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Autore: Damson    18/06/2013    1 recensioni
Questa storia è un adattamento moderno del romanzo di Jane Austen Orgoglio e Pregiudizio. Speriamo che l'autrice non si offenda troppo per le eclatanti modifiche alla trama da noi apportate: purtroppo le abbiamo ritenute necessarie.
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“Non sta evitando te, sta evitando Wickham.” cercò pazientemente di farla ragionare Giovanna.
“E, dato che ci esci in continuazione, non gli stai certo facilitando le cose.” rincarò la dose Carlotta.
Andrea guardò basito Elisabetta, dato che l'amica non faceva altro che offendere Darcy per lui era appurato che le facesse schifo: “Wow! Lisa ma cosa combini? È un super triangolo!” gongolò entusiasta, la cosa si stava facendo più interessante del suo programma preferito Cortesie per gli ospiti.
“Non c’è nessun triangolo chiaro!? Il triangolo è solo nel cervello di Giovanna e Carlotta!”
“Tua madre sarebbe al settimo cielo a sentire una storia così.”
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8
Fitzwilliam.
 
 
“In me eros,
che mai alcuna età mi rasserena,
come il vento del nord rosso di fulmini
rapido muove: così, torbido
spietato arso di demenza,
custodisce tenace nella mente
tutte le voglie che avevo da ragazzo.”

(Ibico. Traduzione di Salvatore Quasimodo)
 
 
 
Com’era naturale, Elisabetta tornò inferocita in camera e non riuscì a prendere sonno.
Non erano ancora le sette del mattino che, lavata e vestita, scendeva in punta di piedi le scale, stando ben attenta a evitare la sala della colazione: aveva voglia di stare un po’ per conto proprio e trovarsi in mezzo a inglesi mattinieri e odoranti di bacon non rientrava al momento tra i suoi desideri.
Nonostante il suo carattere positivo, che non le permetteva di rimanere arrabbiata per troppo tempo, la discussione della notte con quel presuntuoso le faceva ribollire ancora il sangue. Sentì la vergogna salirle di nuovo dentro, come se volesse essere vomitata; si sforzò di ricacciarla giù con la stessa disperazione con cui aveva ingoiato la sera prima i broccoli al vapore di Caroline. Non capiva perché continuasse testardamente a permettere a Darcy di risultarle simpatico: serviva solo a mostrare il fianco per l’offesa che, puntualmente, sarebbe arrivata.
In fin dei conti non c’era motivo di avercela con lui; era con se stessa che se la doveva prendere e con la sua ostinazione a volerlo credere diverso (per quale motivo, poi, Dio solo lo sapeva).
Giunse finalmente indenne al portone; ma non fece in tempo a capire come diavolo si aprisse quell’oggetto satanico, che un vocione le fece rischiare l’infarto.
“Dove stai andando?”
Lisa si voltò di scatto con la stessa espressione di un leprotto davanti agli abbaglianti di un’auto. Ma quando riconobbe il suo 'aggressore' non riuscì a trattenere lo stupore.
“Riccardo..cos..che.. Sei un cretino!”
Il ragazzo, da parte sua, era accasciato al suolo e talmente scosso dalle risate, che Lisa sperò morisse soffocato.
“Oioia.. dovevi vedè la tu' faccia!” Sghignazzò, cercando di ricomporsi “Nemmeno un ladro colto sul fatto avrebbe avuto quell’espressione terrorizzata!”
“Sei il solito cazzone!” Stavolta anche Elisabetta rideva; ma per confermare il concetto optò per assestargli un discreto destro sulla spalla seguito da relative lamentele.
“Che cavolo ci fai qui!?”
“Potrei chiederti la stessa cosa! Sei qui che fai la signora..”
“Macché signora!” Protestò lei, un po’ imbarazzata dell’equivocità della situazione “Mia sorella è molto amica con quel Bingley..”
“Seee… ora si dice amica?” Ridacchiò Riccardo, mentre Elisabetta lo fulminava con lo sguardo.
“Vuoi un altro cazzotto?! Comunque dovevano riportarci a casa dopo l’incidente di ieri, ma quel catorcio di macchina che hanno non è partita e i miei non sono a casa, quindi non possono venirci al riprendere.”
“Non mi stupisce che quel troiaio non sia partito! E’ già tanto che non esploda..”
“Ma chi gliel’ha rifilata?”
“Pare che quel tale Bingley abbia fatto casino col noleggio.” a questo punto il ragazzo fece un attimo per pausa per controllare di essere soli e abbassò la voce “Lucia ha sentito quella fia della sorella leticare per questo.. E’ veramente bellina.. Peccato che sembri proprio una topa di legno.”
Elisabetta non poté far a meno di ridere pensando quanto quella descrizione si adattasse perfettamente a Caroline.
“In effetti..”
“Poi sbava come una lumaca dietro a quell’altro con la puzza sotto il naso e un nome impronunciabile.”
“Fitzwilliam” Scandì Lisa con tono pomposo, dando il via ad un’altra sghignazzata “E’ insopportabile, vero?”
“Mah..ti devo dire la verità. E’ abbastanza educato e non l’ho mai sentito leticare nessuno del personale.. Certo che non ha un ghigno simpatico!”
“Puoi dirlo forte!” Assentì, decisa, la ragazza “Ma dimmi di te piuttosto! Da quando hai finito il liceo non ti ho più visto..”
“Eh, so andato all’università per un anno a Siena” Rispose Riccardo, grattandosi la testa con fare imbarazzato “Però, siccome cazzeggiavo e basta, ho deciso di lasciar perdere e di andare a lavoro. Peccato che con un diploma al liceo classico un è che..”
Non riuscì a finire la frase perché notò gli occhi di Elisabetta spostarsi su un punto dietro di lui e il suo viso assumere improvvisamente un’espressione terrorizzata.
 
Complice l’agitazione provocata dalla discussione notturna e la sua innata sveglia biologica anglosassone, Darcy si svegliò alle sei e mezza di mattina fresco come se avesse dormito dieci ore.
Complice un articolo che aveva letto sui benefici dell’aria mattutina sulla pelle e la perfetta conoscenza dei bioritmi di Darcy, Caroline si svegliò pressappoco alla stessa ora.
Fortunatamente per quest’ultimo, il fatto di non doversi né piastrare i capelli né fare il bagno nella cipria gli faceva godere una buona mezzora per fare in santa pace la colazione: se c’era qualcosa che provava la sua pazienza più del chiacchiericcio sconclusionato era il chiacchiericcio sconclusionato di prima mattina.
Purtroppo, visto che l’ora del risveglio di Bingley si aggirava tra le dieci e le undici del mattino, con punte massime che sfioravano le undici e mezza (una bestemmia!), il povero Darcy doveva fronteggiare in completa solitudine la querula Caroline per due se non addirittura tre ore. Neanche la scusa del lavoro poteva arginare quella piaga; tanto ché non poche volte l’uomo aveva dovuto battere in ritirata e barricarsi in camera o andare fino al bar sulla spiaggia col suo fido iPad.
Quella mattina, come sempre, si stava godendo la quiete prima della tempesta sorseggiando placidamente il suo caffè lungo (che Lisa aveva definito graziosamente sciacquone) mentre leggeva interessato l’articolo di fondo del Times: nonostante l’imbarazzante quantità di apparecchiature tecnologiche presenti in quella casa, non aveva intenzione di rinunciare al tradizionale giornale in carta e tutte le mattine se lo faceva spedire di buonora da Castiglione.
Stavolta, però, non fu Caroline a interrompere quel momento di pace dei sensi, ma un urlo beduino proveniente dall’ingresso.
“Dove stai andando?”
Si alzò di scatto e andò velocemente verso l’atrio; ma, quando sentì l’inconfondibile voce di Elisabetta, istintivamente si nascose dietro lo stipite della porta, per osservare cosa stesse succedendo senza essere visto. Con chi stava parlando? Pareva uno del personale.. Perché non stava lavorando quello scansafatiche? Sembravano parecchio in confidenza..
Se tutta la sua concentrazione non fosse stata occupata nel cercare di capire (inutilmente visto il tono di voce da film muto) che diavolo si stessero dicendo quei due, si sarebbe accorto di quanto si comportasse da idiota. 
Stette nella solita identica posizione per quella che gli parve un’eternità, indeciso sul da farsi, cercando di controllare quello strano fastidio che gli consigliava goliardamente di andare a passi veloci verso quel ragazzetto e mollargli un destro in piena faccia. Dopo averlo fatto voltare, naturalmente: è da vigliacchi colpire qualcuno di spalle.
Probabilmente, dopo gli eventi della notte, sarebbe passato del tempo prima che Lisa lo tornasse a guardare con gli stessi occhi che splendevano divertiti davanti a quel suo amico.
Anzi.. quella scintilla di complicità lui non era riuscito a conquistarsela e, forse, aveva perso per sempre l’occasione.
Sentir pronunciare ironicamente il proprio nome distolse Darcy dai suoi pensieri con la violenza di uno schiaffo in pieno viso; tese trepidante l’orecchio, ma, non riuscendo a capire una parola, sentì la rabbia montargli fino a stritolargli la gola.
Avrebbe scoperto il nome di quel fannullone e l’avrebbe fatto licenziare!
Senza neanche rendersene conto si trovò davanti ai due amichetti e doveva avere una faccia veramente terribile vista l’espressione preoccupa sul volto di Elisabetta.
“Non mi pare di pagarti per stare a chiacchiera.” Scandì gelido le parole.
Il volto di Riccardo si illuminò di una cromatura che andava dal verde al viola: se avesse perso il lavoro per una cosa del genere suo padre l’avrebbe scuoiato.. e a ragione!
Aprì la bocca, ma il cervello non riusciva a lavorare così velocemente da trovare una giustificazione; per sua fortuna Lisa fu molto più pronta di lui.
“E’ colpa mia Darcy, l’ho trattenuto io con le mie chiacchiere e l’ho distratto dal lavoro!”
Da parte dell’inglese uscì solo un suono inarticolato, che nella sua mente era stato concepito come un “non me ne importa un bel nulla!”
“Scusa davvero Ricca”
“What’s up, Riccardo?!” La vocetta allegra di Bingley, inaspettata a quell’ora mattutina, li colse tutti alla sprovvista.
“Nulla!” Lo anticipò di nuovo Elisabetta, cercando di articolare qualche parola in inglese di prima mattina “E’ un mio ex compagno di scuola e l’ho strappato al suo lavoro pochi minuti. Però sembra che questo abbia disturbato oltremodo la colazione del lordino.”
“Ma dai Fitz! Come sei scorbutico.” Lo prese in giro Bingley, non accorgendosi del pericolo mortale che stava correndo.
Dato che (purtroppo) anche in Italia l’omicidio è un reato, Darcy se ne andò schiumante di rabbia senza proferir parola.
“Avrà dormito male.” Commentò tutto tranquillo l’amico con un bel sorrisone sulla faccia.
Gli altri due annuirono meccanicamente, ma non ne erano del tutto convinti “Riccardo, stasera quando finisci il turno rimani se ti fa piacere, visto che sei amico di Lisa!”
“Sì dai!” Gli fece eco quest’ultima “C’è anche Andrea! Ti ricordi di Andrea, vero?!”
“Noooooo.. quel finocchione!” Rise il ragazzo “Allora rimango di sicuro! E’ una vita che non lo vedo!” E, dopo aver ringraziato innumerevoli volte un entusiasta Bingley, si affrettò a tornare a lavoro.
Una volta rimasti soli, Elisabetta si volse verso il padrone di casa con un sorriso smagliante: non era mai stata tanto contenta di vederlo!
“Come mai così mattiniero, Charles?”
Il suo interlocutore arrossì leggermente; il che, essendo rosso di capelli, lo fece assomigliare incredibilmente a un braciere olimpico.
“Beh..” Biascicò, tanto che Lisa fece una fatica tremenda per capirlo “..nel caso Jane si svegliasse.. Mi sembrava maleducato farmi trovare a letto..”
La ragazza sorrise meccanicamente: era veramente cotto. E lo mostrava in un modo così palese da disorientare Giovanna, la quale invece era anche troppo modesta e posata.
“Hai fatto benissimo” Lo rassicurò, per non imbarazzarlo oltre “Sei veramente un gentlemen.”
“Grazie.. Tu invece? Che fai così presto in piedi?”
“Sono venuta a mettere qualcosa sullo stomaco prima di fare un po’ di jogging”
“Ma abbiamo una piccola palestra se vuoi..”
“No grazie, preferisco l’aria aperta. Mangio un boccone e scappo.”
Mentre si avviavano nella sala da pranzo Lisa di stupì (e un po’, a dirla tutta, si preoccupò) della sua prontezza nell’inventare bugie convincenti.. ma era sempre meglio che mettersi a spiegare a Bingley il motivo per cui aveva avuto una notte agitata e non era praticamente riuscita a dormire.
 
Non era passata nemmeno mezzora che Lisa scendeva nuovamente le scale rotta di collo (ebbene sì, voleva evitare qualsiasi spiacevole britannico incontro!) con una magliettaccia e pantaloncini così fuorimoda che avrebbero potuto uccidere Caroline con un solo sguardo.
Non era proprio nei suoi progetti quella mattina di fare jogging; tuttavia non poteva esimersi dopo la bugia raccontata a Charles.. e, in fondo, non era neanche un’idea così malvagia: non c’era niente di meglio che una corsa per rilassarsi e scacciare ogni pensiero cretino dalla mente.
Due balzi felini ed aveva già raggiunto e superato vittoriosamente il portone, pronta a lanciarsi nella notevole tenuta di Villa Campobasso prima che il sole di fine Giugno la facesse bruciare per autocombustione.
Ma la sua prova atletica rischiò di morire sul nascere schiacciata dalle ruote di un’Audi.
“Oh Lisa, ma sei matta a sbucare così? Manca poco ti tiravo sotto!” Sgallinò Andrea, un po’ preoccupato.
“Ma sei scemo? Perché devi parcheggiare a tre centimetri dal portone?! Vuoi entrare direttamente in casa con la macchina?! Meno male ci sono gli scalini!” Sbraitò Elisabetta, quasi sdraiata sul cofano.
Fu come se l’amico non avesse sentito una di quelle parole, tanto era intento a scrutarla con malcelato disgusto.
“Dio mio, perché sei vestita da barbona?”
“Vado a corre.. Mica mi posso mettere un vestito della Guess.”
“Ma c’è gusto anche nel vestirsi per fare sport..”
Lisa storse la bocca: non c’era verso di ragionare con Andrea se la discussione riguardava i suoi principi fondamentali di ordine e buongusto.. e di monarchie inglesi.
“Invece di criticare la gente che va a correre, tu cosa ci fai alle otto del mattino qui!?”
“Caroline mi ha detto di venire presto perché vuole che l’accompagni a fare una passeggiata a cavallo. Ed eccomi qua!” La nostra eroina vide un pericoloso luccichio balenargli negli occhi trasognati.
 “Allora ti auguro buona fortuna, perché la mattinata è iniziata male in casa.”
“Cosa?! Qualcuno ha fatto arrabbiare Caroline?” Il tono non era stato così apprensivo quando aveva rischiato di schiacciare con l’auto l’amica.
“No, quell’altro si è svegliato incazzato nero.”
Sul volto di Andrea si dipinse un’espressione insofferente.
“Chi, Fitzwilliam?”
“Già, Fizzy-Fizzy.. non lo sopporto, in certi momenti dà così tanta prova della sua spocchiosa arroganza che mi farebbe voglia di dargli un cazzotto in pieno viso!”
“Non me ne parlare! Anche a me non sta veramente per nulla simpatico” Chiaramente non si sarebbe mai permesso di usare parole più dure.. in fondo è pur sempre un gentlemen inglese quello di cui stavano parlando!
“Verissimo! E lui non fa nulla per rendersi tale!”
“Se penso a come tratta la povera Caroline, Dio mio! A volte rasente la cafonaggine!”
Su questo argomento Lisa preferì glissare con un cenno vago: su quel fronte non poteva non sentirsi solidale con Darcy. Tuttavia, visto che Andrea sembrava non volesse mollare l’argomento optò per una ritirata strategica prima che le scappasse dalla bocca qualche affermazione che le avrebbe attirato l’ira funesta dell’amico.
Passò così in santa solitudine il tempo che la separava dall’ora di pranzo (un’ora che si avvicinava di più alla colazione; ma ormai villa Campobasso era colonia inglese), durante il quale si trovò di nuovo faccia a faccia con un Darcy che le pareva pressappoco dello stesso colore del Convitato di Pietra.. ed aveva anche la solita simpatia, visto i tre monosillabi articolati durante tutto il pasto. E pensare che Andrea lo sollevava anche dall’ingrato compito di fingere di dare ascolto alle ciarlerie di Caroline!
Elisabetta avrebbe voluto approfittare della presenza dell’amico per farsi riportare a casa; ma, con suo grande disappunto, scoprì con una telefonata che sua madre era fermamente intenzionata a venirle a prendere il giorno dopo e, pur di non discutere con lei, lasciò perdere. Così, rassegnata da quell’ingrato destino che la faceva sentire molto simile a un parassita, si lasciò trascinare dagli ospiti in piscina.
Si rifiutò categoricamente di farsi prestare il costume da Caroline (naturalmente le aveva offerto il più vecchio in suo possesso), tanto più che l’inglese aveva una buona taglia meno della sua e non aspettava altro che mostrare trionfante agli occhi di Darcy questa fondamentale differenza.
Ma lui non le avrebbe notate nemmeno se fossero state in topless, tanto era intento nel suo lavoro.
Forse aveva bisogno di un po’ di solitudine col suo amato iPad per calmarsi.
Bingley e Giovanna, invece, erano da contarsi nella compagnia ancora meno di Darcy, tanto stavano appartati a bisbigliarsi.. anzi, a dirla tutta, era Charles che si lanciava in monologhi sconclusionati pieni di affetto e complimenti, ai quali la compagna rispondeva imbarazzata a volte con un sorriso, a volte con una mezza parola.
Nel frattempo Riccardo e altri ragazzi portavano, su ordine espresso della padrona, aperitivi e vettovaglie varie. Andrea era talmente occupato nella contemplazione della sua dea e nel cercare di far sembrare il più professionale possibile il suo francese, che non riconobbe l’ex compagno di scuola; il quale, capendo la situazione, rivolse una strizzata d’occhio, subito ricambiata, a Lisa.
Tuttavia, mentre la ragazza riabbassava gli occhi, incontrò lo sguardo duro di Darcy; il quale, per la prima volta, non interruppe il confronto. Stettero per pochi secondi a scrutarsi, finché l‘inglese non piegò le labbra in una specie di sorriso malinconico e tornò a dedicarsi al suo lavoro.
Elisabetta si sentì incredibilmente a disagio. Stava per sdraiarsi e chiudere gli occhi, quando all’improvviso inghiottì il silenzio la musica di un valzer che doveva aver già sentito ma del quale non si ricordava il nome.
“Hallo, Georgiana?” La voce profonda di Darcy catalizzò l’attenzione di tutti (addirittura anche dei piccioncini); tanto ché l’uomo se ne accorse e abbassò ancora di più il volume della voce. “How are you?”
Naturalmente era troppo tardi per sfuggire all’entusiasmo di Caroline, la quale si alzò tutta giuliva e si andò a sedere accanto al suo non molto oscuro oggetto del desiderio.
“O my God! Georgiana! Darling, darling Georgiana! I love your little sister!” Cicalò eccitata “How is she? Say hi to her from me!”
Lisa si trovò a pensare che probabilmente solo un inglesissimo self control impediva a Darcy, che pure aveva uno sguardo inconfondibilmente esasperato, di tirarle una testata e lasciarla morente lì sull’erba.
“Caroline greets you.” Sospirò l’uomo, mentre una parte del suo cervello lavorava alla ricerca di una via di fuga, ma senza successo “How are you?” ripetè alla sorella che ancora non aveva avuto modo di rispondere.
Naturalmente la sua zecca non si accontentò di questo magro trofeo, ma continuò il suo interrogatorio indiretto. Come si trovava al conservatorio? Quando aveva gli esami? Doveva assolutamente farle sentire qualcosa!
Naturalmente l’uomo non le dava la minima soddisfazione e si limitò a farle educatamente cenno con la testa, per poi gettarsi nella conversazione con quella che pareva essere la sorella.
Il povero Andrea, non capendo una parola di inglese, non riusciva a comprendere cosa attirasse tanto l’attenzione della sua adorata. Guardò speranzoso Lisa, ma la trovò intenta a scrutare particolarmente interessata quello sbruffone inglese.
In effetti Elisabetta, passati i primi momenti a ridacchiare di Caroline, sentì che la sua attenzione si stava inesorabilmente catalizzando su Darcy. Per la prima volta da quando lo conosceva aveva un’espressione completamente diversa: il viso rilassato, una luce nuova che gli balenava negli occhi e, soprattutto, un sorriso così dolce disegnato sulle labbra (così diverso da quello che le aveva rivolto solo qualche minuto prima!) che toglieva ogni durezza ai lineamenti e lo facevano sembrare una persona completamente nuova.
Si infastidì di trovarlo incredibilmente bello.
Stette così a fissare, ipnotizzata, quella miracolosa trasformazione e non si accorse nemmeno che la telefonata era finita finché quattro occhi fissi su di lei non la fecero riscuotere: quelli di Caroline erano gelidi e minacciosi, mentre quelli di Darcy la scrutavano interrogativi e colmi di una strana speranza.
“Bella la suoneria” Commentò Lisa. Erano le prime parole che le erano venute a mente.. ed a pensarci bene erano anche molto stupide!
“Il mio brano preferito” Rispose automaticamente Darcy: anche lui doveva trovare quantomeno strana quella conversazione.
“Non mi viene proprio in mente l’autore..”
“..Shostakovich”
 
 

  
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