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Autore: Aching heart    06/07/2013    3 recensioni
"Malefica non sa nulla dell'amore, della gentilezza, della gioia di aiutare il prossimo. Sapete, a volte penso che in fondo non sia molto felice." [citazione dal film Disney "La Bella Addormentata nel Bosco"]
Carabosse è una principessa, e ha solo dieci anni quando il cavaliere Uberto ed il figlio Stefano cambiano completamente la sua vita e quella dei suoi genitori, rubando loro il trono e relegandoli sulla Montagna Proibita. Come se non bastasse, un altro tragico evento segnerà la vita della bambina, un evento che la porterà, quattordici anni dopo, a ritornare nella sua città ed intrecciare uno strano rapporto di amore/odio con Stefano. Ma le loro strade si divideranno, portando ciascuno verso il proprio destino: Stefano a diventare re, Carabosse a diventare la strega Malefica. Da lì, la nascita della principessa Aurora sarà l'inizio del conto alla rovescia per il compimento della vendetta della strega: saranno le sue forze oscure a prevalere alla fine, o quelle "benefiche" delle sette fate madrine della principessa?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7. Stay Strong

Piano, respira. Uno, due, lentamente. Inspira, espira, così.
Lentamente, Carabosse si tranquillizzò. Aveva ripreso a respirare e la sensazione di oppressione al petto andava scemando. Le lacrime, però, quelle non l’abbandonarono tanto presto.
Stava così da tre giorni, da quando aveva visto suo padre morire e tutto il mondo era sembrato crollarle addosso. Non aveva incubi la notte, non si sentiva paralizzata dal dolore, né lo avvertiva sempre… era come se suo padre fosse ancora in viaggio e lei lo stesse aspettando, ma poi, all’improvviso, realizzava che da quel viaggio non sarebbe tornato e che lei non l’avrebbe rivisto mai più, e il dolore la colpiva in pieno petto con la forza di un ariete, portandole via il respiro e riempiendole gli occhi di lacrime. Poteva succederle ovunque, in qualunque momento, e quando aveva quelle crisi si sentiva estraniata dal resto del mondo, sola in un grigio e freddo giorno di pioggia, e riviveva nella sua mente gli ultimi istanti di vita di suo padre.
Sua madre l’aveva aiutata. Quando era successo per la prima volta ed Elsa si era accorta che sua figlia stava ansimando vistosamente, l’aveva abbracciato e le aveva detto di respirare lentamente, dandole il ritmo. L’aveva cullata e l’aveva tranquillizzata come aveva potuto, e la crisi era passata, ma poi era tornata a tormentarla ancora e ancora e quando era sola Carabosse pensava alle istruzioni di sua madre per ritornare a respirare. Erano rari i momenti in cui era sola: in quei tre giorni lei e sua madre erano state quasi sempre insieme per sostenersi a vicenda. Anche se la Regina sembrava non aver bisogno di alcun sostegno. Al momento della morte del marito era stata travolta dalla debolezza, ma non era rimasta a lungo in quello stato. Si era imposta di essere forte per sua figlia, che aveva ancora bisogno di lei. Si era concessa un ultimo pianto quando, completamente sola, aveva sepolto il corpo di Thomas sotto un cumulo di pietre, ma dopo, ogni volta che sentiva di essere sull’orlo delle lacrime stringeva i pugni e si conficcava le unghie nei palmi delle mani finché il dolore fisico non diventava insopportabile: in quel modo riusciva a controllarsi, a non lasciarsi travolgere dal dolore causatole dalla morte del marito, e pensando a sua figlia si ripeteva “Sii forte per lei. Sii forte per lei”. In fondo era stata cresciuta in un mulino, da un rozzo popolano, prima di essere una regina: aveva dovuto imparare ad essere forte per non soccombere ad una vita di miseria, anche se ora le veniva richiesta un altro tipo di forza. Come i serpenti che per non soffocare dovevano mutare pelle, così lei per andare avanti e non farsi soffocare dal dolore doveva cambiare. Concentrò ogni suo sforzo, ogni suo pensiero, respiro, battito su sua figlia, spazzando via dal cuore e dalla mente ogni altra cosa che non fosse lei, lei così bella e fiera, così simile a Thomas. Se le era rimasta una certezza dopo la morte del marito, era che Carabosse meritava di meglio. Non avrebbe vissuto tutta la sua vita relegata lì sopra, quando fuori da lì c’era un regno che le spettava. Anche Thomas in punto di morte aveva detto che sarebbe stata una grande regina, ed Elsa avrebbe provveduto a far rispettare l’ultima volontà del marito… e l’avrebbe vendicato, anche. Sì, Uberto doveva pagare per tutto quello che aveva causato loro, e avrebbe pagato con la sua vita e con quella del figlio, quel ragazzino altezzoso, ora destinato ad un trono che non gli apparteneva.
Elsa non seppe mai dire, in seguito, quando precisamente il piano avesse preso forma nella sua testa, ma quando si fu formato le fece compagnia e le diede forza in ogni momento della sua vita. Tutto sarebbe stato perfetto: Carabosse, una volta completata la sua educazione e raggiunta l’età adatta, sarebbe partita per la capitale e avrebbe fatto in modo di sedurre Stefano, il rampollo di Uberto. Conquistata la sua fiducia, avrebbe ucciso lui e il padre e occupato il trono che le spettava di diritto. Non sapeva come, ma lei avrebbe fatto in modo che i suoi progetti si avverassero. Se gli dei l’avevano fatta vivere fino a quel momento, se l’avevano fatta diventare Regina da semplice mugnaia, se le avevano donato una figlia così meravigliosa allora l’avrebbero certamente esaudita. La giustizia c’era e sarebbe arrivata a tempo debito.

***

- Le mie congratulazioni, Vostra Maestà.
Uberto distolse lo sguardo dai rotoli di pergamena che stava leggendo e lo sollevò per vedere chi avesse parlato. I suoi occhi incontrarono quelli blu mare di Niamh, la settima fata. Era apparsa all’improvviso, senza far rumore, nella stanza dove si trovava il Re. Quest’ultimo si alzò immediatamente e portò i suoi rispetti alla fata. Sebbene odiasse riconoscere un’autorità al di sopra della sua, lui era niente di fronte a lei, ed era solo grazie alla protezione sua e delle sue sorelle se lui adesso era Re.
- Le vostre congratulazioni per cosa, mia signora?
- Ora siete davvero a tutti gli effetti il Re – rispose lei compiaciuta – Thomas è morto per mano degli orchi. Morto dopo aver cercato il loro aiuto.
- Ho sempre detto che l’alleanza con gli orchi sarebbe stata la sua rovina…
- Quelle bestie non si smentiscono mai – concordò Niamh.
- E voi, mia signora, siete venuta fin qui per darmi questa notizia di persona? Voi mi onorate troppo.
- Non è solo per darvi questo annuncio che sono qui, Uberto. Voglio darvi un avvertimento: ora Thomas è morto, ma non illudetevi di essere al sicuro. Lui non è mai stato un pericolo. Sua moglie e sua figlia sono da temere.
 Quelle parole riportarono alla mente di Uberto la profezia che, undici anni prima, Céibhionn gli aveva fatto: anche quella parte riguardante il fatto che Thomas non sarebbe stato un problema si era avverata… dunque avrebbe davvero dovuto temere la bambina?
- Sua moglie e sua figlia? – chiese poi a metà fra il canzonatorio e l’incredulo, per non far intendere di essere preoccupato.
Niamh lo guardò con occhi penetranti e disse:- Avete mai guardato negli occhi quella ragazzina, Carabosse? Forse voi non potete capirlo, ma per me non è stato difficile vedere quale forza celassero quegli occhi. Quella ragazzina è destinata a diventare molto potente, fidatevi di me. E sua madre…
- Eccellenza, Elsa non è altro che una mugnaia…
- E’ una donna – lo interruppe aspramente Niamh – e, come tutte le donne, vendicativa. Ora ha perso l’amore della sua vita, come credete che si senta? Lei sa che la colpa non è che vostra e non desidera altro che ammazzarvi.
- D’accordo, allora. Manderò dei sicari ad uccidere quelle due, così non mi seccheranno più.
- Questo è da escludere, Maestà. Per qualche motivo noto a lei sola, mia sorella Céibhionn ha preso a cuore la sorte di quella ragazzina e anche se ha permesso che il padre morisse non credo che guarderebbe lei o sua madre morire con altrettanta impassibilità.
- Devo preoccuparmi per questa simpatia della vostra sorella per le due esiliate?
- Per il momento no. Ma non abbassate mai la guardia: una donna ferita è una donna pericolosa.

***

Bracconieri, pensò con terrore Carabosse. Era fuori dal castello, vicino al fiume dove era morto suo padre; sua madre stava riposando, altrimenti Carabosse non si sarebbe mai azzardata ad andare lì. Da quel tragico evento Elsa era diventata più dura, protettiva… non fredda, ma strana. Si dava molto da fare e soprattutto faceva sì che lei fosse sempre occupata. Le dava lezioni di canto, di portamento, di letteratura, di scienze come se fossero ancora al palazzo reale. All’inizio Carabosse, anche se un po’ stupita, ne era stata contenta perché voleva dire che sua madre si stava impegnando a non lasciarsi andare come nei giorni di assenza di suo padre, ma alla lunga la cosa l’aveva fatta preoccupare. Sembrava che non le interessasse nient’altro… non che lì ci fosse qualcos’altro da fare, ma Carabosse riusciva a scorgere una luce febbrile negli occhi di sua madre che non le piaceva per niente. Con lei era affettuosa e amorevole come sempre, se non di più, ma le sembrava molto diversa. Si chiedeva con terrore se non stesse impazzendo, se dopo aver perso suo padre non avrebbe perso anche sua madre. Non aveva il coraggio di contestarla o di farle domande, ma quando Elsa dormiva Carabosse aveva preso l’abitudine di scendere nella piana circondata dal fiume e passare il tempo lì. Qualche volta, ricordando gli allenamenti dei cavalieri a cui qualche volta aveva assistito, cercava di fare quegli esercizi: mettendo in moto il corpo, la mente si placava. Le armi non le mancavano di certo.
Quel giorno aveva preso un arco ed una faretra piena di frecce e aveva iniziato a tirare a bersagli improvvisati. Non era un granché, ma con l’esercizio non poteva che migliorare, anche se non c’era nessuno a darle consigli, a insegnarle la tecnica e a correggere i suoi errori. Ed era stato mirando che aveva visto delle sagome scure avanzare. Istintivamente aveva pensato agli orchi ed era stata invasa dalla paura, ma poi aveva constatato che quelle sagome erano troppo alte. Erano umane. Ma che ci facevano degli uomini in un luogo così?
Carabosse si era nascosta al meglio fra i massi e gli arbusti e aveva incoccato la freccia, per sicurezza. Quando le sagome si erano fatte più vicine, aveva visto che si trattava di una carovana di uomini. Cacciatori, a giudicare dagli abiti e dalle armi. Ma fu solo quando la principessa vide un volto magro e allungato dal naso aquilino che capì che quelli erano bracconieri, cacciatori di frodo. Quella faccia era stata disegnata su dei manifesti che erano poi stati affissi in tutto il regno. L’uomo era un ricercato, e lei ricordava ancora quando era stato letto il bando che lo condannava ai lavori forzati per dieci anni, una volta che fosse stato catturato.
Incapace di muoversi per la paura, Carabosse rimase lì, pregando solo di non avere uno de suoi attacchi in quel momento. Fu allora che l’uomo che stava in testa alla carovana, un bell’uomo sulla trentina con capelli neri e barba neri striati di grigio e gli occhi blu, vide Carabosse nascondersi fra i corti e rachitici rami degli arbusti con l’arco teso. Non gli ci volle molto per capire che era una principiante e che non poteva  avere più di dieci anni. Fece segno agli altri di fermarsi e avanzò solo nella sua direzione. Carabosse, scoperta, fece qualche passo indietro, ma lui si fermò e alzò le mani dicendo:- Calma, non ho intenzione di farti del male.
Carabosse prese il coraggio a due mani e rispose:- Allora vattene e porta i tuoi amici il più lontano possibile da qui.
- Calma, volevo solo dare un’occhiata al tuo arco e alle tue frecce. Sembrano davvero ben fatti, sai? Me li fai vedere?
- E chi mi dice che tu non voglia rubarmeli?
- Hai ragione. Senti, facciamo così: io lascio a terra le mie armi, tu vieni avanti e parliamo meglio – detto questo si sfilò coltelli, arco e frecce e li scagliò ad almeno due metri lontano da lui. Rassicurata da quel gesto, Carabosse avanzò lasciandosi dietro il suo nascondiglio.
- Bene – riprese a parlare il bracconiere – ora, che ne dici di farmi un po’ vedere una di quelle frecce?
Lei ci pensò su un attimo, poi gli lanciò una freccia che lui prese al volo, dopodiché il bracconiere fece un rapido esame e decise che era perfetta.
- Va bene, mi interessa. Voglio tutta la faretra e anche l’arco. In cambio posso darti… due lepri, e un po’ di erbe medicinali, che ne pensi?
- Avete del miele? – chiese lei senza pensarci. Lui sorrise.
- Sì, abbiamo del miele. Visto che mi sei simpatica te ne darò un vasetto, ti sta bene? – Aspettò che Carabosse annuisse, poi fece cenno ai suoi che gli passarono un sacco di iuta in cui avevano messo la merce di scambio e riprese a parlare:- Al mio tre, ci lanciamo  la merce, va bene? Uno… due… tre!
Al tre, lui lanciò il sacco e Carabosse la faretra con dentro anche l’arco, ed entrambi presero al volo il proprio bottino. Soddisfatto, l’uomo sorrise alla ragazzina e la salutò, dicendole che se avesse voluto fare altri scambi il prossimo mese loro sarebbero ripassati da lì.
Carabosse aspettò di vedere allontanarsi la carovana prima di precipitarsi su per il sentiero che conduceva al castello e andare a svegliare sua madre.
Seguì una lunga ramanzina sulla gravità di ciò che Carabosse aveva fatto, sul pericolo che aveva corso, ma dopo che le fu fatto notare che lei stava bene, che prima o poi le provviste sarebbero finite e loro avevano bisogno di quegli scambi, Elsa si acquietò. 

*Angolo Autrice*
Eccomi qui, ce l'ho fatta ad aggiornare in tempo! Ho fatto più in fretta che potevo, perché la settimana prossima starò via e, non potendo aggiornare dalla casa al mare in cui andrò, non volevo farvi aspettare troppo a lungo. So che non succede nulla di particolare qui, ma ci tenevo a mostrarvi il modo in cui Carabosse e ed Elsa hanno reagito alla morte di Thomas, e anche come sono andate le cose da quel momento... Carabosse ha delle specie di attacchi di panico, invece Elsa si è indurita, e medita vendetta e, come ha giustamente detto Niamh, una donna ferita è una donna pericolosa... specie se questa ferita è dovuta dalla perdita del Vero Amore (Regina docet... attento, Uberto!). 
L'incontro con i bracconieri è necessario, perché loro saranno la principale fonte di approvigionamento di Carabosse ed Elsa (ci terrei a precisare che la Montagna Proibita e le montagne circostanti qui non sono proprio aride e prive di forme di vita come nel cartone Disney... lo diventeranno quando Carabosse sarà diventata Malefica), e avranno anche un ruolo particolare nell'educazione di Carabosse.
Ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto questa storia alle ricordate/seguite/ricordate, i lettori silenziosi e Princess Vanilla e Beauty per aver recensito.
Buonanotte, e a presto!
   
 
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