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Autore: _Any    23/06/2013    7 recensioni
Avete presente quelle storie dove una ragazza ribelle e contro la società incontra uno dei Green Day e se ne innamora?
Ecco.
SCORDATEVELE.
Alice è tutt'altro che perfetta. Non è una ribelle, è timida, impacciata, maldestra e si lascia manipolare troppo facilmente.
Ha una sorella gemella e nessun amico, eppure le va bene così.
Ma una telefonata anonima metterà seriamente in crisi il suo piccolo mondo.
E se ci fosse qualcosa di buono anche nell'oscurità che circonda la sua gabbietta dorata?
Varrà davvero la pena di uscire?
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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11 novembre 1988


Dondolavo dolcemente la mia testa al ritmo della canzone che stavo ascoltando sul walkman che mi ero stato regalato al mio compleanno.

Lo usavo spesso quand'ero da sola e quella canzone era diventata una delle mie preferite.

Già, ma che cosa strana, non mi ricordavo neanche come si chiamava!

Però era dolce, le parole erano romantiche e il motivo ricordava una ninna-nanna.

Era così rilassante, mi faceva dimenticare dei miei problemi e mi faceva sentire il mio cuore più forte... Palpitava al ritmo delle mie canzoni preferite, era questa la magia della musica.

Sorrisi.

Dovevo solo ringraziare Billie per avermelo fatto scoprire, anzi, l'avrei fatto, non me ne dovevo dimenticare.

Passo dopo passo finalmente giunsi davanti a casa sua e bussai senza togliermi le cuffiette.

Dopo poco Anna mi aprì e dovetti a malincuore sfilarmele a metà canzone.

Beh, era la quinta volta che la ascoltavo quel giorno, in fondo forse poteva bastare.

«Ciao Alice! Chiamo Billie.» mi sorrise affabile mia cugina.

«Grazie Anna.» le sorrisi di rimando mentre entravo in casa.

Mi appoggiai al divano mentre aspettavo, nel frattempo mi guardavo intorno.

Nell'ultimo periodo avevo perso i contatti con i miei sensi, con i dettagli delle cose. Ero rimasta troppo concentrata su me stessa dimenticandomi quasi dell'esistenza del mondo esterno.

E questo era sbagliato, molto

Mi ero dimenticata di quanto potesse essere bella la semplicità del mondo.

Già, mi ero dimenticata che ero viva, in un certo senso.

Mi stavo riprendendo in fin dei conti.

Sorrisi.

Ok, non mi ero ripresa ancora del tutto, lo ammetto, ma dovevo provarci.

La mia felicità non doveva dipendere dagli altri, solo questo dovevo ricordare.

Sospirai.

Però quasi tutte le notti sognavo Tré, da più di un mese oramai.

E spesso pensavo a lui.

E provavo il desiderio bruciante di parlargli.

Già, ma più questo desiderio diventata forte più sarebbe stato pericoloso avvicinarmici davvero, perché ci sarei cascata ancora più facilmente.

Evelyn mi diceva spesso la frase “occhio non vede, cuore non duole”, ma sembrava che quella semplice regola per me funzionasse all'inverso.

«Alice? Andiamo?» sobbalzai sentendo la voce di mio cugino.

Era vicino a me e non me ne ero neanche accorta!

«Scusami, non ti avevo visto!» risi di me stessa facendo sorridere anche lui. «Andiamo, che siamo in ritardo.» mi alzai e mi avviai verso la porta.


«Buongiorno! Siete in ritardo!» mi rimproverò Vyol appena ci vide arrivare.

«Colpa mia.» ammise Billie fin da subito.

«E ti pareva! Alice non è mai in ritardo! Sei troppo precisa.» mi rimproverò Vyol.

«Cosa? Devo ritardare di proposito? Non ha senso!» risi.

Vyol sorrise a sua volta, poi mi prese per mano.

«Devo dire una cosa in privato a Lyss, voi due rimanete qua e approfittatene per dirvi cose da ragazzi.» disse solennemente, poi mi trascinò via, un po' più lontano in modo che non potessero sentirci.

«Come va?» mi chiese dopo aver controllato di essere al riparo da orecchie indiscrete.

«Come al solito.» alzai le spalle in segno di resa, leggermente imbarazzata.

Avevo capito a cosa si riferiva.

Vyol sospirò, sembrava combattuta come se non sapesse decidere se parlare oppure no.

Mi guardò con occhi seri, troppo seri.

«Tra una settimana lo rivedrai.» mi disse poi, incerta.

Eh?

Sentii il mio cuore accelerare, il sangue scorrere troppo velocemente, dovevo essere diventata tutta rossa.

«C-cosa?» forse era stata solo un'allucinazione?

«Sì, però non c'è bisogno che tu gli parli. A meno che tu non voglia, ma lo sai...» precisò lei senza sapere come continuare.

Ok, era tutto vero.

In parole povere lo avrei visto, ma sarebbe stato da lontano.

«Lo so.» annuii tristemente. «Perché lo vedrò?» le chiesi leggermente incuriosita.

«Questo te lo devono dire Billie e Mike, altrimenti non c'è gusto!» sorrise lei.

Allora doveva essere qualcosa che riguardava la musica.

Bene.

«Allora andiamo.» dissi con un filo di voce voltandomi verso gli altri due.

Ci avvicinammo, a quanto pare stavano discutendo della stessa cosa dato che li sentii parlare di “un'occasione importante e pericolosa”.

«Di che parlate?» chiesi facendo notare la mia presenza.

I due si lanciarono uno sguardo d'intesa, poi Billie mi sorrise.

«Abbiamo ottenuto un live al Gilman Street.» annunciò solennemente.

Eh?!

Ma... erano mesi che ci provavano!

«Cosa?! Ma è fantastico!» dissi portandomi le mani alla bocca per lo stupore.

«Visto? Se te lo avessi detto io non avrebbe fatto lo stesso effetto.» mi fece l'occhiolino Vyol.

Mi ricordai di quando li sentii la prima volta a Vallejo. Da quel momento avevo sempre tifato per loro e quella notizia mi aveva reso euforica!

«Come lo avete ottenuto? Non vi avevano rifiutati quando ci avete provato la prima volta?» chiesi allegramente.

Vidi Mike fissare Billie, poi tornò su di me.

«Beh... a dire il vero sì... è merito di Tré se l'abbiamo ottenuto.»

Era quasi un mese che non sentivo quel nome. Insomma, oramai quasi tutti quando parlavano di lui usavano altre parole, come se fosse stato un tabù, come se potesse fare male.

«Tré suona lì già da cinque anni con i Lookouts!, quindi è grazie alle sue conoscenze che siamo riusciti a farci concedere una serata di prova. Se andrà male però ci toccherà tornare al Rod's Hickory Pit.» mi spiegò il bassista.

«Per questo motivo abbiamo bisogno della tua presenza, Alice. Abbiamo bisogno di quanto più pubblico possibile.» concluse Billie.

Beh, in effetti era da parecchio che non mi facevo vedere ai loro live e di questo mi sentivo anche parecchio in colpa. A dire il vero era Billie stesso che mi chiedeva di non farmi vedere in giro per evitare il batterista, però non avevo mai insistito più di tanto.

Di solito il sabato aspettavo l'ora in cui avrebbero iniziato il concerto e poi ascoltavo la cassetta che mi avevano regalato, quella in cui suonavano dal vivo.

Era l'unica cosa che mi tirava un po' su.

Però, adesso, avrei finalmente avuto l'occasione di rivederlo... non sapevo neanche io che sentimento avrei dovuto provare.

Felicità, paura?

Forse avrei dovuto provarli entrambi.

Felicità, perché una parte di me voleva incontrarlo da tanto, troppo tempo. Una parte di me doveva incontrarlo, mi sentivo come se tutto tendesse a quello, come se solo facendolo avessi potuto risolvere tutti i miei problemi.

Paura, perché se solo gli avessi parlato sarei stata in pericolo.

Sapevo già che i miei neuroni si sarebbero azzerati e che avrei finito per combinare un altro guaio.

Erano quelli i momenti in cui invidiavo la razionalità di Evelyn.

«... Stavo pensando...» iniziai timidamente. «I-insomma, è passato quasi un mese e... f-forse potrei anche smettere di evitarlo così! Non faccio lezione di matematica da troppo tempo ormai, no? I-immagino che si sarà anche dimenticato di me nel frattempo, dopotutto non è che provasse qualcosa per la sottoscritta!» dissi quasi squittendo per l'imbarazzo.

Ma che cavolo stavo dicendo?!

«Lyss, non dire così...» iniziò Vyol dolcemente.

«Non se ne parla. Il problema fondamentalmente non è lui, ma sei tu. Saresti capace di cascarci di nuovo.» disse duramente Billie.

Ahi.

Quelle parole furono una pugnalata nello stomaco.

Fredde e dure come poche.

Ero sempre io la debole della situazione, eh? Questo non era ancora cambiato a quanto pareva.

«Alice, tu non devi sentirti costretta, ma obiettivamente devi essere forte per riuscire a parlargli. Non puoi farlo come se non fosse successo niente, capisci?» disse Mike interpretando in maniera più morbida le parole di Billie.

Beh, dopotutto era vero...

Avevano dannatamente ragione.

«Io non riesco a perdonarlo fino in fondo, Lyss. Sai anche perché.» disse mio cugino lapidario.

«Eh? Gliel'hai detto?» gli chiese Mike perplesso.

«Cosa? Cosa le hai detto?» chiese Vyol preoccupata dal tono serio di mio cugino, ma lui si limitò a scuotere la testa e a mormorare un “niente” sommesso, prima di incamminarsi.

«Dovevamo andare al pub, no?» aggiunse voltandosi verso di noi dopo qualche passo, così iniziammo a camminare tutti dietro di lui.

Già, Billie si era innamorato di me, ma spesso me ne dimenticavo dato che riusciva a comportarsi in maniera del tutto normale con me. Aveva un incredibile autocontrollo su questo, mi chiedevo come facesse.

Era davvero da stimare, di sicuro gli costava un grande sforzo, ma alla fine voleva solo che io fossi felice.

Grazie, Billie, devi perdonarmi per tutto quello che ti ho fatto passare.


19 novembre 1988


La giornata era iniziata normalmente.

Già, c'era solo un po' di nervosismo elettrico nell'aria... giusto quel po' che mi faceva contorcere lo stomaco e mi faceva sentire viva.

Sì, lo sapevo, non mi sarei neanche avvicinata a Tré, però... anche solo il fatto che l'avrei visto e che l'avrei avuto vicino mi faceva quell'effetto.

Avrei voluto parlargli, pensai sospirando, ma non l'avrei fatto: nessuno voleva che facessi una cosa del genere, ero l'unica.

Però, dopotutto, anche lui voleva parlarmi, no? Forse avrei dovuto lasciargli una piccola possibilità...?

No, non dovevo ragionare così!

Proprio per colpa di quei pensieri così stupidi non potevo non comprendere Billie... dopotutto me l'aveva detto più volte: era rischioso per me farlo, ci sarei cascata di nuovo.

Non potevo non dargli ragione.

Per come mi sentivo in quel momento mi sarebbe bastato un solo gesto per lasciarmi usare di nuovo, persino l'essere usata mi mancava!

Forse gli altri l'avevano capito e forse era per questo che si comportavano tutti in maniera così delicata con me: facevano attenzione alle parole che usavano quando mi parlavano, mi guardavano attentamente, come se volessero studiare le mie reazioni.

Pensandoci bene... era anche un po' fastidioso.

Insomma, perché dovevo essere la debole della situazione? Magari, dopo tutte quelle esperienze, ero anche maturata, no?

Insomma, non era possibile che fossi rimasta sempre ferma allo stesso punto... era vero, fin da piccola ero stata quella che non imparava dagli errori, però sentivo che qualcosa era cambiato.

Era tutto così diverso!

Non ero più la ragazzina che si accontentava solo di Evelyn.

Non ero più la ragazzina che obbediva a tutto ciò che veniva detto dalla madre.

Non ero più quella che pensava che gli amici fossero una perdita di tempo e non ero neanche quella che si sarebbe sempre sottomessa al volere degli altri.

Io non ero più Alice, non quella, almeno.

Io ero Lyss, ed ero un'altra persona.

Ero Lyss, avevo dei sentimenti ed erano forti.

Mi stavano facendo battere il cuore sempre di più, mi rendevano viva.

Alice aveva solo dormito per anni, Lyss si era svegliata all'improvviso e voleva vivere.

Sospirai.

Già, ma sembrava che agli occhi degli altri non fosse cambiato nulla.

Anche Evelyn mi fissava di continuo, come se avesse temuto che sarebbe successo qualcosa di pericoloso da un momento all'altro, preoccupata.

Era da tutta la mattina che lo faceva.

Di solito ero contenta di ricevere le sue attenzioni, eppure persino con lei provavo una sensazione di fastidio.

«Tutto ok?» le chiesi leggermente innervosita, mentre mi passavo un po' di matita sugli occhi.

«Eh? Sì. Mi stavo solo un po' preoccupando per te...» disse intimidita dal mio tono di voce.

Ok, ero stata un po' troppo dura.

«E perché?» le chiesi più dolcemente. «Non sto andando a suicidarmi, sto solo andando a un concerto... e sono anche sicura che sarà meraviglioso!» sorrisi voltandomi verso di lei.

Evelyn sospirò, si alzò dal letto su cui era seduta, mi si avvicinò, mi fissò negli occhi.

«D'accordo, non voglio metterci mano e non voglio dirti niente. Solo una cosa: fatti valere.» mi sorrise.

Mi mancò per un attimo il respiro.

«Sì, ma non la fare così drammatica! È solo un concerto!» parlai con un filo di voce.

Lei mi sorrise di nuovo, ma non mi rispose.

Ecco perché mi trattavano come una bambina bisognosa di una guida: perché mi comportavo da tale.

Sembravo debole, parlavo da debole, reagivo da debole.

Odiavo questa cosa con tutta l'anima, anche perché nella mia testa non volevo essere così, nella mia testa riuscivo ad essere diversa, ma solo lì. Con gli altri mi comportavo solo come loro volevano che mi comportassi, non riuscivo a fare altrimenti.

E ovviamente loro mi trattavano di conseguenza, mi “proteggevano”, ma io desideravo farmi male da sola, chissà perché.

No, in realtà non volevo farmi male.

In realtà nella mia testa c'era ancora la speranza di poter risolvere le cose “sbagliando” di nuovo.

Che pensiero assurdo, ma chissà cosa sarebbe successo se solo avessi ceduto all'istinto...


«Lyyyyss!» Vyol corse ad abbracciarmi fuori dal Gilman.

Per un attimo mi mancò il respiro, tanto era energico la sua stretta.

«Ehi, Vyol!» la salutai spingendola un po' per non soffocare.

«Sei pronta? Io sono agitatissima! Sarà un concerto al Gilman! Avranno un'ora di concerto! Capisci? Un'ora! È tantissimo!» iniziò a saltellare come al solito.

«Lo so!» le sorrisi, ma non riuscivo ad entusiasmarmi quanto lei.

Mi sentivo in ansia, come se stessi per affrontare un esame.

Dovevo scacciare quella stupida sensazione, dannazione, ma cercare di calmarmi non faceva altro che accelerare il mio battito cardiaco.

Dovevo respirare piano, dovevo riuscirci.

Improvvisamente la porta si aprì con uno scatto. Il rumore mi fece voltare e vidi Billie uscire infuriato dal locale.

Che stava succedendo?

Vyol smise di saltellare, Mike uscì seguendo mio cugino.

«Ascolta, non è detto che volesse davvero...» iniziò il bassista.

«Un'ora e mezzo fa?! E poi guarda tu stesso! Non c'è! Non c'è da nessuna parte! Lo vedi?! No! Come non lo vedrà nessun altro! E sai che ti dico? Stavolta è l'ultima se non lo trovo!» urlò con tutta la rabbia che aveva.

«Magari c'è stato solo un contrattempo...» tentò di nuovo Mike.

«Non è possibile! Fidati! È esattamente come sembra! I contrattempi non durano tanto!» urlò più forte mio cugino.

«Billie, calmati! Non puoi fare una scenata qui fuori!» alzò la voce anche Mike.

«Sì che posso! Cazzo! Non è possibile che per una fottuta volta che abbiamo un po' di fortuna, succede questo! È normale?! Come fai a rimanere impassibile?» ringhiò ancora lui.

«Sono incazzato quanto te, sto solo cercando di non farlo sapere a tutta Berkeley!»

Io e Vyol ci fissammo perplesse.

Lei era sconvolta quanto me, non riuscivamo a capire cosa fosse successo.

«Ehm... Ciao ragazzi! Che succede?» azzardò Vyol fingendo di non aver sentito niente avvicinandosi con me al seguito.

Billie sollevò lo sguardo, ci fissò entrambe, poi si guardò intorno come per cercare di calmarsi.

Improvvisamente mi guardò dritta negli occhi.

«... Quel coglione di Tré è uscito a prendere una boccata d'aria.» borbottò cercando di non perdere le staffe.

«Ehm... e quindi?» chiesi io perplessa.

«È andato a prendere una boccata d'aria un'ora e mezzo fa.» spiegò Mike.

Io e Vyol sgranammo gli occhi.

«E se non si presenta possiamo anche dire addio al Gilman, non ci daranno un'altra fottuta possibilità! Saremo confinati a Vallejo per il resto della vita! Cazzo!» rialzò la voce BJ.

No.

Non era possibile.

«... Tra quanto inizierà il concerto?» chiesi all'improvviso.

«Tra 45 minuti.» rispose Mike incerto.

No, avevo avuto un'idea davvero stupida, non potevo davvero dire una cosa del genere.

«... Vado a cercarlo!»

Ecco.

L'avevo detto sotto gli occhi perplessi di tutti.

Perfetto!

____________________Authoress' words

Hi!

E così mancano solo due capitoli alla fine, eh? Cavoli, meglio non pensarci.

E così la nostra Lyss si è decisa e stavolta definitivamente! ^w^

Beh, ci stiamo avvicinando al finale, aspettatevi i fuochi d'artificio! ;)

   
 
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