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Autore: Quella che ama i Beatles    30/06/2013    6 recensioni
Che faccio? Glielo chiedo adesso o aspetto la fine del pranzo?
E cosa dico? Non ho ancora stabilito il discorso...
Romantico o deciso? Breve o lungo?
La metterò in imbarazzo? Si metteranno tutti a ridere? Fred e George mi prenderanno in giro per il resto dei miei giorni?
Già lo fanno.
Sì, è vero.
Mi inginocchio? Sì, mi inginocchio... credo.
Oh, Merlino, ma perché questa giornata non finisce?
Morgana, Circe e voi quattro fondatori: vi scongiuro, fate che accetti.
Professor Silente, da lassù, dia una mano anche lei. Non diceva sempre che l'amore è la magia più potente o cose del genere? Ecco, faccia che l'amore trionfi, per favore.

Come Ron Weasley decise di chiedere a Hermione Granger di diventare sua moglie.
(E tutte le paranoie che ne conseguirono).
Seconda classificata al contest "Time to say "I do". Accio, wedding ring!" indetto da Piratessa_ sul forum.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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25 dicembre 2004.
- Miseriaccia. -
Un ragazzo sulla ventina, meglio conosciuto come Ron Weasley, si contemplava nello specchio del bagno di casa sua. La folta zazzera rossa gli cadeva in ciocche disordinate sulla fronte, nascondendo in parte gli occhi azzurri sgranati e resi lucidi dal panico. Aveva le mani serrate sul lavandino, le nocche sbiancate per la forza della presa, e il volto era umido di sudore nonostante fosse un Natale piuttosto freddo. 
- Miseriaccia, miseriaccia! Non ce la farò mai. Non ce la farò mai! Adesso vado al gioielliere e gli restituisco quest'affare... -
Guardò la scatolina di velluto poggiata sul lavabo, la quale sembrava fissarlo alquanto minacciosamente, e di scatto prese a fare avanti e indietro per il bagno, le mani nei capelli e un senso di panico sempre più opprimente.
- E se non le piace? Sicuramente non le piacerà. Forse è troppo semplice... -
Si arrestò un attimo, la bocca semiaperta, e di colpo afferrò la piccola scatola, aprendola: conteneva un anello di raffinato oro bianco, con un unico diamantino al centro che sembrava rilucere di mille colori. Al momento di sceglierlo a Ron era sembrato perfetto, ma ora non ne era più tanto sicuro. Ora non era più sicuro di niente.
- Miseriaccia, lo sapevo che dovevo comprare l'altro! Eppure Harry mi aveva assicurato che questo era perfetto... Oh, miseriaccia! - gemette lasciandosi scivolare a terra, le mani nei capelli e il panico ormai dirompente dentro di lui.
Erano le 11.37 del 25 dicembre, e come tutti i Natali la sempre più numerosa famiglia Weasley si sarebbe riunita alla Tana per passare insieme uno dei giorni più belli dell'anno. Nella loro camera da letto, la sua ragazza da ormai sei anni Hermione Granger si stava già preparando, ignara dello stato di panico - che, ormai, stava quasi cedendo il posto a puro terrore - in cui versava Ron.
Ron che, al momento, aveva tutta l'aria di desiderare immensamente una rapida dipartita. 
- No. Devo cancellare tutto, devo annullare tutto! Non accetterà mai. Dirà che siamo troppo giovani e troppo impegnati con le nostre carriere. Forse dirà che non mi ama abbastanza. Dopotutto lei è Hermione Granger... - 
- Ron? Hai finito in bagno? - chiese la suddetta al di fuori della porta chiusa a chiave.
Lui balzò all'improvviso in piedi come se si fosse scottato. - Cinque minuti, Hermione, sto... sto per entrare nella doccia! - inventò, deglutendo nervosamente, ma si era dimenticato che stava parlando con la strega più brillante della loro età. Che, naturalmente, si insospettì.
- Sicuro di stare bene, Ron? Da quando ti sei svegliato avrai passato sì e no due ore in quel bagno... -
- Sì... un po' di mal di stomaco, ma non ti preoccupare, ora sta passando! - esclamò l'infelice, serrando convulsamente la presa sulla scatolina, e maledisse la mancanza di tasche sui pantaloni del pigiama. Se Hermione avesse deciso di entrare in quel momento, lui sarebbe stato finito. Finito.
Ma chissà, forse Merlino aveva deciso di avere pietà di lui. Infatti la ragazza mormorò un "ok" non del tutto convinto e si allontanò.
Ron espirò a fondo, scivolando di nuovo sul pavimento. 
Poi saltò di nuovo in piedi per la seconda volta in pochi minuti e si fissò allo specchio, tentando un'espressione decisa.
- No. Ce la posso fare. Ce la devo fare! Riuscirò a chiedere a Hermione di sposarmi, fosse l'ultima cosa che faccio! -
Si schiarì la gola, prese la scatolina e si fermò a riflettere un attimo; poi si inginocchiò, tenendola davanti a sé. Il solo pensiero di rifare quel gesto davanti a Hermione minacciò di gettarlo di nuovo nel panico, ma scacciò quella considerazione con tutta la determinazione di Grifondoro che aveva e si schiarì di nuovo la gola.
- Hermione. Ormai siamo insieme da sei anni, da quel maggio 1998, e io ritengo che sia arrivato il momento di portare il nostro rapporto a un... a un livello più alto, per così dire... -
Bello schifo, lo punzecchiò una vocina nella sua testa. Più freddo di questo c'è solo uno di quei ghiaccioli al limone che amava tanto Silente.
Scosse la testa e ricominciò:
- Hermione. Tesoro mio, luce dei miei occhi, amore della mia vita! Vuoi fare felice questo povero ragazzo cotto di te e diventare mia moglie? -
No, troppo zuccheroso!
- Ehi, Hermione, dolcezza! Ci pensavo da un po', che ne diresti di sposarmi? - 
... ok, questo neanche lo commento.
- Mi fai il favore di tacere? - chiese irritato Ron a voce alta. Ora inizio anche a parlare con il mio cervello. Che meraviglia.
- Ron, hai detto qualcosa? - domandò la voce di Hermione, attutita.
Lui, in tutta risposta, sgranò gli occhi e aprì in fretta e furia il rubinetto della doccia. - No, Hermione, inveivo contro l'acqua calda che non arriva! - inventò al momento.
Per tutte le sottogonne di Merlino, non vedo l'ora che questa giornata finisca.
 
 
Alla fine dopo circa venti minuti erano entrambi pronti - Ron si era dovuto costringere per tirarsi fuori dalla doccia calda, che gli sembrava il posto più meraviglioso al mondo - e afferrate le bacchette si Smaterializzarono, comparendo nel cortile della Tana, che era stato sistemato a dovere dalla sempre attiva Molly Weasley: era stato spazzato e tirato a lucido, le galline rinchiuse nel pollaio, e lucine di Natale erano state poste ad arte ad abbellire i cespugli e gli alberi limitrofi. Ron respirò più a fondo nel vedere la sua amata casa: chissà, forse nel tepore accogliente della Tana avrebbe saputo trovare l'ispirazione giusta per capire come chiedere a Hermione di sposarlo.
Si incamminarono percorrendo i pochi metri che li separavano dalla porta, facendo attenzione a non scivolare sul terreno ghiacciato: aveva nevicato parecchio pochi giorni prima, lasciando a terra una patina gelata di brina solidificata ancora di più dal freddo intenso. Si sentiva provenire dall'interno della casa un chiocciare di voci allegre, che avvicinandosi diventava sempre più forte; Ron strinse forte la mano di Hermione, felice all'idea di rivedere tutta quanta la sua famiglia riunita. Hermione parve capire, perché ricambiò la sua stretta e gli sorrise con dolcezza.
Alzò una mano e bussò forte. Sentì il suono di una risata dirompente avvicinarsi e pochi istanti dopo Fred Weasley gli aprì la porta.
- Ehi, Ron, Hermione! Buon Natale! - sorrise e li portò dentro fin nel piccolo salotto pieno di persone che chiacchieravano, ridevano e accennavano carole natalizie. Ron e Hermione salutarono tutti e stavano per iniziare il consueto giro di auguri quando Molly, arrivando dalla cucina, precedette tutti e li travolse in un abbraccio degno del miglior Hagrid.
- Ron, Hermione, buon Natale! -
- Auguri anche a te, mamma, ma lasciaci che soffoco - rise Ron divincolandosi dalla madre, che in tutta risposta si mise le mani sui fianchi mettendo su un cipiglio falsamente severo. 
- Non ti vedo da troppo tempo, giovanotto, fatti almeno abbracciare come dico io! -
Ron scoppiò a ridere seguito a ruota da Hermione, ma in quel momento un piccolo tornado biondo si accorse di loro e corse gettandosi sulle gambe dei due.
- Zio Ron! Zia Hermione! - strillò felice Victoire, la prima figlia di Bill e Fleur.
- Ciao, Vic! - salutò Hermione, allegra, prendendo in braccio la bambina e stampandole un sonoro bacio sulla guancia. - Come va, piccola? -
- Benissimo! - trillò Victoire. - Ieri ho fatto la mia prima magia! -
- Complimenti, Vicky! - esclamò Ron, carezzandole leggermente impacciato i capelli. - E dicci, quale magia hai fatto? -
- Ha fatto volare la stella fino in cima all'albero - intervenne Bill, alzandosi dal divano e guardando la figlia con un'espressione affettuosa. - E... fammi pensare... anche tre o quattro palline e la sua calza preferita. -
- Si è data da fare, allora - commentò Ron con un sorriso facendo gli auguri al fratello maggiore insieme a Hermione. 
In quel momento si sentì nuovamente bussare alla porta.
- Oh, cielo, finalmente! Devono essere Harry e Ginny, oppure Charlie, sono gli unici che ancora mancano - disse Molly con un gran sorriso, anticipando tutti e correndo alla porta.
Pochi secondi e si udì la sua voce accogliere calorosamente quelli che, a quanto pareva, erano proprio i futuri sposini: Ginny e Harry. Lui le aveva chiesto la mano più o meno un mese prima, avendo in risposta uno strillo di gioia appena soffocato e un intriso di pianto. Inutile dire che l'intera, grandissima famiglia Weasley si era congratulata calorosamente con i due, entusiasta della notizia.
I due fecero il loro ingresso nel salotto mentre Molly tornava in cucina, dove l'aspettavano Fleur e Audrey, la moglie di Percy, per continuare ad aiutarla ai fornelli. Ron sentì nascere automaticamente un sorriso sul volto mentre salutava e faceva gli auguri a sua sorella e al suo migliore amico, subito seguito dagli altri membri della famiglia. Li conosceva così bene che notò un cambiamento in loro, che ad altri sarebbe potuto sembrare impercettibile ma che ai suoi occhi era evidente: i due erano più solari, più felici, più... radiosi. Era un modo diverso, quello col quale Harry guardava Ginny: con più calore negli occhi, con più gioia, con più dolcezza.
Forse è l'effetto del sapere che saranno sposati entro pochi mesi, pensò Ron. Spero che anche Hermione avrà quella luce negli occhi.
Il pensiero della sua ragazza accostata al matrimonio gli fece tornare nel petto quel macigno di cui per pochi, meravigliosi minuti, si era scordato l'esistenza.
Hermione. Nozze. Anello. Proposta.
Oh, Merlino, se continua così giuro che impazzisco.
Doveva parlare con Harry. Subito.
- Scusate, ragazzi - si intromise a voce alta nella conversazione tra Harry, Bill, Fred e George. - Devo parlare un attimo con Harry. Cose... di ufficio. -
- Problemi da Auror, Ronnie? - chiese Fred, con un sorrisetto malizioso e un luccichio negli occhi.
Merlino, sembra quasi che lo sappia. Miseriaccia.
- Sì, esatto, Fred - rispose guardandolo dritto negli occhi e tentando di non mostrare alcun segno di incertezza - per fortuna, l'addestramento da Auror serviva anche a quello. - Vieni, Harry... -
Lo trascinò nella sua vecchia camera, e una volta Imperturbata la porta e gettatoci sopra anche un Muffliato - con Fred e George non si poteva mai sapere - si gettò sul letto, tenendosi le mani nei capelli.
- Harry, io non ce la faccio - esordì, controllando a stento il tremito nella sua voce. - Non ce la posso fare. È inutile, è più forte di me. -
Sentì l'amico sospirare e sedersi accanto a lui, poggiandogli una mano sulla spalla: ovviamente aveva già capito di che parlava Ron. - E sentiamo, perché mai non puoi farcela? -
- Perché sai come sono fatto! - esclamò lui, alzandosi di scatto e cominciando a camminare su e giù per la camera. - Harry, sai quanto io sia impacciato, e goffo, e imbranato, e quanto lei sia... forte, e decisa. Probabilmente farò una proposta da schifo e lei sarà delusa! E poi lei è così impegnata con la sua carriera, fra poco avrà una promozione, dirà di aspettare, e poi siamo troppo giovani... -
- Ron - lo interruppe Harry.
In quel momento si rese conto di non avere più fiato per la sua tirata.
- Respira. -
Obbedì, inspirando profondamente.
- Ron, non sono bravo con queste genere di cose, ma di una cosa sono sicuro: Hermione ti ama, e ti adorerà in ogni caso per la tua proposta. Andrà tutto bene, vedrai, Hermione accetterà con gioia, lo sai. Devi solo inginocchiarti davanti a lei, tirare fuori l'anello e chiederle: "Hermione, vuoi sposa..." -
- Zitto! - esclamò Ron, paonazzo. - Non dire quella parola! -
Harry sospirò, esasperato, alzando gli occhi al cielo. - Smettila con queste paranoie inutili, Ron, per piacere.  Santo cielo, hai distrutto un Horcrux, hai affrontato, tanto per fare degli esempi, un troll, dei ragni giganti e un sacco di Mangiamorte, hai cavalcato un drago... sarai pure capace di chiedere a Hermione di sposarti! -
- Non ne sono sicuro - bisbigliò lui in risposta. - È che... Lo so, sarà pure stupido, ma... ho paura che, per un qualsiasi motivo, lei mi risponda di no. -
Harry sentì un profondo moto di affetto per l'amico, e lo strinse di slancio in un breve abbraccio. - Oh, Ron, andiamo! Dimmi un solo motivo fondato per cui Hermione debba dirti di no! -
Ron aprì la bocca e stava per enumerare una lunga serie delle ragioni per cui la sua ragazza avrebbe potuto rispondergli no - tutte, a parer suo, serie e motivate - quando sua madre li chiamò dal piano di sotto.
- Harry, Ron, cari? Charlie è arrivato, il pranzo è pronto, venite! -
I due si scambiarono uno sguardo. - Andiamo, dai - mormorò Harry aprendo la porta. Calò il silenzio, rotto solo dai passi cadenzati dei due sui gradini.
Arrivarono in sala da pranzo, dove gli altri stavano già prendendo posto: Arthur, sempre sereno e gioviale, era seduto a capotavola, con Bill alla sua destra; accanto a lui c'era la vispa Victoire, che rideva divertita mentre Fred e George le mostravano le loro ultime invenzioni. Dominique, la sorellina di appena un anno, era invece accoccolata sulle ginocchia di Fleur, che le canticchiava una canzoncina in francese in un vano tentativo di convincerla a finire la pappa. Ginny e Hermione, sedute vicine, chiacchieravano allegramente, ma si voltarono nello stesso momento in cui arrivarono i loro fidanzati; due identici sorrisi nacquero nello stesso momento sui loro volti.
- Ragazzi, anche oggi dovete parlare di lavoro? Andiamo, è Natale - disse Ginny, alzandosi e prendendo per mano Harry.
- Sai com'è - borbottò Ron, impacciato, evitando lo sguardo acuto della sorella. - Fare l'Auror implica anche questo... -
- Ma... non ci sono guai, vero? - chiese Hermione, aggrottando le sopracciglia, e Ron la rassicurò.
Tutte le chiacchiere, però, furono interrotte da Molly Weasley che giunse dalla cucina trasportando con un incantesimo di Librazione alcuni vassoi enormi, carichi del classico tacchino ripieno ma anche di salsicce, patate arrosto e salse varie: c'era da sfamare un esercito. 
Esattamente come tutti gli anni, pensò divertito Ron.
- Grande, si mangia! - gridò allegro George, sfregandosi le mani.
 
 
Mentre le persone intorno al tavolo iniziavano a servirsi, e Fleur, Audrey ma soprattutto Molly iniziavano ad essere ricoperte di complimenti entusiastici, Ginny distolse lo sguardo da Ron, leggermente insospettita. Era noto a tutti l'acume e l'intelligenza della ragazza, e non le era sfuggito il comportamento del fratello piuttosto bizzarro. L'addestramento da Auror non era servito a cancellargli del tutto quella sua innata goffaggine, quel suo non saper mentire; e Ginny Weasley capiva quando il fratello le diceva bugie e quando no. 
Sarebbe anche stata tentata di fare spallucce mentalmente e lasciar perdere tutti quei rimuginamenti che, probabilmente, erano anche infondati, ma si rimise improvvisamente sul chi vive quando vide di sottecchi Harry, alla sua sinistra, fare un occhiolino impercettibile e un piccolo sorriso a Ron, che gli rispose con una breve smorfia.
Quei due nascondono qualcosa. 
- Cosa state tramando, voi due? - mormorò piano al suo fidanzato, attenta a non farsi sentire, mentre attorno al tavolo la conversazione si vivacizzava.
Harry la guardò, tutta l'innocenza del mondo nei suoi grandi occhi verdi. - Noi due chi? - rispose.
- Lo sai. Tu e Ron. Che combinate? -
Harry sostenne il suo sguardo. - Niente - mentì, calmo. Gli dispiaceva dover dire bugie a Ginny, ma Ron era stato molto chiaro: solo e soltanto lui avrebbe dovuto sapere le sue intenzioni. E poi, se Ron avesse raccolto il coraggio che Harry sapeva che possedeva e si fosse deciso a fare la proposta a Hermione, Ginny le avrebbe scoperte comunque.
Lei lo fissò, socchiudendo gli occhi. - Dovrei ritenermi preoccupata, Harry James Potter? - domandò, e lui capì di non averla fatta franca.
Be'... dopotutto non gliel'ho detto mica. Scosse la testa, divertito: che occhi di falco che aveva la sua futura moglie... - Tranquilla - mormorò baciandole la tempia, e lei si rasserenò del tutto. Be'... pensò, sorridendogli, se mi nasconde qualcosa non sarà certo a mio danno.
 
 
Forse per la prima volta in vita sua, Ron Weasley non riusciva a godersi un delizioso pranzo di sua madre; aveva lo stomaco irrimediabilmente chiuso da qualcosa di molto pesante, che gli avviluppava anche il torace dandogli una strana sensazione di soffocamento. Deglutì a fatica un pezzetto di tacchino e quasi si strozzò.
- Ron, va tutto bene? - mormorò Hermione al suo fianco, preoccupata, stringendogli la mano. - Non stai mangiando quasi niente e sei pallido. Stai male? - gli chiese, toccandogli la fronte con la mano.
- No, sto bene, davvero - tentò di rassicurarla lui, con un sorriso tirato. -  È che non ho molta fame. -
Lei lo guardò aggrottando le sopracciglia. Se il suo fidanzato non aveva fame davanti a un prelibato pranzo di sua madre, c'era decisamente qualcosa che non andava. - Ron, caro, sei davvero sicuro di stare bene? -
 
 
Passarono lentamente quindici, trenta, quaranta minuti. Le deliziose portate svanivano molto in fretta, consumate dai commensali voraci. Attorno al tavolo si dipanavano diverse allegre conversazioni, riguardanti di tutto e di più: Quidditch, lavoro, politica, vita di coppia; i bersagli principali di questo argomento erano Audrey e Percy, il quale aveva mandato all'aria tutte le scommesse di Fred e George sul fatto che fosse ancora casto quando aveva annunciato radioso la gravidanza della moglie, ormai arrivata al quinto mese.
- Perce, a proposito di questo... - iniziò Fred serio - sei davvero sicuro di essere il padre della creaturina? Aud, tesoro, se l'hai tradito a me puoi dirlo, hai tutto il mio sostegno - sussurrò avvicinandosi alla ragazza con occhi comprensivi.
Lei alzò gli occhi al cielo, divertita, mentre Percy diventava rosso. - Fred, è inutile che continui a provarci con me. Amo Percy e mio figlio è suo, accettalo. - 
- Non penso che lo farò mai - sospirò lui.
- Già, scoprire che il nostro Zuccaposcuola preferito sappia scop... -
- George, qui c'è mia figlia - disse minaccioso Bill.
- ... sappia conquistare una ragazza e addirittura convincerla a sposarlo è stato un vero trauma - continuò divertito George.
- Zii, non esagerate. Lo state facendo diventare rosso rosso - li rimproverò Victoire con la sua vocina.
- Perlomeno qui c'è qualcuno che mi difende - bofonchiò Percy, facendo un piccolo sorriso in direzione della nipote.
- Piuttosto - s'inserì Charlie guardando i gemelli con un sorriso furbesco - voi siete gli unici, a questo tavolo, ad essere single... Ginny ha Harry, Ron sta con Hermione, Bill con Fleur, Percy con Aud, e io ho Irina, che come sapete è rimasta in Romania dai suoi. Eppure sostenete di avere tanto charme... -
Fred alzò gli occhi al cielo con aria fintamente esasperata, puntando verso il fratello maggiore la forchetta che impuntava un pezzo di salsiccia. - Charlie, è proprio questo il punto. Noi non possiamo rimanere con una ragazza fissa, priveremmo della nostra bellezza altre donne che meritano di stare con noi - disse con aria di superiorità e compiacimento, guadagnandosi diversi sbuffi e occhiate rivolte al cielo.
- Anche se... - e qui guardò il gemello, facendo un sorrisetto; dal canto suo George lo fulminò con un'occhiataccia.
- Cosa? - chiese interessata Ginny. - Cosa, George, cosa? -
- Niente che ti riguardi, sorellina - la liquidò lui.
- Ah, no, adesso sputi il rospo, George - disse Bill con un sorrisetto.
- Giog! - cantilenò Dominique.
- Ti odio - mormorò lui con un'aria fintamente truce, rivolto al gemello, e poi alzò gli occhi al cielo. - D'accordo, mi arrendo! Mi sto frequentando da un po' di tempo con la stessa ragazza. Ma non c'è niente di serio. Niente di niente. -
- Certo, come no - lo sbeffeggiò Fred. - Secondo me Georgie si è innamoraaaato... -
- Oh, che meraviglia! - trillò Molly, guardando il figlio con aria felice. - Chi è? Perché non l'hai portata? Potevi farmela conoscere! -
George alzò nuovamente gli occhi al cielo. - Mamma, non ho detto che la devo sposare, ho detto solo che ci stiamo frequentando. Lei è Angelina Johnson, penso che ve la ricordiate... -
Harry sgranò gli occhi. - Angelina Johnson? Eccome se me la ricordo! Era un capitano così adorabile, al quinto anno - ridacchiò.
- Ma era un'ottima Cacciatrice - ricordò Ginny, e tutti concordarono.
- E tu, Fred caro? Perché non trovi una ragazza fissa? Vorrei vedere sistemato anche te - disse Molly con aria di rimprovero.
In tutta risposta lui ridacchiò. - Ah, no. Mi dispiace tanto, ma io sono libero come un uccello. -
- Ti ricorderò queste parole, se fra dieci anni ti ritroverai sposato e con figli - disse Arthur, e tutti risero con lui.
Di tutti questi discorsi, Ron sentiva poco e nulla. Aveva consumato a fatica un po' di carne, che ora ribolliva frenetica nel suo stomaco; aveva provato una nausea così orribile solo quando aveva vomitato lumache al secondo anno. Vampate di calore gli attraversavano a tratti il collo, le spalle e le braccia, lasciando subito dopo il posto a un pallore spettrale; persino le numerose lentiggini sembravano scolorite.
La sua mente, però, era il posto più scombinato del suo corpo; pensieri veloci e più o meno razionali gli attraversavano il cervello, mescolandosi insieme come un enorme frullato.
Che faccio? Glielo chiedo adesso o aspetto la fine del pranzo?
E cosa dico? Non ho ancora stabilito il discorso...
Romantico o deciso? Breve o lungo? 
La metterò in imbarazzo? Si metteranno tutti a ridere? Fred e George mi prenderanno in giro per il resto dei miei giorni?
Già lo fanno.
Sì, è vero.
Mi inginocchio? Sì, mi inginocchio... credo.
Oh, Merlino, ma perché questa giornata non finisce?
Morgana, Circe e voi quattro fondatori: vi scongiuro, fate che accetti.
Professor Silente, da lassù, dia una mano anche lei. Non diceva sempre che l'amore è la magia più potente o cose del genere? Ecco, faccia che l'amore trionfi, per favore. 
- Ron, caro? Va tutto bene? -
Poco mancò che si mettesse a urlare, mentre alzava lo sguardo su sua madre e tentava un sorriso. Aveva perso il conto di quante volte gli era stata fatta quella domanda, nel corso della giornata.
- Sì, mamma, sto bene. -
- Ti vedo pallido... Sei certo di stare bene? - insistette lei preoccupata, mentre iniziava a portare via i vassoi vuoti che avevano contenuto la carne.
Stavolta, Ron si dovette trattenere davvero tanto.
- , mamma, sto bene. - ripetè esasperato.
- Sicuro? Ti vedo leggermente verdognolo, Ronnie - intervenne Fred, che pareva divertirsi un mondo.
- Sì, io... - Non riuscì a terminare la frase. Il cuore gli rimbombava letteralmente nelle orecchie, mentre si voltava verso Hermione e un improvviso impeto di coraggio lo spronava a dire quel maledetto discorso e farla finita.
Guardò negli occhi la sua compagna. Aveva le sopracciglia leggermente aggrottate mentre ricambiava il suo sguardo, perplessa. 
E Ron Weasley vide.
Vide i luminosi occhi castani che l'avevano fatto innamorare. Vide la chioma ribelle in cui tante volte aveva affondato le mani. Vide le labbra sottili ma morbide, che amava tanto baciare. Vide il corpo magro e asciutto, che sapeva allinearsi perfettamente al suo quando lo stringeva. 
Diamine, lei era Hermione. La sua ragazza, la donna che amava da sette anni e con cui stava insieme da sei. Non era un nemico minaccioso, un mostro spaventoso, era la persona con cui voleva stare per il resto della sua vita. 
Basta con queste paranoie, miseriaccia. Lo faccio.
E mentre la paura dentro di lui si scioglieva almeno un po', spezzata da un fiotto caldo e rassicurante di determinazione, la sua bocca si aprì pronunciando automaticamente le parole che aveva tanto faticosamente cercato.
- Vorrei dire una cosa, una cosa molto importante, estremamente importante, e vorrei farlo in presenza di tutti voi, dato che siamo riuniti qui in un giorno speciale. -
Tacque, mentre l'improvviso coraggio lottava contro l'ansia che tentava di nuovo di soffocarlo. Guardò negli occhi Hermione ed essa si attenuò un po'. - Ho faticato immensamente, credetemi, per cercare le parole giuste, per capire come dire al meglio questa frase così piccola ma così importante. Ho lottato contro la mia naturale goffaggine, contro l'ansia, l'insicurezza, il timore, contro mille ragioni e motivi che mi urlavano di non farlo, ho combattuto perché io, a questo... a lei... ci tengo veramente - mormorò, poggiando brevemente una mano sulla spalla di Hermione, che arrossì.
L'agitazione stava di nuovo prendendo il sopravvento: Ron percepiva le sue orecchie e il suo collo arrivare a una temperatura che avrebbe probabilmente stabilito un nuovo record mondiale. Tutti avevano gli occhi puntati su di lui, chi sorpreso, chi incuriosito, e tutti quegli sguardi non aiutavano di certo.
Il cuore gli tuonava fragoroso nei timpani, mentre con la bocca secca sussurrava le ultime parole del suo discorso.
- E dunque, questa piccola, ma tanto importante cosa che devo dire, che voglio dire... è... questa. -
Ron Weasley si inginocchiò di fronte a Hermione Granger.
Udì distintamente tutti i suoi familiari che trattenevano bruscamente il fiato.
Le sue mani tremavano vistosamente, mentre tiravano fuori la scatolina contenente l'anello e la mostravano a Hermione, che si premette ancora di più le mani sulla bocca, gli occhi lucidi e sgranati a dismisura.
Il mondo intero si fermò.
- Hermione Jean Granger. -
La sua voce, ora, aveva un chiarissimo tremore.
- Mi faresti il grande onore di diventare mia moglie? -
 
 
Ron Weasley poteva udire il battito fragoroso del suo cuore scandire i secondi.
Furono pochi, ma a lui parvero sospesi in un tempo infinito, dilatato a dismisura, fermato apposta in attesa.
Poté quasi percepire l'intero universo bloccare le sue infinite attività. Il vento che taceva, la pioggia che smetteva di battere, la Terra che frenava il suo moto. L'intero pianeta tratteneva il fiato insieme a lui.
Un silenzio assordante gli aveva riempito le orecchie, mentre il suo battito frenetico scandiva i secondi che gocciolavano in quel tempo infinito.
Tum. Un secondo.
Tum. Due secondi.
Tum. Tre secondi.
Tum. Quattro secondi.
E poi una voce giunse chiara a rompere quel silenzio assoluto, e fu come il colpo secco di una lastra di ghiaccio che si spezza.
- Sì. -
 
 
Ron batté gli occhi, lievemente incredulo. - Co... come? -
- Sì, Ron. - La voce era di Hermione, soffocata, intrisa di gioia intensa e stupefatta. Vide nettamente una lacrima scorrere sul suo volto, che ora splendeva di felicità, mentre lo guardava radiosa. - Sì. -
Ron Weasley tornò a respirare.
E il mondo intero esultò, tornando a muoversi, e il tempo tornò a scorrere, mentre lui abbracciava pieno di sollievo Hermione e Fred e George davano inizio agli applausi. E dopo Ron e Hermione non capirono più niente, frastornati dalla felicità com'erano e sommersi di parenti che si congratulavano con loro. Molly piangeva come una fontana mentre soffocava il suo figlio maschio più piccolo, colma di gioia all'idea che un altro dei suoi ragazzi si sposasse; e Ginny lo strinse nell'abbraccio più caloroso che gli avesse mai dato in ventitré anni di vita.
- Allora era questo che nascondevate tu e Harry, eh? - gli sussurrò all'orecchio.
- Nascondevamo? - Non riusciva a capire bene il senso della domanda; un leggero fischio gli invadeva le orecchie, e le gambe gli tremavano ancora. Gli girava la testa. - Non so proprio di cosa tu stia parlando. -
La sorella scoppiò a ridere, arruffandogli i capelli. - Congratulazioni, fratellone. Sono davvero felice per te. -
- Grazie, Ginny. -
E dopo Ginny vennero suo padre, e Charlie, e Fleur, e Harry che gli diede una pacca amichevole sussurrandogli che era sicuro che ce l'avrebbe fatta. Ron annuiva e rispondeva a tutti, senza riuscire a togliersi quell'enorme sorriso ebete dalla faccia, senza perdere di vista Hermione, la sua Hermione, Hermione che adesso indossava l'anello di fidanzamento che era la prova ufficiale del loro legame...
Una volta che anche Percy ebbe fatto gli auguri a Hermione lei si voltò, guardando Ron ancora con quella gioia profonda negli occhi, eco della sua.
- Ho scordato di fare la cosa più importante - sussurrò, e circondandogli il collo con le braccia lo baciò dolcemente, infischiandosene del numeroso pubblico presente.
Ron udiva solo vagamente i fischi e le risatine di Fred e George e le esclamazioni intenerite dei suoi parenti mentre la stringeva a sé con dolcezza. C'erano solo loro due, loro due e nessun altro.
Hermione si staccò da lui lentamente, gli occhi negli occhi. - Grazie, Ron - bisbigliò piano, sorridendogli con uno sguardo pieno d'amore. - È stato il regalo più bello che potessi farmi oggi. Grazie. -
- E di che - rispose lui, vagamente imbarazzato: non aveva mai baciato così a lungo Hermione davanti ai suoi familiari. Percepì le sue orecchie diventare rosse più di quanto non lo fossero già e lo considerò come un segno del suo ritorno al solito, impacciato sé stesso. Si risedettero entrambi al tavolo, le guance rosse e gli occhi luminosi.
- Siete una coppia deliziosa - sospirò Molly asciugandosi le lacrime e portando in tavola il tradizionale pudding di Natale; e in quel momento Ron si rese conto di avere una gran fame.
- Fono d'accoddo - concordò a bocca piena, mentre masticava vorace un gran boccone di dolce, e Hermione al suo fianco scoppiò a ridere; lui ascoltò con un sorriso la sua risata cristallina. Non si era mai sentito così leggero e felice in tutta la sua vita.





*ANGOLO AUTRICE*
Buonsalve a tutti! Questa storia, con mia somma gioia e sorpresa, è arrivata seconda al contest della simpaticissima Piratessa. Su ben 11 partecipanti! Fate attenzione, qua rischiamo che il mio minuscolo ego inizi a gonfiarsi, e non vogliamo che accada ù_ù Come avete visto ho fatto vivere Fred, ecco il perché del What If. Non ce la facevo a lasciarlo morto, lo adoro troppissimamente(?) <3 Dunque, spero che questa OS vi sia piaciuta... lasciate una recensione se vi va ^o^



 
   
 
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