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Autore: SmartieMiz    23/06/2013    1 recensioni
Cosa potrebbe mai accadere se due migliori amici si innamorassero, si fidanzassero e si lasciassero per poi rincontrarsi cinque anni dopo, ognuno con la propria vita?
La vita di Nick e Jeff e di Thad e Sebastian a New York sulle note di "The Scientist", dal loro primo bacio alla loro nuova famiglia.
Non importa quanto le cose possano andare male, perché il vero amore trionfa sempre.
«Ah, sì, io me le ricordo!», esultò Jeff entusiasta.
«Davvero?», domandò la piccola Luna incuriosita: «Papà mi ha detto che non eri una cima in chimica».
Jeff fulminò lo sguardo di Nick. Quest’ultimo si limitò a ridere.
«Queste cose me le ricordo proprio perché me le spiegò papà», rispose Jeff con un sorriso.
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jeff Sterling, Nick Duval, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Blaine/Kurt, Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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The Scientist


Erano rimasti sul divano, l’uno a fianco all’altro, ad osservare Harry dormire.
«È un bellissimo bambino», commentò il biondo, intenerito.
«Lo so», rispose semplicemente Nick, emozionato: «Lo so…».
«Non mi sembra reale», disse Jeff.
«Cosa?», chiese il moro confuso.
«Tutto questo. Non si è capito più niente in questi giorni…», ammise Jeff: «Dylan, Brandon… Thad, Sebastian… io, te… Sembra quasi un film», sdrammatizzò con un sorriso.
Nick annuì. «Credi nel destino?», domandò improvvisamente Jeff.
«Che?», Nick inarcò un sopracciglio.
«Credi nel fatto che la nostra vita sia scritta, che è tutto prestabilito?».
Nick ci pensò su: «No. Secondo me tutto dipende dalle nostre scelte, dalle nostre decisioni… siamo noi artefici del nostro destino».
Jeff annuì. «E tu?», chiese Nick, incuriosito.
«Non saprei… cioè, dipende. La penso come te, ma secondo me ci sono alcune cose che non si possono cambiare, destinate ad accadere… tipo noi due, no? Secondo me era destino che ci rincontrassimo», spiegò il biondo.
«Non sei mai stato così filosofico, Jeffie», lo stuzzicò Nick con un sorriso.
Jeff rise, dandogli un pizzicotto sul braccio. «Ero serio, comunque, signor Nicholas-so-tutto-io-Duval», lo provocò.
Nick arricciò il naso. «Non mi chiami Nicholas, signor Jeffrey Sterling».
Questa volta fu Jeff ad esibire una smorfia. «Nemmeno il preside alla Dalton mi chiamava così».
Risero sottovoce, prendendosi in giro a vicenda.
Erano loro: Nick e Jeff. Nick e Jeff della Dalton, Nick e Jeff di New York.

Nick e Jeff di sempre.
 
La giornata passò molto velocemente. Harry fu lieto di trascorrere una bella giornata con suo padre e con Jeffie, peccato che il ragazzo tornò a casa propria per la notte.
La mattina seguente, Sebastian venne rilasciato dall’ospedale e tornò a casa, insieme a Thad.
Non appena entrarono e si chiusero la porta alle spalle, Sebastian baciò Thad sulle labbra con passione.
«Ti amo», gli sussurrò Sebastian sul collo, lasciandogli un tenero bacio.
«Ti amo anch’io», rispose Thad con sicurezza, per poi allontanarsi di malavoglia dal ragazzo: «Dovresti riposarti un po’, Seb».
Sebastian annuì, sedendosi sul divano. «Vieni qua», lo esortò.
Thad si sedette al suo fianco, e Sebastian lo cinse a sé con il braccio non bendato.
«Devo dirti una cosa», fece il francese, serio.
«Dimmi pure, ti ascolto».
«Mi piacerebbe rimettermi a studiare», svelò il ragazzo: «Giurisprudenza».
«Ma è grandioso, Seb!», rispose Thad, sinceramente felice, abbracciandolo forte a sé.
«Thad… capisco la tua felicità… ma il mio braccio no», scherzò Sebastian, e Thad allentò la presa. «Scusa… ma è davvero fantastico, Seb. Quando vorresti iniziare?».
«Beh, quando ricominciano le lezioni… solo che c’è un problema», disse Sebastian, poi sospirò e continuò: «Non ho abbastanza soldi».
«Oh», fu l’unica cosa che uscì dalla bocca di Thad. «Beh, posso aiutarti io».
«Non ti preoccupare, Thad, è ora che anch’io lavori in modo pulito», si convinse Sebastian: «Posso arrangiare da qualsiasi parte per mettere da parte un po’ di soldi. Ci vorrà tempo, ma non fa niente, non ho fretta».
Thad annuì. «Ti aiuterò ogni volta che ne avrai bisogno. Sempre», sussurrò Thad, lasciandogli un dolce bacio sulla guancia.
«Lo stesso vale per me. Potrai sempre contare su di me, Thad», Sebastian era maledettamente sincero e Thad sapeva che diceva la verità, che poteva veramente fidarsi di lui.
Dylan aveva finito di distruggere la sua vita, e Sebastian sapeva a cosa stava andando incontro, ma questa volta era pronto come non mai in vita sua. Thad era ormai da sempre la sua unica ragione di vita, non avrebbe mai voluto vederlo soffrire. Vedere le sue lacrime era come una nuova morte, vedere il suo sorriso una nuova rinascita.
Sebastian lo strinse forte a sé. «È una promessa», sussurrò.
«Non ce n’è bisogno», mormorò Thad: «Mi fido di te».
 
Quel pomeriggio, qualcuno bussò alla porta. Thad s’irrigidì e divenne incredibilmente pallido: Sebastian sapeva a cosa stava pensando.
«Thad, è tutto sotto controllo, non devi temere più nulla!», lo rassicurò il più alto: «Non può più farci niente».
Thad annuì. «Sì, lo so, scusa… non può essere lui».
Sebastian gli lasciò un bacio sulle labbra, per poi avvicinarsi alla porta. L’aprì e si ritrovò travolto da un cucciolo di Duval che correva verso zio Thad e da un Jeff Sterling che gli si era praticamente buttato addosso.
E poi c’era Nick Duval, che assisteva al tutto con un piccolo sorriso sulle labbra.
«Ciao, Sebastian! Ho saputo tutto, sono davvero contento che tu stia bene», Jeff staccò delicatamente l’abbraccio. Sebastian lesse sincerità e vera preoccupazione nei suoi occhi.
«Ti ringrazio, Sterling», rispose, gentilmente, poi si rivolse anche a Nick: «Entrate pure».
I ragazzi entrarono e si chiusero la porta alle spalle. Harry era tra le braccia di Thad.
«Io… l’ho saputo anch’io», rivelò Harry, chinando il capo.
Thad lo guardò sorpreso. «Cosa?», chiese, confuso, rivolto più verso Nick che verso Harry.
«Abbiamo deciso di dirglielo», Jeff precedette Nick: «Gli abbiamo detto che non ti trovavi bene con Dylan e che è successo quel che è successo».
Thad annuì. «Io l’avevo sempre detto che quel Dylan era insopportabile. Non mi è mai piaciuto, aveva qualcosa di cattivo negli occhi», asserì Harry.
Sebastian non avrebbe mai smesso di sorprendersi di quel bambino.
«Meno male che stai bene, Sebastian», fece Harry, rivolto al ragazzo.
Sebastian gli sorrise leggermente. «Grazie», mormorò.
Ci fu un breve e imbarazzante attimo di silenzio. Sebastian osservò attentamente l’atteggiamento di tutti: Thad aveva tra le braccia Harry, e aveva i muscoli del viso piuttosto rilassati; Nick era leggermente rosso in viso, mentre Jeff si mordicchiava continuamente il labbro inferiore con nervosismo.
Venne illuminato da una brillante idea.
«Harry, vuoi restare a dormire da me e zio Thaddy? Credo che papà e Jeffie debbano parlarsi», propose Sebastian ammiccando un sorriso.
Nick finì per diventare paonazzo, e Jeff smise di torturare il labbro, guardando Sebastian con occhi sgranati.
Improvvisamente Sebastian era parso più simpatico agli occhi di Harry.
«Papi, posso restare da zio Thaddy? Per faaavore», chiese il piccolo Harry con due occhi speranzosi.
Nick sospirò. «Andrebbe bene, ma non vogli…».
«Nessun disturbo, Duval», lo rassicurò Sebastian senza nemmeno lasciarlo finire di parlare: «Davvero».
«Hai visto, papi? Ha detto sì», fece Harry con un sorriso, poi si rivolse a Thad: «Sei felice, zio?».
«Certo», rispose Thad, leggermente confuso dal piano strategico di Sebastian che non aveva ben compreso.
Nick annuì. «Va bene, tesoro», gli schioccò un bacio sulla fronte.
«Allora voi andate, Harry starà bene con noi», Sebastian si avvicinò alla porta e l’aprì, come se volesse cacciarli di casa. O meglio, era proprio quello che stava facendo.
Jeff aveva capito tutto, ma era troppo imbarazzato per spiegarlo a Nick o per dire qualcosa di sensato.
«Mi ringrazierai soltanto, Sterling», gli sussurrò Sebastian quasi con malizia, leggendolo nel pensiero.
Jeff arrossì lievemente. «Ciao, Smythe», si limitò a dire.
Salutarono Harry e Thad, per poi andare via.
Quando chiuse la porta, Sebastian alzò il braccio in segno di vittoria.
Thad si avvicinò a Sebastian, con Harry tra le braccia piuttosto felice.
«Dov’è il trucco?», chiese Thad inarcando un sopracciglio: «Non sono sicuro di aver capito…».
Sebastian ridacchiò come un bambino in un negozio di caramelle. Si avvicinò a Thad, sussurrandogli all’orecchio: «Beh, saranno soli e chiariranno nel migliore dei modi una volta e per tutte…».
Thad roteò gli occhi al cielo, per poi ridere. Sebastian era sempre lo stesso, e lo amava anche per questo.
«Cosa vuoi fare, Harry?», gli domandò Thad con un sorriso finalmente vero.
«Vi va di guardare un film?», chiese timidamente il piccolo Harry.
«Certo, va bene», rispose Sebastian, scompigliandogli amichevolmente i capelli.
 
Nick e Jeff erano rimasti ancora fuori la casa di Sebastian, imbarazzati e indecisi sul da farsi.
«Sebastian è buffo, certe volte», commentò improvvisamente Nick interrompendo il silenzio, ridacchiando pensando alla scenata di prima.
Jeff, invece, era ancora rosso in viso.
Mi ringrazierai soltanto, Sterling.
«Io… io penso che Sebastian voleva che stessimo un po’ soli… sai, per parlare un po’», provò a dire Jeff, con un sorriso impacciato.
Ma no, Jeff. Non si era capito.
Jeff provò invano a zittire le vocine della sua testa.
Nick lo guardò, così adorabile come sempre. Gli prese la mano, ed entrambi sentirono i loro cuori battere all’impazzata. «Andiamo da qualche parte?», chiese.
«Passiamo un attimo a casa mia e andiamo da William’s. Ti va?», fece Jeff.
«Mi va», rispose l’altro con un sorriso.
 
Sebastian non aveva molti film, perciò fu costretto a sorbirsi il cartone animato preferito di Harry che stava trasmettendo in tv. Ma non si lamentò: non respirava un’atmosfera così serena e pacifica da tanto tempo. Thad era al suo fianco, dopo tanti anni, e nessuno dei due aveva intenzione di perdere l’altro, perché ognuno era innamorato follemente dell’altro, come sin dal primo giorno. Harry sprizzava allegria ed energia da tutti i pori, contagiando anche gli altri; lasciando stare l’aspetto esteriore, forse per Sebastian era più un piccolo Sterling che un piccolo Duval.
Sorrise leggermente, finché non finì per addormentarsi, perché comunque il cartone era noioso.
 
Erano passati a casa di Jeff per prendere la chitarra. Jeff avrebbe voluto suonare qualcosa quella sera e Nick era estremamente curioso, ma non fece domande.
Andarono da William’s e mangiarono una pizza, parlando del più e del meno, quando finalmente il pianobar si liberò e Jeff poté farsi avanti, chiedendo di potersi esibire.
Il padrone del locale, William, accettò senza problemi e Jeff si ritrovò sul palchetto, seduto, con la propria chitarra sulle sue ginocchia e il microfono vicino al suo volto.
«Buonasera a tutti! Stasera vorrei suonarvi qualcosa di… di… insomma, niente di ritmato, come mio solito», Jeff sorrise, poi ritornò serio: «… è una canzone dei Coldplay a cui tengo particolarmente, forse perché è la sua preferita… cantata da questa persona è anche meglio, ma insomma, non voglio farvi aspettare, spero vi piaccia…».
Jeff suonò i primi accordi, e Nick poté già sentire il suo cuore esplodere.
 
Come up to meet you, tell you I'm sorry
You don't know how lovely you are
I had to find you, tell you I need you
Tell you I set you apart

Tell me your secrets and ask me your questions
Oh, let’s go back to the start
Running in circles, coming in tales
Heads are a science apart

 
La voce di Jeff era sempre la stessa magnifica voce di sempre, limpida e semplicemente perfetta.
Lui era perfetto. Un angelo, per Nick era sempre stato un angelo meraviglioso.
Le lacrime rigavano i suoi occhi. Le asciugò con la manica della camicia. Perché si emozionava sempre?

Nobody said it was easy
It's such a shame for us to part
Nobody said it was easy
No-one ever said it would be this hard
Oh take me back to the start


Jeff lo esortò a cantare con lui, con un sorriso. Inizialmente Nick rifiutò gentilmente, ma poi accettò, persuaso da quel sorriso irresistibile.
 
I was just guessing at numbers and figures
Pulling your puzzles apart
Questions of science, science and progress
Do not speak as loud as my heart

And tell me you love me, come back and haunt me
Oh and I rush to the start
Running in circles, chasing tails
And coming back as we are


Nick e Jeff si guardarono negli occhi, emozionati. Era la loro canzone, la loro storia. La loro vita.

Nobody said it was easy,
oh it’s such a shame for us to part
Nobody said it was easy
No-one ever said it would be so hard

I’m going back to the start

oh, ooooo
ah, ooooo
oh, ooooo
oh, ooooo

 
«Sebastian?», la vocina di un bambino lo svegliò.
Sebastian ronfò. La voce di un moccioso… com’era possibile, se lui non aveva bambini?
«Lasciami dormire», borbottò brusco, aggrappandosi al bracciolo del divano.
Thad rise, trovando la scena esilarante.
«Seb, il cartone è finito, vedo che ti è piaciuto», scherzò Harry con un enorme sorriso.
Sebastian batté freneticamente le palpebre, per poi svegliarsi completamente e capire che quella non era altro che la vocina del figlio di Duval. Sospirò sollevato.
«Cosa c’è per cena?», chiese Harry allegro.
«Ora vediamo», rispose Thad dolcemente, ricambiando il sorriso: «Sebastian, cosa c’è in frigo?».
«Ehm… sono aperti i supermercati a quest’ora?», chiese Sebastian con un sorriso imbarazzato.
«Okay…», mormorò Thad, alzandosi dal divano: «Io e Harry andiamo a comprare qualcosa, torniamo subito».
«Vengo con vo…».
«Dove vuoi andare con questo braccio?», lo fermò Thad, premuroso.
«Thad, guarda che riesco ancora a camminare», disse Sebastian inarcando un sopracciglio, poi si alzò e prese il cappotto: «Andiamo all’emporio, dovrebbe essere aperto».
 
Harry aveva preso posto nel carrello, ma fortunatamente Sebastian non si era ritrovato ad esaudire nessuna richiesta imbarazzante. Nonostante i tre anni, sembrava un bambino piuttosto calmo e maturo e Sebastian fu felice di non doverlo scorazzare in giro per il supermercato.
Harry era spensierato e la sua allegria rese Thad e Sebastian di buonumore.
«Chissà dove stanno e cosa stanno facendo ora…», mormorò Thad perplesso, alludendo a Nick e Jeff.
Sebastian osservò l’orario. «Mah, ancora presto. Sono soltanto le nove».
Thad lo guardò torvo. «Hey, che ho detto?», gli chiese Sebastian con finta innocenza per poi sorridergli. Thad non si sarebbe mai stancato di quel sorriso meraviglioso e di quegli incantevoli occhi verdi intensi e travolgenti come un uragano. Sorrise, inconsapevolmente.
«Stai sorridendo come un ebete, Harwood», gli fece notare Sebastian, spezzando il momento idilliaco: «Eh, lo so, faccio quest’effetto alla gente…».
«Sei sempre il solito sbruffone», mugugnò Thad, ma non riuscì a trattenere un sorriso.
«Ma tu mi ami anche per questo», sussurrò Sebastian, e se fosse stato a casa lo avrebbe già riempito di baci. Si limitò a sorridergli, e Thad ricambiò, arrossendo lievemente.
Sebastian non si sarebbe mai stancato neanche di quello.
«Sai, stasera ho fatto due cose buone…», disse Sebastian, parlando sottovoce per farsi sentire soltanto da Thad: «… sicuramente i Niff approfitteranno della mia generosità…», e Sebastian si beccò l’occhiataccia del compagno: «… e noi, intanto, ci stiamo anche un po’ allenando a fare i baby-sitter. Sai, per degli eventuali bambini».
Thad realizzò dopo un attimo quel che Sebastian aveva detto con così tanta semplicità e disinvoltura. Arrossì vistosamente: poteva essere quella un’esplicita proposta di formare una famiglia insieme?
 
Per le undici si incamminarono verso la casa di Jeff. Non ebbero molte parole da dirsi durante il tragitto, anche se erano entrambi piuttosto agitati da emozioni intense.
Jeff inserì le chiavi nella toppa della porta. Il buio li avvolse immediatamente e Jeff accese la luce. Si chiuse la porta alle spalle e appoggiò la chitarra sul divano.
Si voltò verso Nick, che lo guardava quasi con timidezza. Jeff gli si avvicinò e lo baciò dolcemente sulle labbra, accarezzandogli il volto con le mani.
Nick rese più profondo il contatto, attirando Jeff verso di sé e facendo scendere le sue mani lungo la sua schiena.
La timidezza e la trepidazione svanirono e Nick e Jeff, più spontanei che mai, si baciarono con passione e veemenza. Erano emozioni nuove, emozioni nuove per entrambi, emozioni che non avevano mai provato prima d’ora l’uno per l’altro.
Qualche attimo dopo si ritrovarono nella camera del biondo, intenti a baciarsi e a interrompere soltanto quando mancava il respiro.
Jeff spinse Nick contro il letto, senza lasciare il possesso delle sue labbra. Nick si aggrappò alla sua maglietta, per poi sfilargliela. Jeff fece lo stesso con Nick, lasciandosi baci infuocati e percependo il desiderio crescere sempre più.
«Ti amo», sussurrò Jeff con sicurezza e con la voce leggermente rauca.
Nick gli accarezzò il viso e gli sorrise. «Ti amo anch’io».

 


Angolo Autrice

Buona serata a tutti! :D
Scusatemi per il vergognoso ritardo! Come avevo già detto nell'altro capitolo, mi sarei fatta viva verso la fine di giugno e... ed eccomi lol xD Giorni fa ho avuto un po' di febbre e non mi sono sentita molto bene, ma forse è anche grazie alla febbre che ho ripreso a scrivere xD Questa settimana cercherò di farmi viva ancora di più (?) perché non so se ci sarò anche il mese prossimo :/
La canzone è senz'altro The Scientist dei Coldplay, la canzone base di questa fanfiction *-* <3
Che dire... ho scritto di getto il capitolo e non l'ho riletto, quindi scusatemi per eventuali strafalcioni! :cc
Io... io l'avevo detto che quello era soltanto l'inizio della Niff! xD *sghignazza*
Ebbene, abbiamo i Niff e sì, finalmente. Poi abbiamo anche i Thadastian <3 che... che stanno giocando a fare i baby-sitter? lol xD Sebastian è un furbacchione, non c'è niente da fare xD Non voleva cacciare i Niff (o forse sì? XD), voleva soltanto che chiarissero... come lui sa. xD
Tanti feelings per i Niff e i Thadastian e per Harry <3 Secondo le mie previsioni (?) alla fine della ff mancano un capitolo e l'epilogo :c <3
Ringrazio BrokenRoses, Niam_, Melipedia, AngelAnderson15, Gio Colfer 93 e Lorenzoboss66 che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che leggono!
Al prossimo capitolo :D

   
 
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