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Autore: lumieredujour    08/07/2013    1 recensioni
Sei OS che scrivo per descrivere quelle che secondo me sono i momenti più imbarazzanti che quasi ogni ragazza ha il "piacere" di passare quando s’innamora. Sarà un crescendo di situazioni che mi fanno battere i denti al solo pensiero. Se siete ragazze, leggete e ditemi se non siete d’accordo anche voi.
Se siete ragazzi, vedete e ammirateci per il nostro coraggio.
Se siete genitori (e soprattutto padri), beh, vedete quanto è difficile per noi avere a che fare con certe cose. Fidatevi, esperienza personale.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Mi presenti i tuoi



-Dai, vieni!-
-No!-
-Ma perché no?-
-Perché mi vergogno! Stefano, ho paura, non incontrare i tuoi- disse Alice mettendo il muso.
Il ragazzo la fissò implorante e una muta lotta iniziò tra i due. Come sempre, alice ne uscì vincitrice. Il ragazzo abbassò lo sguardo e disse:
-Va bene, non ti presento nessuno.- 
-Bravissimo! Ora andiamo- Alice lo prese per un braccio e lo trascinò in pizzeria
Stefano alzò gli occhi all’insegna al neon del locale “l’ultima pizzeria”. Chissà perché quel nome apocalittico gli risultava familiare.
 -Come mai hai scelto questa pizzeria?- chiese il ragazzo.
-Beh, è vicino casa e la pizza la fanno proprio bene.- sorrise ad un cameriere che li fece accomodare all’interno della sala. 
Scelsero un tavolino appartato e iniziarono ad ordinare le pizze. 
-Io prendo una margherita con doppia mozzarella!- disse la ragazza
-Io una con patatine wrustel e salsiccia-
Alice lo guardò schifata: com’era possibile che un ragazzo così a modo, sottile come un giungo e gentile come un uomo d’altri tempi, riuscisse a mangiare una schifezza del genere. Stefano, conscio dei pensieri della sua ragazza, sorrise divertito. 
Parlarono del più e del meno, conversando amabilmente di cose inutili e così arrivarono le pizze. Neanche a dirlo erano bollenti. Alice prese un pezzo di pizza, la portò alle labbra e stava per bestemmiare tutte le sue papille gustative per essere troppo reattive quando una voce ruppe il filo dei suoi pensieri.
-Stefano?- 
Alice si girò, con ancora la fetta di pizza metà in bocca e metà in mano, pronta a fulminare la bastarda che osava rivolgere la parola al suo ragazzo quando sgranò gli occhi scioccata.
-Mamma?! Che cosa ci fai qui?- disse Stefano, abbozzando un sorriso.
Alice guardò prima lui, poi la madre (con padre e sorella dietro) e infine il pezzo di pizza bollente. Lo abbandonò sul piatto, si pulì con il fazzoletto e finalmente divenne rossa per la vergogna.
“Che figura!” si disse.
La madre di stefano si stava avvicinando e la stava squadrando amabilmente. Aveva un sorriso stampato in faccia, ma i suoi occhi erano freddi e scrutatori come un critico di moda. Alice si chiese perché non si era truccata un po’ di più. Così, giusto per non sembrare Voldemort.
Stefano si alzò in piedi e disse, sogghignando (aggiungerei il bastardo, ma so che non l’ha fatta apposta):
-Mamma, lei è Alice. Alice, lei è mia mamma- 
Alice si era alzata in piedi e aveva stretto la mano alla donna. L’altra si era limitata a sorriderle, a squadrarla e a gridare
-Sabrina, Alberto venite! Stefano vi deve presentare qualcuno.- continuava a sorridere e a tenerle la mano e Alice aveva seriamente paura che la stesse avvelenando. 
Si avvicinarono anche un uomo sulla cinquantina con i capelli brizzolati e lo stesso viso delicato di Stefano, e una ragazzina di tredici anni al massimo con una zazzera di capelli neri che le copriva il viso. Sorrise ad entrambi e lasciò fare a Stefano le presentazioni.
-Papà, Sabri, come ho già detto alla mamma, lei è Alice-
Mi strinsero la mano e Sabrina sorrise. In maniera alquanto sadica.
-Oh quindi tu sei la ragazza di mio fratello! Mi aveva detto che eri bassa, ma non mi aspettavo l’ottavo nano- e iniziò a ridere con una risata nasale. 
Forse per buon senso, forse per pietà, nessuno rise con lei. Anche la madre di Stefano la fulminò con lo guardo.
-E quindi da quanto state assieme?-
Alice lasciò a Stefano l’impegno di rispondere, lei era troppo occupata a tenere a freno le mani, che avevano voglia (chissà come mai) di stringersi al collo della ragazzina.
-Tre mesi- 
-TRE MESI?- quasi gridarono i coro i suoi genitori – perché non ce l’hai presentata prima?- disse il padre sorridendomi.
Forse potevo avere un alleato in questa battaglia. Sorrisi timidamente anch’io e vidi che tutti mi stavano guardando. 
-Ehm… diciamo che non… io- non sapevo cosa dire. 
“avevo paura che mi avreste sacrificata a qualche Dio”? No, troppo melodrammatica.
“non volevo conoscervi”? No, troppo acida (anche se vera)
-Sa, non ce n’è stata quasi mai l’occasione- disse in un tono quasi di scuse. 
Le donne di casa mi squadrarono freddamente, ma alla fine il padre concluse con un bel 
-credo che le nostre pizze siano pronte, andiamocene – prese entrambe le donne per il braccio – prima che si freddino.-
Per un attimo pensai si stesse riferendo a me e Sabrina che ci sparavamo, ma poi capii che parlava delle pizze. Ah, giusto, non eravamo nel far west, eravamo in pizzeria. 
Salutarono tutti, io e Stefano ricambiammo e (finalmente) se ne andarono.
-Beh, hai visto? Di cosa ti vergognavi?- disse Stefano addentando un pezzo di pizza.
-Sappi che questa sarà l’ultima pizzeria al mondo in cui verremo a mangiare, d’ora in poi. Anzi – disse, spostando la pizza- la vuoi tu?-
Stefano la guardò con gli occhi lucidi e disse:
-Oh amore, grazie! Visto sono divertenti, no? La prossima volta vieni a mangiare direttamente a casa-
Alice alzò gli occhi al cielo “Nemmeno gli avessi chiesto di presentarmi i suoi!”
 
  
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