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Autore: Sylvia Ruth    15/07/2013    0 recensioni
Questa storia era stata pubblicata precedentemente con un altro account. L'azione si svolge in Normandia nel 1943, durante l'occupazione nazista. L'idea mi era venuta guardando una foto in cui Martin Gore indossava la giacca di un'uniforme militare e ascoltando una sua composizione.
Per due mie amiche, Agnese e Babs.
Genere: Avventura, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9



"Hanno beccato Alan. Ho visto quando gli sono piombati addosso." Risponde serio.
Il maggiore esplode in una serie di pittoresche invettive. "Lui lo sa?"

"Naturale. Mi ha ordinato di salpare e sparire...Prima di dare l'allarme." Si lascia andare ad un breve sorriso. "Io gli ho ubbidito alla mia maniera. Prima vi ho chiamato, poi mi sono nascosto. Peter e gli altri a quest'ora saranno al sicuro in un porto inglese."
"Nascosto? Tu gli sei corso dietro! Dov'è quel dannato figlio di puttana?" Gli chiede a muso duro.

"Mi ha detto che ci avrebbe pensato lui. Se lo conosco bene...ci starà aspettando."
"Jean Paul? Tu conosci il posto. A casa Pommard." Uno dei commandos fa segno ad alcuni di seguirlo. "Dottore, ci accompagna? Lei e suo figlio. Gli altri ci aspetteranno qui." Dice lanciando un'occhiata a Dave che annuisce.

Yves e il dottore li seguono sconcertati. Vicino alla chiesa sono raggiunti da Susanne.
"Diego?"
"Buona sera cheri...Il mio vero nome è David." Le risponde con un sorriso. " E tu non dovresti essere fuori durante il coprifuoco. E' pericoloso." Dice guardando storto i due Pommard.

"Andy." Indica un punto vicino alla casa.
Un'auto è ferma con gli sportelli spalancati. "Non è la sua..." Appoggia una mano sul motore. "E' ancora caldo...e ci sono delle macchie di sangue. Io entro."
"Fermo Dave!! Inutile. Come al solito parlo al muro."

Intravedono solo un'ombra scura che corre lungo i muri. Un fischio, una pausa, due fischi.
"Possiamo andare. Non faremo incontri sgraditi."

Una luce proviene da sotto la porta semiaperta dello studio. Si sentono due voci litigare.
"SEI UN CRETINO PATENTATO! TI HO CHIESTO IO DI VENIRMI A SALVARE? NO. LUI DEVE FARE L'EROE!!"
"CHIUDI IL BECCO ! SE SALTI TU, SALTO ANCHE IO. E STAI FERMO! COME DIAVOLO FACCIO A FASCIARTI? E NON GOCCIOLARE IN GIRO...NON HO TEMPO PER PULIRE."

"Sono loro. Li riconoscerei dovunque." Si lascia sfuggire una risatina.
"Quei due non cambieranno mai."
Dave fischietta poche note. Un altro gli risponde.

"Non provate a spararmi, pezzi di... imbecilli!" Dice il maggiore entrando.
"ANDY!"
Il Dott. Pommard quasi cade a terra.
Yves sbarra gli occhi e diventa cereo.
Susanne non crede ai suoi occhi.

Il Maggiore Fletcher sta abbracciando dandogli delle vigorose pacche sulle spalle il...Capitano Goerhe!
Capitano che indossa la sua uniforme nera delle SS ma con i gradi di maggiore.

"Martin...Stai bene! L'ultima volta..."
"Andrew...Dimentichi la buona educazione." Gli risponde con un ampio sorriso.

"Dott. Pommard. Posso presentarle i nostri migliori agenti in questa zona?"
"Agenti...Vuole dire...SPIE?" Chiede lui al colmo dello stupore.

"Il Capitano David Gahan, alias Diego. Il Capitano Alan Wilder, cioè Fratello Alain e il più importante...il Maggiore Martin Lee Gore...che voi ben conoscete."
"Inglesi? Sono tutti e tre INGLESI?" Squittisce Yves.

"Tutti e tre." Conferma il Maggiore Gore con un'allegra risata. "Dott. Pommard, può visitare Alan? Credo che abbia un paio di costole rotte...oltre al naso."
"Naso che mi hai rotto tu! Grandissimo pezzo di..."
"Ricordati che c'è una donna. Scusa... ma dovevo essere convincente."

"Convincente? Un paio di..." Emette un lamento quando il dottore comincia a tastarlo. "Ti sei divertito."
"Se voi due la fate finita con questa manfrina...Devo sapere a che punto eri arrivato."
Andy ha intravisto la bottiglia del Cognac e ora ne serve un bicchiere a tutti.

"Qualche settimana ancora e avrei avuto la mappa di tutti i campi minati...Pazienza." Risponde Martin buttando giù il contenuto del suo in un solo lungo sorso..
" Pazienza un corno! Due anni alle costole di Rommel...Hai rischiato non so quante volte la pelle...e adesso che potevamo ricavarci qualcosa... E' SALTATO TUTTO?"

"Perchè guardi me? Io non c'entro." Bofonchia Alan.
"Nessuna costola rotta e il naso...è quasi a posto. Qualche brutta contusione e parecchi graffi." E' la diagnosi del dottore che ha finito la medicazione assistito da Susanne.
"Le spiegazioni a dopo. Con calma. Prima vado a togliermi questo schifo." Solleva un lembo della giacca con due dita.

Andy esce e con un segnale convenuto richiama uno dei suoi uomini: Jean Paul, che ha con se una sacca da cui estrae due divise inglesi.
"Sai quanto ci servono se ci beccano? Niente." Borbotta Dave.
Alan annuisce in silenzio.

"Signor maggiore?" Chiede a bassa voce il commando.
"Dopo." E' la secca risposta che riceve.

"Susanne può prepararci del caffè? Usi pure il mio...tanto non mi servirà più." Martin è sceso ed ora è vestito di nero come gli altri.
"Sistemo il Capitano Goerhe per benino e arrivo...Alan? Come organista fai davvero pena."
Alan reagisce a questa provocazione tirandogli un violento ceffone." Questo ti basta?"
"VOI DUE...PIANTATELA!!" Urla il Maggiore Fletcher.
"Calma Andy...Direi di sì." Si asciuga il sangue che gli esce dal labbro spaccato sulla giacca della sua vecchia uniforme.

"Dave...Mi serve una mano." L'altro si alza senza discutere.
"Dove andate con quell'uniforme macchiata dal tuo sangue?"
" Vuoi proprio saperlo?"

Il maggiore osserva i volti improvvisamente cupi dei due e scuote il capo. "Miss Pommard...Aspetti a preparare il caffè."
Susanne in silenzio incomincia a preparare dei panini. La notte sarà lunga.

"Alan, come ha fatto a tirarti fuori?" Lo interroga il Maggiore.
"La mia fortuna è stata di non essere beccato dalla Gestapo. Sono riuscito a convincerli che ero davvero muto. Ad ogni loro domanda rispondevo a gesti o scrivendo...poi è arrivato uno delle SS...il Maggiore Muller...E lì me la sono vista brutta. Quando ho capito chi si nascondeva sotto quel trucco e quell'uniforme...stavo per scoppiare a ridere. E' stato allora che mi ha quasi spaccato il naso. Ha chiesto di essere lasciato solo con me e gli hanno obbedito. Mezz'ora dopo eravamo fuori." Risponde con una smorfia.

"Quanti?"
Alan alza una mano con le dita aperte. "Uno io...gli altri lui."
"Dobbiamo aspettarci delle rappresaglie?" Chiede pallido il Dott. Pommard.
Susanne inizia a tremare.

"Non credo. Ha messo su una bella sceneggiata. Penseranno ad una lite tra ubriachi. Lo erano già per metà quando hanno incominciato a pestarmi...E quando trovi uno con la testa spappolata non controlli se prima è stato strangolato."
Susanne corre via, trattenendo i conati di vomito con la mano.
Quando torna, pallida e frastornata, in cucina trova solo suo padre e suo fratello, seduti a testa bassa.

"Susette!" Due braccia la stringono.
"Jean Paul! Sei davvero tu?" Quanto è cambiato. Si è irrobustito e il suo viso è diventato quello di un uomo deciso e determinato.

Suo padre e suo fratello lo festeggiano, ma lei continua ad essere...lontana...Indifferente è la parola giusta. Per lei è un estraneo e quando l'ha abbracciata ha avuto voglia di respingerlo.
"Basta domande! Non posso rispondere...Susanne....quante volte ho immaginato questa scena." Torna a stringerla fra le braccia e la bacia, ma lei si scioglie dal suo abbraccio.

"Perchè non mi hai scritto?"
"Saresti stata in pericolo. Potevano usarti come arma di ricatto...Per costringermi a rientrare..." Scatta sull'attenti e si fa indietro.
Martin lo sta osservando da pochi minuti.
Gli altri sono alle sue spalle.

"Resti pure...Volevate una spiegazione? Cominciamo dall'inizio...Sono sì inglese, ma parlo perfettamente il tedesco e con la mia famiglia trascorrevo molto spesso le mie vacanze nella zona attorno a Salisburgo. Allo scoppio della guerra ho ricevuto l'ordine di infiltrarmi del Comando tedesco. Avevo l'aspetto e le conoscenze giuste.

Ho ricoperto numerosi incarichi. L'ultimo è stato in Nord-Africa...Rommel ha apprezzato alcune mie qualità e mi ha proposto per una promozione. Potevo entrare nel suo Stato Maggiore...ma...un malaugurato incidente e mi ritrovai a terra, gravemente ferito. Se fossi finito sotto i ferri dei chirurghi tedeschi sarei stato spacciato...Nel delirio chissà cosa avrei potuto dire...

Fletcher aveva assistito alla scena ed è partito in direzione dell'ospedale più vicino. Quando giunsi i medici erano stati sostituiti con altri inglesi. Per il momento ero salvo..."
"Ecco perchè non voleva la morfina."
   
 
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