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Autore: Cara_Sconosciuta    19/01/2008    9 recensioni
Ci sono persone che per tutta la vita si amano senza nemmeno rendersene conto. E cis ono sere in cui anche un grigio bar di periferia può trasformarsi in qualcosa di molto più speciale.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kelsi Nielsen, Ryan Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ieri è successa una cosa

Ieri è successa una cosa. Una cosa brutta. Una di quelle cose che non dovrebbero succedere mai ma che, purtroppo, sono fin troppo frequenti.

Ieri, nel paese accanto al mio, una ragazza è morta in un incidente e il suo ragazzo è in come. Si chiamava Giada e ha fatto le elementari e le medie con mia cugina. Io la conoscevo solo dalle poche feste di compleanno dove ci siamo incontrate. Non eravamo amiche, ma la notizia della sua morte mi ha colpita nel profondo, facendomi pensare a tante cose, tutte scritte nel mio blog. (Se qualcuno vuole leggerle, ecco il link: http://aussiedreamer.spaces.live.com/blog/cns!96892394EFBAB1D2!906.entry )

Mi ha anche fatto venire, però, non so perché, l’ispirazione per questa storia… non c’entra molto con la morte, si direbbe che “You were the music in us” si collega di più a questo momento, ma questo è ciò che mi è venuto in mente e questo è ciò che ho scritto e che dedico a Giada. Giada che sognava di fare la stilista e che invece ha perso la vita in un maledetto venerdì sera. E la dedico anche ai miei migliori amici… perché se su quella macchina ci foste stati voi, la mia Lilly e il mio Ale, io non so cosa avrei fatto. Perché io dico che il teatro è la mia vita, ma, senza di voi, anche il più bello dei teatri, anche la più straordinaria delle messe in scena mi sembrerebbe totalmente, irrimediabilmente vuota.

 

Nota: il giuramento di Ryan, come avrete notato se seguite Grey’s Anatomy, è lo stesso che Burke aveva preparato per Christina leggermente modificato. Io lo trovo davvero davvero bellissimo… voi no?

Temperance

 

Canzone per un’amica

(Basata su “A Chiara piace vivere” dei Gemelli DiVersi)

 

Ryan Evans si incamminò verso l’altare con Chad al suo fianco e tutti i suoi amici e parenti seduti davanti a lui, radunati per assistere al giorno più importante della sua vita.

Non riusciva a credere di essere lì, quando solo un anno prima i suoi giorni si dividevano tutti tra lavoro e bar….

Ricordava come fosse stato il giorno prima, il momento in cui lei era ricomparsa nella sua vita. Era apparsa dal nulla, come una cometa improvvisa in una notte senza luna e senza stelle e non se n’era andata più. Da allora, da quella sera di fine autunno, tutto era cambiato.

In meglio, ovviamente.

Tutto era iniziato con una canzone….

 

Come al solito ci si ritrova qua

Con la banda del bar fuori città

Parli serenamente di tutto e di niente

E spesso è qualcosa che non ti va

 

Evans” Salutò Alex, il vice coreografo, spostando una sedia e accomodandosi accanto a Ryan che, penna alla mano e foglio posato sul tavolo, guardava il vuoto, pensando a qualcosa da scrivere. Con Alex erano arrivati anche gli altri della troupe, gente simpatica, cordiale, ma che il giovane dai capelli biondi non riusciva a sentire vicini come aveva a suo tempo sentito i Wildcats di Albuquerque. Eppure, all’epoca, lavorava con quelle persone  già da quattro anni…

“Sempre a scrivere, tu, eh? Perché non fai lo sceneggiatore?” Domandò Jules, il make-up artist tunisino, con quel suo accento francese che faceva impazzire donne e non, come faceva ogni volta che beccava Ryan a scarabocchiare parole su un qualsiasi pezzo di carta.

E lascialo in pace!” Lo rimbeccò Jade, la sua fidanzata, scenografa di professione. “Siamo artisti, noi, cuori selvaggi e imprevedibili. Ci piace viaggiare con la fantasia e non siamo capaci di stare senza produrre qualcosa, giusto, Ry?”

“Sì, sì, certo….” Rispose lui, senza guardarla nemmeno, perso dietro a un’ispirazione che sembrava essere fuggita dalla sua mente, mentre pochi minuti prima era lì, limpida e nitida come non mai.

Lascia perdere, Ja, lo sai che quando scrive non è con noi.” Disse Alex, mentre tutti gli altri ordinavano da bere. “Per me una birra grande, grazie.”

La cameriera chiuse il suo block notes e si allontanò dal tavolo, lasciando i cinque ragazzi ai loro discorsi.

“Parlando di cose un po’ più terrene.” Riprese Alex. “Avete sentito dell’incidente che c’è stato ieri sera sulla sesta Avenue?”

Quello dove è morta la ragazzina che lavorava nella sezione spot?”

Il coreografo annuì.

“Sì, proprio quello. L’ennesima strage del sabato sera, così l’hanno definita… Aveva sedici anni, cazzo… non aveva nemmeno iniziato a vivere. Dico, ma non si rendono conto, quando volano sull’asfalto come fossero i padroni della strada, che probabilmente alla fine di quel viaggio non troveranno altro che un muro, pronto a spaccargli quelle brutte facce da cellularedipendenti?”

Jules scosse la testa, amareggiato.

“A cosa vuoi che pensino, Al? Sono ragazzi, credono di avere il mondo nelle loro mani…”

“Già” Commentò Jade. “Peccato che il mondo vero sia tutta un’altra cosa.”

Con un sospiro triste, Ryan tracciò sul foglio bianco un altro paio di righe.

 

C’è una novità stasera

Aria di bufera, c’è Ale che sclera.

Sai se ne va male a parlare degli sbarbati

Dice che è normale che ormai siano un po’ malati

Cambiati da come eravamo noi

Spiazzati da un mondo di falsi eroi

Nn si ribellano e si aggregano supini

Si tirano cretini tra tv e telefonini, sai…

 

Fu in quel momento che lei entrò.

Gli ci volle meno di un secondo per riconoscerla.

Era cambiata molto dai tempi del liceo, ma era indubbiamente lei. Sempre bassa e sottile, con quel viso tondo che testimoniava le sue origini slave, con quei suoi occhini verdi, ora dallo sguardo un po’ meno infantile ma sempre pieni di quei sogni che si portava dentro da una vita. I suoi vestiti non erano eleganti… lei non vestiva mai elegante. Portava un paio di jeans consumati, una giacca di pelle scamosciata e una sciarpa azzurra stretta al collo. Ai piedi, le solite All Star colorate e in testa una cuffia blu da sotto la quale spuntavano i ricci scuri.

Che ci faceva lei, lì?

Cercando di non farsi vedere, Ryan finse di interessarsi alla conversazione in atto tra i suoi amici. Non aveva voglia di sentire di nuovo la sua voce…

A tenere banco era sempre Alex, di certo il più loquace del gruppo.

“Ecco, io credo semplicemente che non usino la testa perché non ne sono in grado.

“Non parlare così in generale.” Si intromise Ryan, attirando tutti gli sguardi su di sé. Non ne fu intimidito. Era un attore, dopotutto, stare sotto ai riflettori era il suo mestiere. “Non credo che tutti gli adolescenti siano così.

“Ah no, mister artista?” Chiese Alex, sarcastico. “Conosci qualcuno che non lo è?”

“La conoscevo. È stata in classe per me per tutto il liceo… quella ragazza ha rivoluzionato tutto il mio mondo.

Mentre parlava, Ryan lanciava sguardi nervosi verso di lei che, tranquilla, ordinava qualcosa da bere, appoggiata al bancone con quella sua posa timida e sfacciata allo stesso tempo.

Poi prese la penna, che si era appoggiato dietro all’orecchio, e scrisse ancora.

 

Ma io gli faccio “fai di tutta l’erba un fascio”

Allora ero d’accordo ma penso l’opposto ora che ho conosciuto Chiara

Veniva da scuola per una firma e una parola

E poi facendo due passi più in là

Mi ha raccontato un po’ quello che fa…

 

Scrisse il nome Chiara senza pensarci, semplicemente perché fu il primo che gli venne in mente, guardandola sedersi a un tavolo con la sua amica e chiacchierare, allegra.

Chiara… forse le aveva dato quello pseudonimo  causa della luce particolare che solo i suoi occhi avevano. Quella stessa luce che gli aveva fatto battere il cuore per anni e che glielo aveva spezzato quando l’aveva vista baciare Jason

Sì, perché sportivo batte artista. Sempre.

Ryan… ci sei?” Chiamò Jules, agitandogli una mano scura davanti alla faccia.

Co… cosa?”

“Ci hai incuriositi.” Cominciò Jade, accarezzandogli un braccio. Tra tutti, la ragazza era quello che meglio lo capiva, quella più simile a lui… gli faceva piacere che anche lei facesse parte della compagnia. “Chi è questa ragazza? Cos’ha di speciale?”

“Lei….” Ryan picchiettò nervosamente la punta della penna sul tavolo, pensando a cosa dire. Non aveva mai parlato con nessuno di quello che pensava della sua Chiara…. “Lei era… è una musicista… pianista, per l’esattezza. Era l’unica per cui avessi occhi, ai tempi delle superiori. Quando suonava… sembrava un angelo. Non so che darei per sentire di nuovo quelle note. Me la ricordo allegra, sempre sorridente, ma mai senza motivo. Felice semplicemente di essere viva, di avere il suo pianoforte per poter condividere con tutti ciò che di migliore aveva.” Mentre parlava, la penna scorreva agile sul foglio, senza che Ryan avesse nemmeno bisogno di guardarla. “Quando scriveva i suoi brani, era come se si trovasse in un altro mondo…un po’ come me… ma mille volte più simile ad un angelo. Tutti a scuola la sentivano vicina anche senza esserle davvero amici, era quella parte della vita di ognuno che non si fa mai vedere, ma della quale si sentirebbe immensamente la mancanza, se non ci fosse. Sapeva sempre cosa dire e come dirlo per far sentire meglio gli altri e non aveva né persone a cui era fosse particolarmente legata né nessuna che odiasse o che la odiasse… Non ho mai conosciuto nessuno come lei.

Jade strinse piano la mano del fidanzato e i loro sguardi si incontrarono. Negli occhi scuri di Jules si leggeva lo stesso identico stupore che doveva essere stampato nei suoi.

Ryan, tu sai di essere innamorato perso di quella ragazza, vero?”

Ryan sorrise, malinconico.

“Tu dici?”

 

A Chiara piace correre tra i prati e tuffarsi nelle nuvole

Lei ride con poco ma mai per niente

A Chiara piace scrivere

Lei sa che è importante parlare alla gente e ama farla ridere

Per lei non hanno senso nemici ed alleati

A Chiara piace vivere…

 

Una mano si posò piano sulla spalla di Ryan, richiamando la sua attenzione.

Il giovane si voltò, trovandosi davanti un paio di luminosi occhi verdi cerchiati dalla montatura di un paio di occhiali tondi e spessi.

“Mi scusi, volevo chiederle se posso rubare una sedia dal vostro…Oh mio Dio…..Ryan!”

***

 

Kelsi, seduta sul divano e avvolta in una coperta di pile, guardava il telegiornale, nel quale una giornalista dai capelli rossi leggeva aggiornamenti dall’ennesima guerra in corso in Medio Oriente.

Le luci dell’albero di Natale le illuminavano il viso, riflettendosi sulle lenti degli occhiali, mentre Ryan giocava con una penna, sorseggiando una tazza di tè e guardando la giovane donna.

Erano passati un paio di mesi dal loro incontro al bar, quella sera, ma non era servito loro nemmeno un giorno per capire di essere totalmente persi l’uno per l’altra.

Quella mattina, il giovane aveva trovato, sepolto in mezzo ai vari copioni, quel foglio che aveva iniziato a scrivere quando si erano rivisti e aveva deciso di finire quella canzone, che prometteva parecchio bene, ma, fino ad allora, nemmeno uno straccio di idea gli era saltata in mente.

“Certo che è assurdo…” Commentò Kelsi, senza staccare gli occhi dal televisore. “Tu dimmi che senso ha passare il poco tempo che abbiamo a spararsi su un campo di battaglia, quando si potrebbe vivere in pace, facendo cose molto più costruttive che sterminare altri esseri umani.”

Quelle parole lo fecero sorridere.

Kelsi era cresciuta, certo, ma dentro non era cambiata di una virgola dai tempi della scuola. Sempre pronta ad essere vicina a chiunque ne avesse bisogno, mai davvero sola, anche quando intorno a lei non c’era nessuno.

“Hai ragione, Kels…” Sussurrò, trovando finalmente qualcosa con cui riempire quelle poche righe che rimanevano sul foglio.

 

E tu stai lì

Chiara la vedi, sembra sola ma non è così, no

È che non dice una parola…

Sei grande già

Ma crescerai

Nell’infinito dei tuoi sogni

Nell’inchiostro che userai

Sai che la guerra è ipocrisia

Non conta un dove, un quando, un’etnia

E dare agli altri il poco che hai

Vuol dire amare più che puoi, pulire il mondo dai suoi guai

Brilla un diamante negli occhi tuoi…

 

Accanto alla strofa che iniziava con “A Chiara piace” tracciò in stampatello maiuscolo le lettere RIT, che poi copiò di nuovo sotto a tutta la canzone.

Ryan?” Chiamò Kelsi, voltandosi a guardarlo. “Vieni qui on me?”

Sorridendo, Ryan si alzò e si avvicinò al divano, sedendosi poi nello spazio che la ragazza gli aveva fatto.

Sospirando, Kelsi appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi, arrossendo un po’ sulle guance quando lui si chinò a darle un bacio sui capelli.

Era bellissima quando arrossiva…

“Ti va…” Cominciò lei, senza alzare il capo e balbettando un po’. “Ti va bene se dormo qui, questa notte? Non…non ho voglia di tornare a casa….”

“Certo che mi va.” Rispose lui, pensando a quanto quella sua timidezza fosse assolutamente irresistibile. Poi si alzò di uovo in piedi, prendendo la pianista tra le braccia e dirigendosi con lei verso le scale che portavano al piano di sopra, mentre le notizie continuavano a scorrere sullo schermo piatto e sottile del televisore.

Penna e foglio giacevano abbandonate sul tavolo, dove sarebbero rimaste fino al mattino dopo.

Pazienza, non avevano fretta di concludere il loro lavoro… e poi, le parole per il finale della canzone, erano stampate a fuoco nella mente di Ryan: era impossibile che le dimenticasse.

 

Tu guarda Chiara e impara un po’

Da quella timidezza che nascondere non si può

Ascolta Chiara e lei ti dirà che vuole crescere.

 

A Chiara piace vivere…

 

Kelsi si avvicinò all’altare con passo sicuro, più sicuro di quanto non lo fosse mai stato nei trent’anni di vita della sua proprietaria.

Ryan le sorrideva e suo padre, accanto a lei, era talmente fiero che avrebbe potuto spiccare il volo da un momento all’altro.

Quello era il suo giorno, il giorno in cui sarebbe iniziata la sua nuova vita.

Una vita con l’uomo che amava.

Non avrebbe potuto chiedere di meglio.

Appena due giorni prima, Ryan le aveva fatto leggere “A Chiara piace vivere”, la canzone che aveva scritto per lei, e ne era rimasta talmente colpita che era scoppiata a piangere come una stupida.

Prendendo la mano del suo fidanzato e lasciando il braccio si suo padre, fu certa che stava facendo la scelta giusta, che non si sarebbe mai pentita di aver scelto di diventare la signora Evans.

E di un’altra cosa era sicura: che mai delle parole avrebbero potuta farla sentire più importante di quelle che componevano la canzone di Chiara.

Beh, almeno lo fu fino a quando non venne il momento di recitare i voti…

 

Kelsi.” Cominciò Ryan, prendendole la mano e guardandola negli occhi, dopo che lei ebbe finito il proprio discorso. “Potrei promettere di amarti e onorarti, potrei prometterti di essere vicino in salute e in malattia, potrei dire ‘finché morte non ci separi’, ma non lo dirò. Quelle promesse sono per le coppie ottimiste, per quelle piene di speranza e io oggi, nel giorno del mio matrimonio, non sono né ottimista né pieno di speranza.

Il cuore di Kelsi si strinse e lei distolse lo sguardo, ma la mano gentile di Ryan la costrinse a guardarlo di nuovo in volto.

“Io sono sicuro, io sono saldo. Io sono l’uomo del cuore. Io li emoziono, li faccio gioire e soffrire, li tengo nelle mie mani, quando mi muovo su quel palco. Io sono l’uomo del cuore. Quindi sono sicuro. Tu sei la mia compagna, la mia amante, la mia migliore amica e il mio cuore batte per te. E in questo giorno, il giorno del mio matrimonio, io ti prometto questo. Io ti prometto di mettere il mio cuore nelle tue mani. Io ti prometto me stesso.”

 

“Ti amo…” Sussurrò lei, con le lacrime agli occhi, stringendo le braccia intorno al collo di lui e posando le labbra leggere sulle sue.

“Beh… può baciare la sposa.” Sorrise il pastore, mentre tutta la chiesa applaudiva, felice di aver appena assistito alla più bella delle commedie romantiche, quella di due cuori gemelli che per tutta la vita si sono cercati senza saperlo e che, finalmente, sono riusciti a ricongiungersi.

 

Fine

   
 
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