Anime & Manga > Koi suru Bo-kun
Segui la storia  |       
Autore: Indil_350    03/07/2013    2 recensioni
Tutto si svolge nel clima gelido di una montagna dove Morinaga e Souichi, pian piano, "romperanno il ghiaccio".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Chi sei ?» Disse Morinaga, guardando dritto avanti a sé.  
 
Souichi sobbalzò. Anche se il ragazzo aveva usato un tono basso, quasi un sussurro, a lui quella voce parve un tuono. Era una voce chiara e profonda, proprio come i suoi occhi. Turbato, rimase in silenzio, senza degnarlo di una risposta, né tantomeno di uno sguardo. Il ragazzo tacque, aspettando che lui dicesse qualcosa, ma questo non accadde: Souichi non proferì parola e, al contrario, tornò a fissare il fuoco, chiuso nella sua barriera di silenzio.  
A disagio, ma comunque deciso ad iniziare una conversazione con lui, Morinaga sospirò, chiedendogli  speranzoso «Non posso nemmeno sapere il tuo nome?». Ancora una volta Souichi rimase, imperturbabile, in quella sorta di mutismo ostile e si limitò soltanto ad aizzare il fuoco con un piccolo ciocco di legno che aveva vicino. Indispettito, Morinaga strinse i pugni e, deluso, abbandonò temporaneamente quell’impresa, ripromettendosi di provare di nuovo più tardi. Quindi si distese su un fianco con il braccio sotto la testa a mo’ di cuscino, chiuse gli occhi, mentre la sua mente non cessava di fare ipotesi e domande su chi fosse quello strano ragazzo e, proprio quando il sonno lo stava per guidare nel mondo dei sogni, sentì dire solamente «Souichi».
 
Souichi vide il ragazzo alzarsi di scatto e solo allora osò guardarlo puntando i suoi occhi in quelli sorpresi di lui. La coperta, intanto, era scivolata in basso scoprendo un petto ampio e vigoroso ma lasciando nascosta la parte proibita di quel corpo. Il ragazzo mosse le labbra, non sapendo cosa dire, poi balbettò «Co… Come?». Souichi sbuffò e ripeté piuttosto irratato «Mi chiamo Souichi», odiava ripetersi. Morinaga sorrise e si presentò, palesemente più allegro di prima, al che Souichi si sentì strano, quasi felice alla vista di quel sorriso. Da tanto non vedeva qualcuno e la vita solitaria che trascorreva in quel capanno lo intristiva ormai da tempo, e quell’espressione fu così calda che Souichi sentì quasi il ghiaccio accumulato sul suo cuore sciogliersi un po’. Quella situazione era interessante, per questo aveva deciso di rispondergli, ma era da troppo che non parlava con qualcuno e questo lo metteva alquanto a disagio, facendolo arrabbiare. «Che ci facevi nel bosco?» riuscì infine a dire dopo qualche attimo di imbarazzo. Cercò di usare un tono incuriosito ma ne uscì quasi un rimprovero.
 
Morinaga lo guardò. Lui aspettava una risposta e, nel mentre, notò che muoveva impercettibilmente le dita, formando lievi disegni sul pavimento, senza neanche rendersene conto. Era un gesto così naturale, spontaneo, che lo fece apparire ancora più fragile agli occhi del ragazzo. «Facevo una specie di spedizione… che non si è conclusa come speravo.» disse cupamente, riportando alla mente immagini e suoni che avrebbe preferito dimenticare per sempre. Rabbrividì al ricordo della sera prima: lui e i suoi compagni erano in una baita, nelle vicinanze della più grande e insidiosa foresta del Canada e, quella mattina, era tutto pronto e ne erano entusiasti.  Era da mesi che programmavano quell’avventurosa spedizione. E poi era un periodo perfetto: la neve, gli abeti innevati, il paesaggio, tutto era fantastico.  Era una giornata soleggiata e si erano armati fino ai denti di telecamere, computer, vetrini, fiale e reagenti da laboratorio per gli esperimenti che dovevano finalmente eseguire. Erano in tre: Morinaga e Yamaguci, che erano compagni di università, e con loro il professor Fukushima  che li accompagnava in quella spedizione. Erano tutti di buon umore. Mentre si incamminavano verso il bosco facevano battute, ridevano, analizzavano la folta flora e i più piccoli organismi del bosco; ad ogni passo il sentiero si faceva più intricato, fino a scomparire lasciando spazio a intere pianure innevate colme di vegetazione, perciò camminarono per ore, intenti ad esplorare il posto e ottenendo buoni risultati, conservando alcune provette di batteri. Presto però si fece sera, tuoni lontani minacciavano il cielo, nuvole scure si avvicinavano alla foresta e i tre, oramai stanchi, si fermarono sotto un grande abete. Il professore guardava la mappa, tracciandovi percorsi e segni. Yamaguci fotografava il paesaggio che stava lentamente mutando oscurato dalle nuvole, mentre Morinaga osservava affascinato i campioni raccolti. Poco dopo ripresero il cammino per tornare indietro, ma si fecero più silenziosi, intenti ad ascoltare la foresta. In sottofondo solo il soffio del vento e i loro scarponi che affondavano nella neve. Si mossero piano, forse si erano spinti troppo lontano nel bosco e il vento aveva cominciato a soffiare così forte che i tre facevano fatica a procedere. 
 
“Hey, guardate là!” era stato Yamaguci a parlare, indicando un punto indistinto della boscaglia. I tre scorsero, in lontananza, un orso bruno che camminava goffamente; sembrava un adulto, grosso e possente. Insieme tornarono sui loro passi velocemente e Morinaga si chiese come fosse possibile che un orso bruno si aggirasse per il bosco quando doveva essere, invece, in letargo. Iniziò poi a nevicare, grossi fiocchi scendevano numerosi e, in poco tempo, divenne tutto un misto di bianco. I tre non riuscivano a vedere nulla e avanzavano ormai troppo lentamente, non sapendo neanche da che parte andare. Un ruggito gli fece ghiacciare il sangue nelle vene. Poi fruscii veloci e un urlo atroce, disumano. Morinaga e Yamaguci si girarono e intravidero il grizzly, mentre il professor Fukushima  si accasciava al suolo  con un tonfo sordo. Urlando si misero a correre, mentre la neve dietro di loro si impregnava del sangue del loro compagno. 
 
E da lì in poi solo grida portate via dal vento. Ma Morinaga non si fermò, inciampò e perse di vista Yamaguci, ma non si fermò. Corse come mai in vita sua e rallentò solo dopo molto tempo, riusciva ancora a sentire la voce dell'amico, seppur molto lieve e lontana, finché poi non le sentì più. Solo neve, solo vento, solo freddo. Col fiatone si appoggiò al tronco gelido di un albero. L’orrore e la paura che provava gli impedivano sia di urlare che di piangere e il corpo era scosso da tremiti violenti e convulsi; un ululato lo fece sobbalzare e si incamminò nelle tenebre di quel bosco ghiacciato. Camminò fino all’alba, stremato, cercando di ignorare il dolore che gli attanagliava lo stomaco in una morsa di ghiaccio. Qualche ora dopo cadde svenuto, anche se ancora gli sembrava di sentire le urla disperate dei suoi compagni.              
 
Una mano sulla spalla lo fece tornare alla realtà. Sbatté più volte la palpebre e rimase sbalordito quando si accorse che calde lacrime gli scendevano fin sotto il mento, mentre i singhiozzi gli scuotevano l’anima. Souichi lo guardò con aria preoccupata, così, istintivamente, gli raccontò tutto. Gli sembrò un tempo infinito a parlare di un tempo lontano. Fatti accaduti, invece, solo il giorno prima. Improvvisamente gli parve tutto assurdo,  tutto sbagliato. Parlò con impeto, con le lacrime che scendevano velocemente sulle sue guance, ma non vi badò, doveva sfogarsi o sarebbe impazzito.
Souichi provò segretamente pena per lui, il dolore che quel ragazzo provava era palpabile e nei suoi occhi vi era solo paura. Improvvisamente si sentì molto simile a lui, era una sensazione strana, che non aveva mai provato, come se l’avesse legato a sé. Prima col suo sorriso, poi con quelle lacrime. Durante il racconto, Souichi  non tradì alcuna emozione, lo guardò fisso, a volte annuendo, ma stette zitto per tutto il tempo. Finché l’altro non smise di parlare e di asciugarsi con gesti nervosi le lacrime cristalline.
 
Morinaga si vergognava. Si era mostrato debole  e aveva addirittura pianto. Come un bambino. E quel ragazzo non aveva detto nulla. Niente, non una parola, non un commento, neanche un movimento. Era rimasto lì, fermo, ad ascoltare. E ora era in collera. Non con lui, ma con se stesso: non era stato in grado di salvare i suoi amici. Voleva andare via, voleva scappare, ma non poteva ed era già tanto che riuscisse a reggersi in piedi, non sarebbe sopravvissuto di certo se se ne fosse andato.  Stravolto, poggiò la sua mano su quella del ragazzo, ancora posata sulla sua spalla, e la strinse lentamente; Souichi la ritrasse immediatamente, forse perché non era abituato a tutto quel calore dopo tanto tempo in mezzo al gelo più totale e Morinaga si girò tristemente sdraiandosi a terra e coprendosi con la coperta quasi fin sopra gli occhi, rannicchiandosi e cercando di scacciare dalla mente quei ricordi strazianti. Souichi, non sapendo cosa fare, fissò la schiena del ragazzo che, a tratti, ancora tremava, ben visibile anche con il tessuto addosso; poi, confuso, si stese a sua volta sul pavimento, di schiena, osservando il soffitto di legno e chiedendosi perché avesse voluto salvare quello strano ragazzo. 
*Ecco il secondo capitolo! Spero vi piaccia :3 Secondo voi cosa accadrà nel prossimo?? Recensite ;)*
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Koi suru Bo-kun / Vai alla pagina dell'autore: Indil_350