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Autore: Eco_90    02/07/2013    0 recensioni
Storia scritta quando avevo 18 anni, quindi la prima in assoluto! E' la mia piccolina, se così possiamo definirla.
La storia parla di un amore profondo ma tormentato, che dovrà sopportare parecchie avversità, ma che forse alla fine riuscirà a trionfare... forse è vero che il vero amore vince sempre!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Devo svegliarmi tra 5 ore e mezza, ma ho comunque voluto postare questo capitolo dato che non ne pubblico uno da una vita! Mi scuso per tutto questo ritardo e spero che questo nuovo capitolo possa piacervi. Buona lettura! :)














 
Il viaggio fu lungo e pesante, arrivai a Roma stremata nel corpo e nell’anima. Mi sentivo sola e a farmi compagnia c’era solo la tristezza ma credevo, anzi, speravo che col tempo le cose sarebbero tornate ad essere belle. Solo con questa speranza potevo andare avanti, per questo mi ci aggrappai saldamente.
Giunsi nella tenuta di Angela prima del crepuscolo. Fui accolta calorosamente da Lady Angela e decisi che sarebbe stato meglio andare a dormire perché non riuscivo a stare in piedi sulle mie gambe, senza l’aiuto di qualcuno.
Fui scortata fino nella stanza da letto, la più bella che avessi mai visto. Le pareti colorate di un rosa tenue erano decorate con camelie di color argento, tutte rigorosamente dipinte da uno dei più famosi pittori del nostro tempo; alle pareti poi, erano appesi quadri che raffiguravano baci di amanti sotto le stelle,  o ancora la veduta di un tramonto da un piazzale. Il letto a due piazze aveva un baldacchino molto ampio, con delle pregiatissime tende color porpora con sfumature più chiare.
Era la camera perfetta per una coppia di sposi novelli, questo pensiero fece tornare la tristezza che fino a quel momento avevo lasciato nascosta in un cantuccio. Era strano, ma da quando Lord Anthony Anderson era entrato nella mia vita, tutto era cambiato, in peggio, le uniche cose positive erano: il ritrovato rapporto con mia nonna, sia da parte mia sia di mio padre, che, purtroppo l’amore infinito che quel ragazzo mi aveva fatto scoprire; un amore talmente forte e prepotente da potermi distruggere nello spazio di un respiro.
Sicuramente quel sentimento mi aveva reso forte, ero rinata dalle mie ceneri proprio come fa una fenice, dopo essere arsa dentro. Ero stata avvolta dalle fiamme dell’inferno senza essere maledetta, senza essere stata trascinata affondo dalla disperazione, avevo trovato in me la forza per reagire, per scappare da quel letamaio per rifarmi una vita.
L’indipendenza trovata grazie a questa esperienza mi aveva permesso di viaggiare sola per l’Inghilterra, e addirittura di intraprendere un viaggio verso l’Italia, senza il consenso di nessuno. Per mia fortuna conoscevo alcuni luoghi di quella splendida terra e, anche se ero alle prime armi, la lingua non mi era del tutto sconosciuta. Mia nonna mi aveva insegnato i fondamenti della lingua quando ero piccola, lei era di origini siciliane e avrebbe voluto portarmi a visitare quella regione per farmi conoscere un giorno, la patria dei suoi genitori.
Insomma non avevo neanche diciassette anni, e avevo vissuto avventure che, donne di vent’anni più grandi di me avrebbero potuto leggere solo su alcuni libri.
Passai una notte tranquilla, era insolito per me il clima di quella città, caldo, troppo caldo rispetto al gelo che ancora regnava sull’Inghilterra.
La mattina seguente raccontai tutte le mie disavventure alla giovane Lady, che provo comprensione, e poi ammirazione nei miei confronti. – Mi dispiace che abbiate dovuto patire tutte queste pene. - aveva detto con aria afflitta, ma subito aggiunse. –Però che invidia, avrei voluto essere come voi, vi siete dimostrata forte , con un gran carattere e una mente sempre lucida, anche nei momenti più brutti. -
-Grazie, ma dopo aver origliato la conversazione tra quei due, avrei voluto urlare e rompere ogni cosa.-
-Però non lo avete fatto, questo dimostra che avete molto autocontrollo. Vi stimo molto per questo. -
-Ve ne sono grata.- dissi con un filo di voce.
-Di cosa?- chiese lei con aria sorpresa.
-Di avermi ospitato senza neanche un minimo preavviso da parte mia. -
-Ma io vi ho mandato un invito, ero pronta ad accogliervi in qualsiasi momento!-
-Siete veramente unica, dovreste ammirare voi stessa, e non me!-
Sorrise dolcemente a quelle parole, poi come se un pensiero triste le avesse attraversato la mente, cambiò totalmente espressione, e cominciò a mordicchiarsi il labbro inferiore, come se cercasse le parole giuste per esprimere un pensiero.
-Ora ascoltatemi, e non rattristatevi per le mie parole. Le nozze sono annullate?- chiese un po’ titubante, sperando, probabilmente di non avermi ferita con quella domanda.
-Ah... ehm, sì... credo di si.- risposi un po’  confusa.
-In questo caso, se io vi facessi svagare e conoscere nuovi ragazzi, uomini facoltosi e di classe, non sarebbe una cosa sconveniente, giusto?-
-No, non credo ma non voglio conoscere nessuno. -
-Dite cose perché siete turbata dagli ultimi avvenimenti, vi farò riposare  per qualche giorno alla fine dei quali non vorrò sentire storie.-
-Sono obbligata?-
-Si, obbligata, vincolata, insomma dovrete inevitabilmente venire con me a teatro, mettono in scena un’opera di Shakespeare.-
-Così giocate sporco, sapete che lo adoro! Di che opera si tratta?-
-Non lo ricordo bene, mi pare... “Sogno d’Estate”. -
-Volete dire “Sogno di una notte di mezz’Estate”!-
-Si proprio così!-
-L’adoro. -
-Bene, ormai non potete usare più trucchi, anche perché poi non potreste vedere la commedia.-
-Mi avete convinto, o corrotta. - aggiunsi in tono beffardo. -Verrò con voi!-
 
I due giorni successivi passarono tranquillamente, io e Lady Angela uscimmo per acquistare dei vestiti e dei nuovi accessori da abbinare ai nostri nuovi abiti. Lady Angela funse anche da Cicerone, portandomi in giro per la città e facendomi visitare i luoghi più affascinanti di Roma.
La giornata fu talmente appassionante, e piacevole da spazzare via quasi ogni ricordo brutto, per un giorno tornai a essere una ragazza di sedici anni, allegra e serena.
La sera della commedia a teatro, indossammo i nostri abiti. Lady Angela vestì il suo abito di seta rosso, audace, forse troppo per me, uno scialle dello stesso colore, un fermaglio a forma di fiore d’oro con al centro incastonato un rubino che le teneva i boccoli, formando un piccolo chignon e infine un ventaglio di pizzo nero.
Io invece scelsi un abito più sobrio, sui toni del giallo pastello con le maniche corte bombate e la gonna ampia e gonfia, al contrario del vestito di Lady Angela.  Alle orecchie portavo delle piccole perle bianche, che s’intonavano al colore dello scialle che avevo indosso, infine il ventaglio sempre giallo pastello di merletto.
Portavo i capelli legati in una morbida treccia laterale che scendeva soffice fino quasi al mio ombelico.
Eravamo entrambe molto belle, non della bellezza eterea di cui era dotata Lady Cure ma nonostante questo sembravamo diverse, dotate di quello splendore cui solo alcune creature ultraterrene potevano ambire. Sembravamo fate che accorrevano al richiamo di Puck e della sua banda.
Arrivate a teatro, entrammo nel palco privato della piccola Lady attese da due uomini molto distinti, poco più che ragazzi ma dotati di uno charme che pochi potevano vantare. Al momento delle presentazioni scoprii di avere a che fare con due Conti. Il Conte Carlo Nemorense, lo spasimante di Angela: era un ragazzo di diciotto anni, alto, robusto, di carnagione scura ma con dei capelli biondi come il grano, e gli occhi verdi come lo smeraldo più pregiato al mondo. Lady Angela mi aveva confessato che lui intendeva sposarla ad ogni costo, e anche se lei all’inizio non voleva, adesso si stava sciogliendo alle sue serenate notturne ... insomma, il “SI” era imminente.
L’altro, il Conte Mattia De Amicis, era un ragazzo di diciassette anni, alto ma magro e muscoloso, con dei capelli del colore della pece e gli occhi azzurri, più chiari del mare artico.
Erano entrambi di bell’aspetto, intelligenti e con la risposta sempre pronta. Una era la differenza tra i due: il Conte Carlo era più spiritoso, e proprio per questo diceva sempre ciò che pensava, spesso ridendo a crepapelle; il Conte Mattia invece era più misterioso, faceva poche battute e ogni tanto diceva cose che dovevano essere decifrate, per essere comprese.
 
Quando cominciò lo spettacolo, m’immersi nella completa adorazione di ogni parola che usciva dalle labbra dei teatranti, tanto che senza accorgermene, cominciai a ripetere a bassa voce la commedia.
Angela e il Conte Carlo non mi udirono, troppo impegnati a disquisire delle loro eventuali nozze, cosa che ovviamente non si poteva dire del Conte Mattia. Mi risvegliai dalla mia contemplazione a causa delle sue risate sommesse.
-Cosa ci trovate di tanto buffo?- chiesi stizzita.
-Niente, dovete perdonarmi. -
-E se non volessi farlo?- chiesi in tono di sfida.
-Scusatemi, ve ne prego. Ridevo perché mentre gli attori recitavano la commedia in italiano voi, la traducevate in inglese, questo mi ha divertito. -
-In questo caso dovete scusarmi voi. - risposi imbarazzata. – Nonostante l’abbia vista più volte in italiano, la preferisco sempre in inglese. -
-Vi capisco, anch’io la preferirei nella mia lingua.- replicò semplicemente.
Sorrisi gentilmente alle sue parole, per poi tornare a concentrarmi sulla commedia, questa volta le battute degli attori furono accompagnate solo dai risolini e dalle dolci parole dei due innamorati.
Finito lo spettacolo, Angela ed io salutammo i due compagni di palchetto e tornammo a casa in carrozza.
-Allora, come state? Vi siete trovata bene?- chiese lei, apprensiva come una mamma.
-Si, grazie. Mi ha fatto bene uscire un po’. Allora, avete detto di si a quel povero ragazzo? Lo sposerete sì o no?-
-Oh, perché rovinare il divertimento? Lasciamolo cuocere ancora un po’ nel suo brodo e quando sarà pronto, lo accontenterò, almeno così potrà vantarsi con gli amici di aver acciuffato una preda difficile e dopo molte peripezie.-.
-Siete a dir poco fantastica. Riuscite persino a calarvi nei panni di un uomo!-.
-Grazie, so di essere un’ottima attrice!-
Andammo a letto tutte sorridenti per quella bella serata, ma quando mi ritrovai nella mia camera, la solitudine e lo sconforto fecero capolino da un angolo buio. Domande su domande cominciarono ad affollare la mia mente, mi chiedevo se Lord Anthony avesse sposato lady Cure ora che io non ero più un impedimento , e mi chiedevo anche se lui mi stesse cercando, o se almeno l’avesse sfiorato l’idea di farlo.
Poi però davo risposte a queste domande, risposte dolorose.
“Ovvio che ha sposato, o sposerà Lady Cure ora che io non ci sono più, perché non dovrebbe farlo?”
E continuavo. “Non gli importa niente di te, non pensa di venire a cercarti e di sicuro non lo farà mai... sarà troppo impegnato nei preparativi del suo matrimonio”.
Scoppiai in un pianto disperato, tanto che Lady Angela allarmata da quei singhiozzi mi raggiunse in camera, stringendomi forte a se, accarezzandomi piano i capelli. –Non fate così, non potete farvi del male. Vi passerà, datevi del tempo e poi non potrà più farvi del male. - Alla fine riuscii a calmarmi un po’, i singhiozzi non mi facevano più fremere come all’inizio . –Volete parlarne? Sicuramente ve ne libererete. - azzardò la ragazza.
-Io lo amo. - quelle parole uscirono dalle mie labbra involontariamente. Avevo represso quel sentimento, avevo cancellato il pensiero del nostro amore, o almeno così credevo.
Lo so.-  rispose semplicemente lei.
-Nonostante tutti gli orrori, gli inganni le bugie io, non riesco a odiarlo e per questo odio me stessa. -
-Non dovete. E’ normale che continuiate ad amarlo, è il vostro vero amore, il primo e unico... purtroppo non riuscirete mai a dimenticarlo, ma non vi farà più male come ora. -
-Cosa ne sapete voi, è? I vostri consigli sono solo frasi fatte, adatte per questo genere di occasioni.- sbottai contro di lei, anche se naturalmente il mio rancore non era rivolto alla ragazza che avevo davanti, lei, per sua sfortuna era solo il capro espiatorio scelto dal destino.
Un’ombra scura passò sul suo viso, velandole gli occhi, e mutando la sua espressione da preoccupata a triste. Ricordava molto quelle bambole con lo sguardo vuote e il labbro imbronciato in una smorfia di desolazione.
-Forse sono solo frasi fatte, ma qualcosa ne capisco anch’io.- la voce spezzata, l’espressione sempre più addolorata. In quel momento non ci feci caso, ero intenzionata a fare del male alla persona che avevo davanti, volevo che qualcuno provasse le stesse sensazioni che provavo io. Ero talmente concentrata su me stessa che non mi accorsi che lei probabilmente aveva già provato e provava tuttora quel dolore che ti lacera dentro, per questo continuai.
-Si, certo e ora mi direte che il vostro amato è scappato con una ballerina.- sputai acidamente.
Lei sorrise amaramente. –No, ma c’era uno sposo una volta.-
-Si, certo... -
-Domani vi porterò in un luogo in cui potrò raccontarvi questa storia.- finita questa frase, dovette allontanarsi. Gli occhi ormai pieni di lacrime, rischiavano di farla crollare in qualsiasi momento. Corse via, il più velocemente possibile, non voleva far vedere che piangeva.
  
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