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Autore: GhostFace    18/06/2013    2 recensioni
Riflessioni interiori, ma anche azione, istinto ed avventure, senza mai farci mancare qualche risata... Questa è una storia che coinvolgerà tutti i personaggi principali di Dragon Ball, da Goku a Jiaozi! Cercando di mantenermi fedele alle vicende narrate nel manga, vi propongo una serie di avventure da me ideate, con protagonisti Goku ma soprattutto i suoi amici. I fatti narrati si svolgono in alcuni momenti di vuoto di cui Toriyama ci ha detto poco e nulla, a cominciare da quell'anno di attesa trascorso successivamente alla sconfitta di Freezer su Namecc (ignorando o rielaborando alcuni passaggi only anime). Come dice qualcuno in questi casi, Hope You Like It! Buona Lettura!
PS: la storia è stata scritta prima dell'inizio della nuova serie DB Super, quindi alcuni dettagli non combaciano con le novità introdotte negli ultimi anni. Abbiate pazienza e godetevi la storia così com'è, potrebbe piacervi ugualmente. :)
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Ma guarda quanta bella gente!» prese la parola il Principe dei Saiyan, dandosi un’occhiata intorno. «L’onnipresente muso verde, il figlio di Kakaroth, il figlio di Freezer e…» si fermò, con una pausa d’indecisione. Aveva sempre sentito parlare di Cooler, ma nei fatti non lo aveva mai visto di persona. Era davvero lui?
«Adesso basta! Quanta insolenza!» sbottò indignato Cooler, rizzandosi di scatto in posizione eretta e pestando un piede sul terreno. «Allora avevo proprio ragione a dire che c’è sempre uno sciocco in agguato pronto a fare irruzione! Per tua norma e regola, ti trovi al cospetto di Cooler… Sua Maestà Re Cooler, per te.» precisò il figlio maggiore di re Cold, senza esitazione. «Tu chi saresti, terrestre?»
«Io, “terrestre”?» ripeté Vegeta, levandosi a mezz’aria perché le sue parole giungessero a voce chiara all’orecchio di Cooler. «Sono un Saiyan, idiota!»
Cooler sorvolò sull’insulto: era altro che gli premeva approfondire, in quelle parole. «In base alle mie informazioni, la razza dei Saiyan non contava superstiti, a parte Son Goku! È anche vero, devo ammettere, che non sapevo avesse un figlio… dunque non sarebbe la prima volta che le mie informazioni sono incomplete.»
«Dunque sei proprio tu, il celebre Cooler! Avevo sentito un bel po’ di trambusto da queste parti, ma ciò che aveva attirato la mia attenzione era l’aura di questo marmocchio! Il livello e la natura della sua energia sono inconfondibili. Non l’avevo mai visto coi miei occhi: ai tempi in cui militavo per Freezer se ne sentiva parlare, di tanto in tanto! Non mi aspettavo una forza simile da un bambino… Poi arrivo qua e cosa trovo? Non uno, ma ben due membri della più bella famigliola del Creato! Tu ti stai trattenendo, eh? Per questo non avevo capito chi fossi, con quest’aura così bassa, prossima allo zero!»
«Zio!» chiamò Kreezer a gran voce. «Vuoi che mi sbarazzi pure di quest’altro plebeo?? Oggi ci sto prendendo gusto!» domandò Kreezer, trattenendo infastidito la stizza di sentirsi dare del marmocchio.
«Non sono un plebeo… anche nelle mie vene scorre sangue reale, ragazzino!»
Per Cooler non fu difficile fare due più due: “Militava per mio fratello; dice di essere un Saiyan e il suo aspetto lo confermerebbe; sostiene di appartenere ad una schiatta reale…” «Ma tu… non sarai mica…?» azzardò Cooler.
«Indovinato! Sono Vegeta, il Principe dei Saiyan… e anche l’ultimo purosangue, ormai! Tuo fratello ti avrà parlato di me, suppongo.»
«A me, ne ha parlato!» intervenne di nuovo Kreezer. «Mi ha detto che sei un ribelle e un bastardo! Zio, posso ucciderlo?? Eddaaai!»
«Sii paziente, pargolo: voglio vederci chiaro.» rispose benevolo lo zio, per poi rivolgere lo sguardo al Saiyan: «Il famoso Vegeta, dunque... Il Principe decaduto dei Saiyan, nonché dipendente di mio fratello... l'insubordinato ribelle e traditore! Eravamo tutti convinti che fossi morto.»
«Lo ero. Immagino tuo fratello ti abbia parlato anche delle Sfere del Drago…»
«Ah. Quegli oggetti magici.» accennò Cooler con indifferenza. «Peccato. Sai com’è… Freezer si era tanto vantato di aver posto termine alla dinastia reale Saiyan su Namecc. Dal mio punto di vista, un altro degli errori di Freezer è stato quello di avere risparmiato dallo sterminio proprio un Saiyan di casta aristocratica, il quale teoricamente avrebbe avuto maggiore attitudine di far avverare la leggenda del Super Saiyan. Forse in qualche modo gli stavi simpatico... oppure, ti considerava una buona vittima da tiranneggiare a dovere. Cosa c’è di meglio che umiliare un ex erede al trono?»
A quelle parole Vegeta strinse i denti, e gli sfuggì un ringhio sommesso al rinnovato ricordo dello sfruttamento fisico e morale subito per anni. Una persona orgogliosa come lui non poteva aver digerito in così breve tempo l’onta di essere stato sfruttato e mortificato da Freezer. Però… forse il Destino gli aveva offerto una possibilità per superare completamente l’umiliazione che per anni gli era stata inflitta.
«Mio fratello avrà taciuto molti dettagli decisivi, ma su una cosa aveva ragione: sei stato insulsamente presuntuoso. E poi, non hai nemmeno la coda...»
«Non è la coda a fare un Saiyan…» sentenziò Vegeta, laconico.
«Ma se ce l’ha pure quel piccolo bastardino…» ribatté Cooler, nell’evidente intento di sminuirlo.
«Cosa?» Solo allora Vegeta si accorse che dal sedere di Gohan ondeggiava una coda scimmiesca. «Ah, ma guarda! Non ci avevo fatto caso. Nei bambini, la coda ricresce facilmente, e sembra che questo carattere si perpetui anche nei meticci…» Tale circostanza gli suggerì un’idea mirabolante.
Guardò il cielo del pomeriggio, portandosi la mano al mento: “Non ho mai capito come funziona la Luna di questo mondo! In tre anni e più, non l’ho mai vista comparire!” Tutti i presenti, perplessi, lo guardarono, perso com’era nelle sue macchinazioni. A quel punto, Vegeta dichiarò: «Ad ogni modo, sarebbe ancora presto, a quest’ora della giornata… Ma è un problema facilissimo da risolvere! State tutti a vedere!» Concentrò parte della sua energia nella mano e plasmò una power ball candida e splendente, che lanciò ad un’altezza considerevole. Gridò: «Vai!»; in una colossale concentrazione di luce abbagliante, la sfera si dilatò e, combinandosi con l’ossigeno dell’aria, si convertì in una luna artificiale. Tutti i presenti rimasero attoniti al fenomeno a cui avevano assistito: dunque i Saiyan potevano anche creare un satellite? O solo Vegeta ne era capace?
Gohan mantenne lo sguardo fisso su quella fonte di luce; era così tanto tempo che non vedeva uno spettacolo così bello e particolare, anche per l’insolito orario del giorno… e poi, erano passati quasi quattro anni dall’ultima volta che i suoi occhi avevano contemplato la luna, creata anche allora da Vegeta. «Ti regalo la Luna, ragazzino... goditela, e goditi anche la tua bella codina!» disse Vegeta.
Piccolo, all’udire le parole di Vegeta, ricordò l’accaduto della notte di quasi cinque anni prima in cui Gohan, trasformatosi per la prima volta, aveva rischiato di causare un quarantotto: «Non guardare! Gohan, non guardare quella luna!»
Anche Cooler, fremente all’idea che la situazione potesse sfuggirgli di mano, intimò: «Son Gohan! Distogli lo sguardo!» Troppo tardi: gli occhi del piccolo mezzosangue, dopo aver assorbito raggi lunari a sufficienza, si accesero di rosso sangue. Il suo cuore fu assalito dall’eccitazione, ed iniziò a martellare ossessivamente; la dentatura umana assunse le spaventose sembianze di fauci ferine con zanne lunghe ed aguzze. In breve, stracciati gli indumenti color viola prugna, tutte le sue membra raggiunsero dimensioni gigantesche, e tutto, ad eccezione del muso, delle mani e dei piedi si rivestì di una fitta pelliccia scura da gorilla.
«Gohan… ti senti bene?» chiese Kreezer con una leggera preoccupazione nella voce; poi, cercando di essere spiritoso, chiese: «Ma che cav…? È uno scimmione mannaro?»
«Tuo padre non te ne ha parlato, nipote?» intervenne lo zio. «I Saiyan possono trasformarsi in scimmioni giganti, se c’è una luna piena sufficientemente luminosa! O almeno, questo è ciò che so io… Per questo volevo evitare che si trasformasse.»
«Figata! Più gigantesco di nonno Cold!» esclamò il bambino alieno.
«Altro che figata, mocciosetto…» lo volle disilludere Vegeta: «Quando un Saiyan subisce quella trasformazione, la sua potenza si decuplica letteralmente!» Nel frattempo, la belva aveva raggiunto le sue dimensioni massime. Uno scimmione dalle orecchie a punta adesso sovrastava l’intera area; innalzò il muso allungato verso il cielo e si lasciò andare ad un roboante ruggito.
“Anche se le cose stessero davvero come ha detto Vegeta e la forza di Son Gohan si decuplicasse, mio nipote potrebbe ancora reggere il confronto… anche se la vittoria sarebbe rischiosa, e molto laboriosa…” pensò Cooler, che sull’onda di questi ragionamenti decise di prendere le redini della situazione e stroncare ogni rischio sul nascere. Sollevò le dita indice e medio congiunte e sprigionò una buona parte della sua potenza, in un gesto che a Vegeta risultò tristemente familiare. A super velocità, il Principe si portò accanto al fratello di Freezer e riuscì ad afferrargli e deviargli le braccia, nell’esatto momento in cui sparava vari raggi energetici blu intensamente concentrati che, secondo l’intenzione del monarca, avrebbero dovuto trafiggere il cuore della belva. Gli occhi del Principe incontrarono quelli del Re, che scansò la mano dell’altro schiaffeggiandola con ripugnanza. Mettere le mani addosso al Re… quale arrogante affronto!
«Sei veloce, Vegeta…» osservò il Re, al colmo del disappunto.
«Non posso permettere che tu uccida un Saiyan proprio mentre sta dando il meglio di sé, anche se si tratta del figlio dell’odiato Kakaroth… ovvero, quello che tu conosci come Son Goku. Piuttosto, sappi che da adesso hai un nuovo nemico da affrontare: il Principe dei Saiyan. Forza, spostiamoci lontano dal bestione e dagli altri… il loro scontro è una questione che non ci deve riguardare, per ora.» lo sollecitò Vegeta. Cooler decise che lo avrebbe fatto fuori entro breve, per poi sistemare anche il figlio del Super Saiyan Son Goku… e così, la missione sarebbe stata completata. I due extraterrestri adulti, ormai proclamatisi reciprocamente nemici, si spostarono di qualche centinaio di metri.
«Come mai hai fatto la tua comparsa solo adesso, Vegeta?»
«Da qualche ora percepivo le mosse dei tuoi uomini e di quei terrestri... ma tutti loro – che, come avrai capito, sono mezze calzette in confronto a me - mi avrebbero dato solo noia.» affermò Vegeta con disprezzo. «Infatti, pur conoscendo quegli uomini, ho voluto lasciarli al loro destino, in balia del tuo Sauzer… non nutro alcun interesse per loro…»
«Non riesco a capire cosa tu intenda.» disse Cooler seccamente: non capiva il concetto di “percepire le mosse” di cui aveva parlato il Saiyan; da questo punto di vista, Vegeta era avvantaggiato.
«Lo scoprirai presto! Comunque… tuo nipote mi ha attirato qui, ma la vera sorpresa me l’hai fatta tu, Cooler: non mi aspettavo che ti scomodassi a raggiungere questo pianeta periferico.»
«Un Re che si rispetti non può permettere che sulla sua dinastia pesi il marchio dell’infamia. Desideroso di vendetta per i fatti di Namecc e per quelli avvenuti un anno dopo su questo pianeta, sono venuto in cerca del Super Saiyan, per scoprire praticamente subito che era deceduto di morte naturale. Però sono contento: ho scoperto che la linea di sangue di Son Goku sopravviveva nella persona di suo figlio. Sono arrivato in tempo per evitare che quel bambino cresca: sembra che abbia una potenza molto sopra la media… sarà un fattore ereditario, visti i suoi natali…»
«Non necessariamente: di solito i figli dei Saiyan non hanno una crescita così prodigiosa e, a parte ciò, suo padre era ben lontano dal diventare un Super Saiyan quando il mocciosetto venne alla luce. Io ho sempre creduto che sia un qualche strano effetto derivante dal miscuglio fra razze…»
«E dimmi, cosa vuoi fare ora? Sfidarmi? » domandò il Re con atteggiamento altezzoso. «Chi credi di essere, la brutta copia di Son Goku?»
«No, perché io sono già la bella copia! Infatti, dopo averti sconfitto, io ti ucciderò, cosa che Kakaroth non farebbe!»
«Oh, e come faresti? Non c’è nessuno che possa anche solo eguagliare la mia potenza nell’universo.»
«Nemmeno un Super Saiyan?» proclamò Vegeta con sguardo fiero. Strinse i pugni con un ghigno minaccioso; un lampo di perfidia gli fece brillare le pupille, e il Principe dei Saiyan si accese d’oro per alcuni secondi, sotto gli occhi di Cooler, per poi tornare allo stadio di base.
Il viso di Cooler rimase stupefatto per qualche impercettibile secondo, durante il quale non riuscì nemmeno a balbettare. Riavutosi da quella reazione iniziale, commentò: «Dunque è confermato: la famosa leggenda era una favoletta per creduloni… altro che uno ogni mille anni: ne abbiamo avuti due in pochi anni, e il figlio di Son Goku potrebbe essere il prossimo.» Subito dopo, un lampo di genialità attraverso lo sguardo di Cooler. Prima di allora non aveva mai incontrato di persona un vero Saiyan di pura razza: quel popolo rientrava nell’area di influenza di Freezer, una zona dell’universo estranea alla sua giurisdizione. Ora, per la prima volta gli capitava di incontrarne uno, e per di più il Principe, l'erede della casa regnante… come se non bastasse, in versione Super Saiyan. La scoperta poteva avere un valore inestimabile, per lui: Re contro Principe, nobile contro nobile, una sfida aristocratica e leggendaria tra i due più potenti esponenti di quelle due razze. In più avrebbe fronteggiato il Super Saiyan, l’ancestrale terrore della sua dinastia: «Non ho mai creduto a quella che per me era… una fiaba, e a seguito di ricerche ho scoperto che non era altro che una mediocre mistificazione del nostro passato storico. Tuttavia…»
«Dunque sei d’accordo con me nel dire che Freezer era un’idiota, ad avere paura di una leggenda!» osservò Vegeta. «Anche se poi quella leggenda gli è costata carissima…»
Cooler, che odiava suo fratello, mal tollerava che si parlasse in quei termini di un qualsiasi membro della sua famiglia. «Lasciami finire. Tuttavia…» aggiunse Cooler, con uno schiocco di coda al suolo. «…la fiaba aveva un fondo di verità. Il Super Saiyan è esistito, e potrebbe ricominciare ad esistere nuovamente. E poiché questa verità mi è inaccettabile, devo porre fine allo scempio che la comparsa del Super Saiyan ha determinato! Ti racconterò cosa ho scoperto: non siamo in molti a conoscere questa storia, ma voglio fartene dono prima di spedirti dai tuoi antenati, mio caro Principe.»
 
I fatti che ci accingiamo a raccontare risalgono a mille anni prima delle nostre vicende, e riguardano l’atavica ostilità fra le due razze più temibili dell’universo. Dal momento che non siamo nello stato di tensione ed eccitazione che, in quel frangente, animava Cooler e Vegeta, possiamo attardarci un attimo di più per capire come andarono realmente le cose.
Chilled, primo e più potente figlio di Frost, era un alieno dall’aspetto peculiare, più unico che raro, che nell’universo non somigliava ad altri che ai suoi parenti: era caratterizzato dalla carnagione violacea e dal fisico basso ed agile, aveva gli occhi rossi e le labbra nere. Alcune placche ossee ricoprivano i suoi avambracci e stinchi, e una sorta di casco osseo, che rivestiva la sua testa, era sormontato da una placca lucida arancione. Dalle sue spalle spuntavano due piccoli spuntoni neri, mentre dai lati del casco osseo sorgevano due corna nere curve verso l’alto. L’extraterrestre aveva ereditato dal beneamato padre il dominio del loro pianeta d’origine, con l’auspicio di accrescere vieppiù i possedimenti, e una raccomandazione: “L’onore e la supremazia della famiglia prima di tutto”. Da qualche decennio aveva assunto il titolo di Re e, grazie ad una politica espansionistica violenta ed aggressiva, aveva consolidato in un unico regno diversi pianeti su cui dominava da sovrano.
Come tutti i grandi conquistatori, era ambizioso; come tutti i membri della sua famiglia, Chilled era straordinariamente forte. Da diverso tempo, era giunta alle sue orecchie la fama degli abitanti del pianeta Saiya, i Saiyan: si favoleggiava che, nella storia precedente, decine di razze di invasori fossero atterrate in quel mondo, spinte da brama di conquista, con risultati fallimentari. Quale impresa migliore, per affermare agli occhi dell’universo la propria supremazia, che farsi conoscere come il vincitore dei famosi Saiyan?
Prima di aggredirli, Chilled raccolse informazioni. Apprese che Saiya era un pianeta lussureggiante, selvatico e vergine, una sorta di paradiso terrestre tropicale sul quale abbondava la vegetazione ad alto fusto, specialmente alberi carichi di frutti commestibili; quanto alla fauna, per terra e mare erano diffuse bestie di dimensioni enormi. Sul pianeta si era sviluppata una specie dominante, un popolo di creature dai caratteristici capelli ispidi e scuri, dall’eccezionale propensione per la lotta e il confronto muscolare. Con tutta probabilità, dovevano essere imparentati a qualche specie di scimmia, perché dei primati conservavano ancora la lunga coda oltre alla struttura fisica. All’epoca questi esseri vivevano come animali selvatici, a contatto e in sintonia con la natura; usavano coprirsi con la pelle delle belve trucidate per proteggersi dalle intemperie. Sul pianeta agiva una forza di gravità particolarmente intensa, ma i Saiyan, popolo dalla straordinaria robustezza fisica, erano in grado di rinforzarsi e di non soccombere al peso abnorme della gravità, sviluppando per reazione una forza molto superiore a quella di svariate razze dell’universo. A ciò si aggiungeva la loro indole selvaggia e competitiva, che li spingeva a sfidarsi e combattersi come se tale loro attività rappresentasse una forma di intrattenimento e svago. Ne conseguiva che, giorno dopo giorno, i Saiyan acquisivano una potenza fisica superiore: più combattevano, più diventavano forti. Non conoscevano armi, ma non ne avevano bisogno: riuscivano a stendere bestioni molto più grandi di loro, semplicemente a mani nude. Si vociferava, ma di questo nessuno aveva informazioni certe, che nelle notti di luna piena regredissero a mostruose forme di gorilla. Sicuramente la loro caratteristica più pericolosa era un’altra: a differenza della stragrande maggioranza degli abitatori dell’universo, i Saiyan sembravano non conoscere limiti: erano capaci di trascendere in continuazione il proprio potere, fino a livelli praticamente irraggiungibili.
Non avevano un’idea del vivere in istituzioni organizzate; erano bruti - per quanto mediamente svegli e dotati di comprendonio - che si riunivano in branchi allo stato brado. Tutti però riconoscevano il più forte del pianeta come autorevole vertice della loro primitiva organizzazione sociale. Chilled venne a sapere che il massimo esponente dei Saiyan, con cui avrebbe dovuto confrontarsi, si chiamava Vegeta: era alto, gioviale, atletico e muscoloso. Sul suo corpo recava in ogni parte i segni e le cicatrici di migliaia tra battaglie, duelli o semplici liti. Aveva delle doti che lo rendevano un vero e proprio genio della sua specie: un’intelligenza strategica che lo faceva primeggiare rispetto ad altri compatrioti; ed era testardo, di un’ostinazione che sfociava talora nell’incoscienza. Ma soprattutto aveva una fortuna sfacciata, come tutti i leader che si rispettino: anzi, per il suo popolo era semplicemente “Il Fortunato”. Era uscito gravemente ferito da parecchi scontri, ma le sue ferite – un po’ per caso, un po’ perché sapeva prendersene cura - si erano sempre rimarginate perfettamente; aveva sperimentato tante volte sulla sua pelle la dote di fortificarsi notevolmente dopo ogni guarigione, tanto da non dover temere più alcun rivale. In un contesto sociale che ancora ignorava l’avanzata tecnologia medica attuale, riuscire a rimettersi dalla morte era quasi un miracolo. Per di più, il miracolo nella sua vita si era reiterato tante di quelle volte che Vegeta, ritrovandosi più potente ogni volta che si riprendeva, amava ripetere come un saggio il motto: “ciò che non ti uccide, ti fortifica”.
Determinato a vincere, Chilled atterrò sul pianeta Saiya e si fece condurre alla presenza di Vegeta il Fortunato. Lo sfidò; Vegeta, irriverente, lo derise per il titolo di Re con il quale si era presentato. «Perfetto, straniero… se tu sei il Re dell’universo, oggi io diventerò il tuo Re!» Lo scontro fisico fu accanito: era la prima volta che Chilled aveva a che fare con un nemico in grado non solo di resistere ad un corpo a corpo con lui, ma anche da metterlo alle corde. Quando fu chiaro che si trovava in condizioni di inferiorità, Chilled si sentì indotto a giocare la sua carta vincente. Risuonavano nella sua mente le parole del possente genitore Frost: “Ricordati, figlio mio! Noi non saremo mai sconfitti… in caso di bisogno, possiamo trasformarci e raggiungere una potenza che travalica ogni limite conosciuto!”. La trasformazione era la chiave per sbloccare un potere maggiore, ma i figli di Frost non avevano mai avuto bisogno di farvi ricorso prima d’allora. Fu Chilled il primo a sfoderare il suo vero aspetto che, per quanto più minuto e meno corazzato, era enormemente superiore al leader dei Saiyan. Vegeta, mosso da uno spontaneo spirito di miglioramento, poiché non aveva mai seguito forme di addestramento, imparò da Chilled – solo guardandolo ed imitandolo - il potere dell’emissione di energia interiore: ciò rese lo scontro ancora più intenso e complesso. Vari colpi lanciati agli alberi devastarono il paesaggio del pianeta, il che infastidì gradualmente, e non poco, il Saiyan – il quale era un animale legato al suo territorio; ma la goccia che fece traboccare il vaso furono alcuni attacchi energetici con cui, vigliaccamente, il figlio di Frost uccise alcuni fratelli di Vegeta che assistevano alla battaglia. Fu un attimo: il Fortunato si illuminò del bagliore dell’oro e divenne un Super Saiyan, fenomeno mai verificatosi prima d’allora nella storia del suo popolo. Fu mirabile, subito dopo, assistere allo spettacolo del biondo combattente che, in preda ad una sorta di possessione soprannaturale, raccolse nelle mani la propria energia interiore e, distendendo le braccia in avanti, urlò: “GARRICK CANNON!”
Subìto il colpo, Chilled fu costretto ad arrendersi. Il Super Saiyan, perso interesse verso un avversario indebolito e malconcio, ne ebbe compassione, schernendolo: «Così racconterai alla tua discendenza significa la sconfitta!»; subito dopo, i Saiyan attaccarono e trucidarono per ripicca una moltitudine di soldati giunti al seguito del Re spaziale, intimando loro di tenersi alla larga dalla loro patria. Chilled, gravemente ferito, pieno di fratture ed emorragie interne, tornò a casa col supporto di uno sparuto drappello di uomini; sembra che le ultime parole con cui si congedò dal pianeta invaso siano state: «Dovranno passare mille anni prima che i figli di Frost subiscano una nuova sconfitta.» La metafora voleva sottendere un monito per i posteri, e spronare i suoi discendenti ad ottenere una potenza sempre maggiore; ma con l’andar dei secoli, venne interpretata come una profezia e si tinse di colori leggendari. Certo è che, in quelle condizioni pietose, il figlio di Frost patì un’agonia breve prima di passare a miglior vita.
Da allora, l’atteggiamento della gente di Vegeta cambiò: dopo la vittoria epocale contro quel nemico che, con tutto il suo esercito, si era proclamato l’essere più potente dell’universo, i Saiyan acquisirono la consapevolezza di essere visti dagli altri popoli dell’universo come un baluardo inespugnabile, un unicum, qualcosa di coeso ed irripetibile. Furono queste le origini del famoso orgoglio guerriero Saiyan, della coscienza collettiva di un popolo che sapeva di essere una potenza invincibile.
Già tempo prima della batosta, Chilled aveva messo su famiglia: la dinastia reale non si sarebbe estinta, ma la sconfitta fu una lezione abbastanza sonora, tanto che suo figlio Blizzard non si avvicinò a Saiya per molto tempo. Tuttavia non trascurò mai di monitorare gli eventi del popolo guerriero; aspettò la morte naturale del Fortunato per ripresentarsi sul pianeta dei Saiyan, nel frattempo ribattezzato Vegeta in onore del suo più glorioso combattente: quello stesso nome sarebbe stato trasmesso ai discendenti del capobranco, che nei secoli a venire si sarebbero fregiati del titolo di Re dei Saiyan. Presentatosi al popolo di Vegeta, ormai privi di un guerriero all’altezza del Fortunato in grado di competere con Blizzard, pervennero ad un accordo di non belligeranza, che col tempo divenne un trattato di collaborazione: fu così che, nei secoli che seguirono, le mani dei figli di Frost si allungarono e si strinsero sempre di più sul pianeta Vegeta, finché anche i Saiyan ne caddero schiavi, come successe a molti altri popoli. La strategia era: domare e civilizzare i Saiyan, addestrarli e sfruttarne la forza - superiore rispetto alle altre razze dello spazio – per una politica di conquista; infine, incanalare la loro aggressività per distruggere pianeti e decimare i popoli deboli, con i quali non poteva esistere competizione né crescita. Ciò comportò che il livello medio dei Saiyan si andò abbassando, perché gli scimmioni vennero privati della possibilità di rinforzarsi combattendo fra loro tutto il giorno, e furono costretti al confronto con razze molto più deboli. Se un individuo lotta con un suo simile, c’è competizione, c’è potenziamento, c’è desiderio di sopraffazione e di vittoria… ma tra un uomo e una colonia di formiche, per quanto queste possano essere fameliche, non ci sarà mai competizione: colui che le stermini in massa non può uscirne potenziato. In tal modo, la famiglia più potente della galassia era riuscita a impedire la crescita collettiva dei Saiyan, a “tenerli a bada”. Ogni tanto, qualche scimmione fortunello riusciva a sforare abbondantemente la media… nulla di irreparabile, perché nel frattempo anche i discendenti di Chilled, generazione dopo generazione, avevano amplificato le proprie capacità: in una cucciolata di fratelli, era sempre il più forte – non necessariamente il primogenito - a succedere al padre, rafforzando dunque il potere della Corona, che poggiava le proprie fondamenta sulla forza di chi la deteneva. Ciononostante, nessuno della dinastia, né il popolo dei Saiyan dimenticò mai la “leggenda” del Super Saiyan e le parole di Chilled agonizzante.
Re dopo Re, giunse l’epoca di Re Cold. Si approssimava il compimento del millennio dalla tragedia subita da Chilled: il giovane Freezer, figlio minore e più potente del Re, da qualche anno aveva ricevuto la reggenza di vari pianeti, fra cui la patata bollente rappresentata dal pianeta Vegeta, da cui sarebbe potuto scaturire l’inizio della fine. Era giunta l’ora di distruggere il pianeta Vegeta, prima che da esso emergesse e si sviluppasse un nuovo Super Saiyan. Cooler, piuttosto scettico sulla veridicità della leggenda, diede inizio alle sue ricerche: non gli interessava nulla di quel pianeta; si chiedeva però da dove derivasse questa arcana paura che si era trasmessa nella sua famiglia generazione dopo generazione. Freezer, capricciosamente, non volle temporeggiare oltre: avendo accesso al calendario degli arrivi e delle partenze da e per il pianeta Vegeta, scelse un giorno in cui il pianeta era densamente popolato per trasformare il mondo dei Saiyan in una spettacolare pioggia di fuochi d’artificio felicemente tragici. Fece circolare la voce che si fosse trattato di un meteorite; al contempo, mandò in giro squadre scelte composte da guerrieri potenti per completare il lavoro, uccidendo tutti i Saiyan che in quel periodo erano in missione. Perché avesse scelto di risparmiare la vita al Principe Vegeta e, con lui, al suo subordinato Nappa, restò un mistero per Cooler; Freezer sapeva che i due, essendo già molto forti, si sarebbero adagiati sugli allori, senza sentire il bisogno di migliorarsi per primeggiare, specialmente perché il tiranno non mancava di far sentire viva la sua sorveglianza. Inoltre, si trascurò di uccidere un debole Saiyan d’infimo livello, Radish, perché non giudicato pericoloso. In definitiva, Cooler bollò l’operazione come mediocremente eseguita, perché erano stati lasciati in vita troppi superstiti; peraltro, sfuggì all’attenzione di tutti l’esistenza di un neonato, che sarebbe divenuto noto come Son Goku.
 
Dopo aver ascoltato la sintesi di questo racconto, Vegeta aveva davanti ai suoi occhi un filo rosso che nitidamente collegava il passato della sua razza al presente suo e a quello di Kakaroth. «Quindi la tecnologia sottratta ai popoli sterminati, e quelle che chiamavate missioni e collaborazioni erano solo un modo per assicurarsi che noi Saiyan non superassimo mai una soglia di sicurezza… per controllarci e limitarci. Sfruttando, naturalmente, dell’eccellente forza lavoro gratuita.»
«Esatto.» rispose Cooler. I suoi occhi traboccavano di sadico compiacimento al pensiero che i suoi antenati avessero tenuto sotto scacco un intero popolo guerriero con la paura e con l’astuzia.
Vegeta digrignava i denti: gli ribolliva il sangue nelle vene. Solo qualche anno prima aveva dovuto dichiarare guerra aperta al detestato datore di lavoro per sentir nascere forte l’esigenza di migliorarsi al punto da eliminarlo dalla galassia; ma, più ancora, era stato necessario incontrare Kakaroth e subire da lui una batosta più che sonora, perché si risvegliasse in Vegeta l’istinto di competizione. Per una serie fortuita di circostanze, in Vegeta si era verificata quella rottura dell’equilibrio al ribasso che gli antenati di Freezer e Cooler avevano instaurato nella razza Saiyan.
Se il Principe non avesse incontrato il guerriero di infimo livello, se la sua vita non avesse preso la piega che invece aveva preso, difficilmente il suo livello di combattimento avrebbe superato quello che ora gli appariva come un “misero” 18.000, ma di cui un tempo era andato molto fiero. Se ora era un Super Saiyan, in parte lo doveva anche all’indiretta sollecitazione ricevuta da parte di colui che gli aveva dimostrato che “anche un fallito potrebbe superare un nobile, se si impegna...”
«Dannati, stramaledetti bastardi! Ci avete sottomesso perché ci temevate! Perché sapevate che eravamo gli unici ad avere le potenzialità per superare il vostro livello, e ci tenevate sotto scacco con la paura del tiranno di turno, impedendoci di crescere e superarvi! Bel modo di diventare la famiglia più forte dell’universo!» Avete presente quei momenti in cui la mente rievoca scene del passato come in un flashback apparentemente incoerente? Vegeta in quegli attimi si rivide moribondo, riverso sull’erba blu mare del pianeta Namecc, sanguinante e in lacrime davanti a un Freezer più potente che mai e ad un Kakaroth che aveva superato ogni limite di potenza mai raggiunto da un Saiyan, dai tempi di suo padre Re Vegeta, o addirittura da molto molto prima. «Ascoltami, Kakaroth…» farfugliava Vegeta a fatica, con un filo di voce. «Il pianeta Vegeta, dove io e te siamo nati… è scomparso… non a causa di un meteorite, come ci hanno sempre detto… Invece è stato Freezer ad attaccarlo… noi Saiyan abbiamo sempre servito Freezer con dedizione, seguendo sempre con fedeltà i suoi ordini… sono morti tutti, anche i tuoi genitori e mio padre, il Re… Freezer temeva che tra i più forti potesse nascere un Super Saiyan…» In quell’occasione, l’orgoglio ferito di Vegeta si aggiungeva alle vite perfidamente stroncate dei namecciani, e ai numerosi pericoli corsi da Crilin, Bulma, Piccolo e Gohan su quel pianeta: tutto l’insieme aveva infiammato il cuore di Goku di collera e sete di giustizia.
«È da tanto che me ne ero reso conto…» riprese Vegeta, ora più calmo. «Ma la storia che mi hai appena narrato mi dà ora una visione più chiara delle mie radici. Ad esempio, non immaginavo che il mio Garrick Cannon avesse origini tanto nobili da risalire al primo Super Saiyan, ossia il primo Vegeta…” disse il Principe con un ringhio che affiorava appena, sentendo montare la furia nel proprio cuore, sforzandosi di mantenere un tono vocale moderatamente irato.
«Oh, ma non prendertela con me…» replicò Cooler. «Io non avrei agito come quel debosciato… vi avrei soppressi tutti in massa, per sempre. Il genocidio operato da mio fratello è stata una delle poche cose giuste che abbia fatto. Ma ha operato da stolto superficiale, come suo solito: alla fine qualche moscerino gli è sfuggito e gli ha dato filo da torcere; nelle sue leggerezze e nei suoi errori di valutazione c’erano le premesse della sua morte. Quando seppi che mio padre era deceduto, sentii la rabbia ribollire dentro di me: se il grande Re Cold avesse spartito tra noi i territori di rispettiva influenza dando a me quella bomba pronta ad esplodere che era il pianeta Vegeta, le cose negli anni successivi sarebbero andate molto diversamente. Non ci sarebbero stati superstiti, nemmeno a cercarli col lumicino. Ma ormai siamo arrivati fin qui, e io ho preso la mia decisione: oggi completerò l’operazione che i miei antenati avrebbero dovuto compiere secoli fa, Vegeta. Combatterò contro di te e ti sconfiggerò definitivamente. La razza Saiyan sarà estirpata come una malerba da questa e da tutte le galassie, e l'onore della mia razza, da voi ingiuriato, sarà riscattato e glorificato per sempre in tutto l'universo. Si parlerà per sempre di Cooler il trionfatore, l'erede di Frost, di Chilled e di mio padre, Re Cold! Noi, i figli di Frost.”
«Se la metti su questo piano... accetto la sfida. Ho ancora più voglia di ucciderti, dopo ciò che mi hai raccontato!» disse Vegeta, lasciandosi infuocare dall’ira del guerriero leggendario.
Il fratello di Freezer si sfilò di dosso lo scouter, sapendo che lo strumento non avrebbe retto quei livelli di potenza, e sbottonò il mantello rosso dalla divisa da battaglia: entrambi gli oggetti sarebbero stati solo un intralcio per l’imminente combattimento. «Bene... oggi è il giorno in cui io e te salderemo tutti i conti arretrati. Mettiamo alla prova questo famoso Super Saiyan!» dichiarò elettrizzato il grande Re Cooler, balzando all’indietro e portandosi in posa d’attacco.
 
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L’ANGOLO DELL’AUTORE
Volevo fare un capitolo più breve, ma mi è venuto un capitolone! Spero che non sia troppo pesante come contenuto, e che riesca ad affascinarvi ed incuriosirvi per i prossimi sviluppi! :-)
Chilled è un personaggio preso da un episodio speciale dedicato a Bardack, che potete trovare anche su Youtube: io non considero valido quell’episodio perché lì è il padre di Goku il Super Saiyan leggendario, però l’antenato di Freezer e Cooler mi piaceva e me ne sono appropriato. Sappiate comunque che non è una mia creazione originale. Vegeta il Fortunato, capostipite dei Re dei Saiyan, è una mia creatura: in lui ho unito tratti delle personalità di Goku e Vegeta; infatti fisicamente lo immagino simile a Vegeth. :-)
Il titolo del capitolo “Il Destino dei Saiyan” è ripreso dal movie di Cooler, ma ovviamente va ricollegato a tutta la storia che ho raccontato.
In questa storia ho tralasciato l’idea (tipica dell’anime) che i Saiyan condividessero fin dalle origini il proprio pianeta con gli Tsufuru, perché gli Tsufuru di cui parla l’anime mi stanno antipatici. Però la mia versione non è in contraddizione con l’anime: potete immaginare che, quando i Saiyan erano ormai dipendenti di un discendente di Chilled, abbiano occupato il pianeta Plant e sterminato gli Tsufuru: se non sbaglio, nelle scene dell’anime si vede che il re dei Saiyan era il padre di Vegeta, quindi la sottomissione degli Tsufuru deve essere una missione abbastanza recente, non certo risalente a mille anni prima.
Per finire, questa storia è stata scritta e conclusa prima dell'avvento dell'Era Super e di Dragon Ball Minus. Quest'ultimo è il capitolo prequel che mostra come, secondo Toriyama, Bardack rubò una navicella per permettere a Goku di mettersi in salvo sulla Terra. In DB Minus viene detto espressamente che Goku aveva tre anni d'età al momento della partenza, e non era il neonato a cui tutti siamo abituati a pensare in base al film di Bardack. Naturalmente questo retroscena non esisteva quando ho scritto la mia fanfiction, per cui ho scritto che Goku era un neonato quando avvenne la distruzione del suo pianeta natale. Ora sappiamo che le cose andarono in modo leggermente diverso, ma preferisco non correggere nulla, per rispetto del “me stesso” che ha scritto la fanfiction a suo tempo.
 


In allegato, due ritrattini: da una parte Vegeta, il primo Super Saiyan all'origine della leggenda; dall'altra Chilled, di cui conoscete tramite il film la versione base, ma che io ho rappresentato in versione trasformata. " />
  
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