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Autore: Vale__91    14/01/2008    5 recensioni
Una ragazza. Miami. Una villa. La famiglia Depp. Delle vacanze estive molto movimentate, dove una ragazza riceverà da sua madre un regalo che le segnerà la vita.25° CAPITOLO (EPILOGO)
(Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Respirai a fondo più volte, ci vollero un bel po’ di secondi prima di riuscire a dischiudere le labbra e di dire qualcosa di incomprensibile. Mi sentivo accaldata, rossa in viso, in procinto di esplodere e poi anche tanto stupida, lì fissa a guardarlo. Prima uno sguardo a suo figlio poi di nuovo a lui. Tremavo, ma continuavo a ripetermi che era normale in fondo.
<< C-c-c… >>
<< Ciao? >> mi aiutò lui.
Sentii i muscoli del viso allargarsi. Forse stavo sorridendo.
<< Ciao…hemm, io sono, Jennifer, piacere >>. Tesissima allungai la mano.
Ad afferrarla fu il piccolo Jack, che tutto sorridente ancora non capiva il perché della mia agitazione. Johnny sorrise, poi quando suo figlio lasciò la presa allungò lui la sua mano, forse la più bella che avessi mai visto. Era ovvio che in lui vedessi tutto ciò che c’è di più magnifico al mondo. Me la strinse, la stretta più bella mai ricevuta.
<< Piacere di conoscerti, io sono Johnny e questa peste è Jack >>.
Il piccolo mi fece un cenno con la mano per salutarmi ancora. Io sorrisi di nuovo, questa volta un po’ più rilassata.
<< Pensavamo arrivassi più tardi…comunque accomodati >>
<< V-vi ho disturbati? >>
<< Ma no figurati >> disse uscendo e aiutandomi con le valige.
Dall’espressione che assunse si capiva che dovevano pesare parecchio e non se l’era aspettato.
<< Non capirò mai cosa ci mettete qui dentro voi donne >>.
Mi sorrise di nuovo e io ricambiai.
Un po’ imbarazzata entrai nell’enorme villa già arredata alla perfezione che avrebbe ospitato i Depp. Mobili moderni la rendevano molto giovanile, ma allo stesso tempo la qualità del mobilio le dava quel tocco di classe che meritava.
<< In realtà poi le dovrò portare in hotel >>
<< Beh non vorrai che te le rubino, sai se le lasci fuori non è sicuro >> fece lui leggermente sarcastico.
<< Oh, sì giusto >>
<< E comunque noi qui abbiamo molte stanze, se non ti va di spostarti troppo puoi stare anche qua >>.
Sembrava tanto un invito. Quasi non ci volevo credere.
<< N-no no non preoccupatevi per me, mia madre ha già sistemato tutto, grazie >>
<< Come preferisci >>.
Beh ovviamente avrei preferito restare lì, ma mi conoscevano appena, non mi andava di approfittarne subito e poi mi consolai pensando che comunque li avrei visti quasi tutti i giorni lo stesso, tranne in quelli di riposo.
<< Ah un avvertimento, dacci del “ tu ”. Oltre a non sopportare quando ci danno del “ lei ”, vedi Vanessa dice che la fa sentire più ve… >>
<< Jo chi era alla porta? >>. Con un accento americano non perfetto entrò nello spazioso salotto, che sembrava più una sala ricevimenti, Vanessa Paradis accompagnata dalla dolce Lily.
<< Ah è arrivata la ragazza. Piacere io sono Vanessa, e lei è… >>
<< Lily… >> mi disse la bambina. Entrambe mi tesero la mano e io strinsi prima una e poi l’altra presentandomi. Credevo di svenire da un momento all’altro, ero quasi convinta di sognare sul serio. Stava succedendo davvero a me. Io ero lì davanti a loro. Io potevo guardarlo così da vicino. Mi mancò il fiato un paio di volte. Non riuscivo ancora ad abituarmi a stargli a così poca distanza, ma non avevo mai desiderato altro. Era davvero un sogno che si avverava.
<< Beh possiamo accomodarci lì >> disse lei indicando il divano << Bambini andate a prendere il gelato in cucina ok? >>
Lily strinse la mano a Jack, insieme annuirono e si avviarono verso l’altra stanza.
<< Vuoi qualcosa da bere? È presto ma fa caldo fuori >> mi chiese Vanessa con gentilezza.
Me l’ero immaginata carina e cordiale, ma la donna che avevo davanti mi stupiva ogni secondo di più. Sperai con tutto il cuore che non si trattasse solo di apparenza.
<< N-no grazie, sto bene così, anzi scusatemi >>
<< Hai già fatto qualcosa che non va? >> disse Johnny scherzando.
Sorrisi lievemente.
<< No è che…vedete…è sempre stato il mio “ sogno ” incontrare… >>
<< Johnny? >> concluse la frase Vanessa << Oh beh non ti devi vergognare di essere un po’ imbarazzata, penso sia normale >>. Io arrossii parecchio.
<< Prima che arrivassi stavamo parlando proprio di questo: vogliamo metterti a tuo agio il più possibile >> concluse lui.
Ci spostammo dove c’erano due divani, uno di fronte all’altro. Io mi misi da una parte loro da quella opposta. Si strinsero la mano, ma quel gesto tanto dolce non mi fece “ stare male ”. In fondo Johnny non era il mio ragazzo, tantomeno mio marito, e anzi vederlo così affettuoso con la sua famiglia mi faceva aumentare ancora di più la stima che avevo sempre avuto nei suoi confronti. Avrei voluto fissarlo per ore, le sue labbra per me si muovevano con lentezza, ogni parola era scandita alla perfezione e rimbombava nella mia testa. A tuo agio, a tuo agio. L’avrei voluto davvero, ma sapevo che ci sarebbe voluto del tempo.
<< Non dobbiamo farti un vero e proprio discorso >> iniziò lei << Raramente abbiamo avuto domestiche in casa, anche perché Johnny non le sopporta… >> disse scoccandogli un’occhiata furtiva per vedere la sua reazione, lui fece finta di niente.
<< Quello che devi fare è molto semplice. Non abbiamo orari fissi, non ci piace programmare troppo le giornate, già lo facciamo spesso con il lavoro, se dovessimo stressarci anche in vacanza, questa non si chiamerebbe più così. La mattina dovresti venire qui, diciamo quando ti chiamiamo. Lo so che può sembrare un po’ scortese svegliarti quando vogliamo noi ma… >>
<< Nessun disturbo, anzi… >> dissi anticipandola.
<< Bene. >> mi fece l’ennesimo sorriso, poi proseguì lui.
<< I bambini ovviamente la mattina vorranno andare al mare. Quando potremo andremo tutti insieme, altre volte dovrai accompagnarli tu. Sì lo so sembra strano detto da me visto che tengo ai miei figli più della mia vita stessa >> Vanessa gli strinse la mano ancora più forte << Ma è anche vero che alcuni giorni purtroppo avrò da fare e così anche Vanessa…capisci cosa intendo dire? >>
<< Perfettamente, ho vissuto situazioni del genere anche io quando ero piccola, nel senso che mia madre era davvero molto occupata con il lavoro e così mio padre. Per fortuna capitava poche volte, non ne soffrii molto e riuscii a passare parecchio tempo con i miei genitori. Vedrete che andrà tutto bene, io farò del mio meglio >>.
Provai a sorridere, ma non ci riuscii. Mentii, non sulle mie aspettative, ma sul mio passato. In realtà mia madre raramente durante le vacanze veniva insieme a me al mare, mio padre un po’ di più, ma lo stesso mi ritrovavo sempre a passare le giornate con la balia che diventò per me quasi una seconda madre. Ne soffrii, eccome se ne soffrii, ma non volli dire la verità, volevo farmi vedere affidabile, volevo rassicurarli e io ce l’avrei fatta ad ogni costo. Parlammo ancora un po’, mi spiegarono le mansioni da fare e io cercai di tenere tutto a mente, in fondo non era poi molto difficile e non sembrava neanche tanto faticoso.
<< La tua giornata libera è il sabato, va bene? >> mi chiese Johnny.
<< Perfetto. >>
<< Poi a tua scelta potrai scegliere un giorno che vorrai, diciamo quando ti pare. Sei giovane, sei in vacanza. Hai bisogno di divertirti no? >>.
Fummo tutti contagiati da una breve risata. Vederlo ridere era qualcosa di paradisiaco. Si fecero quasi le quattro, mi invitarono per un rinfresco in quella giornata afosa, nonostante l'aria condizionata andasse a tutta forza in qualunque stanza della casa, quando il telefono squillò e mia madre mi disse che dovevo assolutamente recarmi all’hotel. Sembrava che non potesse aspettare un solo un minuto in piú per potermi parlare. Allontanandomi un po’ da Johnny e Vanessa risposi a mia madre decisamente scocciata.
<< Scusa mi hai raggiunto fino a qui?! >> sussurrai.
<< No figliola sta tranquilla, solo che appena arrivi ti devo chiamare e oggi ho degli impegni, stasera una cena… >>
<< Bla, bla, bla…Non puoi dirmelo adesso? >>
<< Ti dico di no…Allora sbrigati ok? >>
<< Ma… >> non feci in tempo a rispondere che mi mise giù. Tornai da loro.
<< Scusatemi non posso trattenermi >>
<< Peccato, beh per conoscerci meglio possiamo stare insieme stasera, sei libera? >>. La cosa che più mi stupiva era che a farmi le domande era sempre Vanessa.
<< Oh io, sapete non vorrei disturbare, siete appena arrivati >>
<< Tanto non usciremo, puoi venire qui…magari ordiniamo una pizza >> disse lui cercando l’assenso della compagna che annuì.
La prima cosa che mi venne da pensare fu “ volevano mangiare una pizza?! ”, poi riflettei sul fatto che erano esseri umani anche loro e che se volevano potevano fare qualunque cosa così come la facevo io.
<< Siete gentilissimi davvero >> avevo dentro di me la voglia irrefrenabile di fargli un miliardo di inchini, nemmeno mi fossi trovata davanti al presidente del Giappone. Albergava in me uno stato di devozione nei loro confronti, qualcosa di davvero strano.
<< Allora ci vediamo qui alle 20.00? >>
<< Va benissimo… >> feci per chiamare un taxi, ma appena stavo per portare il cellulare all’orecchio Johnny mi blocco piano la mano.
<< Stai chiamando un taxi? >>
<< Hemm sì… >> mi sentii avvampare, forse Vanessa se ne accorse. Il suo secondo tocco, ancora più bello del primo.
<< Non ti preoccupare è già qui fuori >>
<< Ah…Grazie >>. Un po’ dubbiosa su come avessero fatto a chiamare il taxi senza che io me ne accorgessi, li salutai un'ultima volta prima di salire sulla macchina e di arrivare alla mia nuova abitazione che mi avrebbe ospitato per altri due lunghi mesi.


Eccomi quaaa!Di nuovo con il 3° Capitolo...Che posso dire? Spero di non deludervi e vi ringrazio infinitamente per le 5 recensioni che mi avete nuovamente lasciato, la prossima volta vi ringrazierò una per una ora purtroppo non ho molto tempo!Grazie ancora, aspetto vostre recensioni!Bacioni!Vale

   
 
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