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Autore: Jane Ale    27/06/2013    1 recensioni
Catherine Hudson è la giovane stella di Rushwood, ricca cittadina popolata da famiglie benestanti. Simbolo indiscusso di bellezza e potere, Catherine inizia a vedere il suo regno crollare quando il suo ex fidanzato, Mike, fa ritorno a Rushwood la sera stessa in cui Meredith Carter viene trovata morta. E, forse, la giovane è l'ultima persona ad averla vista in vita.
Tra tradimenti, complotti, gossip e storie d'amore, vedremo emergere tutti i segreti di Rushwood e come questi distruggeranno la principessa Catherine.
Dalla storia:
Mike rise. –Principessina, il mio ritorno ti ha sconvolta? Non pensavo di farti ancora questo effetto. Se non ricordo male l’ultima volta che ci siamo visti mi hai detto che ti disgustavo.-
-Sì, è ancora così!- asserì lei convinta. –Per quello che mi riguarda, sei scomparso per sempre dalla mia vita più di un anno fa.-
-Dici davvero? È un peccato, ma non me ne preoccupo troppo.- disse il ragazzo avvicinandosi al volto della giovane. –Cambierai presto idea.- le sussurrò vicino all’orecchio.
Catherine trattenne il respiro, aspettò che Mike si allontanasse e poi rispose: -Non credo proprio. Vattene finché sei in tempo, tornatene alla tua vita e lasciami in pace.-
[...] -Vedremo Catherine, vedremo.-
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rushwood’s  Secrets

 

 

 

 

 

 

 

 


Disse Michel E. de Montaigne:

“Anche sul trono più alto del mondo,

non si è seduti che sul proprio culo”.

Capitolo II.


Non aveva parlato a nessuno del messaggio ricevuto poco prima. Catherine aveva riposto il cellulare nella borsetta e aveva aspettato l’arrivo della polizia all’interno della palestra insieme a tutti gli altri. Il corpo di Meredith Carter era stato ritrovato vicino alla palestra da una certa Cindy Borrow, la ragazza che era arrivata urlando. Nessuno sapeva come fosse morta, nessuno aveva osato avvicinarsi al corpo inerme della ragazza, nemmeno gli adulti. Avevano chiamato la polizia ed avevano pazientemente atteso tutti insieme.                          
Catherine non aveva ancora lasciato la mano dell’amica e continuava a stringerla convulsamente. Rachel, dal canto suo, non aveva proferito parola, si era limitata a ricambiare la stretta della principessa impaurita per darle forza.

Erano le tre quando Rachel si alzò per andare in bagno, lasciando Catherine da sola.

-Cath, devo andare in bagno, torno subito.-

-Vengo con te!- disse la bionda.

-No, non preoccuparti, faccio veloce.- le rispose l’amica sorridendo.

In realtà Catherine non si sentiva sicura a restare da sola, anche se la palestra era piena di persone, o forse proprio perché ce ne erano fin troppe. Stava per tirare fuori il cellulare per leggere con calma il messaggio che le era arrivato, quando qualcuno si mise a sedere al suo fianco sulla sedia di Rachel.

-Allora principessa, vuoi spiegarmi?- le chiese Mike.

-Scusa?-

-Non fingere, non con me. Hai a che fare con la morte di Meredith?- le chiese duro.

-Spero tu sia scherzando, Mike. E ti prego di smettere, non è divertente.- rispose Catherine con un filo di voce.

Non capiva perché Mike la stesse accusando, non aveva senso, ma era ancora troppo impaurita per poter discutere con lui.

-Catherine, so che sei coinvolta in questa storia, non mentirmi!-

-Mike, cosa stai dicendo? Come puoi pensarlo?- chiese lei cercando di trattenere le lacrime. Non si sarebbe mai messa a piangere di fronte a nessuno, soprattutto non si sarebbe mai messa a piangere di fronte a Mike van Tory.

Il ragazzo non le rispose, ma le porse il proprio cellulare. Cath lo prese e lesse il messaggio sullo schermo.

 

Povera Meredith, la principessa stasera l’ha fatta…morire.

 

Non riusciva a respirare. Qualcuno aveva mandato quello stupido messaggio per incriminarla, lei non aveva ucciso Meredith! E poi che senso aveva mandarlo a Mike? Guardò il mittente del messaggio, ma il numero era sconosciuto. Che fosse la stessa persona che ne aveva mandato uno anche a lei poco prima?

-Mike, non penserai che sia stata io ad uccidere Meredith?- gli chiese.

-Dimmelo tu, Catherine. Che cosa significa questo messaggio?-

-Io e Meredith abbiamo litigato prima di venire alla festa.- ammise la ragazza.     
–Ma quando me ne sono andata Meredith era ancora viva, lo giuro!-

-Perché avete litigato?- chiese Mike.

Catherine non ebbe il tempo di rispondere, perché Rachel tornò dal bagno.

-Mike!- lo salutò freddamente la mora.

-Rachel, è un piacere rivederti, o forse no.- rispose il ragazzo accennando un ghigno derisorio.

-Cosa vuoi da Catherine, van Tory? Mi pare che tu abbia perso il diritto di rivolgerle la parola il giorno in cui l’hai trattata come una puttana, ricordi?-

Mike stava per risponderle, ma Cath fu più veloce: -Rachel, lascia stare, ti prego.-

-Ma Cath..-

-Niente ma, ti ringrazio, però è una questione tra me e lui.- concluse la bionda.

-Appunto Montgomery, fatti i cazzi tuoi!- sbottò Mike.

-Mike, adesso basta!-

Il ragazzo scrollò le spalle e, come un suddito richiamato all’ordine dal sovrano, piegò la testa.

Poi, però, si riprese: -Catherine, sai che dobbiamo parlarne.-

-Non qui, non ora.- fu tutto quello che disse lei prima di fargli cenno di andarsene. Quando si fu allontanato abbastanza, Rachel le chiese: -Vuole parlare della vostra relazione?-

Catherine alzò lo sguardo e incrociò quello dell’amica: verità o menzogna?

Lanciò un’occhiata veloce alla sala piena di persone, ossia buona parte della popolazione di Rushwood, e lasciò che il suo inconscio decidesse per lei.

-Sì, vuole parlare della nostra relazione.-

 

Se non avesse avuto delle tremende occhiaie nere e un mal di testa tremendo per le ore di sonno arretrate, si sarebbe detto che la principessa stesse uscendo di casa per andare a fare colazione con la sua amica fidata, come ogni mattina. Sebbene i suoi piani fossero realmente quelli, Catherine non aveva ancora fatto i conti con le malelingue di Rushwood e il parere del popolo.                                
Quando arrivò al Red Lounge, trovò Rachel ad aspettarla a quello che, ormai, era diventato il loro tavolo. Il Red Lounge era un piccolo locale situato in una delle strade principali di Rushwood; ogni mattina ospitava i giovani rampolli della cittadina per la colazione e per i maligni gossip giornalieri.

-Ti ho ordinato il solito.- le disse Rachel appena si mise a sedere.

-Grazie Rachel. Cosa c’è di nuovo?- chiese Catherine cercando di apparire rilassata.

-La notizia della morte di Meredith è uscita sul giornale, com’era prevedibile, e la gente ha già cominciato a parlare. In fin dei conti l’hanno trovata impiccata all’interno della scuola durante una festa, è normale avere qualche dubbio.-

-Qualche dubbio? Rachel, tu pensi che possa essere un suicidio?- le chiese la principessa stupita.

-Cath, è molto probabile. Non possiamo pensare che sia un omicidio, insomma. In fondo Meredith aveva più problemi con se stessa che con gli altri.- rispose l’altra con ovvietà.

-Meredith non si sarebbe mai uccisa, Rachel, lo sai benissimo!-

La voce di Catherine si era alzata involontariamente.

-Cath, calmati, la polizia sta indagando. Anche se si trattasse davvero di omicidio, la verità verrà fuori.- le disse l’amica.

La bionda annuì, ma in realtà non credeva affatto alle parole di Rachel: non le aveva ancora detto del messaggio che aveva ricevuto la sera precedente, neppure di quello di Mike, e per il momento non aveva intenzione di metterla al corrente di tutto ciò, ma il semplice fatto che qualcuno sapesse della morte di Meredith e del loro precedente litigio, era una conferma al fatto che la ragazza non si era uccisa.

Una parte di lei sperava che la polizia risolvesse il caso, ma l’altra desiderava ardentemente che tutti i segreti non venissero a galla. Come avrebbe spiegato la discussione che avevano avuto? E gli eventi degli anni precedenti?                
Parlare l’avrebbe soltanto messa in una posizione scomoda, ne era consapevole.

Fece un respiro profondo e pregò che la resa dei conti arrivasse il più tardi possibile.

 

Quando tornò a casa, dopo due ore di shopping con l’amica, Catherine trovò una sorpresa ad aspettarla di fronte al grosso cancello che nascondeva l’enorme dimora Hudson agli occhi degli abitanti di Rushwood.

Mike van Tory se ne stava tranquillamente appoggiato al cancello con in mano il suo cellulare, in attesa, senza dubbio, del ritorno della principessa.

Quando lei lo vide, si fermò ed abbassò il finestrino.

-Cosa vuoi, Mike? Sei tornato ieri e già non ti sopporto più.-

-Piccola principessa, ieri sera non mi sembravi così coraggiosa quando abbiamo parlato. Il sonno ti ha fatto ricrescere la lingua?- chiese lui alzando un sopracciglio.

-Mike, parla chiaro, cosa vuoi da me?- Il tono di Catherine si era fatto freddo e distaccato. Non solo non si fidava del ragazzo, ma aveva una dannata paura di quello che sarebbe potuto succedere se lui avesse parlato del litigio con Meredith.

-Parlare. Voglio solo parlare.- disse il ragazzo accennando un sorriso.

-Sali!- ordinò lei.

Guidò per quindici minuti in silenzio senza neppure guardare il ragazzo che le stava seduto di fianco, ma dopo un po’ fu lui a parlare.

-Allora, come vanno le cose a Rushwood? È successo qualcosa da quando me ne sono andato?-

-Le solite cose, sedicenni incinte, storie di corna e vestiti rubati, festini finiti alla centrale di polizia e..ah sì, ieri hanno ucciso una ragazza!- rispose lei con un velo di sarcasmo.

-Cosa ti fa pensare che non si sia suicidata?- chiese lui.

-Mike, per favore, li hai letti anche tu i messaggi.-

-Messaggi? Significa che ne hai ricevuto uno anche tu?- chiese il ragazzo.

-No, volevo dire il messaggio.- Pessima mossa, principessa!

-Non raccontarmi bugie, sai che non puoi mentirmi, ti conosco troppo bene Cath!-

La bionda rimase pietrificata: non era stato tanto quello che aveva detto, che comunque le aveva riportato alla mente il periodo in cui stavano insieme, ma il fatto che l’avesse chiamata per nome. Era più di un anno che non lo faceva, da quando si erano lasciati.

Accostò l’auto sul ciglio della strada e si voltò a guardare il ragazzo. Anche lui se ne stava immobile a fissarla e dal suo sguardo Catherine capì che si era accorto dell’errore commesso.

Il problema era che con Mike si era sempre sentita così vulnerabile, riusciva a leggerle dentro come nessun altro e, per quanto lei cercasse di nasconderlo, i suoi occhi la incatenavano sempre, abbattendo ogni barriera. E anche in quel momento capì che, nonostante fosse passato del tempo, quel ragazzo era ancora il suo punto debole e, probabilmente, lo sarebbe stato sempre.

Tirò fuori il cellulare dalla borsa e gli fece leggere il messaggio ricevuto la sera precedente. Lui fissò lo schermo per qualche secondo.

-Cosa significa?-

-Nella versione originale la canzoncina parla del London Bridge, ma qualcuno ha pensato che fosse troppo banale.- disse lei accennando una risata amara.

-Ti rendi conto che il mittente potrebbe essere l’assassino di Meredith?- chiese Mike visibilmente agitato.

-Adesso non credi più che si sia uccisa?-

-Catherine, smettila e sii seria!- la riprese lui.

Un’altra volta il suo nome.

-Credi che non ci abbia pensato? E credi che non sappia di essere nella merda fino al collo?-

Mike non rispose subito; lui non aveva voluto dirlo, ma sapeva bene tanto quanto Catherine che, se si fosse trattato veramente di omicidio, i problemi da affrontare sarebbero stati veramente tanti.

La fissò attentamente, scrutando ogni piccolo particolare del suo volto perfetto. Era tanto che non pensava a quanto fosse bella, in realtà lo aveva sempre dato per scontato, ma in quel momento la vedeva sotto una luce più umana.

Nonostante fosse la principessa di Rushwood, Catherine Hudson era una ragazza come tante e, in quanto tale, provava sentimenti ed emozioni.

In quel momento l’unica cosa che riusciva a provare, però, era paura, mischiata, forse, a un po’ di attrazione per Mike. Fortunatamente il ragazzo riuscì a scorgere soltanto il terrore negli occhi della ragazza.

-Troveremo una soluzione.- le disse lui a voce bassa.

Lei annuì e un sorriso sincero le spuntò sul volto dopo tanto tempo.

  
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