Rushwood’s Secrets
Disse Michel E. de
Montaigne:
“Anche sul
trono più alto del
mondo,
non si è
seduti che sul
proprio culo”.
Capitolo II.
Non aveva parlato
a nessuno del messaggio ricevuto poco prima. Catherine aveva riposto il
cellulare nella borsetta e aveva aspettato l’arrivo della
polizia all’interno
della palestra insieme a tutti gli altri. Il corpo di Meredith Carter
era stato
ritrovato vicino alla palestra da una certa Cindy Borrow, la ragazza
che era
arrivata urlando. Nessuno sapeva come fosse morta, nessuno aveva osato
avvicinarsi al corpo inerme della ragazza, nemmeno gli adulti. Avevano
chiamato
la polizia ed avevano pazientemente atteso tutti insieme.
Catherine non aveva
ancora lasciato la mano dell’amica e continuava a stringerla
convulsamente.
Rachel, dal canto suo, non aveva proferito parola, si era limitata a
ricambiare
la stretta della principessa impaurita per darle forza.
Erano le tre
quando Rachel si alzò per andare in bagno, lasciando
Catherine da sola.
-Cath, devo andare
in bagno, torno subito.-
-Vengo con te!-
disse la bionda.
-No, non
preoccuparti, faccio veloce.- le rispose l’amica sorridendo.
In realtà
Catherine
non si sentiva sicura a restare da sola, anche se la palestra era piena
di
persone, o forse proprio perché ce ne erano fin troppe.
Stava per tirare fuori
il cellulare per leggere con calma il messaggio che le era arrivato,
quando qualcuno
si mise a sedere al suo fianco sulla sedia di Rachel.
-Allora
principessa, vuoi spiegarmi?- le chiese Mike.
-Scusa?-
-Non fingere, non
con me. Hai a che fare con la morte di Meredith?- le chiese duro.
-Spero tu sia
scherzando, Mike. E ti prego di smettere, non è divertente.-
rispose Catherine
con un filo di voce.
Non capiva
perché
Mike la stesse accusando, non aveva senso, ma era ancora troppo
impaurita per
poter discutere con lui.
-Catherine, so che
sei coinvolta in questa storia, non mentirmi!-
-Mike, cosa stai
dicendo? Come puoi pensarlo?- chiese lei cercando di trattenere le
lacrime. Non
si sarebbe mai messa a piangere di fronte a nessuno, soprattutto non si
sarebbe
mai messa a piangere di fronte a Mike van Tory.
Il ragazzo non le
rispose, ma le porse il proprio cellulare. Cath lo prese e lesse il
messaggio
sullo schermo.
Povera Meredith, la
principessa stasera
l’ha fatta…morire.
Non riusciva a
respirare. Qualcuno aveva mandato quello stupido messaggio per
incriminarla,
lei non aveva ucciso Meredith! E poi che senso aveva mandarlo a Mike?
Guardò il
mittente del messaggio, ma il numero era sconosciuto. Che fosse la
stessa
persona che ne aveva mandato uno anche a lei poco prima?
-Mike, non
penserai che sia stata io ad uccidere Meredith?- gli chiese.
-Dimmelo tu,
Catherine. Che cosa significa questo messaggio?-
-Io e Meredith
abbiamo litigato prima di venire alla festa.- ammise la ragazza.
–Ma quando me ne sono andata Meredith
era ancora viva, lo giuro!-
-Perché
avete
litigato?- chiese Mike.
Catherine non ebbe
il tempo di rispondere, perché Rachel tornò dal
bagno.
-Mike!- lo
salutò
freddamente la mora.
-Rachel, è
un
piacere rivederti, o forse no.- rispose il ragazzo accennando un ghigno
derisorio.
-Cosa vuoi da
Catherine, van Tory? Mi pare che tu abbia perso il diritto di
rivolgerle la
parola il giorno in cui l’hai trattata come una puttana,
ricordi?-
Mike stava per
risponderle, ma Cath fu più veloce: -Rachel, lascia stare,
ti prego.-
-Ma Cath..-
-Niente ma, ti
ringrazio, però è una questione tra me e lui.-
concluse la bionda.
-Appunto
Montgomery, fatti i cazzi tuoi!- sbottò Mike.
-Mike, adesso
basta!-
Il ragazzo
scrollò
le spalle e, come un suddito richiamato all’ordine dal
sovrano, piegò la testa.
Poi, però,
si
riprese: -Catherine, sai che dobbiamo parlarne.-
-Non qui, non
ora.- fu tutto quello che disse lei prima di fargli cenno di andarsene.
Quando
si fu allontanato abbastanza, Rachel le chiese: -Vuole parlare della
vostra
relazione?-
Catherine
alzò lo
sguardo e incrociò quello dell’amica:
verità o menzogna?
Lanciò
un’occhiata
veloce alla sala piena di persone, ossia buona parte della popolazione
di
Rushwood, e lasciò che il suo inconscio decidesse per lei.
-Sì, vuole
parlare
della nostra relazione.-
Se non avesse
avuto delle tremende occhiaie nere e un mal di testa tremendo per le
ore di
sonno arretrate, si sarebbe detto che la principessa stesse uscendo di
casa per
andare a fare colazione con la sua amica fidata, come ogni mattina.
Sebbene i
suoi piani fossero realmente quelli, Catherine non aveva ancora fatto i
conti
con le malelingue di Rushwood e il parere del popolo.
Quando arrivò al Red
Lounge, trovò Rachel ad aspettarla a quello che,
ormai, era
diventato il loro tavolo. Il Red Lounge
era un piccolo locale situato in una delle strade principali di
Rushwood; ogni
mattina ospitava i giovani rampolli della cittadina per la colazione e
per i
maligni gossip giornalieri.
-Ti ho ordinato il
solito.- le disse Rachel appena si mise a sedere.
-Grazie Rachel.
Cosa c’è di nuovo?- chiese Catherine cercando di
apparire rilassata.
-La notizia della
morte di Meredith è uscita sul giornale, com’era
prevedibile, e la gente ha già
cominciato a parlare. In fin dei conti l’hanno trovata
impiccata all’interno
della scuola durante una festa, è normale avere qualche
dubbio.-
-Qualche dubbio?
Rachel,
tu pensi che possa essere un suicidio?- le chiese la principessa
stupita.
-Cath, è
molto
probabile. Non possiamo pensare che sia un omicidio, insomma. In fondo
Meredith
aveva più problemi con se stessa che con gli altri.- rispose
l’altra con
ovvietà.
-Meredith non si
sarebbe mai uccisa, Rachel, lo sai benissimo!-
La voce di
Catherine si era alzata involontariamente.
-Cath, calmati, la
polizia sta indagando. Anche se si trattasse davvero di omicidio, la
verità
verrà fuori.- le disse l’amica.
La bionda
annuì,
ma in realtà non credeva affatto alle parole di Rachel: non
le aveva ancora
detto del messaggio che aveva ricevuto la sera precedente, neppure di
quello di
Mike, e per il momento non aveva intenzione di metterla al corrente di
tutto
ciò, ma il semplice fatto che qualcuno sapesse della morte
di Meredith e del
loro precedente litigio, era una conferma al fatto che la ragazza non
si era
uccisa.
Una parte di lei
sperava che la polizia risolvesse il caso, ma l’altra
desiderava ardentemente
che tutti i segreti non venissero a galla. Come avrebbe spiegato la
discussione
che avevano avuto? E gli eventi degli anni precedenti?
Parlare l’avrebbe soltanto
messa in una posizione scomoda, ne era consapevole.
Fece un respiro
profondo e pregò che la resa dei conti arrivasse il
più tardi possibile.
Quando
tornò a
casa, dopo due ore di shopping con l’amica, Catherine
trovò una sorpresa ad
aspettarla di fronte al grosso cancello che nascondeva
l’enorme dimora Hudson
agli occhi degli abitanti di Rushwood.
Mike van Tory se
ne stava tranquillamente appoggiato al cancello con in mano il suo
cellulare,
in attesa, senza dubbio, del ritorno della principessa.
Quando lei lo
vide, si fermò ed abbassò il finestrino.
-Cosa vuoi, Mike?
Sei tornato ieri e già non ti sopporto più.-
-Piccola
principessa, ieri sera non mi sembravi così coraggiosa
quando abbiamo parlato.
Il sonno ti ha fatto ricrescere la lingua?- chiese lui alzando un
sopracciglio.
-Mike, parla
chiaro, cosa vuoi da me?- Il tono di Catherine si era fatto freddo e
distaccato. Non solo non si fidava del ragazzo, ma aveva una dannata
paura di
quello che sarebbe potuto succedere se lui avesse parlato del litigio
con
Meredith.
-Parlare. Voglio
solo parlare.- disse il ragazzo accennando un sorriso.
-Sali!-
ordinò
lei.
Guidò per
quindici
minuti in silenzio senza neppure guardare il ragazzo che le stava
seduto di
fianco, ma dopo un po’ fu lui a parlare.
-Allora, come
vanno le cose a Rushwood? È successo qualcosa da quando me
ne sono andato?-
-Le solite cose,
sedicenni incinte, storie di corna e vestiti rubati, festini finiti
alla
centrale di polizia e..ah sì, ieri hanno ucciso una
ragazza!- rispose lei con
un velo di sarcasmo.
-Cosa ti fa
pensare che non si sia suicidata?- chiese lui.
-Mike, per favore,
li hai letti anche tu i messaggi.-
-Messaggi?
Significa che ne hai ricevuto uno anche tu?- chiese il ragazzo.
-No, volevo dire
il messaggio.- Pessima mossa, principessa!
-Non raccontarmi
bugie, sai che non puoi mentirmi, ti conosco troppo bene Cath!-
La bionda rimase
pietrificata: non era stato tanto quello che aveva detto, che comunque
le aveva
riportato alla mente il periodo in cui stavano insieme, ma il fatto che
l’avesse chiamata per nome. Era più di un anno che
non lo faceva, da quando si
erano lasciati.
Accostò
l’auto sul
ciglio della strada e si voltò a guardare il ragazzo. Anche
lui se ne stava
immobile a fissarla e dal suo sguardo Catherine capì che si
era accorto
dell’errore commesso.
Il problema era
che con Mike si era sempre sentita così vulnerabile,
riusciva a leggerle dentro
come nessun altro e, per quanto lei cercasse di nasconderlo, i suoi
occhi la
incatenavano sempre, abbattendo ogni barriera. E anche in quel momento
capì
che, nonostante fosse passato del tempo, quel ragazzo era ancora il suo
punto
debole e, probabilmente, lo sarebbe stato sempre.
Tirò fuori
il
cellulare dalla borsa e gli fece leggere il messaggio ricevuto la sera
precedente. Lui fissò lo schermo per qualche secondo.
-Cosa significa?-
-Nella versione
originale la canzoncina parla del London
Bridge, ma qualcuno ha pensato che fosse troppo banale.-
disse lei
accennando una risata amara.
-Ti rendi conto
che il mittente potrebbe essere l’assassino di Meredith?-
chiese Mike
visibilmente agitato.
-Adesso non credi
più che si sia uccisa?-
-Catherine,
smettila e sii seria!- la riprese lui.
Un’altra
volta il
suo nome.
-Credi che non ci
abbia pensato? E credi che non sappia di essere nella merda fino al
collo?-
Mike non rispose
subito; lui non aveva voluto dirlo, ma sapeva bene tanto quanto
Catherine che,
se si fosse trattato veramente di omicidio, i problemi da affrontare
sarebbero
stati veramente tanti.
La fissò
attentamente, scrutando ogni piccolo particolare del suo volto
perfetto. Era
tanto che non pensava a quanto fosse bella, in realtà lo
aveva sempre dato per
scontato, ma in quel momento la vedeva sotto una luce più
umana.
Nonostante fosse
la principessa di Rushwood, Catherine Hudson era una ragazza come tante
e, in
quanto tale, provava sentimenti ed emozioni.
In quel momento
l’unica cosa che riusciva a provare, però, era
paura, mischiata, forse, a un
po’ di attrazione per Mike. Fortunatamente il ragazzo
riuscì a scorgere
soltanto il terrore negli occhi della ragazza.
-Troveremo una
soluzione.- le disse lui a voce bassa.
Lei
annuì e un
sorriso sincero le spuntò sul volto dopo tanto tempo.