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Autore: Maiko    21/06/2013    1 recensioni
Che c'è che non va in me? Continuo a fare questi sogni. E per qualche ragione tutti riguardano Sam. Devo essere malato o qualcosa del genere.
[Ultimate Spiderman - SpideyXNova]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Peter Parker, Sam Alexander
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: la storia non mi appartiene. E' la traduzione di "Dreaming di OkiKitty su Fanfiction.Net.
http://www.fanfiction.net/s/9093596/1/Dreaming 


2. Dream 2


- Peter POV -


Mi guardai attorno, confuso. Dov'ero? Scaffali e scaffali ricolmi di libri mi circondavano, ed ero seduto ad un piccolo tavolo di legno, un libro di chimica aperto davanti a me. Dovevo essere in biblioteca. Ma cosa ci facevo lì, e come ci ero arrivato tutto un tratto?
"Parker? Terra a Parker!"
Mi voltai alla mia destra. Sam era seduto lì, di fronte a lui un altro libro di chimica. Mi guardava, irritato.
"Staremmo lavorando alla ricerca di chimica, ricordi?"
Era quello che stavo facendo? Uh. Scossi la testa cercando di concentrarmi.
"Giusto," mormorai, lanciando uno sguardo al libro. Sam mi posò una mano sulla spalla ed io mi irrigidii, mentre il mio petto si riempiva di una strana sensazione.
"Peter, stai bene?" chiese guardandomi con preoccupazione. "Ti stai comportando in modo strano ultimamente. Soprattutto con me. C'è qualcosa che ti turba?"
"Non è niente, Testa di Secchio," mi voltai dall'altra parte. Tolse la mano dalla mia spalla, ma quella strana sensazione al petto non se ne andò. Mi grattai la testa e sentii lo sguardo di Sam bruciare sulla mia nuca. Cercai di focalizzare la mia attenzione su quanto assegnatoci di chimica, ma mi resi conto di non sapere neanche cosa ci fosse stato assegnato. Ugh, non riuscivo a concentrarmi, per niente. E tutto ciò era dovuto al ragazzo seduto di fianco a me. Mi girai e presi un respiro profondo.
"Sam, ho mentito. C'è qualcosa che mi preoccupa," dissi, e lui mi guardò con un'espressione alla 'vai avanti, ti ascolto'.
"Sam," presi un altro respiro profondo, "la verità è che io-

Mi svegliai nella mia stanza, i muri ancora bui. Questi sogni erano continuati per una settimana, sogni in cui io e Sam eravamo tutti amici-amici. Strano, lo so. Ma non avevo mai sentito nulla in sogno. Mi strofinai il petto, percependo ancora quella strana sensazione che semplicemente non riuscivo a descrivere, ma perlomeno era svanita un poco.
Lanciai uno sguardo a Sam, che aveva il volto sotterrato nel cuscino extra che gli avevo dato. Avevo scoperto un paio di notti prima che Sam tendeva ad abbracciare nel sonno. Se non gli avessi dato un ulteriore cuscino, avrebbe avvolto le braccia attorno all'unica altra cosa che avrebbe trovato: me. Ma non aveva importanza, perchè anche con quel cuscino tendeva ad avvicinarmisi in qualunque caso.
Lo spinsi dall'altra parte del letto e mi ridistesi, sospirando. Cosa stavo per dire in sogno? La domanda mi stava tormentando, e tornare a dormire risultava difficile. Mi girai e rigirai per almeno due ore prima di cadere finalmente in una sorta di dormi-veglia. Stetti così per il resto della notte.

------------

"...er...Pete...PETER!"
"Uh?" alzai lo sguardo dal mio armadietto, che stavo fissando da due minuti. Dio. Ero stanco. Mary Jane mi sventolò la mano davanti alla faccia, preoccupata.
"Peter, è tutto a posto? Sembri esausto."
"Sto bene, MJ," dissi, seppur non troppo convincente. Lei assottigliò gli occhi, chiaramente determinata a scoprire quale fosse il problema. Ovviamente, non ebbe occasione di chiedermelo. Afferrai il mio zaino e me lo misi in spalla, borbottando qualcosa sul fare da tutor a qualcuno.

- 30 minuti dopo -

Vagavo per l'atrio quasi vuoto della scuola, dopo aver aspettato per una ventina di minuti il ragazzo a cui avrei dovuto dare ripetizioni. Che si fosse dimenticato o avesse deciso di svignarsela, non lo so. Quello che sapevo era che ero stanco e volevo solo andarmene a casa. Era venerdì per l'amor di Dio.
Nel momento in cui attraversai il corridoio, mi resi conto di sentire qualcosa. Tesi le orecchie per ascoltare, e riconobbi il suono di un pianoforte. E chiunque stesse suonando era davvero abile. Forse si trattava di un insegnante?
Mi diressi a grandi falcate verso l'aula di musica (da dove altro avrebbe potuto venire?) e vi sbirciai all'interno. Spalancai la bocca. Dovevo essere stanco. O allucinato. O tutti e due. Non era assolutamente possibile che io stessi vedendo ciò che stavo vedendo. Ma quando mi fui strofinato gli occhi l'immagine non era svanita.
Sam era seduto davanti all'enorme pianoforte, le sue dita che correvano abilmente sui tasti. Mi dava la schiena, ma dubito che mi avrebbe notato anche se fossi stato in piedi dritto di fronte a lui. Sembrava aver tagliato fuori il mondo intero, era unicamente concentrato sulla musica che stava suonando. Era lenta e dolce, bella, ma anche triste.
"Ehi," sussurrò una voce dietro di me.
Saltai quasi fuori dalla mia pelle. Trattenendo un piccolo urlo di sorpresa, mi voltai per trovarmi faccia a faccia con una ragazza. Aveva gli occhi color nocciola e verdi, e dei capelli ramati che le scendevano sulle spalle. Indossava una maglietta a mezza manica a righe grigie orizzontali che le pendeva sulle scapole e una gonna nera con ricami color porpora, e sotto dei pantaloncini a pinocchietto grigio scuro. Sulla schiena portava uno zaino viola. Mi guardò con curiosità.
"Allora sei qui per ascoltare il ragazzo-piano?"
"Ragazzo-piano?" chiesi scettico, mantenendo anch’io un tono di voce basso.
Divenne rossa, "Non sono brava con i nomi, okay?"
Ridacchiai appena e ritornai a dare attenzione al ‘ragazzo-piano’.
"Suona ogni venerdì dopo scuola," mi informò, "E per quanto lo voglia, non posso restare ad ascoltare. Devo andare subito nell’aula di studio. Ciao!"
Si girò ed iniziò a camminare, ma si fermò all’improvviso per poi voltarsi nuovamente verso di me.
"Oh, e un’altra cosa. Non farti scoprire. E’ molto timido."
Rimase per un attimo confusa dal tono gutturale che alla fine era scivolato nella sua voce, ma scrollò le spalle e si diresse verso il corridoio.
O-kaaaay, qualunque cosa fosse successa. Aspetta un secondo, aveva detto che era timido? Ah! Sam, timido! E’ assurdo solo a pensarci. Ahahah… ah..
Ah, diamine. Ero davvero stanco. Le mie palpebre iniziarono a chiudersi di comune accordo, e nonostante i miei migliori sforzi, scivolai in posizione seduta contro il muro e il sonno mi avvolse. Il piano suonava ancora dolcemente quando finalmente i miei occhi si chiusero.

Dopo quelli che sembrarono pochi minuti, ma che probabilmente erano stati molti di più, sentii qualcosa di fastidioso allo stinco. I miei occhi rimasero ostinatamente chiusi. Quel qualcosa divenne più insistente e lo riconobbi come un calcio. Quel tipo non vedeva che stavo disperatamente cercando di dormire? I calci cessarono, solo per essere sostituiti da una sensazione pungente alla mia guancia. Spalancai gli occhi.
"Okay, che diavolo?!" dissi brusco, massaggiandomi la guancia.
Feci saettare lo sguardo fino a vedere Sam accovacciato di fronte a me, i suoi occhi verdi brillavano di rabbia mentre mi fissava.
"Che ci fai qui, Parker?" borbottò, "E per quanto te ne sei stato seduto qui, esattamente?"
Mi alzai da dove ero stato seduto e mi stiracchiai.
"Abbastanza da sapere che suoni il piano, Testa di Secchio."
Mi afferrò per la maglia, "Se lo dici a qualcuno…"
"Ehi, rilassati," dissi, alzando le mani come per difendermi, "Non lo dirò ad anima viva."
Sam mi lasciò andare e guardò altrove, infilandosi le mani nelle tasche e abbassando lo sguardo. Questa era una di quelle rare volte in cui non sembrava sicuro di sé. Pareva incerto, quasi timido. Era piuttosto car-
Scossi la testa e arrestai il flusso dei miei pensieri. Fu allora che realizzai che Sam stava parlando.
"… suonare più a lungo di quanto volessi. Probabilmente tua zia May sarà preoccupata."
Lanciai un’occhiata fuori dalla finestra più vicina e notai che il sole stava già iniziando a tramontare. Annuii e uscimmo da scuola incamminandoci verso casa. Più o meno a metà strada, mi voltai a guardarlo.
"Sai," dissi sorridendo, "Sei piuttosto bravo come pianista." 

  
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