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Autore: Lady_Sticklethwait    06/07/2013    5 recensioni
«Sig.ina Barbrook» una voce ben nota piombò dal sentiero opposto, accompagnata dalla splendida visione del duca di Bekwell, vestito come sempre in modo impeccabile nel suo abito color beije intonato al colore dei capelli scombinati .
Aveva un sorriso divertito e, sebbene non potesse ben vederlo, riusciva ad immaginare quelle scintille d'ironia che trasparivano spesso negli occhi color acquamarina.
«Sig.or Bekwell…» disse guardandolo come se si fossero appena incontrati in una circostanza assolutamente normale. « Come mai da queste parti? »
Colin rise. La sua non era una risata comune ma bensì qualcosa che scaldava l'animo, che rimbombava nella testa e poi scivolava via, lasciando delle adorabili fossette sul volto giovane e dai tratti raffinati dell'uomo.
«Devo dire che riesce sempre a sorprendermi , signorina Babrook»
«Come prego?»
«Avrei molte domande da farle, come qualsiasi persona normale penso voglia porle, ma, per il momento, penso di potermi trattenere e godermi lo spettacolo».
Scese dal cavallo, incrociò le braccia e la guardò con ludibrio.
«Ebbene?» proseguì sostenendo il suo sguardo a mò di sfida.
« Ebbene, sig.ina Barbrook, non capita tutti i giorni di vedere alle 8 del mattino una selvaggia molto affascinante su di un albero»
Genere: Comico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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                                   Capitolo 45.

 

 

 

-»Scusami, per mettersi in contatto con il tuo cervello ci sono fasce orarie o bisogna comporre il numero verde?»-
 

 

 

 

Rothen hall era tutta in mattoni e la sua architettura ricordava vagamente quella di una villa di campagna inglese. Un lungo viale girava tutt'intorno all'edificio e portava direttamente all'entrata principale. In primavera i cespugli di corniolo si riempivano di fiori bianchi creando un effetto favoloso in contrasto col verde intenso delle foglie e con i boccioli multicolori delle altre piante.
Sull'ingresso, ampio e luminoso, si aprivano due enormi saloni con il pavimento tutto in marmo lucente e dei fantastici lampadari di cristallo. Una maestosa scalinata conduceva ai piani superiori.
Vi erano molte altre stanze, tutte spaziose e con un arredamento caldo e accogliente oltre che di gusto raffinato.
«Santi numi» sussurrò Elisabeth.
Un brivido di adrenalina le attraversò tutta la schiena facendole rizzare i peli.
Inspirò lentamente e giocherellò con i sottili nastri bianchi e dorati della maschera prima di legarli; questa era stata confezionata da Monique, una sarta francese, che l'aveva ornata con alcuni lapislazzuli finti che si abbinavano perfettamente al suo vestito.
Lapislazzuli... Il loro colore le ricordava i magnifici occhi di Colin che sembravano quasi brillare quando le luci erano soffuse e...
Sospirò, stanca che ogni volta i pensieri prendessero il sopravvento sui suoi sentimenti; odiava Colin Bekwell, e questo era quanto.
Non poteva permettersi di provare altri sentimenti sicuramente più nobili dell'odio, dopo tutto ciò che le aveva fatto... Dopo tutte quelle bugie.
Katherine aveva ragione, doveva allontanarsi da quell'uomo e chiedere il più in fretta il divorzio, ma prima... prima voleva ripagarlo con la stessa moneta.
«Ehi» la voce bassa di Katherine la fece sussultare come un grillo.
«Dio mio, vuoi farmi morire Kat?»
La sorella sorrise, mostrando una fila di denti bianchissimi e leggermente sovrapposti in avanti «Non era mia intenzione, cara.»
Elisabeth prese due bicchieri di Champagne che i camerieri offrivano insistentemente a tutti i presenti, e li bevve avidamente.
«Ehi» la rimproverò la sorella, togliendole di mano le bibite e poggiandole su di un vassoio d'argento «vacci piano con quelli. Non voglio una sorella ubriaca. Il divertimento è appena iniziato»
Elisabeth sbuffò «sono già stanca e, francamente, preferirei trovarmi a casa in compagnia di un bel libro invece di...Perché tu non porti la maschera?»
«Sono l'organizzatrice di questa festa, mia cara, sarebbe scortese nascondermi dagli ospiti dietro un artifizio del genere.»
«Io lo farei se fossi in te» fu il commento della sorella, che si guadagnò un'occhiataccia.
Katherine continuò a scrutare con occhi critico la folla, chinando la testa ogni tanto ed augurando un buon proseguimento a chiunque le si parasse davanti.
«Non è ancora arrivato» disse con una nota di divertimento che Elisabeth trovò alquanto inquietante.
«Non mi stupisce, Kat.» questa alzò il sopracciglio e fece una smorfia.
«Insomma» continuò Elisabeth lanciando sorrisi nervosi a tutti gli uomini che la guardavano con interesse «devi averlo spaventato a morte con il tuo invito a questo ballo in maschera.» si schiarì la voce e recitò gli ultimi versi della lettera«
Non disperate, Mr. Kerwin, vostra moglie – nel tal caso non ve ne foste ancora accorto – era così entusiasta all'idea di partecipare ai preparativi di quest'evenienza, che è partita alle prime luci del mattino.»
Katherine rise alla recitazione impeccabile di sua sorella che aveva marcato con l'accento tutte le parole scritte in grassetto.
«Bhè» ammise «non sono stata un modello di cortesia ma... Confido nel suo orgoglio maschile ferito»
Elisabeth sorrise mestamente e scrutò la sala da ballo; un inquietante gruppo di gentiluomini si mosse all'unisono con un eleganza disarmante e, prima che potesse commentare l'entrata in scena di tali predatori con sua sorella, un paio di loro la adocchiarono e si mossero nella sua direzione, senza togliere lo sguardo dal vestito che non nascondeva nulla.
«Oh cielo Kat, dimmi che non è vero» disse con un sorriso fino quasi come i lapislazzuli della maschera.
Katherine si allontanò con grazia e velocità da sua sorella che ora sembrava trasudare ansia e nervosismo da tutti i pori.
Se ne dispiacque molto, ma non poteva fare altro; la sua missione era assicurarsi che Elisabeth fosse assiduamente corteggiata da gentiluomini e, nello stesso tempo, assicurarsi che Colin Bekwell assistesse a quello sproloquio di frasi senza senso.
Dieci uomini di alto lignaggio circondarono la duchessa, offrendole
di portarle il punch, chiedendole di ballare, supplicando la sua attenzione.
Qualcuno le mise due bicchieri in mano che lei accettò con un sorriso.
Facendo una pausa per bere qualche sorso della bibita, assaporò la sensazione di calore che le attraversò le vene. Con grazia alzò la mano inguantata di bianco per scostarsi un ricciolo che pendeva sulla fronte e sorrise alla folla.
«Signori» disse con voce gutturale, indubbiamente aiutata dal liquore « siete un gruppo di gentiluomini molto affascinanti. E sono lusingata per le vostre attenzioni, ma state parlando tutti insieme. Io posso conversare solo con tre o quattro contemporaneamente.»

Loro rinnovarono i loro sforzi con entusiasmo.

«Signorina, posso accompagnarla in giardino…

« … un bicchiere di vino?

«… un dolcetto?

«… e se ballasse con me?
Elisabeth accettò di buon umore gli inviti dei gentiluomini ed uno di loro ebbe l'audacia di appropriarsi della sua manina inguanta per trasportarla al centro della sala da ballo.
«Presto io stesso morirò con il cuore spezzato» gridò un altro che le aveva offerto di ballare molto tempo prima.
Un motivo classico iniziò e vorticarono insieme seguendo il ritmo della dolce melodia; Elisabeth scoraggiò tutti i tentativi di conversazione dell'uomo, e si godette la danza.
Quando ebbero finito si dileguò con un sorriso glaciale dalla stretta dell'uomo mascherato da pirata, che insisteva di vederla senza maschera allo scoccare della mezzanotte.

«Vi prego» un altro sconosciuto le prese il braccio e le offrì un bicchiere di punch «ditemi che a mezzanotte mi permetterete di osservare il vostro incantevole viso.»
Elisabeth si irrigidì «Posso descrivervelo io. Due occhi, un naso, una bocca...»
«Una bocca incantevole» la corresse con un sorriso birichino.
«Smettila Jhon» fece un altro, dandogli un colpetto con il gomito «non lo vedi che la signora non vuole essere importunata?»
Il cosiddetto Jhon fece il broncio e con un inchino si dileguò nella folla.
«Vogliate scusarlo, non riesce mai a contenersi»
Elisabeth sorrise «Allora è una fortuna che nei paraggi ci siano dei salvatori come lei.»
L'uomo le prese la mano inguanta e si chinò con studiata lentezza «E' un piacere fare la vostra conoscenza, Milady. Il mio nome è Ruark Tarlen.»






Damon e Derek si tolsero le maschere dalla faccia e si inchinarono davanti ad Abel.
«Padrone... Faith sembra essere scomparsa.»
Derek alzò la testa e parlò con decisione «Abbiamo appiccato l'incendio come voi ci avete detto, ma non ci sono state tracce né di Colin Bekwell né di Faith»
«Ho...Abbiamo....P-p-p-pensavamo che se la ragazza è scappata da più di una settimana, ritrovarla sarebbe stato imp-imp-imp-impossibile, padrone.»
«Inoltre» intervenne Derek con voce più sicura «se Faith ha parlato sono sicuro che non ci vorrà molto prima che Colin Bekwell scopra l'identità di Illeo. Ho sentito che conosce il suo stemma da leone, padrone, e da molti giorni si aggira nel quartiere della vecchia residenza di Christian Barbrook.»
«Bene» disse Abel, incrociando le braccia «fate in modo che il signor Bekwell sappia che noi aspetteremo ansiosamente la sua generosa ricompensa in danaro. Intanto, miei cari alleati, fate in modo che qualcosa di suo venga irrimediabilmente rotto.»
Damon ridacchiò «abbiamo visto la moglie di-di-di-di-di Bekwell... Una g-g-g-gemma davvero rara.»
«Quel che vuole dire, padrone» spiegò Derek mettendosi sulle ginocchia «è che la moglie del signor Bekwell, Elisabeth, è davvero un bel bocconcino e sembra anche che lui le sia parecchio affezionato.»
«Li abbiamo visti a-a-a-a-abbracciati la mattina dell'incendio, p-p-padrone»
«Bene, ma non ho garanzie sull'affetto che ci sia tra i due. Scopritelo.»
«Padrone?» chiese Derek, stringendo la stoffa che aveva trovato per terra «cosa faremo se Bekwell non ci darà i soldi che ci spettano?»
Abel sorrise, ricordando l'ordine di Illeo.
«Uccidetelo»

 

 

 

Capitolo alquanto macabro...
Forza Team Bekwell!

 

 

Lady_Sticklethwait

   
 
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