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Autore: idontwannago    23/06/2013    14 recensioni
Cosa sarebbe successo se al posto di Genevieve Cortese sposata con Sam, nell'universo alternativo Dean si fosse trovato sposato con Misha Collins?
[DESTIEL] [COCKLES] [6x15 spoiler (?)]
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
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Titolo: The trench mistake
Autore: idontwannago
Fandom: Supernatural
Avvertimenti: Slash, What if?, possibile OOC
Rating: Giallo
Note: E' la mia prima fanfiction, quindi abbiate pietà, gia mi vergogno tantissimo a pubblicarla °ç° L'idea mi è venuta trovando questo gif set su tumblr e il mio cervello bacato è partito completamente. L'unica cosa geniale che ritrovo è il fatto che sia una Destiel e insieme una Cockles *O* Comunque ovviamente, ripercorre tutta la puntata 'The franch mistake', solo con alcune variazioni. E Victoria e Misha si sono lasciati prima che nascesse West, non farei mai del male a quel tesoro di bimbo uwu Pietà °ç°
Disclaimer: Nessun personaggio mi appartiene, tranne Dean Winchester e Misha Collins, quando dormo. Lì sono miei. 


The trench mistake


Il tragitto in macchina fu più lento di quanto si aspettassero. L’autista continuava a chiedere di qualche futura settima stagione, sulla fine che avrebbe fatto Balthazar, e i due ragazzi si limitavano a dare qualche evasiva risposta.
Sam era quello che si impegnava di più, tentando di entrare nella parte di quel “Jared Padalecki” per destare quanti meno sospetti possibili. Addirittura era arrivato a ridere quando l’autista gli aveva ricordato –raccontato- di quella volta che lui e Dean –Jensen- avevano camminato in mutande per i corridoi di un famoso centro per convention.
Dean da parte sua se ne stava rannicchiato in un angolo della macchina, incapace come il fratello di prendere parte a quella buffonata. Di tanto in tanto continuava a bofonchiare qualcosa che somigliava a “Jensen, chi diavolo si chiama Jensen in America” . Quella situazione non gli piaceva per niente. Dall’altra parte erano impegnati in una fottuta guerra angelica, avevano le chiavi che portavano alle armi, e quello stupido di Balthazar li aveva mandati in un quel fottuto universo alternativo dove lui –Jensen- aveva recitato in una stupida soap opera.
E in tutto quel casino, non erano riusciti a trovare Castiel. Dean non era nemmeno certo che l’angelo in quell’universo esistesse, ma era abbastanza sicuro che se in quell’universo la loro storia era una stupida serie tv, qualcuno doveva pur interpretare l’angelo. E forse Castiel sarebbe riuscito a raggiungerli sotto quella forma.
Sentì l’autista chiedere a Sam se volessero essere portati ognuno a casa sua, o in qualche particolare posto. Lo disse ridendo, e Dean capì che era a causa del fatto che i due a quanto pareva in quell’universo non si parlavano. Fu preso dal panico al pensiero di dividersi dal fratello in quel fottuto universo fatto di coltelli finti, e lo guardò angosciato. Sam annuii impercettibilmente in sua direzione e si schiarì la voce prima di parlare.
-No, andiamo tutti e due a casa di De—Jensen,  dobbiamo, ehm, provare dei copioni per domani-
Tentò il ragazzo, sperando con tutto se stesso che l’autista non gli chiedesse dove abitasse Dean perché nessuno dei due ne aveva ovviamente idea.
Fortunatamente l’autista si limitò a scuotere la testa e borbottare –Magari il livello dello show migliorerà-, prima di immettersi in una strada secondaria.
Sam tirò un sospiro di sollievo e guardò suo fratello, ancora rannicchiato contro la portiera.
-Dean- Sussurrò –Alzati, non credo sia l’atteggiamento giusto-
-Non me ne fotte niente dell’atteggiamento giusto, questo fottuto universo fa schifo- Rispose il fratello –Jared-  Completò, marcando con disgusto l’ultima parola.
Sam lo guardò un’ultima volta infastidito, prima di sospirare e andare oltre la chiara immaturità che il fratello dimostrava.
-Hai provato a chiamare… Beh, insomma …-
-Castiel?- Lo interruppe l’altro –Certo che ci ho provato. Lo vedi da qualche parte?-
Sam alzò gli occhi al cielo, ignorando il commento sarcastico del fratello.
-Magari in questo universo non esiste nessun fottuto angelo, nessuna fottuta Apocalisse, e se è così io rimango qui, porta i miei saluti a Michele- Concluse Dean, prima di rannicchiarsi nuovamente contro lo sportello della limousine.
-Michele? Cos’è, un anticipo della sesta stagione?- Intervenne l’autista, e Sam dovette cercare di dargli una risposta durante  il restante tragitto casa di Dean –Jensen, sperando vivamente di arrivare il prima possibile.

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Salutarono l’autista accordandosi perché li ripassasse a prendere il mattino dopo sempre lì. L’uomo si limitò a ridere, e sgommò via, lasciandoli davanti all’immensa villa.
-Accidenti!- Esclamò Sam, incapace di contenersi, mentre Dean emise un lungo fischio d’approvazione.
-Mi tratto bene qui- Disse sorridendo al fratello, prima di avviarsi verso la porta d’ingresso. Riuscì a trovare una chiave di riserva sotto lo zerbino. –Davvero? Cioè qui c’è davvero chi lascia le chiavi di casa sotto lo zerbino?- Esclamò sconvolto, data la poca prudenza di quell’azione –E poi, questi due non sono tipo delle superstar, non saranno assediati dai fotografi?-
Sam scrollò le enormi spalle, mentre si guardava intorno nel gigantesco atrio d’ingresso –Forse non è una cosa che fai sempre. Magari aspettavi qualcuno-
Esplorarono ogni centimetro di quello spazio, tentando di ricavare quante più informazioni possibili sulla vita di quel fantomatico Jensen. Come nel camper dell’attore, anche lì era presente un modellino di un aereo telecomandato.
-Devono piacerti davvero tanto gli aerei- Commentò Sam accigliato. Dean si limitò a grugnire in risposta, ed entrò nel salotto,  arredato in uno stile classico che urlava ‘Soldi’ da ogni angolo.
-Beh, si adatta perfettamente a questo Jensen, penso-
Dean spalancò gli occhi guardandosi intorno, mentre il fratello sghignazzava, afferrando da un angolo una sacca con delle mazze al loro interno.
-Guarda Dean! Giochi a golf!-
-Io non gioco a golf, è questo tizio che lo fa- Esclamò Dean arrossendo fino alla punta delle orecchie. Aveva considerato da sempre il golf un gioco da ricconi, e ora quel tizio glielo confermava.
Dopo una prima occhiata all’ambiente pretenzioso, notarono altri particolari che li fecero rimanere confusi. Su un divano erano gettati un paio di baffi finti, e sulla credenza c’era un cappello con una stupida scimmia sopra. Sam lo afferrò pensieroso, mentre Dean metteva i baffi finti.
-Guarda Sam, sono Hitler!-
Sam gli rivolse a malapena un’occhiata, prima di tornare a fissare lo strambo cappello.
-Sai Dean, non credo che questo Jensen indosserebbe cappelli del genere-
-E allora? Può darsi che oltre ad essere un pessimo attore sia anche un maniaco con strane idee-
Sam gli rivolse uno sguardo da so-tutto-io che Dean non sopportava.
-No, non credo. Credo che in questa casa abiti qualcun altro-
-Beh, magari il tizio è sposato. Con tutti questi soldi e questo bel faccino, chi non gli metterebbe le mani addosso?- Concluse Dean ammiccano, indicando platealmente con le mani se stesso.
Prima che l’altro potesse controbattere a tono, il rumore della porta che si apriva li distrasse entrambi, mettendoli in allerta. Portarono di riflesso entrambi una mano alla pistola incastrata nei jeans, pur non tirandola fuori.
-Jensen?-
Chiamò una voce familiare, dall’atrio. I due ragazzi conoscevano quella voce, ne erano sicuri, ma ancora non riuscivano ad identificarla. Era come se la voce metallica della segreteria d’improvviso di fosse messa a chiacchierare amabilmente, e le sfumature non c’entravano nulla con quella voce. Si limitarono ad aspettare che lo sconosciuto facesse il suo ingresso nel salotto, attenti a qualunque rumore sospetto.
Ma i rumori che venivano dall’altra stanza erano del tutto tranquillizzanti. Un mazzo di chiavi che veniva poggiato su una superfice, una canzoncina borbottata a denti stretti.
-Sei in salotto?-
Un istante prima che la voce prendesse un volto, e l’uomo facesse il suo ingresso in salotto, Dean riconobbe perfettamente la voce, e gli uscì solo uno smorzato –Ma cosa…-
Un uomo con i capelli castano scuro e un paio di occhi di un blu sorprendente, entrò nella stanza un secondo dopo. La mente dei due ragazzi registrò la visione di Castiel che entrava nella stanza, ma qualcosa stonava nei loro ricordi. Ci volle qualche istante perché si accorsero che non aveva addosso il solito trench, ma una sgualcita maglietta degli ac/dc, e stringeva tra le mani un gigantesco mazzo di fiori. Non aveva ancora notato i due ragazzi, per cui urlò riferendosi al piano superiore.
-Ti ho preso dei fiori!-
Un istante dopo si accorse della presenza dei due ragazzi, e i suoi occhi si allargarono sorpresi.
-Jared?-
Sbottò, il tono incredibilmente meravigliato. I due cacciatori se ne stavano fermi in mezzo al salotto, senza riuscire a dire nulla. Quella versione di Castiel faceva tanto a pugni con quella del loro amico da lasciarli a bocca aperta. Sam alla fine si risvegliò dal torpore, ma solo per emettere un flebile -Cas?-
Castiel –quel tizio- alzò gli occhi al cielo evidentemente infastidito.
-Oh, certo non diventa mai meno divertente eh Jared?-
Nel frattempo si era avvicinato pericolosamente all’altro cacciatore, che non riusciva ancora a metabolizzare quello che stava succedendo. Fissava ancora con tanto d’occhi quella versione di Castiel, mentre nella sua mente annebbiata si chiedeva perché diavolo Castiel gli avesse comprato un mazzo di fiori. Quando Castiel fu vicino gli sorrise, e gli stampò un rapido guancio su una guancia, prima di allontanarsi, ma non abbastanza secondo Dean. Diede un rapido sguardo al fratello, che aveva di nuovo perso l’abilità di parlare.  Si costrinse a prendere tra le mani i fiori che l’altro gli porgeva, senza avere la forza di fare null’altro.
-Comunque, come è andata la giornata, piccolo?-
-Io?- Riuscì ad esclamare inorridito Dean, mentre una vaga idea di ciò che stava accadendo gli si faceva strada nella mente. L’uomo che si spacciava per Castiel lo guardò accigliato, prima di riprendersi i fiori e andare a posizionarli in un vaso nelle vicinanze.
-Avresti potuto ringraziarmi con un po’ più d’entusiasmo- Si lamentò, dando le spalle ai due cacciatori.
Mentre Dean si voltava completamente allibito verso il fratello, lo sguardo si posò su una foto incorniciata appesa alla parete, che prima non aveva avuto modo di notare. C’erano lui e Castiel –Jensen e l’altro tizio, si costrinse a pensare- davanti il Colosseo. Il tizio aveva lo strano cappello con le scimmie che aveva visto poco prima Sam, e stringeva i fianchi di Dea-Jensen, mentre faceva una boccaccia.
I suoi occhi si riempirono di panico e finalmente riprese il controllo di sé.
-Ho sposato il finto Cas!- Esclamò con voce strozzata in direzione del fratello, non preoccupandosi nemmeno di abbassare il volume della sua voce. Sam scrollò le spalle incredulo, continuando a fissare il fratello, evidentemente ancora inebetito dalla scena del bacio a cui aveva assistito poco prima.
Il finto Cas nel frattempo si voltò nuovamente verso i due fissando per un attimo allibito Dean. Poi sorrise, divertito dalla situazione.
-In realtà è Misha, nel caso non avessi letto la licenza di matrimonio quando hai firmato-
-Misha?!- Il cacciatore non riuscì a non farsi sfuggire quell’esclamazione dalle labbra –Che diavolo di nome è Misha?!-
-Jensen invece ha davvero senso- Rispose il finto Cas-Misha, chiaramente divertito di stare al gioco               –Comunque, mi volete spiegare che ci fai qui, Jared? Da quando vi parlate e addirittura vieni a casa nostra?-
Dean sussultò a quel ‘nostra’, ma cercò di prendere il controllo della situazione, dando una sonora gomitata al fratello –Jared?-
Sam sembrò risvegliarsi dallo stato comatoso in cui era crollato, scuotendo forte la testa.
-Io… Volevamo provare qualche scena prima di domani, sai…-
Misha annuì con poca convinzione, prima di ripuntare gli occhi su Dean.
-Provate la scena dell’orgia, mi devo preoccupare Jensen? Sai che sono geloso di Jared, ha troppi bei capelli-
Dean quasi si strozzò con la sua stessa saliva, e iniziò a tossire incontrollabilmente. Misha lo osservò qualche secondo preoccupato.
-Jen, sto scherzando. Ma che hai stasera?-
Dean boccheggiò prima di riprendere fiato, per poi trovare il coraggio di guardare negli occhi Misha. Erano davvero gli stessi occhi di Castiel, ma avevano qualcosa di diverso, come la voce. Gli occhi erano più vivi, più accesi, e la voce era più rilassata e di una tonalità leggermente più alta. Per qualche istante si perse in quegli occhi, pensando a quanto avrebbe voluto vedere quella sfumatura rilassata negli occhi del suo angelo, il vero Cas dell’altro universo.
Si accorse solo dopo qualche momento che stava guardando intensamente il viso di un uomo con cui era in teoria sposato. Voltò lo sguardo imbarazzato, tornando a guardare il fratello.
Sam prese il controllo della situazione, finalmente totalmente in possesso delle sue capacità mentali.
-Ehm, Misha, ti spiace se stasera ti, ehm, rubo Jensen per lavorare? Solo per lavorare, sai-
Misha accennò ad una risata rauca, che per qualche motivo fece scogliere il cuore a Dean. Non aveva mai visto Castiel ridere.
-Certo, sono contento che vi parliate di nuovo. Io andrò ad aggiornare twitter, magari metto qualche foto stasera- Concluse, sorridendo al marito. Poi gli si avvicinò nuovamente, e Dean trattenne il fiato nel panico. Misha intrecciò una mano con la sua, prendendo i baffi che Dean ancora stringeva, e si avvicinò con le labbra al suo orecchio.
-Questi più tardi li possiamo ancora usare, se vuoi- Sussurrò, prima di dargli un ultimo veloce bacio sulla guancia.
-Ciao Jared- Esclamò, salendo la rampa di scale che portava al piano superiore della villa –Salutami gli alpaca- 
I due fratelli si guardarono, ancora intontiti da quel Castiel per poter fare qualcosa.
-Questo Castiel è pazzo- Asserì Dean, ricevendo in risposta un cenno della testa poco convinto da parte del fratello traumatizzato.

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Dopo aver fatto tutte le ricerche necessarie per capire in che modo tornare nel loro universo, acquistarono tutto il necessario, non spendendo nemmeno un quarto del contenuto di una sola delle carte di credito di quel Jensen.
-Qualcosa di buono c’è in questo universo-
Commentò sarcastico Dean, osservando meravigliato la carta di credito. –Magari potremmo portarla con noi…-
-Ho fatto alcune ricerche- Lo interruppe Sam, osservando preoccupato il modo in cui Dean osservava quella carta di credito –Su di me. Sono, ehm- Si schiarì la voce prima di continuare –Sono sposato… Cioè, Jared, è sposato con la finta Ruby. Si chiama Genevieve, a quanto pare-
Il fratello iniziò a sghignazzare, borbottando qualcosa come ‘Ti è andata di lusso’, tra le risate. Poi lo guardò e ammiccò –Magari stasera vuoi tornare a casa tua, mh?-
Sam arrossì e scosse la testa –Certo che no, però pensavo che forse dovrei avvisarla. Sai, magari mi aspetta a casa…-
-Oh, la dolce Ruby che ti aspetta a casa con una torta appena sfornata-
-Idiota-
-Puttana-
-Fesso. E comunque quello che ci va peggio sei tu. Voglio vedere come la metterai stanotte- Sam sorrise divertito, ma il fratello aggrottò le sopracciglia. –Castiel, Dean! Anzi, Misha. Sarà già nel letto che ti aspetta…-
Non continuò ma Dean ora capì chiaramente a cosa alludesse. Stavolta fu il suo turno di arrossire, mentre tossiva per cercare di scacciare il pensiero di se stesso a letto con Cas, e riprendersi la sua virilità.
-No, dormirò sul divano. In una camera per gli ospiti, a terra, non importa-
Sam si accigliò, soppesando le sue parole.
-Non credo ti convenga. Misha poi vorrebbe delle spiegazioni, siete sposati- Rispose, enfatizzando la parola –Magari riesci a restarci a letto dormendo. Magari puoi fingere un mal di testa-
-Non sono una donna Sam, maledizione!-
-No, ma sei gay qui. Dovrai dormire con Castiel- Concluse con un sorrisetto divertito.
-Figlio di puttana…- Bofonchiò Dean, tornando a guardare lo schermo del laptop, ma senza concentrarsi davvero.

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Dopo che Sam si fu sistemato sul divano nel salotto, Dean salì lentamente le scale, prima di arrestarsi davanti la porta di quella che doveva essere la camera da letto. Aveva fatto giurare a Sam di non raccontare mai a Bobby che aveva dormito con Castiel, ma non era del tutto sicuro che il fratello sarebbe riuscito a mantenere quella promessa.
Sospirò profondamente e spinse leggermente la porta. Aveva combattuto Lucifero, avrebbe potuto dormire con un uomo senza intaccare la sua virilità.
Ci aveva visto giusto: era la camera da letto. Guardandosi intorno riconobbe cose che dovevano essere di Jensen e altre che dovevano essere decisamente di quel Misha, che nel frattempo sembrava addormentato. Si avvicinò ad una porta laterale, che scoprì essere un enorme stanza con un guardaroba. Quella gente aveva una stanza per i vestiti, e lui aveva solo un borsone.
A quanto pareva Jensen e Misha erano due tipi di persone molto diverse tra loro, a giudicare dalle cravatte che vide in giro. Ce ne erano alcune di eleganti, che dovevano essere quelle di Jensen, abbinate a eleganti completi in seta. Fischiò leggermente. Dall’altra parte del guardaroba invece c’erano solo giacche marroni, in tessuti consunti, a strane fantasie. Una cravatta con un'altra scimmia simile a quella sul cappello attirò la sua attenzione, e non credette che fosse davvero possibile che qualcuno mettesse quelle cose.
Sfiorò con le dita quelli che dovevano essere i golfini d Jensen,  giudicandoli decisamente e schifosamente da ricchi. Preferiva di gran lunga essere povero, se doveva vestirsi in quel modo.
-Jensen?-
La voce tanto familiare lo richiamò dal letto, e Dean si paralizzò davanti il guardaroba.
-Jensen dai, vieni a letto-
Dean si voltò lentamente verso il grande letto matrimoniale, e vide Misha che lo guardava poggiato con la testa sul cuscino.
Si avvicinò al lato libero del materasso e rimase lì, non sapendo cosa fare. Misha lo guardava ancora, un leggero sorriso ad increspargli le labbra screpolate.
-Non metti il pigiama?-
Dean annuì spaesato, e alzò incerto il cuscino libero. Fortunatamente il pigiama era lì, o per meglio dire, sfortunatamente. Era un pigiama in seta, molto costoso anche esso. Lanciò uno sguardo distratto all'altro, e notò che lui invece indossava una semplice maglietta. La scelta era tra il dormire con un pigiama di seta argentato, o dormire in boxer nel letto con Castiel. Soppesò la questione per qualche istante, ma poi prese la sua decisione. La situazione era già imbarazzante di per sé, quindi perché non renderla ancora peggiore?
-Stasera ehm, non voglio il pigiama-
Cast-Misha, si accigliò leggermente sorpreso.
-Quanto te lo chiedo io no e quando ti gira sì eh?-
Dean non capì di cosa parlava l’altro, per cui si limitò ad andare nuovamente verso il guardaroba per afferrare una maglietta a caso. Ne trovò una semplice e grigia, e l’afferrò. Si spogliò nel guardaroba, per evitare che quegli occhi che non lo lasciavano un attimo potessero metterlo a disagio, e poi indossò quella maglietta. Gli stava un po’ stretta, ma poteva dormirci. Sfilò i pantaloni e tornò dall’altro uomo che sorrise nuovamente appena lo vide.
-Adoro quando ti metti i miei vestiti. Stai cercando di ingraziarmi per qualcosa, Jensen? Eppure pensavo di essere io quello che doveva chiedere perdono-
Dean si mise distrattamente a sedere sul materasso, stando però poi ben attendo a stendersi il più lontano possibile dal corpo dell’altro uomo. Anche così, il suo calore gli arrivava ugualmente. Essendo concentrato ad evitare le gambe che aveva scoperto essere nude anch’esse dell’altro, rispose distrattamente a quello che diceva Misha.
-Perché dovevi farti perdonare?-
Un istante di silenzio accolse la domanda, un istante in cui Dean si rese conto che stava dando corda a quella conversazione serale, che faceva davvero marito e marito. Avrebbe dovuto addormentarsi subito, maledizione. Sentì l’uomo sospirare al suo fianco, mentre fissava terrorizzato la porta che aveva di fronte.
Forse se gli continuava a dare le spalle avrebbe smesso di parlare, pensava, ma le sue speranze furono ben presto deluse.
-Ricordi, twitter, foto di noi due a letto?- Rispose sarcastico Misha.
-Tu cosa?!-
Dean si voltò verso l’uomo completamente scandalizzato. Ok, in quell’universo era gay, ok, in quell’universo era sposato con il finto Cas, ma NO, non poteva accettare che in giro per il mondo ci fossero immagini di lui e Castiel insieme a letto. E non importava che non erano in realtà loro, la cosa lo disturbava ugualmente.
-E dai, non ricominciamo. Ti ho portato i fiori, anche se non li hai notati-
-Perché diavolo hai messo una foto di te e Jen—Nostra foto su twitter?!-
-I minions la chiedevano in continuazione… E dai Jensen, lo sai che ci tengo a loro, te l’ho già spiegato-
Dean lo guardava con due occhi spalancati, il verde delle iridi che brillava anche nell’oscurità.
-Sei un pazzo egocentrico!- Esclamò turbato.
Misha sorrise con uno strano sguardo.
-Non mi ami per questo?-
Nel frattempo si era avvicinato pericolosamente al corpo di Dean, che si era allontanato e ormai era sul bordo del materasso. Più in là non poteva andare, e se fosse sceso avrebbe destato sospetti. Maledetto Sam. Avrebbe dovuto dormire sul divano, come aveva deciso. Il pensiero fu immediatamente interrotto quando una mano del finto Cas si allungò sul suo torace, sotto la sua maglietta.
Gli occhi di Dean erano sbarrati per il panico. Avrebbe voluto risolverla in qualche modo, davvero, ma non si era mai trovato in una situazione tanto paradossale e non sapeva cosa fare.
Con quel Castiel non si trovava a suo agio, ma gli infondeva una sorta di familiarità che stonava con il suo disagio. Senza contare che, se quello che c’era dentro quel corpo era diverso, il corpo rimaneva tale, e Misha sembrava conoscerlo davvero bene.
 -I fiori non ti sono piaciuti, ho capito. Stasera mi faccio perdonare in altro modo, ok?-
Scese con la mano fino al limitare dei boxer, mentre il viso del cacciatore si infiammava di vergogna. Con sollievo momentaneo di Dean, la mano di Misha si arrestò e si ritirò, ma quel che successe dopo fu peggio. Con un rapido movimento il finto Cas si mise a cavalcioni sul bacino di Dean, e senza dargli il tempo di metabolizzare quel che stava succedendo, scese con le labbra sulle sue, facendole cozzare violentemente.
Con gli occhi sbarrati di terrore, Dean osservò quelli del finto Cas chiudersi, mentre le sue labbra iniziavano a succhiargli lentamente il labbro inferiore. Con una mano gli tirò dolcemente i capelli biondicci, e approfondì il bacio, lasciando che le loro lingue si intrecciassero. Contro ogni previsione, quel contatto fece distendere Dean, che per qualche minuto dimenticò chi era e cosa stesse facendo. Contavano solo le labbra morbide di Castiel, quelle così screpolate di cui tante volte avrebbe voluto prendersi cura. Si rese conto sorpreso che aspettava da tanto quell’incontro, e ripensò all’inferno, alle loro anime intrecciate. Rispose al bacio con più foga di prima, ricordando quando quelle stesse labbra si erano avvicinate fin troppo a lui in quel vicolo dove Cas lo aveva quasi ucciso.
 Quando si allontanarono per prendere fiato, Dean ricordò che quello non era Castiel, ma tentò di ignorare ancora la parte coerente del suo cervello che gli urlava ‘DONNE-TETTE-VAGINA’.
Perché tutti quei pensieri su Castiel lo avevano eccitato, e non era stato l’unico ad accorgersene. Misha tornò con la mano verso il basso, sfiorando la sua lunghezza attraverso il tessuto leggero dei boxer, strappandogli un gemito. I suoi occhi azzurri erano ancora fissi sui suoi, ed esprimevano dubbio.
-Avevi un sapore diverso, stasera- Mormorò pensieroso.
Dean non seppe cosa rispondere, mentre la consapevolezza che forse nemmeno Castiel aveva quello stesso sapore lo scombussolò.
-Mi hai tradito con Jared prima?- Domandò ancora il finto Cas.
-Cos—certo che no, no!- Esclamò Dean, disgustato ancora una volta dall’idea di suo fratello.
Misha rise, mentre iniziava a lasciare baci leggeri sul petto del cacciatore.
-Lo so che non l’hai fatto. Mi avresti chiamato, sai quanto mi piacciono le orge-
Dean rimase senza parole, mentre pensava all’angelo che diceva una cosa del genere. Stranamente la cosa lo fece eccitare ancora di più.
Quando Misha alzò di nuovo il viso verso il compagno, indossava i baffi che poco tempo prima gli aveva preso dalla mano.
Quest’uomo è pazzo- Pensò distrattamente Dean.
-Sei diverso stasera. Avevi ancora gli abiti di scena quando sei tornato, ed eri con Jared. Non era Mark quello che rubava?-
Dean continuò a fissare il soffitto, incapace di rispondere alla domanda in un tono sensato. Se solo avesse saputo chi era Mark, forse.
-Ehm, sì beh, Mark che è chiaramente…-
Stavolta Misha lo guardò più a lungo.
-Sheppard, Jensen. Sto parlando di Sheppard, sai,  pienotto, un po’ calvo, un culo meraviglioso ma mai quanto il tuo…-
-Crowley!- Esclamò Dean, incapace di contenersi.
-Sì, Jensen, Crowley – Rispose Misha, alzando gli occhi al cielo –Questa abitudine tua e di Jared di chiamarci ancora con i nomi del telefilm a volte è disturbante-
-Scusami, è che, ehm, è difficile separare il set dalla realtà-
Misha annuii pensieroso, e quando riparlò la sua voce era tanto diversa da quella precedente che Dean perse un colpo.
-Vorresti che ti chiamassi Dean, mh?-
La voce era quella di Castiel, stavolta Dean non aveva dubbi. Tutto d’un tratto quegli occhi che fino a quel momento erano stati spalancati e cristallini, si ridussero a due fessure. Tutto in quel volto adesso gridava ‘Cas’.
-Vorresti che ti dicessi che ti ho salvato dalla perdizione?-
Dean deglutii, troppo sorpreso dalla somiglianza che ora quel tizio aveva con l’angelo per reagire seriamente.  –Potremmo provare qualche variazione del copione, che ne dici?- Continuò a sussurrare il non più tanto finto Cas all’orecchio, la voce roca e suadente –Tanto Castiel e Dean sono così omosessuali che noi siamo etero in confronto- Ridacchiò l’uomo, tornando per un attimo alla sua voce normale.
Dean fu scosso da quell’affermazione. A quanto ne sapeva, Supernatural si basava sulla vita reale sua e di suo fratello, come per i libri di Chuck. E lui non era omosessuale. E tantomeno Castiel.
-Io.. Dean non è omosessuale-
-Oh, lo so che lo pensi- Continuò l’altro, nuovamente con la voce di Cas vicina al suo orecchio, mentre gli lasciava tanti piccoli morsi tutto intorno. –Vorresti che fosse così eh, Dean? Vorresti non essere innamorato del tuo angelo del signore, vero? Vorresti che non ti venisse duro ogni volta che appare, mh?-
Dean mugolò dal piacere, incapace di trattenersi. Le mani di Cas—Misha, continuavano a vagare sotto la sua maglietta, lasciando scie bollenti.
Il piacere stava dando alla testa al cacciatore. –C..continua-
Misha sorrise impercettibilmente, scuotendo la testa di fronte a quello strano nuovo gioco erotico che aveva trovato. Ci aveva già provato in passato a far eccitare Jensen con quella scenetta, ma Jensen si era limitato a dire ‘Cristo Misha, lascia quell’angelo con la mazza in culo sul set’
Stavolta stava reagendo in maniera diversa, e Misha era decisamente soddisfatto.
-Non importa che tu dica sì o no a Michele… non importa niente, importiamo solo noi-
Le sue labbra iniziarono a scendere giù per il petto, inseguendo le carezze che la sua mano lasciava. Iniziò a stampare dei segni rossi, che sapeva piacevano tanto all’attore, che infatti riprese a gemere.
-Ti amo, Dean Winchester- Sussurrò ancora Misha, ancora con la voce bassa di Castiel. Il cuore di Dean sussultò nel sentire quelle parole, e desiderò ardentemente poterle ricambiare, ma scelse il silenzio. Anche in quella situazione, non era bravo a parlare di sentimenti.
Ignorando qualunque legge della fisica, i boxer di Dean scivolarono via senza che lui muovesse un muscolo per agevolare la cosa. Dean ebbe appena il tempo di pensarci che due labbra carnose si strinsero intorno al suo membro già terribilmente eccitato, facendogli dimenticare qualunque cosa.
Avrebbe voluto davvero respingere il tizio, uscirsene con qualche battuta sarcastica, svegliare Sam e scappare via da quell’universo ma hey, quello era pur sempre uno dei migliori lavori orali che gli fossero mai stati fatti, e lui era pur sempre Dean Winchester.
-E quello è pur sempre quello che assomiglia a Castiel- Gli suggerì una vocina nella testa, ma la ignorò completamente, mentre quelle stesse labbra lo assaltavano, prendendolo completamente.
Continuando a gemere e implorare di averne di più, il suo corpo ebbe un tremito e venne senza dare all’altro il tempo di scostarsi. Era sicuro di aver sussurrato ‘Cas’ qualche volta, ma al momento non gli importava.  Misha deglutì senza lamentarsi, e poi si accoccolò contro il corpo di Dean. D’istinto il cacciatore gli fece spazio tra le sue braccia, e si accorse che indossava ancora i baffi. Fissò lo sconosciuto per un attimo, e un nuovo e strano pensiero gli venne alla mente. Desiderava che quello fosse Castiel, che gli facesse qualche domanda stupida su quanto era successo, che strabuzzasse gli occhi inclinando la testa.
Ma quello si limitò a sorridergli, un sorriso del tutto diverso da quello di Castiel.
Il cacciatore ebbe un tremito, e tutta la realtà gli cadde prepotente addosso. Non solo si era appena fatto fare un pompino da un uomo, ma lo aveva fatto pensando a Castiel, mentre chi glielo faceva era la copia spudorata dell’angelo.
-Sono stato perdonato?- Sussurrò il finto Cas, respirando contro la sua clavicola. Era tornato a parlare con la sua voce.
-Ehm, sì. Certo- Rispose Dean, cercando di assumere il tono più distaccato possibile, ma che vista la situazione, non gli si addiceva.
-Ok- Disse soddisfatto Misha, stringendosi ancora di più al suo corpo –Sai, quando mi hai chiesto di lasciare Victoria… Non credevo ci saremmo davvero sposati, alla fine. Credevo avresti avuto dei ripensamenti, per tutta la storia dei giornalisti. Sapevo che non sarebbe stato facile quanto lo era per me, e avevo paura ti tirassi indietro. Per questo ti amo ogni giorno, Jensen-
Dean fissò ancora una volta il soffitto immacolato, non sapendo cosa rispondere. Con una mano carezzò un braccio di Misha, e questo sembrò bastare all’uomo, che si addormentò poco dopo.
Il cacciatore non chiuse occhio tutta la notte, troppo preso a pensare a capire quello che gli era successo nelle ultime ore.

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Quando si ritrovarono sul set aspettarono che fosse vuoto per disegnare il simbolo che ricordavano avesse fatto sì che andassero in quella dimensione. Dovettero affrontare una bizzarra sessione di recitazione, ma il regista, Robert Singer –Seriamente?- Aveva detto Dean quando lo aveva incontrato, aveva deciso che probabilmente quel giorno i due ragazzi avevano fumato qualcosa, e interruppe prima le riprese.
Dean quella mattina si era alzato dal letto silenziosamente, scivolando oltre le braccia di Misha che lo stringevano a sé. Si era vestito ed era rimasto a guardare l’uomo addormentato, ricordando quelle poche volte in cui aveva visto Castiel dormire. Aveva posato un lieve bacio sulla tempia, ed era sceso da Sam.
Il fratello minore avrebbe voluto avere tutti i dettagli della nottata, ma Dean lo liquidò dicendo che alla fine era riuscito a trovare un pretesto per dormire sul pavimento.
Quello che non si aspettava era che prima della seconda sessione di recitazione di lavoro che li aspettava, arrivò Misha, con una maglietta azzurra con delle strane scritte sopra.
Appena lo vide sorrise smagliante, mentre Dean voltava lo sguardo per non essere costretto a salutarlo, ma Misha non sembrava essere dello stesso parere.
-Ecco che arriva tuo marito- sussurrò Sam divertito, mentre Dean entrava nel panico. E se lo avesse baciato di nuovo, lì davanti a Sam? Una cosa era di notte, quando la differenza tra lui e Castiel era davvero minima, ma adesso erano del tutto chiare le differenze.
-Dean non fare il coglione, se fosse stato Castiel non sarebbe cambiato nulla. La questione è la tua eterosessualità, non il nome di questo tizio- Si ritrovò a pensare.
Tutte le sue paure però svanirono quando Misha gli si avvicinò e lo baciò semplicemente su una guancia, come il giorno prima. Capì che probabilmente a Jensen non piacevano quelle effusioni davanti a tutti e come poteva dargli torto.
-Buongiorno, Jared-
-Ehm, giorno…-
-Misha- Gli venne in soccorso il fratello.
-Misha-
L’uomo sorrise e poi si allontanò verso il guardaroba. Sam si voltò vero Dean, il viso divertito.
-Sicuro di non voler rimanere qui?-
-Sam, ma sei idiota? A parte che sono un riccastro sposato gay, ma poi non c’è la mia Impala, andiamo. Che mondo è senza la mia piccola?-
-Ah, grazie per avermi considerato. E’ un piacere sapere che conto qualcosa-
Dean alzò gli occhi al cielo.
-E sì, qui non siamo fratelli, che senso avrebbe? Va bene, Samantha?-
In quel momento Misha tornò sulla scena, e in quel momento i due ragazzi rimasero davvero a bocca aperta. Il trench era tornato, con il completo e tutto, adesso era davvero Castiel. Con la differenza che stringeva un cellulare tra le mani, e stava digitando qualcosa velocemente, leggendone ad alta voce il testo.
-Sto.. per girare.. una nuova scena.. con J2.. pregate per me.. che non si saltino addosso sul set..-

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Qualche ora dopo finalmente erano soli sul set. Misha era tornato a casa, non prima di aver dato una palpata al sedere di Dean, che era arrossito lasciando che tutte le lentiggini uscissero fuori. Sam li aveva visti e aveva sghignazzato per tutto il rituale.
Ci fu un forte vento, e furono nuovamente trascinati verso la finestra attraverso cui erano arrivati in quel mondo parallelo. Ci fu un grosso rumore di vetri e poi si ritrovarono davanti la figura di Raffaele, che gli rubò prontamente le chiavi. Ancora confusi, i due fratelli tentarono di riprendersela, ma era intervenuto Balthazar, spiegando ai tre che i Winchester erano stati solo un diversivo, e che le armi adesso erano ancora più al sicuro.
Raffaele era infuriato, e sparì con un fruscio d’ali. Balthazar lo seguì poco dopo, lasciando i due ragazzi nella più totale confusione.
Arrivarono al motel entrambi ancora incazzati con gli angeli per il brutto tiro, e Dean aveva solo voglia di spaccare la faccia da saccente di Balthazar, quando un noto fruscio fece girare ad entrambi la testa.
Dean stava già per scattare, aspettandosi nuovamente di vedere l’angelo biondo, ma quello davanti a loro portava un trench e non era di certo Balthazar.
-Cas!- Esclamò Sam, sollevato di rivedere il loro amico nelle sue soliti vesti.
-Ciao, Sam. Ciao, Dean- Salutò l’angelo. Si soffermò sul cacciatore maggiore, che nel frattempo non riusciva a proferire parola, troppo scosso nel rivedere quel viso che fino a poco tempo prima aveva riempito i suoi pensieri.
-Mi dispiace avervi messi in questa situazione- Continuò l’angelo, senza spostare gli occhi da Dean –Abbiamo dovuto. Ho una guerra da mandare avanti-
Sam si aspettava che il fratello urlasse qualche frase tagliente e sarcastica su quanto gliene fregasse poco della sua guerra angelica, ma quello che uscì dalle labbra lo sorprese non poco.
-Ehm, no, va bene, capiamo-
Sam si accigliò, ma nessuno dei due sembrava far caso a lui. Castiel aveva le sopracciglia corrucciate e gli occhi strizzati incatenati in quelli di Dean, mentre cercava di scavargli dentro con uno sguardo. Forse gli stava leggendo l’anima, o qualche altra cosa angelica.
Dean da parte sua continuava a fissare l’angelo meravigliato, con una sottile devozione nello sguardo. Sam era abituato alle lunghe occhiate che quei due si lanciavano, e più di una volta si era sentito tagliato fuori dal ‘profondo legame’ che quei due condividevano, ma stavolta stavano davvero superando il limite.
-Io vado a comprare qualcosa da mangiare- Esclamò tutto d’un tratto, spazientito dal loro atteggiamento, ma sembrava non importava a nessuno. Si alzò e uscì fuori, deciso a fare un giro dell’isolato pur di stare lontano da quei due.
Nel frattempo l’angelo e il cacciatore si erano a stento accorti che l’altro era uscito, impegnati com’erano in quella conversazione visiva che stavano avendo. Poi d’un tratto qualcosa si spezzò, e Dean sembrò tornare in se.
-Che stai guardando Cas? Smettila di guardarmi così, sembri un maniaco-
Castiel inclinò ancora di più la testa, e Dean si chiese se fosse un potere angelico, quello di piegare il collo in quel modo senza spezzarselo.
-Percepisco un modo diverso con cui mi guardi. Stai bene?-
Dean arrossì leggermente, ma tossì forte per far sì che l’amico attribuisse a quello il colorito.
-Certo che sì. Vallo a chiedere al tuo amico pennuto, che ci ha mandato in un posto di merda-
Si alzò e andò a prendere una birra nel frigo, troppo teso per stare senza far niente. Bevve una lunga sorsata, risanato da quel liquido fresco che gli scendeva per la gola. Quando si voltò Castiel ancora lo guardava.
-Allora, Cas? Che diavolo c’è che non va?-
-Ho fatto qualcosa di sbagliato?-
Disse l’angelo, avvicinandosi di qualche passo all’altro. Dean deglutii, sentendo una strana sensazione allo stomaco. Non che prima non gli fosse già capitato di sentirla, ma adesso, dopo la notte che aveva passato, riusciva a definirla e questo gli faceva davvero paura.
-Non hai fatto niente, Cas, a parte mandarci in quel posto di merda-
Castiel si avvicinò ancora di più, continuando a fissarlo, e Dean non potè impedirsi di pensare ai suoi occhi blu, e a quanto gli era mancato quel fottuto moccioso in quel fottuto trench. Poi Castiel fece una cosa che Dean non ricordava avesse mai fatto prima, ma forse non ci aveva semplicemente fatto caso. Si umidì le labbra con la lingua, in un gesto che esprimeva nervosismo. Quelle stesse labbra che la sera prima gli avevano detto che lo amavano, che avevano toccato le sue in una violenta carezza.
E allora la più assurda delle idee gli venne in mente, e si chiese se Castiel aveva lo stesso sapore di quel Misha. Pura e semplice curiosità, ecco. Un esperimento. Con due rapidi passi fu ad un respiro dall’angelo, e afferrandolo per la nuca, spinse le loro labbra ad incontrarsi.
Non aveva lo stesso sapore di Misha, aveva ragione, e in fondo si chiese perché se lo fosse domandato. Cas era un angelo, e non lavava nemmeno i denti, pensandoci. Eppure il suo sapore era mille volte migliore di quello di Misha, sapeva di casa e famiglia, sapeva di tutto quello che gli trasmetteva l’angelo. Sentì lo stomaco restringersi, mentre si accorse distrattamente che l’angelo non stava facendo affatto resistenza, ma anzi, una mano si era addirittura posta sul suo fianco.
Dopo qualche istante si allontanò leggermente, e vide il viso di Castiel in fiamme e quasi sperò che facesse qualche stupida domanda, confermandogli di essere il vero Cas.
-Dean, questa è la prima volta che… io non… questo è… questo è amore Dean?-
I suoi occhi imploravano una spiegazione, e Dean sorrise impercettibilmente, avvicinandosi nuovamente alle sue labbra.
Era davvero una stupida domanda, e quello era davvero il suo angelo.
  
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