3 ANNI DOPO
«Raven?
Posso entrare?» chiese esitante Starfire, bussando alla
porta della sua amica.
«Vieni
pure, Star» le rispose la voce soffocata della maga.
Con
delicatezza, l’aliena aprì la porta e
scivolò nella stanza. Si
trovò davanti una visione che mai più avrebbe
avuto occasione di vedere: Raven
in abito bianco. Anzi, meglio: Raven in abito da sposa.
Era un
vestito semplice, a sirena, che abbracciava ogni centimetro
del corpo della maga, fino ad aprirsi come un fiore dal ginocchio in
giù, di un
bianco abbagliante. I lunghi capelli della ragazza erano sciolti sulle
spalle.
«Starfire!
Meno male che sei arrivata! Ti prego, aiutami a
pettinarla e a truccarla! Questa pazza non vuole assolutamente che io
lo
faccia!» esclamò Bumble Bee, quasi abbracciando la
ragazza dai capelli rossi.
«Come?
Non vuoi truccarti?» si stupì l’aliena,
guardando con
cipiglio severo l’amica.
«No!
A Richard vado bene così come sono, non gli piace il
trucco»
decretò Raven.
«Questo
perché non ha ancora visto il mio trucco. Fidati di me, ci
penso io» decise Starfire, mettendo mano alla trousse dei
trucchi che Bumble
Bee aveva portato nella stanza di Raven nella speranza di usarla.
«Starfire!
Non osare! Cosa stai facendo?!? Nooo!»
«Credete
che vada tutto bene?» chiese Robin, agghiacciato dalle
urla provenienti dalla camera della sua fidanzata.
«N-Non
saprei…» ammise Beast Boy, preoccupato al pari del
suo
amico.
«Che
dite, vado a vedere?» domandò Cyborg, alzandosi.
«Meglio.
O il ragazzo-meraviglia, qui, ci lascia le penne» gli
rispose il mutaforma verde, indicando il ragazzo in questione, che
sembrava
davvero ad un passo dal restarci secco.
«Ricevuto.»
Il
mezzo-robot raggiunse la camera della sua sorellina adottiva e
bussò con forza alla porta.
Le
urla non diminuirono di un decibel e la porta si aprì di
qualche millimetro, rivelando il viso sudato di Bumble Bee.
«Serve
qualcosa, Sparky?» chiese la ragazza.
«Ehm…
Ci chiedevamo se fosse tutto a posto. Robin si sta per far
venire un infarto, quindi ho pensato di venire a controllare»
spiegò il cyborg,
cercando di sbirciare nella stanza e non riuscendoci.
«Tutto
a postissimo! Meglio di così non potrebbe andare! Ci vediamo
in chiesa, ciao!» rispose lei, chiudendo la porta e
lasciandolo con un palmo di
naso.
Il
ragazzo guardò perplesso la porta, ma poi decise di
rinunciare.
Torno giù dai suoi amici e raccontò brevemente
quel che era successo. I due non
sembravano per nulla rassicurati, ma decisero di seguire il consiglio
di Bumble
Bee e di andare alla cappella in cui avevano deciso che si sarebbe
svolta la
cerimonia.
«Ecco
fatto, visto? Niente di terribile!» esclamò
Starfire,
ammirando la sua opera. Ci aveva messo tutto il suo impegno, ma era
venuta
fuori una vera opera d’arte, doveva ammetterlo.
«Niente
di terribile?!? Starai scherzando, mi auguro!»
strillò
Raven, guardandosi allo specchio. Non poteva credere che fosse davvero
lei
quella che la guardava dal riflesso.
«Non
diciamo cavolate e muoviamoci. Siamo in ritardo» intervenne
Bumble Bee, aiutando la maga ad infilarsi le scarpe e poi conducendola
verso la
porta. Starfire si affrettò dietro di loro e qualche istante
dopo la torre fu
deserta.
«Robin?»
«Che
c’è, Speedy?»
«Non
per renderti ancora più nervoso, ma… Sta
arrivando Raven.»
Il
cuore balzò in gola al ragazzo, che deglutì
vistosamente, con
gran divertimento del ragazzo dai capelli rossi, che era anche,
sfortunatamente, il suo testimone di nozze.
«Rilassati,
amico. Andrà tutto bene» gli disse il ragazzo,
battendogli una mano sulla spalla. «Robin? Dovresti
girarti.»
«Oh,
certo» rispose nervosamente il moro, girandosi e trovandosi
davanti uno spettacolo mozzafiato: Raven avanzava verso di lui, al
braccio di
Cyborg, splendida nel suo abito bianco, i lunghi capelli viola raccolti
in un
semplice chignon, cui sfuggivano due ciocche sulla fronte e
poi… Era truccata. Non
l’aveva mai vista così, aveva sempre pensato che
le donne con il trucco non gli
piacessero, ma doveva ammettere che truccata così Raven era
semplicemente
divina. I grandi occhi erano evidenziati da una linea nera ed
illuminati da un
ombretto chiaro. Le labbra erano rosa pallido, piene e morbide, come
sempre.
Se non
fosse stato per il fatto che già l’amava a
dismisura, si
sarebbe innamorato di nuovo di lei, ne era certo.
A
piccoli passi, la ragazza percorse tutta la navata e lo
raggiunse all’altare, rivolgendogli un piccolo sorriso.
Lui
ricambiò, certo di non poter fare altrimenti. Si guardarono
negli occhi, ma il loro momento venne interrotto dal piccolo prete
davanti a
loro, che si schiarì la voce e cominciò la
cerimonia.
«Vuoi,
tu, Richard, prendere in sposa la qui presente Rachel, in
salute e in malattia, finché morte non vi separi?»
«Sì,
lo voglio.»
«Vuoi,
tu, Rachel, prendere in sposo il qui presente Richard, in
salute e in malattia, finché morte non vi separi?»
«Sì,
lo voglio.»
«Scambiatevi
gli anelli. Io vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare
la sposa.»
Richard
si abbassò delicatamente verso Raven, posandole un lieve
bacio sulle labbra. Ci sarebbe stato tutto il tempo dopo, per
approfondire il
loro rapporto.
Tutto
intorno a loro si udirono le acclamazioni dei loro amici e i
due ragazzi si voltarono, radiosi in volto. Robin prese per mano la
moglie
(quanto era contento di poterla chiamare così!) e la
condusse verso l’uscita
della chiesa. Lì furono raggiunti dai loro amici e fu
soltanto nella sicurezza
della macchina che li avrebbe portati al luogo del ricevimento che i
due ebbero
un istante di tranquillità.
«Sei
felice?» chiese Robin, prendendo il viso della ragazza tra le
mani.
«E come potrei non esserlo?» rispose lei, sporgendosi verso di lui e baciandolo appassionatamente. «E tu?» chiese, quando si staccarono.
«Se
questa è la premessa , come potrei essere
infelice?» rispose
lui, riallacciando le loro labbra.
Your words are my food, your breath my wine.
You are everything to me.
[Sarah Bernhardt]