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Autore: skylar_98war    30/06/2013    3 recensioni
Ero “non desiderata”.
Se avessi capito fin dall’inizio… se lo avessi ascoltato fin dall’inizio… a quest’ora non sarei ridotta così. Piena di lividi. Lui voleva solo aiutarmi, voleva solo proteggermi, ma non ho voluto né il suo aiuto né la sua protezione. Lui era un angelo. Il mio angelo custode. Se vedeva i miei tagli, era sempre pronto lì a fasciarli, a curarli. Piangeva… piangeva perché mi vedeva soffrire… ma non riuscivo a capirlo. . Continuavo a prendermela con me stessa nonostante i suoi consigli, i suoi rimproveri, le sue lacrime… Ora non mi degnava di uno sguardo, non mi salutava, non mi coccolava, non mi accarezzava, non giocava piu’ con le ciocche dei miei capelli, ora non voleva piu’ fasciarmi le ferite. Ora mi odiava perché aveva fatto troppo. Lo avevo ferito. Ormai era stanco delle mie debolezze. Bene, l’ho voluto io… ora aveva capito che non ascoltavo i suoi consigli, ora aveva capito che non m’importava niente di quello che faceva per me. Adesso, in questo momento, lui se ne era andato per sempre. Joe non mi amava.
Ma un giorno arrivò un ragazzo dai riccioli splendenti che stravolse completamente la mia vita...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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                                                                                                                  He wanted 
                                                                                                                   to help
                                                                                                                    me!



 
Ero rimasta immobile. Improvvisai qualcosa per equilibrare la situazione-Chi vuole un autografo può aspettarmi fuori il palazzetto dello sport!-
Per fortuna il concerto era terminato e come avevo sempre fatto prima di andarmene salutai le mie fans che erano lì per me cioè le mie “Lovatics”… fino a quando le luci si spensero e tutto intorno a me era buio. Poi me ne andai, correndo di corsa coprendomi il viso tanto nessuno mi avrebbe visto in quella totale oscurità. La prima cosa che mi venne da fare era andare nel mio camerino e rinchiudermi dentro. Mi sentivo quasi di svenire e così mi accasciai alla porta deliberatamente, esausta e ferita, e le lacrime cominciarono a scendermi sulle guance. Singhiozzavo… era stato il giorno piu’ brutto della mia esistenza. Il mio pianto era simile a quello di una bambina neonata. Mi sentivo il volto tutto bagnato e mi bruciavano gli occhi. Era davvero orribile. Davvero gli altri pensavano questo di me? Che fossi brutta, grassa e senza talento?  Cercavo di non piangere e di resistere… non volevo che le mie urla invadessero tutta l’arena. Ma non ci riuscivo. Di fronte a me c’era un enorme specchio e mi guardai per un secondo… non sapevo piu’ chi ero. Le lacrime avevano fatto colare tutto il trucco ed ora ero ancora piu’ orrenda... Mi guardai ancora per un altro secondo allo specchio e cominciai ad odiare l’immagine che rifletteva. Quella ero io… si, odiavo me stessa. Poi mi chiesi all’improvviso fissando lo specchio con gli occhi ben puntati. –Specchio, specchio delle mie brame, chi è la piu’ bella del reame?- Non mi aveva risposto e lanciai il microfono con cui avevo cantato contro quell’immagine. Non volevo vedermi… lo specchio si ruppe in mille pezzi. Non riuscivo a calmarmi e cominciai a respirare male. Poi presi un grosso respiro profondo e così mi alzai di scatto ed inciampai sul filo della corrente del phon. Mi rialzai aprendo gli occhi a malapena dal dolore appendendomi con fatica sul tavolino d’argento. Avevo preso una grossa botta sulla gamba destra ed avevo un livido ben visibile. Presi la mia borsa dell’Adidas e cominciai a togliere tutto quello che c’era dentro, in cerca di qualcosa di tagliente. Qualsiasi cosa… non m’importava. Provai con un ago… ma mettendoci troppa forza lo spezzai. Possibile che non c’era nulla? Ma che idiota… forse c’era una soluzione! Guardai sul pavimento e c’erano ancora i cocci dello specchio. Quelli sì che erano abbastanza taglienti. Ne presi uno a caso… e cominciai a tagliarmi la pelle, dovevo fare qualcosa per eliminarmi. Ricaddi di nuovo per terra… la gamba destra mi faceva tanto male. Affondavo sempre di piu’ dentro la pelle e il sangue cominciò a colare e a posarsi sul pavimento… premetti la ferita per farne uscire ancora di piu’. Sentivo dolore ma non m’importava… non ci facevo tanto caso, tanto già provavo dolore dentro me stessa. Usai ancora di nuovo quel pezzo di specchio e lo infilai dentro il polso destro. Si stava per spezzare ma continuai a premere ancora… ora faceva davvero male e gridai a squarciagola! Le dita della mano cominciarono a tremarmi e quel pezzo di specchio mi cadde di sfuggita. Il cellulare mi squillò, guardai il display ed era Joe. Non volevo rispondergli, ormai odiavo tutti e tutto. Afferrai il cellulare con l’altra mano, dato che quella si era addormentata e continuava a tremarmi ed ignorai la chiamata! Mentre continuavo a vedermi sanguinare, un’altra chiamata… ed era sempre lui. Perché? Cosa voleva? Non risposi. Ora anche quella mano cominciò a tremare e non riuscivo ad afferrare nulla. E poi sarebbe stato un vantaggio in piu’. Non avevo voglia di sentire Joe.
Intorno a me avevo formato una grossa pozzanghera di sangue. L’avevo davvero fatto? Ma sul serio? Di solito quando prendevo una decisione non la portavo mai a termine, ma ora avevo deciso seriamente e ci ero riuscita. L’avevo fatto.
Dopo pochi minuti vidi la maniglia della porta muoversi… era chiusa a chiave. Stavano bussando alla porta! Ma chi era? Bussarono ancora piu’ forte. Forse era il mio manager.
-Apri la porta!!- Come non riconoscerlo… era la voce soave di Joe!
-Apri la porta, per favore!- come facevo? Se mi avrebbe vista in un mare di sangue… come gli avrei spiegato tutto? Ora dovevo trovare una soluzione, qualsiasi scusa.
-Ma che cosa sta succedendo lì dentro?- gridò.
E ora? Mi alzai con fatica urlando. Mi faceva male la gamba destra… non riuscivo a camminare! Presi dei fazzoletti e lì posai tutti per terra per coprire quella pozzanghera di sangue, per non lasciarne traccia. Erano troppo sottili e si sporcavano subito ne presi altri  piu’ resistenti per coprire il tutto. Raccolsi tutti i cocci e li misi dentro una busta. Aspettai che le ferite si cicatrizzassero. Era quasi mezz’ora che ero lì dentro e quasi 15 minuti che Joe mi aspettava.
-Demi… si può sapere che stai facendo?- ora sembrava davvero irritato!
Ora dalle ferite non colava piu’ sangue, quindi sarei stata in perfette condizioni. Ma si notavano i segni… decisi di indossare dei braccialetti che erano posati sopra lo scaffale. Era molto alto e non riuscivo a toccarlo… le ossa della gamba si stavano frantumando e non riuscivo a stare in piedi. Urlai. –Perché urli? Se dopo non mi spieghi cosa è successo… Ti giuro che questa me la paghi, Devonne…- Perché mi chiamava Devonne? Era infuriato. Si perché quando non era di buon umore… mi chiamava per nome in quel modo. Era così fastidioso sentire sempre Devonne… Devonne… Devonne! Riuscii ad acchiappare i braccialetti e li avvolsi attorno ai polsi… stringendoli a piu’ non posso. Si è vero ora non avrebbe potuto scoprirmi ma non volevo vederlo. Volevo che se ne andasse. –Vattene!- gliel’ho detto davvero? Io non lo avevo mai mandato via. Chissà ora si sarebbe sentito offeso!
Infatti fece 10 secondi di pausa e poi mi disse: -No… non me ne vado. So che sta succedendo qualcosa…- -Smettila ora… lasciami sola! Non voglio piu’ vederti!- Ma perché lo stavo incolpando? Lui non centrava nulla con tutto questo… era solo colpa mia, mia e basta… -Anche se sei arrabbiata con me… devi farmi entrare! Se non stesse succedendo niente a quest’ora non avresti chiuso la porta a chiave! Perciò non fare la furba con me!- -Basta!!!- -Poi perché non rispondi al cellulare? No… ora mi stai facendo perdere il controllo… Ora ne ho abbastanza… chiamo la sicurezza!- Che lo facesse! No… avrei fatto la figura della scema davanti a tutto il mondo. Non volevo combinare qualche guaio. Sarebbero già uscite un sacco di notizie sui giornali e su Internet. Dovevo sbrigarmi! –No… ok Joe. Ti apro… sto per… per… venire!- Mi si chiudevano gli occhi e cercai di battere un pò le palpebre! -Si… ma muoviti!- Dopo pochi minuti! –Ma ci vuole tanto per aprire una porta? Oggi sei molto ma molto strana e un po’ misteriosa… non sei piu’ tu! E so che stai combinando qualcosa!- -Scusa, è che sono inciampata e mi fa male il ginocchio destro! E… e… non riesco a camminare!- -E tu me lo dici ora? Sei proprio intelligente guarda!- Mi bruciavano troppo gli occhi e non riuscivo a tenerli aperti. –Avanti… veloce… secondo me neanche per mezzanotte riesci ad aprire la porta!- -Sbrigati… mi stai facendo venire l’ansia. Ascolta… poi un giorno facciamo i conti, eh? Non è possibile che ti metti in testa idee così stupide… ma per quale motivo ti sei chiusa? Lo vedi non ragioni… in questo momento hai bisogno di aiuto… ed ora... proprio ora... ti devi trovare in difficoltà... Devonne- Ancora con questa Devonne? Non aveva proprio pazienza. Fortunatamente ce l’avevo fatta. Eccolo davanti a me. Il suo sguardo furioso e irritato. Mi prese in braccio (Joe per prendermi ci mise quasi un minuto forse è vero che il mio peso è troppo eccessivo) e mi portò dentro facendomi sedere su una sedia. –Ti fa male?- -Molto. Sono inciampata!- All’improvviso scoppiai a piangere! –Lo so che ti fa male. Vado a prenderti un po’ di ghiaccio!- -Aspetta. Non importa posso anche andare all'ospedale. Non ho bisogno di te!- -Come? Non dire sciocchezze Demi, ora vado a prenderti un po’ di ghiaccio!-
Uscì dalla porta velocemente e rientrò con la stessa velocità di come era uscito. Eccolo subito pronto con due bustine piene di ghiaccio. Me le posò sulla gamba destra! –Joe, mi fa male troppo!- -Lo so, tesoro. E' meglio che tu vada a casa!- mentre lo guardavo medicarmi… aveva una faccia dispiaciuta e subito lo capii –Scusami se ti ho mandato via. Ho avuto dei problemi- -Non ti preoccupare. Sta tranquilla… ma la cosa che non riesco ad accettare è perchè non mi hai avvisato subito che ti si era bloccata la gamba?- Non risposi. Infatti era imbarazzato -Cosa c'è non ti fidi di me?- -Non è quello... ma- la mia voce si bloccò, non riuscivo a dire nient'altro. -Tutto qui, quindi?- anuii leggermente. All’improvviso lo vidi sorpreso. –Cosa è quella macchia di sangue per terra??- No… non poteva scoprirmi. E ora? Era rimasta un'altra impronta ed io non me ne ero accorta di averla lasciata lì. Pensavo di aver nascosto ogni cosa... proprio ogni cosa. Ma non proprio tutto a dire la verità. –Niente… ma non è una macchia di sangue. È il barattolo dello smalto rosso che è caduto!… Odiavo mentirgli, ma era il minimo che potessi fare... sembrava che ci avesse creduto...  ma in fondo l'espressione del suo viso era sospetta... come se avesse capito che era solo un innocente bugia. Infatti mi guardò per dire "Non si fida piu' di me" mi conosceva troppo bene quel ragazzo, sapeva quando mentivo e quando no. Ma forse non era neanche abituato perchè io gli raccontavo tutto... tutti i miei segreti. Ma temevo di perderlo per sempre in quel modo. Quello era l'unico segreto che non conosceva di me... e che non avrebbe mai conosciuto... se gliel'avessi raccontato... Chissà per chi mi avrebbe preso?! Ma per fortuna lasciò perdere –Ok… andiamo ora. Non perdiamo tempo!-  Joe riuscì anche a procurarmi delle stampelle. Forse davvero non ce la faceva a sollevarmi. Fuori il palazzetto c'erano già tutte le mie fans che volevano l'autografo ma quando mi videro in quello stato... non dissero nulla. Avevano una faccia disperata e neutra. Guardavano increduli me che zoppicavo e Joe che mi teneva stretta a sè con il braccio sinistro sulla mia spalla destra. Poi fecero due file per far passare me e lui. Spuntarono anche i paparazzi. mi immaginavo già io in prima pagina "Demi Lovato con una gamba rotta... sarebbe stato disastroso!"... Arrivammo subito a casa perchè Joe volò come un razzo con la sua auto. Appena aprì la porta ed entrò nella mia luminosa e spaziosa casa... mi appoggiò delicatamente sul divano coprendomi per bene con delle lenzuola. Fu così carino quando svolse quel gesto e...
  
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