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Autore: Sylvia Ruth    03/07/2013    0 recensioni
Questa storia era stata pubblicata precedentemente con un altro account. L'azione si svolge in Normandia nel 1943, durante l'occupazione nazista. L'idea mi era venuta guardando una foto in cui Martin Gore indossava la giacca di un'uniforme militare e ascoltando una sua composizione.
Per due mie amiche, Agnese e Babs.
Genere: Avventura, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8


"Continuerei ad accarezzarti per ore." Le sussurra all' orecchio. Lascia scivolare le mani lungo le sue braccia e se la stringe al petto. "Perchè sei venuta da me?"
"Volevo..." Abbassa la testa.
"Volevi sentirti vicino qualcuno."
"Sì. Che magia hai impiegato?"
"Se avessi un simile potere lo userei in altro modo." Ride. " Ho solo fatto uscire la donna che era in te."

"Martin?" Chiama in un sussurro.
"Mmm...Sono sempre qui." Scherza.
"Mi lasci dormire nel tuo letto?"

Martin la scavalca e la guarda in viso. " Non puoi immaginarti che piacere sarebbe per me risponderti di sì...ma non è assolutamente il caso. Tuo padre protrebbe scoprirci."
Susanne resta silenziosa per qualche secondo. "Non è per te che hai paura...SEI PREOCCUPATO PER ME!!" Esclama commossa e incredula.
"IO so difendermi...tu no." Risponde brevemente.

"Quel giorno...la prima volta..." Ricorda lei.
"Me ne hai dato la prova. Volevo...spaventarti e...ho esagerato...Ti desideravo...da giorni..." Confessa a bassa voce.
"Il bagno ha la parete comunicante con..."

"Stando sul mio letto ti sentivo...e non riuscivo a capire. Sei una donna giovane, bella. Non aspettavi nessuno e in paese gli uomini validi non mancano. Perchè eri costretta a...darti piacere in quella maniera?"
"Mi...HAI SPIATO? Tu sei rimasto qui a..." Chiede mortificata.

"Senza volere. E' successo i primi giorni...e sì, lo ammetto, mi...sono...eccitato."
"TU...BRUTTO!!" Cerca di colpirlo infuriata.

Martin le blocca i polsi. "Credevo fosse un trucco...per interessarmi a te."
"Come hai potuto pensare che io..." Chiede oltraggiata.

"Mi è già capitato. Quando poi sei venuta a...difendere tuo padre..."
"Mi hai chiesto se era lui che mi mandava."
"Ho avuto a che fare con uomini disposti a vendere al migliore offerente le mogli, le sorelle...le figlie."
"Mio padre non lo farebbe mai." Dentro di lei si insinua una perplessità.

"Se io fossi un pezzo grosso...e Londra gli chiedesse delle informazioni riservate...cosa farebbe per ottenerle?" Martin da voce ai suoi dubbi. "Mi piace bere, ma non mi ubriaco. MAI. Non gioco nè ho altri vizi. Rimangono le donne. A letto si parla, ci si confida. Non vado nei...in quelle case... Chi meglio di te? Lui si assenta ogni giorno per le visite...e ci lascia da soli. Sono un uomo ferito. Da due mesi giro per ospedali. Chi saprebbe resistere alla tentazione?"
"Non accetterei."

"Nemmeno per patriottismo?" Insinua con una smorfietta. "Ti saresti sacrificata per il bene del tuo paese. Potrebbero decorarti alla fine della guerra."
"Se lo faccio per me...sono una donnaccia. Se lo faccio per la Patria...sono un'eroina." Mormora sottovoce.

"Così va il mondo. Torneresti a testa alta tra le braccia del tuo...come si chiama?"
"Jean Paul...Tu sei riuscito a farmelo scordare...Per sempre..."
"Non dirlo. Quando me ne andrò ti mi dimenticherai e...sarà la cosa migliore per tutti. Sbrigati a tornare nella tua camera. Potrei... ripensarci." Le apre la porta.

"Mi stai mandando via?" Chiede con voce addolorata.
"Ti restituisco alla tua famiglia...Alla tua vita...Fingerò che tu sia stata un...sogno. Un bel sogno." Martin richiude piano e si appoggia alla porta con un sospiro stanco.

"Piccola, chi ti fa soffrire?" Diego appare alle sue spalle. "Dimmelo e gli spacco la faccia."
" La guerra...E' solo questa sporca guerra..." Gli risponde.
"Per quello non tengo rimedio...Tieni. Dicono che la cioccolata faccia miracoli per l'umore..."

"E' come quella che di solito vendi a Martin."
"Beh...E' da un po' che si limita...In compenso fuma il doppio. Un vantaggio per i miei affari. Hasta luego querida."

Dopo quella notte lei e Martin si parlamo pochissimo. Ormai lui lavora a tempo pieno presso il Comando e si incontrano solo a colazione e a cena. Ha provato a farsi trovare sola ma lui l'ha evitata con un pallido sorriso. Ogni volta che entra nella sua stanza per le pulizie non può non guardare la poltrona vicino alla finestra e ricordare.

Un giorno tornando a casa nota una macchina sconosciuta posteggiata. Non vede il solito autista che ormai conosce bene. Sale le scale. La porta di Martin è aperta. Lui sta controllando il suo aspetto nello specchio dell'armadio. Indossa un'uniforme nera, un bracciale con il simbolo nazista decora una delle maniche. Il suo viso è cupo, il suo sguardo duro e gelido.
" Ti piaccio ancora, Susanne?" Solo la voce è rimasta identica.

Lei si avvicina a passi lenti. "Mi hai fatto paura...ma la voce è la stessa. Sono sicura che sei uguale a prima."
"Ah sì? Allora...Fai l'amore con me..." Sussurra rauco. Quando lui allunga una mano, lei instintivamente si ritrae. "Sono uguale a prima, non c'è dubbio." La spinge fuori dalla camera. Quando ne esce indossa la solita divisa.
"Martin...mi dispiace." Mormora Susanne al suo passaggio.
"A me no." Replica lui impassibile.

In seguito corre voce nella zona che presto la Gestapo avrà un nuovo comandante e questo ha fatto salire la tensione in casa sua. Susanne trema ogni volta che le riportano novità. Le ricerche e le perquisizioni sono all'ordine del giorno; anche Yves ha dovuto cambiare nascondiglio e questo lo rende più nervoso ed irritabile del solito.

Martin si vede pochissimo, praticamente torna solo per dormire e a rifornirsi di sigarette da Diego. L'unico momento di svago che sembra concedersi è suonare insieme a Fratello Alain. Suo padre ha provato ad invitarlo ma na ha ricavato solo un secco rifiuto.
"Qualcosa bolle in pentola. Londra deve esserne informata al più presto." Ha ordinato suo padre e Yves, per una volta, non ha discusso.

"Dott. Pommard, potrei parlare con il Capitano Goerhe?" Il parroco è pallido e si tormenta le mani.
"Come al solito è ancora al Comando. Posso esserle utile io?" Gli chiede ansioso.

"Hanno preso Fratello Alain in una retata. L'ho saputo solo oggi. Speravo che lui...potesse...mettere una parola buona. Aiutarlo." Si guardano in faccia spaventati.
Susanne lo fa accomodare. "Rimanga. Non dovrebbe tardare."

Invece di Martin si presenta Yves agitato ed emozionato. "Padre. Papà...Londra ha chiesto il NOSTRO intervento. Finalmente entreremo in azione."
"Spiegati." Gli chiedono.
"Abbiamo ricevuto un messaggio. PER NOI. Ci ordinano di andare questa notte alla spiaggia della caletta piccola. Qualcuno arriverà e ci darà istruzioni più precise."

Nel posto e all'ora convenuta una decina di francesi sono nascosti e in attesa.
Vedono emergere un sottomarino che dopo aver scaricato due battelli gonfiabili torna ad immergersi velocemente.
Un gruppo di commandos, efficienti e bene armati, corre a sparpagliarsi fra le rocce.
Solo un uomo rimane in piedi e in bella vista. Con un fischietto emette il segnale convenuto.

"Il Dott. Pommard? Maggiore Andrew Fletcher." Si presenta.
"Commandos? Perchè?" Si stupisce.
"Missione di soccorso. Abbiamo due uomini in pricolo. Dobbiamo riportarli a Londra il più presto. E' vitale e della massima importanza. Casa sua sarà il nostro punto d'appoggio." Gli comunica brevemente.
"Ma in casa mia vive un tedesco!" Obietta.
"Non credo sarà un problema per noi." Risponde con un sorriso.
"Così si parla!!" Gioisce Yves.

Un fischio acuto si ripete per tre volte.
Uno dei commando replica in maniera simile. Il Maggiore Fletcher si infila una sigaretta tra le labbra. " Voi francesi non fate scherzi." Sibila.
"Mi fai accendere?" Chiede a voce alta.

"Sicuro che quei pivelli non hanno il grilletto facile? Non vorrei rovinarmi la pelle a causa loro." Gli risponde una voce dal buio. Queste parole vengono accolte da una risata da parte degli inglesi.

Un uomo vestito completamente di nero si fa avanti.
"DIEGO??" Esclamano stupiti i francesi.
"DAVE!!" Il maggiore gli stringe la mano. " Pensavo fossi già in alto mare."
"E perdermi lo spettacolo del vostro incontro? E' da ieri che ti aspetto. Quando li ho visti passare ho capito che stavi arrivando."

Uno dei commandos gli consegna una giacca simile alla loro. "Capitano..."
Dave l'indossa.
"Sei tu che hai trasmesso il segnale d'allarme? Al comando sono quasi impazziti quando l'hanno ricevuto."
   
 
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