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Autore: zavarix    19/06/2013    2 recensioni
“Dai Jack! Aspetto questo momento da anni! Non puoi muoverti più in fretta?”, chiese Elder agitato.
“Tranquillo Mike, i fogli non scappano”, rispose tranquillo Jack, anche se in verità era ansioso pure lui. Finalmente avevano raggiunto l'ultimo anno dell'accademia e per i prossimi due mesi, in gruppi da tre, avrebbero affiancato una squadra della BAU.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aaron Hotchner, Jack Hotchner, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il tempo passa e i bimbi crescono!'
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“Sa, credo che si pentirà di aver detto alla gente di chiamare per qualunque cosa strana che vedessero”, commentò JJ mentre lei e il commissario tornavano in centrale.
“E perché?”, chiese sorpreso lui.
“Perché il centralino sarà intasato di chiamate”, spiegò lei aprendo la porta. Entrati, infatti, notarono i due centralinisti già indaffaratissimi. Non riuscivano a mettere giù la cornetta che una nuova chiamata arrivava.
“Ma forse tra tutte quelle inutili troveremo una segnalazione utile”, commentò il commissario.

 

 

Avevano raggiunto la squadra anche Rossi ed Elder ormai da un paio d'ore, eppure sembrava che non riuscissero a fare progressi.
“Cosa sappiamo?”, chiese Hotch ritenendo sensato fare, per l'ennesima volta, il sunto delle loro informazioni.
“L'SI deve essere molto forte, ha sopraffatto due uomini in grado di difendersi e li ha uccisi con un solo colpo molto violento alla testa”, disse Morgan alzando la penna dal tavolo.
“Ha passato almeno la sua infanzia qui a Portland, probabilmente abitando vicino al parco”, disse JJ.
“Ma in un villaggio come il nostro abitare nelle vicinanze del parco corrisponde più o meno a tutto il paese. Tutti, o quasi, i ragazzi avevano e hanno una bicicletta e il parco è sempre stato un punto di ritrovo”, commentò il commissario ravvivandosi i capelli radi.
“Quindi sappiamo semplicemente che abitava qui, che molto probabilmente conosceva la seconda vittima, e altrettanto probabilmente non conosceva la prima”, aggiunse Rossi guardando poi Hotch in cerca di conferme.
“La moglie non ha saputo dirci niente che non sapessimo già, e neanche il migliore amico sapeva qualcosa”, disse Hotch.
“Mi dispiace aggiungere brutte notizie a brutte notizie”, intervenne Garcia dal cellulare di Morgan, che l'aveva chiamata per farla partecipare a quel momento condiviso. “Ma neanche il vostro genio della lampada può dirvi molto. Ci sono troppe persone che corrispondono al profilo parziale che avete dato adesso”. Ci furono degli attimi di silenzio in cui tutti guardavano il proprio fascicolo.
“Che dite voi?”, chiese Morgan rivolgendosi agli stagisti. Non avevano detto niente e lui sospettava che se non fossero stati invitati non avrebbero aperto bocca. “Il profiling è un lavoro di gruppo”. I stagisti si guardarono un attimo, poi Mike si fece coraggio.
“N-non abbiamo parlato del perché ha tolto quelle parti del corpo alle vittime...”, incominciò prendendo sempre più sicurezza. “Ma credo che sia collegato al lavoro che facevano...”. Tutti lo guardavano con interesse ed Elder sentì la voglia di sprofondare. Gli piaceva il profiling, e sapeva di avere le intuizioni giuste, ma non era mai stato come Jack e Margaret. Loro intervenivano spesso durante le lezioni per dire la loro, lui invece preferiva ascoltare e ragionare per conto suo. Ma aveva ragione Morgan, il profiling è un lavoro di gruppo, e così si fece forza e andò avanti. “A Dyne, che era avvocato, gli ha tagliato la lingua, che in fondo è lo strumento del suo lavoro. Edwards era muratore, e questo sembra non centrare più di tanto, ma sappiamo che era anche una specie di spia, uno che sa sempre tutto. Nei paesi quelli così più che altro ascoltano molte storie. È per questo che sembrano sapere ogni cosa. Quindi anche ad Edwards in verità ha tagliato i suoi attrezzi del mestiere”, concluse Mike.
“Il ragazzo ha ragione”, disse Morgan. “Ma c'è ancora un problema... Perché? La prossima vittima sarà un corridore senza piedi, o uno scultore senza mani?”. Non ci fu risposta, e non ne serviva una. Con le informazioni che avevano non sarebbero andati avanti.
“In estrema sintesi sappiamo che è un uomo molto forte, che abitava o abita a Portland e che taglia quelle parti del corpo a quelle vittime per qualcosa che centra con il loro lavoro o specialità”, disse Hotch. “Per oggi non riusciremo a fare nient'altro. È tardi e siamo tutti stanchi. Da riposati saremo più utili”, disse alzandosi, imitato dagli altri.
“Ehi! Mike”, chiamò Margaret stoppandolo prima che uscisse. Si trovarono così da soli nella stanza.
“Che succede?”, chiese il ragazzo.
“Non trovi che il comportamento di Jack sia strano?”, chiese la ragazza.
“No, non mi sembra”, rispose lui incominciando a preoccuparsi che avesse scoperto qualcosa sul suo amico.
“In effetti non proprio lui... Ma il suo comportamento con gli altri, e come lo trattano loro...”, rivelò lei.
“Sicura? Io non ho notato niente”, provò a minimizzare lui.
“Hotch esita sempre nel chiamarlo, e se può non lo fa”, continuò lei.
“Ah, è questo dunque?”, chiese Mike pensando di aver trovato una soluzione. “Forse so io perché”, disse infatti.
“Sentiamo, perché?”, chiese lei.
“Ti ricordi quando Reid è venuto a sostituire il prof e ci ha fatto quella lezione sul Mietitore?”
“Certo, è stato molto laconico, non ha detto praticamente niente. E lo capisco, averci lavorato deve essere stato traumatizzante”, assentì la ragazza.
“Esatto, io però volevo sentire tutta la vicenda, e ho scoperto che è molto peggio di come ce l'ha raccontata”
“Davvero?”, chiese lei stupita.
“Sì. Ho fatto ricerche e ho scoperto che il Mietitore ce l'aveva con Hotch. Tanto che gli ha ucciso la moglie”, le rivelò.
“Me è terribile! Però non capisco che centra...”, disse Margaret addolorata ma anche confusa.
“La moglie di Hotch... Si chiamava Brooks di cognome. Probabilmente il cognome di Jack gli ricorda la moglie, ci credo che non gli piaccia chiamarlo”, disse spiegando il suo pensiero. “Ora è meglio andare, si chiederanno dove siamo finiti”. Detto questo uscì dalla stanza mentre Margaret lo seguiva pensierosa.

 

 

 

Le stanze erano divise come al solito: in una le ragazze, Morgan con Reid, Rossi e Hotch e poi i due stagisti. Tutti erano saliti in camera tranne Morgan, Reid e Margaret. Per dei disguidi dell'hotel la stanza di Dereck e Spencer era ancora da sistemare e così stavano lì ad aspettare che le cameriere finissero. La stagista invece stava sorseggiando un tè, come faceva sempre prima di andare a dormire. Morgan la guardò un attimo dal divano che divideva con Reid, poi gli venne un'idea.
“Ehi, ragazzino”, chiamò battendogli una mano sulla coscia.
“Che c'è Morgan?”, chiese senza alzare gli occhi dal libro enorme che stava leggendo.
“Hai preso il regalo che avevamo deciso per il figlio di Hotch?”, chiese strizzandogli la gamba, sperando che non facesse commenti che svelassero la sua finta.
“Che- No, n-non ancora”, disse senza capire perché il collega voleva che mentisse.
“Devi sbrigarti, la prossima settimana quel ragazzo compie dieci anni”, disse facendogli l'occhiolino, e parlando a voce abbastanza alta in modo che sentisse anche Margaret, che sedeva nella poltrona davanti a loro.
“Fate regali hai figli dei colleghi?”, chiese stupita lei.
“Siamo come una grande famiglia. J-joshua, il figlio di Hotch, ci chiama zii, proprio come fa il figlio di JJ”, disse Morgan sorridendo.
“Signor Morgan, signor Reid?”, chiese una cameriera vestita in rosso arrivando nella sala.
“Siamo noi”, disse Morgan alzandosi.
“La stanza è pronta”, li avvertì lei.
“Grazie, buona notte Margaret”, salutò Morgan.
“Buona notte”, disse anche Reid chiudendo il libro e appoggiandolo sul tavolino.
“Lo lasci qui?”, chiese sorpresa Margaret.
“Sì, è dell'albergo. E tanto l'ho finito”, disse tranquillo proseguendo verso le scale. Morgan, che lo aspettava sui primi gradini, scoppiò a ridere vedendo la faccia strabiliata della ragazza.

 

 

“Avanti”, disse Hotch, quando sentì bussare alla porta della stanza che divideva con Rossi, il quale era chiuso in bagno da un'eternità e non dava segni di voler uscire.
“Ciao Hotch”, disse Morgan entrando solo per metà.
“Altri problemi con la vostra camera?”, chiese.
“Ehm, no. Ti volevo solo avvisare che tuo figlio si chiama Joshua e che la prossima settimana compirà 10 anni”. A queste parole Hotch gli fece segno di entrare e chiudere la porta.
“Cosa?”, gli chiese.
“Mi sono lasciato scappare il fatto che tu hai un figlio e ho voluto confondere le idee a Margaret dicendole che hai un figlio di nome Joshua che compirà la prossima settimana dieci anni”, spiegò l'uomo di colore. “Buona notte”, aggiunse uscendo.
Proprio in quel momento Rossi uscì dal bagno con addosso un asciugamano dell'hotel.
“Che succede?”, chiese vedendo Hotch un po' scioccato.
“Ho appena scoperto di aver un figlio di dieci anni che si chiama Joshua”, rispose l'agente entrando in bagno, mentre Rossi lo guardava sorpreso.

 

 

 

 

“Cosa hai detto a Margaret???”, chiese Jack saltando su dal letto. Elder glielo aveva appena raccontato, orgoglioso per quella che per lui sembrava una bella soluzione. Per questo stette in silenzio a guardare sbalordito l'amico. “Adesso sa anche che il mio cognome è lo stesso della moglie di mio padre, cioè di mia madre!”, sussurrò Jack furioso. Non era veramente arrabbiato con Elder, ma quella situazione lo stava stressando parecchio, ancor di più di quanto aveva pensato all'inizio.
“Non avrei mai pensato che qualcuno potesse trovarsi nella situazione di dire una cosa del genere”, disse Elder non riuscendo a trattenersi e cercando di non ridere. Jack lo guardò male, o almeno ci provò, perché anche lui non poté resistere e scoppiò a ridere, dando come il permesso all'amico, che si liberò ridendo fragorosamente.
Jack guardò l'amico che ormai quasi si rotolava per terra dal ridere. Mike era fatto così, poteva ridere su quasi qualunque cosa. Lui invece era più come suo padre, abbastanza serio. Forse per questo erano tanto amici, si completavano a vicenda.
Dopo un attimo si calmarono, la situazione era seria e il caso tutt'altro che allegro.
“Certo che anche tu... Non potevi aspettare a parlare a tuo papà? Dovevi farlo per forza in aereo?”
“Hai ragione”, convenne Jack. “Non so che mi sia preso, avevo un urgente bisogno di parlargli”
“A chi?”, chiese gioviale Margaret entrando in camera e spaventando i due ragazzi.
“Marga!”, urlò Mike.
“Oh! Strano diminutivo! Mi piace”, commentò lei sorridendo a Mike.
“Non hai pensato che potevamo essere nudi per cambiarci?”, chiese invece Jack. Margaret fece spallucce.
“È passata un'ora da quando siamo arrivati, ti conosco abbastanza da sapere che non aspetti mai così tanto per fare una cosa, qualunque essa sia, quindi anche cambiarti per andare a letto. Ed Elder ti avrà imitato”, spiegò lei sedendosi sul letto vicino a lui, che arrossì. Lo conosceva così bene? “Non stupitevi così tanto! Ormai sono una brava profiler, lo ha detto anche Morgan”, disse lei osservandoli e facendogli l'occhiolino.
“Ma che ci fai qui?”, chiese allora Elder.
“Quello che mi hai detto mi ha fatto pensare”, disse Margaret facendo trasalire i due ragazzi.
“Ah si?”, chiese Mike e Margaret annuì.
“Tutta la squadra ha storie così? Di serial killer che li hanno colpiti così da vicino?”, chiese Margaret. Jack, senza pensarci troppo, annuì subito.
“Si, più o meno”, disse accorgendosi poi che poteva essere strano che lui sapesse così tanto della squadra da rispondere in modo così sicuro. “O almeno credo”, aggiunse subito dopo. “Con questo lavoro può sembrare quasi logico”, continuò. Ok, scampata anche questa, pensò. Margaret non diceva niente. “Ehi, Marga”, la chiamò il ragazzo adottando il soprannome che aveva coniato qualche minuto prima il suo compagno di stanza. “Ci sei?”, chiese vedendola ancora persa nel vuoto.
Elder le passò una mano davanti agli occhi svegliandola definitivamente.
“Ehm... sì, sì, ci sono”, rispose Margaret. “Ora è meglio se vado, buona notte. A domani”. Detto questo si alzò e lasciò soli i due ragazzi, i quali si guardarono stupiti, ma decidendo di lasciare perdere.

 





Lo so, sono terribile! Per questo capitolo vi ho fatto aspettare anni! D: E non posso assicurarvi niente per i prossimi. Quindi non vi resta che armarvi di pazienza... Spero comunque che vi sia piaciuto e che vogliate lasciarmi un commentino ;) 
Ciaoo
Zava

  
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