Dove
eravamo rimasti...
Killua
Zaoldyeck e Lolika Hellenburg sono figli di due delle più
rinomate
famiglie di assassini in circolazione.
Nel
passato, sono stati entrambi legati da un accordo delle rispettive
famiglie affinché, raggiunta l'età giusta, si
sposino. Inizialmente
il loro rapporto non va benissimo, spesso litigano, arrivando
addirittura alle mani, cosa in cui Lolika ha dimestichezza.
Nonostante ciò, riescono a stringere amicizia ed a passare
dei
pomeriggi insieme, togliendosi di dosso l'etichetta di
“assassini”
e comportandosi da “ragazzi normali”.
Nel
passato, li abbiamo lasciati cresciuti, ma con un nodo che
aggroviglia la mente di Killua, oppresso dalla sua famiglia e stufo
di uccidere.
Nel presente, Killua e Lolika si rincontrano, dopo
essersi persi di vista, all'esame per diventare Hunter. Le cose
però
non vanno come vorrebbero, dato che Lolika, e anche la sua famiglia,
ce l'hanno con Killua, che ha lasciato la tenuta Zaoldyeck,
abbandonando la ragazza. Ora, Killua è stato espulso
dall'esame, per
aver ammazzato il suo avversario dopo aver subito il lavaggio del
cervello da parte di suo fratello, Illumi.
Cosa succederà ora?
Killers Family
“Dobbiamo
seguirlo e farci spiegare cosa è
successo!”enunciò deciso
Goh.
“Quel ragazzo è suo fratello! Se fosse giusto
lasciarlo
andare con lui?”
“Non credo, Leorio...” s'intromise Kurapika
“Killua sembrava spaventato da lui... Chissà cosa
c'è
dietro...”
“Io posso aiutarvi.”
Una voce femminile li
interruppe e tutti e tre si voltarono verso la fonte, trovandosi la
figura di una ragazzina con degli strani occhi freddi.
“Tu
sei...” iniziò a parlare Goh ma fu interrotto.
“Mi chiamo
Lolika Hellenburg, conosco la famiglia di Killua da un bel po'. Posso
portarvi alla tenuta Zaoldyeck e farvi parlare con Killua.”
spiegò
fredda, ma a tutti non scappò la nota di timore che aveva
nella
voce.
“Davvero? Potresti aiutarci?” eruppe Goh con gli
occhi
gonfi.
“Voi chi siete per lui?” chiese l'Hellenburg
fissando
lo sguardo su di loro.
Goh non se lo fece ripetere due volte
“Siamo amici. Abbiamo iniziato questa cosa insieme, e la
finiremo
insieme!”.
Anche Leorio e Kurapika avevano lo sguardo del moro,
uno sguardo pieno di determinazione e luminoso.
Lolika sorrise tra
se e se, abbassando lo sguardo sulle sue scarpe “E sia, vi
porterò
alla tenuta Zaoldyeck., ma...”
“Dove pensi di andare tu?”
una voce tagliente, non fece finire di parlare la ragazza.
Tutti
si voltarono, tranne la stessa, che chiuse gli occhi in segno di
indifferenza “Philo...”.
“Ti
ho chiesto, dove pensi di andare... Sei sorda per caso?”
“Accompagnerò questi ragazzi alla tenuta
Zaoldyeck, affinché
possano riprendersi Killua.” spiegò Lolika calma,
fissandolo negli
occhi.
“E pensi che io accetti le tue azioni, razza di stupida?
Devo ricordarti che lì dentro hai passato un periodo di
merda grazie
al signorino che è stato squalificato poco fa.”
sputò quelle
parole con rabbia ed un sibilo minaccioso “Ti ha abbandonato,
quando doveva essere l'ultima persona a farlo!”
“Non lo
conosci.” disse breve la sorella.
“E' fortunato che ci sia un
patto tra le nostre famiglie, altrimenti l'avrei ammazzato sul
momento!”.
“Non puoi farlo!” gridò questa volta Goh.
“Tu.”
Philo aveva le iridi dilatate dalla rabbia “Tu conosci
davvero
colui che consideri amico? Sai chi è? Sai cosa fa?”
“No.”
Goh era calmo “Ma a me non interessa chi era e chi
è la sua
famiglia... Il mio amico è Killua ed io mi farò
spiegare da lui
cosa è successo. Tu non sei mio amico, non ti voglio
credere.”
“Tks!” e sputò a terra il biondo
“Fate ciò che
volete...” e poi puntò un dito accusatore sulla
sorella “E tu.
Aspettati una reazione da Christoph.” e voltò la
schiena per
entrare nell'ombra.
“Dov'è
Killua, Porchetto?”
Lolika vagava per la tenuta degli Zaoldyeck
in cerca del suo promesso sposo, ma non lo trovava, e così
decise di
bussare alla porta della stanza di quel porco di Milluki. In
realtà,
non aveva nemmeno bussato ed era entrata come una furia nella stanza,
ma a lei non le importava. Quella stanza emanava un odore di chiuso
e, sicuramente, l'odore di fritto delle patatine che mangiava
continuamente aveva impregnato le mura e le tende che vi erano
all'interno. Nel sottofondo si sentivano le dita grassocce di Milluki
che battevano freneticamente i tasti del suo computer, misto al
lavoro costante delle mascelle dello stesso.
Il Porchetto, come
l'aveva malignamente soprannominato Lolika stessa, la guardò
con
aria disgustata “Non so dove sia quell'inetto! E la prossima
volta
bussa, razza di stupida!”
La ragazzina si avvicinò a Milluki
con un sorriso smagliate a disegnarle il volto “Porchetto,
non mi
far arrabbiare, o finisce davvero male per te. Vorresti entrare con
la testa nel tuo computer, Porchetto?”
sottolineò quella
parola col massimo disprezzo che potesse avere il suo tono di
voce.
Il ciccione deglutì a fatica, per poi farfugliare che non
sapeva dove fosse Killua.
Si trovava punto e accapo.
Lolika
aveva notato che Killua ultimamente era diverso. A seconda di come
sbatteva le palpebre, i suoi occhi cambiavano: a volte erano freddi e
vuoti e a volte erano distanti, lontanissimi da lei.
C'era
qualcosa che lo turbava.
Continuò a vagare per la tenuta, fin
quando non tornò nella stanza di Killua, dove aveva
già visto ma
non l'aveva trovato. Aprì la porta lentamente e lo
trovò seduto per
terra, sotto la finestra, con le gambe strette al busto e la testa
incassata nelle ginocchia.
Lolika sospirò ed entrò, chiudendosi
la porta alla spalle, e sedendosi accanto a Killua.
La
stanza del ragazzo era più grande della sua: aveva delle
pesantissime tende di velluto viola che incorniciavano l'enorme
finestra dove vi erano seduti sotto, il letto a baldacchino era
grande e sembrava morbidissimo, la scrivania era spoglia e la sedia
era riposta accuratamente in essa. Sembrava vuota e desolata.
Lolika
pensava che Killua stesse piangendo, ma quando si avvicinò
non
sentiva singhiozzi o altro.
“Killua...” mormorò la ragazzina
“Cosa c'è?”
Il ragazzo non rispose, si limitò a respirare
rumorosamente.
“Lo sai che con me puoi parlare.”
continuò
l'Hellenburg più dolce possibile, anche se la pazienza le
stava già
sfuggendo di mano.
Killua respirò nuovamente e disse “Sono
stufo.” e, accertatosi che Lolika lo stesse a sentire con una
fugace occhiata, continuò a parlare “Sono stufo di
ammazzare, non
ne posso più. Sempre la solita vita.”
“E che ti
aspettavi?”
“Una vita che sia mia!” urlò guardando
finalmente in faccia Lolika “Guardaci! Dobbiamo sottostare
alla mia
famiglia, ci hanno costretto a vivere insieme perché quando
saremo
grandi dovremo sposarci, dobbiamo uccidere le persone che loro ci
indicano... Ne ho abbastanza!”.
“E
a te dispiace ciò?” gridò di rimando
Lolika. Quante cose avrebbe
voluto dire, invece.
“Sì,
voglio andarmene!” continuò a voce alta il
ragazzo, alzandosi in
piedi e volgendo le spalle alle ragazza.
La castana si alzò a sua
volta e si mise alle sue spalle “Killua... Cosa sono io per
te?”
Killua
si girò a guardarla, con gli occhi sgranati
“Cosa...?” non
riusciva a parlare, non sapeva cosa dire. Che significava quella
domanda? Non se l'era mai posta nemmeno lui!
“Io
ne ho abbastanza, ma di te, Killua.” gridò con gli
occhi lucidi ed
uscì come una furia dalla stanza del ragazzo, sbattendo la
porta.
“Maledizione!”
urlò di rabbia il ragazzo, battendo un piede al letto con
tutta la forza che
aveva.
“Razza
di idiota!” pensò livida di rabbia
mentre correva “Non sa
nemmeno ammettere la verità!”.
Entrò nella sua stanza e si
bloccò di botto. C'era suo fratello Christoph ad aspettarla.
“Ciao
Lolika.” proruppe il biondo pacato, squadrandola da capo a
piedi
“Ogni giorno sei più bella, ma il tuo viso ha
delle linee di
ira...”
“Non è nulla.” tagliò corto
la sorella “Dobbiamo
allenarci, giusto?”
“Si, ma...” iniziò Chris, ma la voce di
Lolika lo interruppe.
“Forza.”
Il fratello la guardò
nuovamente, ma con maggior intensità, come se le stesse
svogliando
la mente con gli occhi “Hai discusso con il tuo maritino, non
è
così?”
Lolika
non rispose.
“Ho capito. Lui non è come noi... Noi siamo
migliori, lo sai.”
“Smettila! Tu non lo conosci, non puoi
parlare di lui!”
“E tu, sei sicura di conoscerlo?” sibilò
velenoso Christoph “Non hai visto come ti ha trattato? Per
lui, tu
sei solo un contratto da rispettare, un triste destino a cui
è stato
condannato dai suoi famigliari al quale non può scappare.
Rassegnati, tu sei solo il suo futuro nero, un futuro nero che non
accetterà mai volontariamente.”
Lolika
non rispose e si preparò in silenzio per l'allenamento col
fratello,
che aveva un ghigno maligno sul viso.
Da
allora, lei e Killua non si parlarono più.
“Argh!”
un urlo la ridestò dal libro che stava studiando col suo
professore
personale, Mr.
Lichtbest. Si
precipitò fuori dalla
stanza e vide che era stata Kikyo ad urlare e che aveva il vestito e
il viso macchiato di sangue, a sostenerla per le spalle c'era Silva e
dietro di loro c'era Milluki, che si teneva una mano in testa sporca
di sangue.
“Che cosa è successo?” chiese la
ragazza, andando
incontro agli Zaoldyeck. Silva non le rispose, e continuò a
camminare sostenendo la moglie, che singhiozzava senza contegno,
biascicando parole senza senso.
Lolika tentò di nuovo di sapere
chiedendo a Milluki “Porchetto, che cosa è
successo? Mi vuoi
spiegare?”.
Il
ragazzo si fermò e la guardò “Sicura
che vuoi sapere?”
La
ragazza annuì ed attese.
“Killua se ne è andato. Per farlo,
non ha esitato a ferire la mamma e me.”
“Non
può essere... Non può essere andato via senza
dirmi nulla...”
“E'
così, Lolika!” urlò burbero il
ciccione, prima di andarsene e di
lasciarla sola.
Tornata nella stanza, Mr.
Lichtbest notò che c'era qualcosa di strano, ormai erano
anni che le
insegnava e la conosceva abbastanza bene, capiva quando c'era
qualcosa che non andava, nonostante cercasse sempre di mantenere la
sua faccia inespressiva.
“Tutto bene, Miss? La vedo sconvolta.”
nonostante avesse un tono di voce duro e solenne, Lolika
poté trarvi
una certa dolcezza e preoccupazione.
“No, Mr. . Le dispiace se
finiamo la lezione in un secondo momento?” cercò
di dirglielo con
la voce più ferma possibile “Non mi sento molto
bene.” concluse
poi, avvicinandosi alla sua scrivania e chiudendo il libro che vi era
sopra.
Mr. Lichtbest non replicò, chiuse a sua volta il libro che
aveva in mano e lo ripose nella sua ventiquattrore, fece un breve
inchino mormorando “Miss.” ed uscì dalla
stanza, chiudendosi
lentamente la porta alle spalle.
Rimasta
sola, Lolika si mise a piangere. Non ricordava nemmeno l'ultima volta
che lo fece, forse quando suo padre è stato ucciso da
Christoph...
Le sembrava un'esperienza nuova, sentire quella calda acqua salata
che le sgorgava dagli occhi e le bagnava il volto, lasciando una scia
che bruciava e tirava; i tremolii e i singhiozzi che le impadronivano
il corpo erano assai più dolorosi e incontrollati, rispetto
ai
brividi che aveva sulla schiena quando guardava negli occhi
Illumi.
Non le sembrava ancora vero: l'aveva abbandonata, se ne
era andato senza dirle nulla, fregandosene del suo destino, di quello
che le sarebbe successo.
Quella famosa domanda, ritornò alla
mente di Lolika.
“Killua...
Cosa sono io per te?”
Ecco perché non le aveva risposto. Per lui, non valeva nulla.
Finalmente
libero. L'aria aveva un odore migliore quando sapeva di
libertà,
quando sapevi che era solo tua. Killua non riusciva a non guardarsi
intorno, a non fermare l'adrenalina che gli circolava prepotente
nelle vene.
Era una sensazione magnifica.
Niente più catene.
Niente più omicidi. Niente più obblighi e doveri.
Niente di tutto
ciò. Ora il suo destino era nelle sue mani, decideva lui
cosa farne
della sua vita. Finalmente, aveva qualcosa che era solo suo. Si
fissò
i palmi delle mani, felice come non mai ma poi, sentì quella
felicità scivolargli fra le dita.
Lolika.
L'aveva
lasciata, abbandonata. Chissà se l'aveva già
saputo? Chissà come
starva ora?
Si guardò alle spalle. Il tetto della tenuta
Zaoldyeck era ancora visibile da lontano. Si era allontanato
parecchio, oramai. Non si poteva tornare più indietro,
avanti,
sempre e comunque.
Killua alzò lo sguardo verso il cielo: aveva
delle strane sfumature grigiastre tendenti al bianco, proprio come
gli occhi di Lolika. In un baleno, il suoi viso e quelle perle gli
tornarono alla mente, producendogli una piccola fitta all'altezza del
cuore.
Strinse
i pugni, sospirò e si aggiustò meglio lo zaino in
spalla. Quegli
occhi non li avrebbe più dimenticati.
“Lolika,
spero che tu capirai. Tornerò a prenderti,
promesso.”.
NO, vabbé! Sono la
disgraziata numero uno in assoluto! Sono proprio senza vergogna! Sono
quattro mesi precisi che non aggiorno, e lo faccio con un capito
davvero striminsito e non molto convincete... Spero che riuscite a
perdonarmi! Per alleviare un po' la vostra rabbia, a inizio capitolo ho
scritto un piccolo riassunto affinché voi non doviate
andarvi a rileggere il capitolo precedente per sapere cosa era
successo...
Ora, siamo ad un punto di
svolta e, nei prossimi capitoli, il passato si unirà al
presente per spiegare la storia.
Sono molto felice di aver
aggiornato, perché alcuni lettori ci tenevano davvero, e
spero che ci saranno ancora adesso, nonostante sia passato tantissimo
tempo!
Oltre a porgervi
nuovamente le mie scuse, spero di avere una vostra opinione, oltre agli
insulti che mi manderete. Ovviamente, spero che il capitolo vi piaccia!
^____^ Non vado oltre con le ciance e vi saluto, sperando di
risentirvi, il prima possibile! Dovrebbero mancare due capitoli alla
fine, spero di fare un buon lavoro e di non lasciarvi troppo tempo a
digiuno di KILLERS FAMILY.
A presto!
Un bacione forte forte
dalla vostra Lu, la più disgraziata delle scrittrici! :*