei occhi. Rimanemmo entrambi immobili per quella che sembrò essere un'eternità, i nostri visi a pochi centimetri l'uno dall'altro. Sentivo i muscoli nel collo farsi più tesi, come se fosse guerra in guerra con sé stessa. Mi sentii quasi come se alcuni muscoli mi stessero spingendo più vicino a lei, e altri muscoli stessero invece resistendo. Sentivo il mondo farsi distante mentre la confusione cresceva in me. I miei occhi si spostarono sulle sue labbra. Le stesse labbra che... sì, ricordavo chiaramente adesso. Ricordavo la loro sensazione. Così morbide. Sentivo il mio collo spostarsi impercettibilmente verso di lei. E sembrava che lei stesse facendo lo stesso. Il mio cuore batteva sempre più veloce mentre ci spostavamo l'uno vicino all'altra fino a che...
...fino a che non sentimmo qualcuno schiarirsi la gola...
Haruhi si voltò velocemente verso la porta. Sapevamo entrambi che era Oruki, ma tutto ciò che vidimo di lui fu la spalla e il braccio. Era appoggiato contro il muro esterno, il muro della porta del bagno, con la schiena verso di noi. Quando fui sicuro che fosse lui, guardai da un'altra parte, non volendo vederlo. Notai che Haruhi fece lo stesso.
«Ascoltate... riguardo il vostro club... ne parleremo domani... Ma per adesso penso sia meglio che ve ne torniate nelle vostre stanze...»
Dopo averlo detto, se ne andò in quella che dal rumore dei suoi passi sembrava essere la sua stanza e chiuse la porta. Anche Haruhi si alzò e andò verso la porta. Si fermò prima di uscire, e guardò verso di me. «Comunque...» Sembrava affaticata nel scegliere le parole. Sembrò quasi imbarazzata. «Grazie...»
Le sorrisi in risposta. Avevo ricevuto le sue scuse ed un suo grazie in una sola settimana. Non pensavo che avrei mai visto una cosa del genere. «Nessun problema. Ti aspettavi qualcosa di meno da un membro della Brigata?»
Fece un lieve sorriso prima di andarsene. «Vedi di cambiarti prima di prenderti un raffreddore. Sarebbe l'ultima cosa che ci serve al momento.»
Dopo che fu fuori dal mio raggio visivo, mi alzai lentamente e dolorosamente e andai a sdraiarmi sul mio letto per riposarmi. Non fu fino a che non mi fui cambiato che non iniziai a preoccuparmi di una cosa. Stavo per baciare Haruhi? Il momento prima che Oruki si era mostrato... non c'era alcun dubbio a riguardo. Stavo davvero per baciarla. Perché? A cosa stavo pensando? Stavo impazzendo? No, magari il mio cervello era fuori servizio per tutti i colpi alla testa. Doveva essere quello. Non c'era possibilità che in un momento normale lo avrei fatto. Già...
Fortunatamente, lo squillare del cellulare mi riportò indietro alla realtà. Ebbi la sensazione che era di nuovo Koizumi, sperando che avesse buone nuove. «Pronto?»
«Sono ancora io. Non so cos'hai fatto, ma sono contento che tu l'abbia fatto. Lo spazio chiuso ha rallentato significativamente. Bada, non del tutto, ma abbastanza da permetterci di gestirlo da qui.»
«È una buona cosa. In ogni caso scoprirai sicuramente come ho fatto per salvare l'universo. Sarebbe impossibile nascondere i lividi.»
Koizumi rimase in silenzio per alcuni secondi, come se non fosse sicuro su come rispondere. «Capisco. Be', almeno ha funzionato. Sfortunatamente, probabilità sono che domani non riuscirò a vederti, dato che ci vorrà del tempo per risolvere questo spazio chiuso.» Notai che la sua voce nascondeva appena la sua mancanza di entusiasmo per la sua imminente missione.
«Be', divertiti, Koizumi.»
«Farò del mio meglio...» disse Koizumi in un tono che sapeva già che il divertimento non sarebbe stato nel suo menu.
Riattaccai e tornai a sdraiarmi. Notai che il cielo si era rischiarato un po'. Cercai di fare quello che potei per addormentare, ma ero piuttosto a pezzi dopo quello che era successo. Mi voltai e notai la tartaruga di legno che avevo preso da Oruki. Non riuscivo a levarmi la sensazione che si stesse prendendo gioco di me. Per come mi sentivo, avevo voglia di gettarla in qualche modo dalla finestra.
Poco dopo, sentii qualcuno bussare alla porta. «Chi è?»
«Sono io,» disse Naru-san. «Ho pensato di portarti la cena. Posso entrare?»
«Certamente,» risposi. Naru-san era sempre la benvenuta nella mia stanza... aspetta, questa frase non è uscita come volevo. Non importa...
Naru-san aprì la porta, permettendomi di notare che portava un vassoio in mano. Era la serata giapponese, giusto? Stava iniziando a mancarmi il cibo a cui ero solitamente abituato. La ringraziai dopo che ebbe posato il pasto sul mio letto. Rimase lì a guardarmi mangiare per qualche minuto. Sembrava quasi depressa, anche se sembrava star cercando di nasconderlo con il suo dolcissimo sorriso.
«C'è qualcosa che non va, Naru-san?»
Naru-san sospirò con pesantezza prima di rispondere. «Mi dispiace di non aver fermato mio marito, prima. Per me è difficile tenergli testa... non mi piacciono i confronti.»
Sorrisi a Naru-san, facendole capire che era perdonata. «Capisco. Lei è sicuramente il tipo non violento. Considerando quant'era infuriato, credo che nessuno avrebbe potuto fermarlo.»
«So che può essere difficile da credere, ma mio marito è una brava persona,» disse Naru-san abbassando lo sguardo. «È solo che a volte si lascia trasportare. Era un teppistello da giovane. So che non dovrei cercare scuse per lui, ma sono sicuro che si sta pentendo di quello che ha fatto.»
Poi sembro che gli fosse venuto in mente qualcosa. «Oh, prima che mi dimentichi, dammi la tua uniforme scolastica, la laverò. Sono sicura che sia ridotta piuttosto male.»
«Oh, grazie. Lo apprezzo.»
Dopo aver preso la mia uniforme, Naru-san fece un rispettoso inchino e lasciò la mia stanza. Continuai a godermi il pasto, assaporando il gusto. Mentre mangiavo, sentii Naru-san bussare alla porta di Haruhi. Riuscii a malapena sentire quello che dicevano.
«Haru-chan! Ti ho portato la cena!»
«Va' via! Non ho fame!» Ovviamente, Haruhi era lontana dall'essere contenta. Sembrava che stesse entrando in un altro di quei suoi periodi di malinconia. Non che la biasimassi.
«Va bene! Lascierò il vassoio fuori dalla porta, se cambi idea.»
Quella fu l'ultima cosa che sentii per il resto della notte. Dopo aver finito la cena, lasciai il vassoio a terra e mi sdraiai di nuovo. A stomaco pieno, fu molto più facile addormentarmi. Ero ancora giù di morale per il fatto che la giornata fosse andata da essere meravigliosa allo schifo completo. Speravo solo che le cose sarebbero andate meglio l'indomani. Ancora non sapevo cosa sarebbe successo alla Brigata. Mi mi sarebbe piaciuto pensare che non ero stato pestato senza motivo...
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Scusate per aver reso il capitolo più corto del solito, ma non volevo farvi aspettare troppo. Ho ancora molte sorprese da farvi vedere. In realtà non sono nemmeno alla metà della fic (anche se sono in effetti vicino alla metà).
Quindi, che succederà alla Brigata? Lo scopriremo nel prossimo capitolo...

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Allora, vorrei spendere queste prime parole per insultare le vane, inutili e ostentate parole di Naru-san, ma non lo farò. Non perderò nemmeno tempo ad insultare Oruki, altrimenti questa pagina raddoppierebbe la sua lunghezza.
Quindi mi limiterò a scusarmi di nuovo per il ritardo decisamente eccessivo, chiedere venia e mettermi a lavorare all'undicesimo. Detto questo spero che questo capitolo sia stato abbastanza interessante e intrattenente. Io sono rimasto sul fiato sospeso per tutto il tempo della traduzione, pur essendo il meno interessante tra gli eventi principali della fic...
Un ultimo appunto. Avete notato che il linguaggio più pesante è stato censurato alla meno peggio? Scelta dell'autore. Onestamente, ho perfino usato gli stessi simboli che ha usato lui.
Come al solito, spero che mi facciate sapere la vostra opinione a riguardo, e non esitate a farmi domande se non capite qualcosa... ci vediamo al prossimo capitolo!
  
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