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Autore: lamialadradilibri    25/06/2013    4 recensioni
Primo: io andrò in C.
È la classe più disastrata dell’intera scuola.
È terribile.
Lì è pieno di ragazzi e ... Sì, sono fighi in modo assurdo, ma fanno paura.
Secondo – perché non è finita così.
Dovrò aiutare uno di loro in latino, greco, matematica e storia.
Lui è Andrea. Lo conosco già – di “fama”.
E già lo odio.
(...)
Non so qual è la punizione peggiore.
Per lei è la mia anche se – parole sue! – “Andrea è figo”.
Poi però aggiunge una cosa che mi fa turbare. — Però c’è chi dice che non è esattamente normale ...
Le chiedo più spiegazioni, che non mi sa fornire.
Ottimo!
(...)
CRAC!
Sbarro gli occhi, portandomi una mano alle labbra per soffocare l’urlo, che resta imprigionato tra i miei denti.
O
Mio
Dio
Sara ha tirato un destro dall’aria molto potente – troppo potente – in piena mandibola a Amelia, che ha lasciato cadere la testa di lato, senza più muoverla.
Il cuore mi batte a mille.
No, no!
(...)
“Milady, ce la farò da sola.”
“Non ne dubito. Ma dubito che lei (...) sopravvivrà.”
“Non sono un’assassina.”
(...)
Serro i pugni
Deluso.
Amareggiato.
Solo.
Rinchiuso in una prigione
Odio
Amore
Come posso provarli entrambi?
*
L'amore cambia le persone, la vita cambia le persone
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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By meme1, "Guerra e Pace"
Altre storie: 'She's on fire', 'In the end'.


Premessa: non riuscivo proprio a prenderlo, questo capitolo, nemmeno mettendoci un POV Andrea. Così l’ho cominciato da un altro momento, e cioè già dalla mattina dopo piuttosto che subito dopo l’incontro con Sara (“Ciao, troia!”). Leggete e ditemi com’è... Ci saranno un po' di sorprese! :3

4.
Nato a Novembre, forse per questo col freddo dentro. (Cit. Emis Killa).

 Quella mattina a scuola non volevo proprio andarci, ma mi costringo a tirarmi giù dal letto.
Vado in bagno e mi do un’occhiata. Ho un po’ d’occhiaie perché non riuscivo a dormire, questa notte. Perché, poi? Perché pensavo a quell’idiota di Andrea. Ero gelosa, ero arrabbiata, senza però un motivo.
E poi, perché mi aveva chiesto del pianoforte? Sì, poteva avermi sentita suonare in auditorium – a volte vado lì a suonare anziché a casa, perché c’è un piano migliore -, ma questo non spiega nulla.
I miei occhi, così scuri, mi sorprendono. Fino all’ultima volta, erano marroni e un po’ verdi – Nella li definiva “Color foresta”. Ed io? Beh, color merda – ma ora... Ora sono quasi solo verdi, ma un verde molto scuro.
Quand’è che sono cambiati?
Un momento ... Gli occhi cambiano?
Un po’ scocciata mi costringo a lavarmi e prepararmi. Per oggi niente vestiti carini né fighi, solo jeans e felpa. È settembre, ma sembra già novembre, così prendo anche un cappottino.
Infilo le cuffie e faccio quei quattro passi che mi separano da scuola. Do un’occhiatina all’ora: 7.50, e ancora non c’è Nella. Se va avanti così verrà bocciata. Gli altri non ha mai fatto così fatica ad alzarsi... Che le sia successo qualcosa?
Vorrei andare a casa sua, magari è malata, però la campana suona. Non posso più tirarmi indietro.
Entro a scuola con la faccia d’uno che va ad un funerale e, senza salutare la mia ex classe, vado in C. Siedo al solito banco e lì resto.
— Buongiorno.
Oh! Oggi un prof è arrivato addirittura in anticipo! Alzo lo sguardo: ma è Rossi, il prof di ginnastica, quello che avevo nell’altra classe! È anche qui?
Il prof Rossi è favoloso: innanzitutto, è figo. Dannazione se lo è.
Ma se confrontato a Andrea... Non più!, penso.
Passa un secondo e mi do dell’idiota. Perché c’ho pensato? È innaturale. Perché a me Andrea non piace... Vero?
Eppure, se l’ho presa così male ieri pomeriggio, qualcosa c’è. Anche se è solo attrazione fisica... è già troppo.
— Salve prof!
Devo distrarmi così mi concentro sul professore. Oggi è già in tuta – grazie a dio, non me la sono dimenticata ed è nello zaino con le scarpe – ed ha un’aria stranamente ancor più sexy. — Allora, Cate! Com’è che sei qui? Ho sentito, credevo la preside scherzasse...
Alzo le spalle e le stringo un po’. — E invece no, — dico — però dai, non è così male. I prof arrivano a metà dell’ora... forse. E non insegnano. Wow.
Non ne sono entusiasta. Anche perché tutto ciò non può certo aiutare né me né Andrea, che non può certo imparare se non c’è nessuno che insegna.
— Sì, lo so. È che gli studenti sono così... Intrattabili! Piace solo ginnastica a loro.
— Chissà perché! — mi sfugge e lui mi regala un’occhiata maliziosa.
Cristo. Non può essere così figo. Ha trent’anni. A trent’anni non si è più così fighi cazzo!
Quando iniziano ad entrare i primi studenti, ci zittiamo. Capisco che ciò che è avvenuto è stato troppo intimo, forse, per un prof e un’alunna. Non tanto le parole che ci siamo scambiati, bensì gli sguardi. È... Sbagliato.
— Ragazzi, sapete che giorno è? — domanda il prof quando è entrata l’intera classe – Andrea compreso, che non mi ha rivolto la parola né uno sguardo. Sara gli avrà sicuro detto tutto... Ma perché fa così? Sono così intrattabile?
— Sì! È il compleanno di Andrea! — tuona l’intera classe e il sottoscritto si alza quando tutti iniziano a cantargli un ‘tanti auguri’ modificato.
— Okay, basta ora però. — gli zittisce alla fine il prof Rossi, sciolto e pacato. Andrea mi dà appena un’occhiata, ed io accenno un saluto.
Grazie a dio ricambia, anche se freddamente.
— Allora, oggi si farà qualcosa d’un po’ diverso. Una gara ragazzi-ragazze, vi va? Sì, lo so. È ‘proibito’ a scuola, ma non ne vedo il perché. — c’informa il prof Rossi e lo odio – lo odio, cazzo!
— Sa perché prof? perché le ragazze sono perdenti!
Chi è l’imbecille?
Subito scatta una rissa, più che altro a parole, ed il prof è costretto a ritirare il tutto, infastidito. — Siete così bambini! — sbuffa alla fine e mi lancia un’occhiata divertita.
Okay, perché?
Andrea non perde un particolare di tutto ciò, e mi lancia un’occhiataccia. Un’occhiataccia eloquente, anche.
Io rabbrividisco, ma mi costringo a sorridergli. — Auguri! Quanti?
— Troppi — mormora solo, e non si capisco se si riferisca a sé o all’età del prof.
Non gli rivolgo più la parola finché non ci rechiamo in palestra. Lì, più calma, mi cambio. Do un’occhiata alle altre ragazze e, sbalordita, vedo che c’è chi fa ginnastica vestita elegante , chi non si è proprio cambiata, chi tiene i jeans... in poche parole, sono l’unica in tuta. E, vedendo le loro gambe così magre, mi vergogno d’essere in shorts. Insomma... Le mie gambe sì, sono slanciate e tutto... Ma le caviglie...
Stringo i pugni e mi costringo ad andare in palestra senza rimettere i jeans.
E tutta la pappardella del ‘non m’importa il parere altrui’? Dov’è, eh, Cate?
È qui, cazzo se è qui!, penso entrando in palestra a spalle alte e sguardo serio. Il prof dà un’occhiata frustrata alle ragazze in jeans, o che non si sono cambiate e, quando posa i suoi occhi su me, sorride.
— Bene ragazzi, vi va un po’ d’allenamento? A coppie, magari?
E... magari no?
Purtroppo l’intera classe è d’accordo.
Guardo le ragazze: ognuna ha già una compagna, così sono l’unica idiota sola, senza partner.
Oh, bene!
Sto già avvicinandomi al prof – per cosa, poi? Per chiedergli di fare con me? o, magari, di non fare? – quando una mano si posa sulla mia spalla. L’anello che ha mi è troppo noto.
È Andrea.
— Sola, eh? — sussurra al mio orecchio, col suo fiato che mi accarezza la pelle.
Annuisco soltanto, perché non riesco più a spiccicare parola.
Oddio!
— Bene, anch’io. Faremo assieme.
Non riesco ad inquadrarlo : il suo tono è neutro, ed il suo sguardo pure. È sfuggente.
Invece le ragazze le capisco benissimo : nei loro sguardi vedo invidia, rabbia, gelosia. Scetticismo.
Beh, potevano non escludermi! Troie!
Cominciamo a fare esercizi col pallone. Forse non ho ben capito le regole dell’allenamento, perché prendo tutte le palle di testa. O è Andrea a lanciarmele proprio lì?
All’ennesima pallonata, sbuffo. — Andrea, non potresti aiutarmi? La mia testa diventerà un enorme bernoccolo!!
Lui sorride delle mie lamentele e, per tutta risposta, alza la sua maglia da basket. Ma che cazzo? Divento rossa all’istante e guardo da un’altra parte.
— Tirala giù!
— Perché? Ieri sono sempre stato così, eh.
È vero, per tutto il pomeriggio Andrea non s’è messo la maglia, lasciando tutti i suoi muscoli in bella vista. Ma soprattutto il tatuaggio che ha sul fianco, in basso. Troppo in basso, così che io non riesco mai a capire cos’è, perché per farlo dovrei osservare giù... E mi beccherebbe subito!
Okay, devo pensare razionalmente.
Lui è ancora con la maglia su, così mi volto subito dall’altra parte.
È il prof a salvarmi, che gli da una bella tirata d’orecchi , e poi va a correggere gli altri ragazzi.
Lo sguardo di Andrea è infastidito, anzi, di più. È furioso. — Ma cos’ha! Sempre addosso a te!
Cosa?
Davvero è... geloso?
Non riesco a pensarci perché mi arriva un’altra pallonata.
Dove? In testa ovviamente.
 
 
*
 
 
Alla fine delle lezioni , mentre sto uscendo , qualcuno mi prende per un braccio, da dietro – così non riesco a vedere chi è -, e mi trascina in un piccolo corridoio buio. Non l’avevo mai notato e difatti non c’è nessuno.
Mi volto, dando le spalle al muro, dove sono schiacciata. Davanti a me c’è il prof. Rossi.
Ma cosa?...
— Ehi, Cate. Com’eri carina oggi.
Il suo sguardo è acceso.
Ed io non capisco più nulla.
Perché è così vicino a me?
Perché lo fa? È un insegnante cazzo!
Poso le mani sul suo petto muscoloso. — Prof...
— Chiamami Marco, — m’interrompe con un sorrisone, facendosi più vicino. Mi manca l’aria.
— Bene... Pr... Marco. Io devo andare, grazie per il complimento, mi scusi ma...
— E non darmi del lei! — m’interrompe di nuovo, immobilizzandomi soltanto con un’occhiata. I suoi occhi sono grigi e freddi come il ghiaccio. Freddi ma incendiati da qualcosa. Non va affatto bene. — Così bella... e così poco apprezzata.
Mi passa una mano sulla guancia.
È... una carezza?
E cosa sta farneticando?
— Ma io t’apprezzerei moltissimo! — sbotta ad un tratto, alzando le mani in aria, con voce più forte.
Il mio cuore perde un battito per lo spavento. E l’adrenalina scorre nelle vene. Perché ho capito che qui c’è qualcosa. Qualcosa che non va.
Il prof si fa sempre più vicino fino a posare le sue labbra sul mio collo. Mi sento... Sporcata. Da lì sussurra: — Capisci? Ti amerei! Mi ami?!
Spingo di più sul suo petto.
Penso che nemmeno se ne accorga.
— Prof...
Alza lo sguardo, che ora è furioso. — MARCO!
— Marco — mi costringo a dire. — Sono lusingata ma... Non si può. Né io...
Mi blocco di colpo. È troppo incazzato, mi fa paura.
E così quando s’avvicina fino a baciarmi una guancia, non riesco a reagire. Soltanto inizio a tremare e balbettare ‘basta, la prego’, e preghiere simili.
Nessuno verrà a salvarmi.
Cosa mi farà?
Sto per lasciargli fare tutto, distrutta, perdente, quando il prof si stacca improvvisamente. Apro gli occhi, che non mi ero accorta d’aver stretto a più non posso, a lo vedo steso a terra.
Al suo posto c’è Andrea.
Mi prende per un braccio e per il fianco opposto al lato dove si trova, e inizia a spingermi di corsa verso l’uscita della scuola, imprecando tra sé e sé. pensa che non capisca?
Che non capisca ciò che dice? Purtroppo sì, lo sento.
— Chi cazzo gli ha dato la roba, cazzo?!
Raggelo.
La... Roba?...
Do uno sguardo a Andrea e poi punto i piedi. Siamo ancora a scuola, non potrà farmi nulla.
Ed io voglio sapere tutto.
 
Eccomi!! :) Dopo diversi tentativi, ecco il capitolo! Credetemi,è la versione più bella! Quasi mi commuovo! Ahahah :3
No dai scherzo, dovete darmi voi il parere.
Comunque, che cazzo è la ROBA?? E cos’ha il prof Rossi??
In più quello era il giorno del compleanno di Andrea.. è andato tutto a rotoli??
Uhm. Vedremo. <3

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