Capitolo 2:

 

Sta passando davanti a me, la gente, velocemente, come se il tempo si fosse velocizzato in un attimo.

Non mi accorgo di nulla.

Sono immobile.

Da qualche minuto.

E' lì.

Lui è lì.

Quella persona che uno si aspetta di incontrare da sempre, una persona che per te vuol dire tutto, anche se lei non ti conosce.

"Sabry? ci sei?"

Ah giusto.

Ero a Milano, non in uno dei miei soliti sogni che finiscono con la sveglia che suona, con il campanello, con il mio gatto o con qualsiasi altra cosa.

"Ehm, si sis ci sono scusami"

Lui stava andando via, Steven R. McQueen, quel ragazzo che seguo da quasi dieci anni, che è come se conoscessi.

Amo quel ragazzo, amore platonico si intende, lui non sa neanche della mia esistenza.

Eravamo tra la Galleria e il Duomo, in mezzo alla strada che io chiamo "la Fifth Avenue fatta male di Milano".

Lui stava venendo da quella parte, era con Candice Accola, e il futuro marito di Candice, Joe.

Avete presente quella sensazione che si prova quando sei convinta di non essere niente?

Quando credi di essere invisibili a tutti, quando sei una sorta di zombie che cammina?

Era così che mi sentivo.

Prima che si accorgesse di me.

"Scusami, stai bene?"

Era davanti a me, non era vero, non sembrava reale.

"I-i-o"

Ecco la mia solita figura da imbecille.

Grazie al cielo c'era Ari con me.

"Si, sta bene, è solo emozionata"

"Si, scusatemi, ciao, oddio, ciao Steven"

Mi sorrideva, il sorriso più bello del mondo.

"Stai bene?"

"Si, sono solo, senza parole"

Senza parole? 

Si, ero senza parole, ma ne avevo così tante bloccate nella gola.

Così tante cose che vorrei dirgli, quasi dieci anni di parole.

"Lei è una tua grandissima fan Steven, ti segue da quasi dieci anni, ti adora come nessun'altra"

Diceva Ari, visto che io non ero ancora in grado di dire qualcosa di sensato.

"Davvero? Non sapevo di avere fan italiani"

"E perché non dovresti averne, sei fantastico"

"Oh come sei gentile"

Il momento di panico, si può dire panico, avuto prima stava finendo.

Stavo metabolizzando.

Lui, Steven, è lì.

Io sono lì.

Non ci sono migliaia e migliaia di km a dividerci.

Non c'è uno stupido computer, non c'è un'immagine fatta di pixel.

E la cosa più bella di quei momenti stava arrivando.

Le lacrime.

La gente passava, e guardava, guardava me, una stupida ragazzina con le lacrime che le rigavano il viso.

Ma non sapevano una cosa.

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Ciao a tutti! Mi scuso se non ho aggiornato, ma con gli esami era impossibile.
Ecco il secondo capitolo, spero vi piaccia :D
Grazie a chi ha recensito i precedenti, recensite anche questo, se avete qualche critica, fatela, purché sia costruttiva!:)