Ernest fissava insistentemente quella piccola lapide con sopra scolpito l’epitaffio più triste che avesse mai letto.
L’aveva fatto fare da un suo amico, lì a Silent Hill.
Dopo che sua moglie era morta aveva giurato a se stesso che avrebbe fatto di tutto per proteggere sua figlia… e non c’era riuscito.
Un giorno. Quel giorno. Il giorno del suo compleanno… eppure gli aveva espressamente chiesto in ginocchio di non addentrarsi lì sopra perché le scale erano pericolanti. Non gli aveva dato ascolto.
Aveva dimenticato la cartolina che aveva fatto al suo papà la piccola Amy ed era salita lì su per riprenderla. Ma quando era scesa, i gradini di legno erano precipitati, facendo sbattere la sua bionda testolina, violentemente, al legno dove vicino c’era un chiodo.
Ernest ricorda solamente di essere corso su per le scale da dov’era il suo ufficio e di essere arrivato troppo tardi. Ricorda solo l’enorme lago di sangue nella quale era immersa la sua bambina. I vestiti, i capelli e addirittura alcune parti del viso. Ricorda di aver urlato, pianto e maledetto gli Dei per questa disgrazia.
Padre Vincent si era offerto volontario nel dedicargli una piccola cerimonia alle “Vie del Paradiso” la sua chiesa molto misteriosa. Ernest aveva accettato, per poi far deporre il corpo nel cimitero, vicino alla foresta da dove si vedeva il Lago Toluca, a Silent Hill.
Era tornato a casa, la stessa sera, e pensava fortemente al suicidio… ma la mente gli diceva di non farlo. Era come se gli Dei si fossero impossessati di lui, dicendogli che molto presto avrebbe dovuto mettere in guardia qualcuno da una persona malvagia, che sarebbe venuto nella città per cercare una “lei che non era lei”.
Ernest era rimasto lì, facendo costruire la lapide in una stanza nascosta del suo enorme palazzo. Da un giorno all’altro si rese conto che anche la servitù era andata via. Senza dire niente.
Attese per anni la venuta di questa persona, ma ciò non avvenne. E quando aveva creduto che il suicidio fosse meglio, ignorando così la richiesta degli Dei, bussano alla sua porta.
La “lei che non era lei” si presenta a lui come un qualsiasi essere umano ma non riesce a vederla.
Ora lui è lì. In quel piccolo giardino con in mano la boccetta dal liquido bianco che risolverà tutti i suoi problemi.
La stappa e riesce a sentire la puzza di funghi marci mentre versa il contenuto sulla piccola lapide.
Un urlo. Della nebbia. Del fumo.
Ernest Baldwin sparisce così nel mondo nebbioso di Silent Hill.

“Alcune cose c’è ne dimentichiamo e alcune non le potremmo mai dimenticare… non sono sicuro che uno sia più triste di un altro.” 


 

Note d'Autrice:
Se siete arrivati fin quaggiù vi ringrazio di aver letto. Rigiocando a Restelles Dreams ho pensato... "ma cosa prova un padre perdendo la propria figlia, dopo che ha perso anche sua moglie"? E da qui è nata questa piccola Flashfic. 
Prima storia che scrivo su questo fandom, assolutamente fantastico.
Sto scrivendo anche una storia... sempre su Silent Hill, ma con un personaggio inventato da me. Silent Hill: Rose's Line. La trovate nelle mie storie, se vi va... mi pacerebbe un vostro parere.
Grazie ancora.
Lady Halsingland.