Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Remedios la Bella    25/06/2013    3 recensioni
-Sei una che non pensa alla sua vita, avventata, testarda e sin troppo innamorata per capire che un lupo non si può innamorare della pecora che mangerà.-
-Ma intanto la divorerà.- disse Tonks, abbassando la voce fino a ridurla a un sibilo roco e gradevole.
-E con questo cosa vuoi insinuare?-
-Che non vedi l'ora di divorarmi.-
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

N.d.A: Volendo scrivere di loro ecco qua. Che posso dire? Leggete e ditemi la vostra.
Remedios

-Prey


Contare i buchi dei tarli sulla travi marce del soffitto era diventato uno dei suoi hobby preferiti. Riusciva a stare per ore disteso sul letto, con le mani dietro la nuca, a contare a uno a uno quei piccoli segni, fessure simili a quelle che lui conservava dentro di sé da anni ormai.
Remus Lupin non era fatto per durare a lungo come un pezzo di marmo. Lui era un pezzo di legno, che con gli anni marciva fino a sgretolarsi. Se non era l'umidità a intaccarlo, erano le guerre e le disgrazie che gravavano di continuo su di lui.
Era solo, povero, dannato, misero. Non era umano.
Tonks cercava sempre di fargli capire che nonostante tutto lui custodiva dentro di sé un cuore, seppur ammaccato dalle delusioni. Doveva solo trovarlo e riaggiustarlo.
Ma come? Tutti quelli che aveva amato se n'erano andati, soffiati via da quella realtà troppo difficile anche per un soldato come Lupin.
E stava di nuovo succedendo, qualcuno stava per amarlo di nuovo. Ma non voleva che stavolta quel qualcuno svanisse come chi l'aveva preceduto.
La solitudine era l'unica soluzione, e ci sarebbe voluto rimanere con le buone o con le cattive.
 
-Ti deve divertire un sacco guardarlo tutto il giorno.- sussurrò Tonks, con le mani dietro la nuca anche lei e la gamba a penzoloni dal letto. Non aveva nemmeno avuto la premura di togliersi gli anfibi prima di salire, ma non ne aveva bisogno.
Quella sembrava la solita chiacchierata tra amici di vecchia data, non un incontro tra amanti.
Ma loro due lo erano?
Da quel che Remus ricordava, Tonks aveva semplicemente fatto irruzione nell'appartamento, con l'intenzione di rompere le scatole e la scusa che fuori stesse piovendo a dirotto.
-Potevi tornare a casa tua.- aveva detto lui, facendola entrare.
-Il mio appartamento è dall'altra parte di Londra, non volevo rischiare.-
-E guarda caso casa mia era vicina.-
-Ironia della sorte proprio!- aveva esclamato lei, sorridendo e togliendosi il cappotto in maniera poco signorile.
Il come fossero poi finiti in camera da letto nessuno dei due se l'era saputo spiegare. Non avevano preso a baciarsi, non si erano nemmeno toccati, ma entrambi si erano diretti verso quella stanza mossi da un istinto primordiale. Era come se quelle quattro mura fossero il posto più sicuro dove poter parlare. Quel letto cigolante e quei muri da cui l'intonaco cadeva a pezzi erano gli unici testimoni delle parole che il professore e l'Auror si scambiavano ogni qualvolta se ne presentasse l'occasione.
-Oh, non sai quanto.- rispose lui, umettandosi le labbra. Girò stancamente la faccia verso di lei:- Ancora non ho capito come mai siamo qui.-
-Per parlare, mi sembra ovvio.-
-Possiamo farlo in salotto.-
-Qui è più intimo, non trovi?-
Tonks aveva un modo davvero curioso di discutere. Doveva per forza ribattere con pungente ironia e una nota di rimprovero nella voce che a Remus urtava i nervi la maggior parte delle volte.
“Peccato tu abbia una voce tanto sexy, altrimenti ti urlerei addosso.” pensò lui, mordendosi il labbro inferiore e alzando le sopracciglia in un'espressione rassegnata. Roteò gli occhi riportandoli al soffitto:- E di cosa vorresti parlare?-
-Indovini, professore.- disse lei, con tono improvvisamente serio.
“Ci risiamo.” pensò lui, sbuffando. Ogni volta che si incontravano da soli, senza il resto dell'Ordine in giro, quei due non facevano altro che parlare di loro due.
L'argomento infastidiva parecchio Lupin, dato che si era promesso tutte le volte di non abboccare alle suppliche della bella ragazza.
Non perché non la desiderasse, al contrario. Se c'era una cosa che avrebbe voluto fare in quel momento e su quel letto, era qualcosa che riguardava direttamente le forme dell'Auror e qualcosa inerente alle sue labbra.
Ma doveva resistere e non lasciarsi abbindolare da quella scapestrata che tanto insisteva per fargli capire quanto gli piacesse.
La verità era che tutti quelli che aveva amato erano morti. Se fosse capitato anche a lei non se lo sarebbe perdonato.
-Ne abbiamo già parlato. E la mia risposta è sempre la stessa.-
-Sai che continuerò a importunarti finché tu non lo accetterai?-
-Lo so benissimo. Ti consumerai le scarpe a forza di andare e venire da casa tua fin qui.-
-E tu ti consumerai il cuore.-
Lo disse con voce quasi spezzata, girandosi verso Lupin e mettendosi su un fianco per guardarlo meglio. Lui non poté fare a meno di mettere gli occhi sullo sguardo duro della donna e fece schioccare la lingua. Ogni volta una fitta di dolore si insinuava dentro di lui appena avvertiva quella voce tanto sicura tremare, sopraffatta dai sentimenti.
-Ti assicuro che il mio cuore è già distrutto di suo. Ti prego Tonks, perché continui a insistere?-
-Lo sai benissimo perché.-
-E tu sai benissimo che io non potrò mai accettare quello che hai da offrirmi. Non voglio che ti succeda quello che è successo ad altre persone.-
Doveva essere duro con lei, era l'unico modo per allontanarla. A meno che non amasse il masochismo. Allora era fottuto.
-Sono un'Auror, per Merlino! Se c'è una cosa che noi Auror sappiamo fare bene è combattere contro maghi e creature magiche.- sbottò Tonks, puntellandosi sui gomiti e guardandolo stringendo le palpebre in segno di sfida.
-E siete tenaci, suppongo.-
Lupin si mise su un fianco per poter guardare meglio Tonks. Le ciocche di capelli sulla testa della donna stavano schiarendo verso una tonalità di rosso carminio. Si stava arrabbiando. Sempre meglio del grigio topo.
-Non sai quanto.- ribatté lei con una punta di stizza nella voce.
-E anche abbastanza stupidi, dato che non avete il buon senso di allontanarvi da una creatura malvagia se la riconoscete.-
-Amo il rischio, tutto qui. E tu comunque non...-
-Sì che lo sono. E' uno dei motivi per cui non dovresti stare in questa stanza con me.-
Il discorso dell'autocommiserazione era una perla esclusiva del professore. Tirare fuori quel discorso era come un brutto vizio per lui: si sentiva armato e sicuro se lo faceva, era come la sua carta vincente. Peccato che con una come Tonks non funzionasse mai.
-Ma sono qui, cosa ne deduci?-
Lupin la guardò dalla testa ai piedi, perlustrando ogni angolo di quel corpo minuto, agile, perfetto. Si sentì mancare a un certo punto dinanzi a quel ben di Dio. Una preda succulenta per un lupo come lui. Era quello che lo fregava il più delle volte. La sua parte da uomo, quella metà della sua anima non corrotta ancora dalla maledizione, lo rendeva umano, riempito di testosterone.
Ogni volta che i suoi occhi si puntavano su quella donna troppo bella per lui, l'ormone entrava in circolo, spazzando via ogni senso del dovere verso sé stesso.
Doveva resistere, ecco tutto.
-Sei una che non pensa alla sua vita, avventata, testarda e sin troppo innamorata per capire che un lupo non si può innamorare della pecora che mangerà.-
-Ma intanto la divorerà.- disse Tonks, abbassando la voce fino a ridurla a un sibilo roco e gradevole.
-E con questo cosa vuoi insinuare?-
-Che non vedi l'ora di divorarmi.-
Gli si avvicinò di soppiatto, intrappolandogli le labbra tra i denti e tirando debolmente. Poi si staccò:- Ma anche la pecora sa mordere, lo sai?-
-Me ne sono appena reso conto.- rispose lui, pretendendo ancora una volta quelle soffici labbra per sé.
A quel punto non sapeva mai tirarsi indietro, le sue viscere si contorcevano in una danza tribale ogni volta che finiva per baciarla.
E al diavolo le sue promesse di lasciarla, di non avvicinarsi a lei, di stare da solo. Ogni fottuta volta, era lei a vincere. E lui glielo lasciava fare.
-Avevi previsto che saremmo finiti in camera da letto, vero?- disse lui, staccando la bocca da quella dell'Auror e andando a baciarle la guancia.
Lei annuì:- Come ogni volta. Non ho comunque speranze, vero?-
-Per niente.- sussurrò in risposta il lupo.
Lei sembrò sospirare tristemente, e Lupin sentì di starle solo facendo del male.
-Perché allora continui a venire?- rispose lui, guardandola negli occhi e appoggiando la fronte alla sua.
-Perché ti amo, lo sai.-
-Ci morirai nel tuo amore per colpa mia.-
-Poco importa, sono un'Auror. E cosa fanno gli Auror?-
-Combattono fino alla morte.-
-Esattamente.-
E lo baciò ancora, travolta dalla rabbia per quel continuo rifiuto.
Era un circolo vizioso ogni loro incontro, e poche volte arrivavano alla sfuriata vera e propria.
Era sempre Tonks a spuntarla in quel momento, e lui non poteva fare a meno di metterle le mani addosso e assaggiarla come il lupo fa con la sua preda appena catturata.
 
La ragazza, comunque, pregava in cuor suo che un giorno quel lupo mannaro davanti a lei troppo di buon cuore e pieno di autocommiserazione cedesse davanti alla sua richiesta di poter far parte della sua vita.
Lui la respingeva, infuocato dall'amore per lei ma stretto dai sensi di colpa e dalla paura che le potesse capitare qualsiasi cosa se solo gli fosse rimasto accanto. Più le stava vicino, più si sentiva afflitto da ogni tipo di emozione.
Ma ogni tanto si ripeteva in testa che un giorno o l'altro avrebbe ceduto.
Era ignaro del fatto che quel giorno sarebbe arrivato il prima possibile.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Remedios la Bella