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Autore: amu hinamori    06/07/2013    2 recensioni
la storia narra dell'avventura di una principessa ribelle, che non si è mai innamorata, ma che lo vorrebbe tanto, grazie al suo rapimento da parte di Ikuto, lei capirà cosa vuol dire innamorarsi e svelerà il mistero che si cela dietro alla sua collana a forma di conchiglia blu, tutto sulle onde del mare...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap.8
-La spada?- disse lui iniziando a correre dietro ad Amu.
-Sì, mio padre mi aveva portato qui con un mio amico, e mi aveva detto che solo chi ha gli occhi per vedere la verità può sapere dov’è la spada.
Continuarono a correre per arrivare alla cascata si fermarono davanti alla separazione tra il getto d’acqua e la roccia, Amu continuava a guardare la cascata.
-Là!- disse indicando con il dito in alto, dietro alla cascata.
-Ma vuoi arrivare lì?- chiese Ikuto sgranando gli occhi.
-Ti ricordo che sei tu che volevi trovare quella spada, non io- disse lei sottolineando il pronome “io”.
-Sì, però… io non ti faccio salire sulla roccia bagnata- disse lui preoccupato.
-Allora vai tu per primo- disse lei facendosi da parte.
Lui iniziò a salire e senza avere problemi arrivò dietro alla cascata dove gli aveva indicato Amu.
-Bene allora salgo io- disse Amu iniziando a salire. Arrivò quasi vicino a Ikuto sentì una stretta al cuore, come quella che aveva sentito sulla nave, perse l’attenzione che aveva per quello che stava facendo e la mano destra si staccò dalla parete.
-Amu! Amu!- iniziò Ikuto ad urlare spaventato.
Ikuto iniziò a scendere per soccorrere Amu, quando arrivò la prese per la vita e arrivò con lei dietro alla cascata. Fece distendere per terra, stava sudando, Ikuto le asciugò la fronte, e poi, iniziò a sussurrarle parole piene d’amore: -Apri gli occhi. Apri gli occhi Amu.- la abbracciò e le fece appoggiare la testa sul suo petto.
La ragazza sentì i battiti cardiaci del ragazzo e aprì gli occhi e disse: -Se mi stringi così forte non riesco a respirare, Ikuto.
Ikuto la guardò, lei aveva quel suo solito sorriso dolce mentre lo guardava, lui sciolse l’abbracciò e la fece sedere. Lei si mise la mano sulla fronte e disse: -Cosa è successo?
-Non lo so. Sei pressoché svenuta mentre salivi- disse lui appoggiando la mano per terra per tenersi in equilibrio.
-Forza cerchiamo questa benedetta spada- disse lei cercando di alzarsi.
-No, tu te ne stai seduta qui, io cerco la spada- disse lui autoritario, Amu non osò ribattere vedendo la serietà del ragazzo.
Ikuto iniziò a cercare la spada, mentre Amu era seduta a guardare l’acqua scorrerle davanti, si stava domandando cosa le stava succedendo, cos’era per lei Ikuto? Un’ amico? Oppure qualcosa di più?
I suoi pensieri vennero interrotti da un urlo da parte di Ikuto, si alzò e si voltò per vedere dov’era il ragazzo, vide solo della roccia.
-Ikuto dove sei? Ikuto?- disse lei impaurita.
Sentì dei passi dietro di lei, si volto e vide Ikuto che era intento  a farle uno scherzo.
-Sei diventato matto?- disse lei spaventata.
-Era solo uno scherzo, sei un pochino suscettibile…- disse Ikuto.
-Perdonami, è solo che questo posto mi incute timore- disse lei con un filo di voce.
-Allora eri preoccupata me- disse lui con tono malizioso.
-Smettila di dire stupidate, vuoi sapere la verità?- disse lei con fare altezzoso.
-Forza sentiamo- disse lui rispondendole con lo stesso tono della ragazza.
-Se ti lascio morire o ti ferisci, tua sorella mi taglia a fettine- disse lei franca.
-La tua gentilezza mi colpisce- affermò lui deluso.
-Come una lama affilata- continuò lei.
Era come se loro si stessero sfidando con le spade, ma le spade erano le loro frasi taglienti, ad un certo punto Amu smise di ribattere con Ikuto e iniziò a camminare verso una rientranza, dove vi era una discesa verso una caverna, Ikuto la seguì senza dire una parola. Arrivarono in una grotta dove c’era l’acqua al centro. Il silenzio era il padrone di quella grotta.
-Ma dove siamo finiti?- chiese Ikuto meravigliato.
-Non lo so- disse lei guardandosi intorno.
-Ma cos’è quello?- disse Ikuto guardando il fondale del piccolo bacino d’acqua.
-Ikuto stai attento!- disse lei, ma invano, visto che Ikuto cadde in acqua perché si era sporto troppo.
-Ahia!!!- l’urlo di Ikuto ruppe il silenzio.
Amu si avvicinò all’acqua per vedere come stava Ikuto.
-Non sopporto dire questa frase, ma: Te lo avevo detto!- disse lei aiutandolo ad uscire.
-Stai attenta, credo di essermi fatto male al ginocchio- disse lui uscendo dall’acqua.
Amu lo fece sedere per terra, per vedere la ferita di Ikuto.
-Hai una bella ferita sul ginocchio sinistro, mi dici come hai fatto? Dopotutto sei solo finito in acqua.- disse lei ridendo.
-Che ci trovi di divertente?- chiese lui.
-Niente, ora fammi vedere cosa posso fare-  disse lei.
-Tu mi vorresti medicare?- chiese lui ironico.
-Vuoi morire perché ti si è infettata una ferita, o perché hai compiuto un’impresa eroica?- chiese lei divertita.
-Vada per l’impresa eroica- disse lui scoprendo la ferita.
Amu iniziò a guardare la ferita, era piuttosto profonda, ma non era niente di incurabile.
-Non hai per caso un elastico?- chiese lei.
-Ti sembro il tipo che si porta con se un elastico?- chiese lui.
Lei si guardò intorno, ma non vide niente che poteva servire a fermare il sangue, si guardò in testa, e vide l’unica cosa che poteva fermare il sangue.
-Ora non ti scandalizzare- disse lei mettendosi le mani tra i capelli.
-Perché mi dovrei scandalizzare?- disse lui, poi quando vide quello che fece Amu rimase ammaliato dal suo cambiamento.
-Non credevo che avessi i capelli così, così…- non riusciva a trovare le parole.
-Così lunghi- finì lei la frase.
-Ma perché non li porti sciolti?- chiese lui guardandola.
-Molto spesso mi danno fastidio,  per questo li raccolgo- affermò lei.
-Ma stai bene, anzi benissimo- esclamò Ikuto.
-Puoi stare fermo!- lo ammonì la ragazza.
-Sì, ma mi spieghi cosa serve il tuo nastro?
-Per fermare il sangue e medicarti- iniziò ad avvolgere la ferita.
Lavorava con cura per contenere il sangue e pulire la ferita, era come se fosse un’infermiera invece che una principessa, almeno questo pensava Ikuto.
-Scusami- la interruppe lui.
-Dimmi- disse lei alzando il volto.
-Come mai sei così brava a medicare le ferite?- chiese lui.
Lei sorrise e continuò ad avvolgere il nastro: -Essendo una schermista, quando mi facevo male, ho imparato da sola a medicarmi le ferite.
-Ahh, ora si spiega tutto- disse lui.
-Bene ho finito- disse lei alzandosi e porgendo la mano al ragazzo per aiutarlo.
-Grazie- disse lui alzandosi.
-Ora mi vuoi spiegare cosa stavi guardando prima?- chiese lei curiosa.
-C’era qualcosa sul fondale- affermò lui.
-Fammi vedere dov’è!- esclamò lei.
Si avvicinarono allo specchio d’acqua.
-Io non vedo niente, sei sicuro di non essertelo sognato?- chiese lei.
-Ma era lì, ora non c’è più- affermò lui deluso.
-Senti, visto che ne sei così sicuro, entriamo insieme in acqua così vediamo se c’è qualcosa- disse lei per accontentarlo.
-D’accordo- concluse lui. Si tolsero le scarpe ed entrarono in acqua.
-Brrr, è fffffrrredddddddda- disse Amu tremando.
-Decisamente- disse Ikuto, strinse la mano ad Amu per farle sentire un po’ di calore. A quel contatto Amu divenne rossa, era come essere protetta, i suoi pensieri erano spariti, c’era solo Ikuto.
 Ikuto vide l’areazione della ragazza  e per sbollire la situazione disse con tono un po’ seccato: -Amu, ci muoviamo!
La ragazza uscì dal suo mondo e disse: -Sì, sì!
Si immersero sott’acqua, l’acqua era cristallina, si poteva vedere tutto.
Ikuto raggiunse il fondale con Amu al suo seguito, videro una lama avvolta dalle alghe, appena Ikuto la sfiorò vennero travolti da un gaiser. Ikuto aprì la bocca e perse conoscenza a causa dell’assenza di ossigeno, Amu lo riportò in superficie ed iniziò a chiamarlo: -Ikuto! Ikuto mi puoi sentire? Ikuto!
Non sapendo cosa fare, Amu gli diede uno schiaffo per farlo rinvenire, poi gliene diede un altro, e poi Ikuto aprì gli occhi e disse:  -Ahia! Fa male.
-Bene ti sei svegliato- disse lei sollevata.
-Sì, ma guarda che mi hai fatto male- disse lui massaggiandosi la guancia.
-Il fine giustifica i mezzi- disse lei per farlo stare zitto. Poi si avvicinò la guancia del ragazzo e gli diede un delicato bacio sulla guancia.
-Questo basta per farti passare il dolore?- disse lei allontanandosi dal viso del ragazzo. Ikuto rimase sorpreso da quel gesto, iniziò a guardare la ragazza come un pesce lesso. Venne risvegliato da dell’acqua lanciatagli in faccia da Amu.
-Ikuto torniamo li sotto questa volta però prenderò io quella cosa- affermò lei.
Si rimmersero quando arrivarono sul fondo, Amu allungò il braccio per prendere la lama e la collana iniziò a brillare, una strana sensazione le avvolse la mente, iniziò a vedere un bambino davanti a sé, rassomigliante Ikuto, poi vide un uomo e una donna con i tratti dei visi molto simili a quelli di Utau e Ikuto e poi si ritrova davanti a una grande pozza di sangue. Delle parole le tornano alla mente: “Amu, finché porterai questa collana, potrai prendere la spada in mano, ma questo vale per chiunque abbia il ciondolo, perciò fanne buon uso”. Per paura di quello che stesse accadendo  risalì in superficie seguita da Ikuto. Quando le loro teste uscirono dall’acqua Ikuto chiese:  -Cosa ti è successo?
-Senti Ikuto, io credo che quella cosa sul fondale sia la spada dei sette mari, ma io non la voglio prendere!- affermò lei.
-Ma perché?- chiese lui.
-Inizio ad aver paura, paura di andare avanti- disse lei con un fil di voce.
-Vuoi che prenda io la spada?- chiese Ikuto.
-Non senza questa- disse Amu togliendosi la collana, -io credo che con questa tu possa prendere la spada solo con questa.
-Ma è la tua collana, è la cosa più preziosa che hai- affermò lui.
-Ora voglio che la tieni tu- disse lei allacciandogliela al collo.
-Ne sei sicura?- domandò lui titubante.
-Più che sicura- rispose lei.
Ikuto tornò sul fondale e prese la spada senza alcun problema.
 
-Sono riuscito a prendere la spada grazie a te- disse lui a bordo vasca con le gambe in ammollo.
-Non grazie a me, ma alla collana- disse lei pensierosa, -ora è meglio tornare indietro.
Uscirono dalla grotta, e in tre quarti d’ora arrivarono a casa; quando arrivarono erano fradici e dovettero farsi una doccia e cambiarsi.
Ikuto si mise una camicia bianca e dei pantaloni neri, come al solito; invece Amu, con l’aiuto di Utau, ribaltò l’armadio di quest’ultima per trovare qualcosa, quando però venne l’ora di preparare la cena, Utau lasciò Amu da sola a scegliere l’abito. Quando ritornò, alla fine, Amu scelse un abito bianco che le arrivava alle ginocchia, con un corpetto stretto; lasciò i capelli sciolti, si mise un paio di ballerine con un principio di tacco.
Giù al piano di sotto…
-Ma si può sapere dov’è finita?- chiese Kukai.
-Ma alle donne ci vuole tanto a prepararsi?- chiese Pierre.
 -Magari  è solo un po’ indecisa…- disse Keith.
-Cosa te lo fa pensare?- chiese Yoru.
-Yoru, hai mai visto il guardaroba di Utau?- chiese Kukai.
-No- rispose il bambino.
-Allora non puoi sapere la quantità di abiti che c’è li dentro- concluse Pierre.
Mentre i ragazzi discutevano, arrivò anche Ikuto.
-Ikuto, hai visto Amu?- chiesero tutti in coro.
-No, ma Utau non è con lei?- chiese sedendosi sul divanetto.
-Sì- disse Kukai.
-Da quanto tempo aspettate?- chiese.
-Forse 20 minuti- affermò Keith.
-Allora io inizierei a preoccuparmi- ma nessuno gli diede ascolto, tranne Keith, perché tutti erano presi da qualcos’altro.
-Io credo che non ci dovremmo preoccupare, Ikuto- disse Keith.
-Perché?- chiese lui ironico.
-Guarda chi c’è in cima alle scale…- rispose Keith.
Ikuto voltò lo sguardo e rimase incantato da ciò che vide…

  
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