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Autore: SandrinaWriter    09/07/2013    4 recensioni
Come sarebbe andata se Marissa non fosse morta? Se lei fosse riuscita a sopravvivere a quell'incidente? Come sarebbe continuata la sua storia con Ryan? Cosa sarebbe successo a Seth e Summer? Ecco come io immagino la mia quarta stagione di The O.C., ecco come avrei voluto che andasse. Perché Ryan e Marissa erano destinati a stare insieme. Perché Seth e Summer avevano un futuro davanti a sé. Perché i Fantastici Quattro sarebbero ancora stati Fantastici.
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marissa Cooper, Ryan Atwood, Seth Cohen, Summer Roberts, Un po' tutti | Coppie: Marissa Cooper/Ryan Atwood, Ryan Atwood/Taylor Townsend, Seth Cohen/Summer Roberts
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La macchina correva più velocemente che poteva, erano quasi arrivati all'ospedale, ma la paura di Ryan non smetteva di cessare. Guardava Marissa in quello stato, sanguinante e priva di sensi e non sapeva che fare. Voleva salvarla, voleva arrivare in tempo, voleva che tutto andasse bene. La voleva accanto per il resto della sua vita. Era in uno stato talmente confusionale che quando arrivarono in ospedale non riuscì neanche a spiegare completamente la vicenda ai medici. Un'equipe medica molto efficiente caricò Marissa su una barella e la portarono immediatamente in sala operatoria. Ryan le teneva la mano, correva insieme a loro, tremava e pensava di svenire da un momento all'altro. 

"Ragazzo tu resti quì" Gli ordinò il primario.

"No, io devo entrare, devo stare con lei.. voi non capite"

"Senti ragazzo, ti prometto che farò tutto il possibile per salvarla, ma se entri sarai solo di intralcio. Facci fare il nostro lavoro. Ti faremo sapere al più presto".

"Dottore... la prego, fatela vivere. E' importante".

E le porte si chiusero. Ryan rimase lì davanti, immobile. Non sapeva che fare, non sapeva se piangere o prendere a pugni il muro. Una cosa era sicura: prima o poi si sarebbe vendicato, avrebbe cercato Kevin Volchok anche fino in capo al mondo e gliel' avrebbe fatta pagare. Il vecchio Atwood non permetteva a nessuno di toccare qualcosa che gli appartieneva. E Marissa era parte di sè.

Non se ne rese conto, ma una lacrima gli rigò il viso, cercò di essere forte, doveva essere forte, non poteva permettersi di crollare. Si mise seduto proprio di fronte a quelle porte che avevano visto Marissa scomparire dalla sua vista. L'aveva vista su quella barella e gli sembrava impossibile che tutto stava succedendo a loro due, a lei, la sua Marissa. Poco più lontano vide l'uomo che li aveva accompagnati fino a lì, pensandoci non l'aveva neanche ringraziato. Quel signore si avvicinò, gli mise una mano sulla spalla e gli diede il suo cellulare.

"Tieni ragazzo, sicuramente dovrai avvisare qualcuno. Io e mia moglie siamo lì, non ce ne andiamo"

"Grazie, davvero e scusatemi se non l'ho fatto prima"

"Non c'è bisogno di scusarsi" e si allontanò.

Ryan compose il numero di casa Cohen, fu una fortuna che lo ricordava a memoria. Si mise in attesa della risposta con lo sguardo perso nel vuoto. Avrebbe tanto voluto svegliarsi e rendersi conto che era tutto un incubo, che Marissa ancora doveva partire, che ancora dovevano andare all'aeroporto, le avrebbe confessato che l'amava ancora e magari lei non sarebbe più partita o lui l'avrebbe seguita.

"Casa Cohen, chi parla?"

"Seth... Seth... sono io, Ryan.. "

"Ryan, ma che fine hai fatto? Ancora all'aeroporto? Dai non mi dire che aspetti di vedere il suo aereo per l'aria, così ti fai solo del male, capito ragazzo mio?"

"Seth.. Abbiamo avuto un incidente, siamo in ospedale"

"Porca miseria, come state? Come è successo?"

"E' una storia lunga, Marissa è grave, la stanno operando, io sto bene, ma non importa. Avvisa tu gli altri, siamo all'ospedale della ventiquattresima strada, vicino all'aeroporto" e attaccò senza nemmeno dargli il tempo di rispondere. 

Non aveva voglia di stare al telefono, non aveva voglia di fare nulla, soprattutto di pensare. Andò dalla coppia che li aveva salvati, restituì il cellulare e salutandoli li ringraziò. Con le mani in tasca, qualche lacrima agli occhi e la testa bassa, camminò verso quelle porte. Cercò di intravedere qualcosa, ma era praticamente impossibile riuscire a capire cosa stava succedendo lì dentro. Così si rimise seduto, era immerso nei suoi pensieri, nelle sue paure e nei suoi sensi di colpa, quando una pacca sulla spalla lo riportò alla realtà. Sandy, Kirsten, Seth e Summer erano lì. Kirsten lo abbracciò forte mentre Seth cercava di consolare Summer. Ryan stava cercando di spiegare loro cosa era successo, quando delle urla lo interruppero: Julie Cooper era arrivata.

"Dov'è la mia bambina? Fatemela vedere! Voglio vederla, ora!"

Il primario uscì finalmente dalla sala operatoria, dopo aver individuato quale fosse la madre, le parlò spiegandole la situazione.

"Signora, l'intervento è tecnicamente riuscito, ma non siamo riusciti a svegliarla. Ora si trova in coma, ma potrebbe svegliarsi da un momento all'altro. Dobbiamo solamente aspettare che risponda alle nostre cure. Ci dia fiducia e ce la faremo, vedrà"

Il primario rientrò in sala operatoria, le porte si chiusero e Julie non riusciva a smettere di piangere. Ryan aveva sentito tutto, si teneva la testa tra le mani, si sentiva terribilmente in colpa. 

"Tu... tu... è tutta colpa tua. Te l'avevo già detto tre anni fa, non devi vedere mia figlia, me l'hai solamente rovinata da quando sei arrivato, da quando ti hanno adottato. Le hai portato solamente disgrazie e le hai causato angoscie, ansie, tristezze. L'hai sempre fatta soffrire. Vedi di starle alla larga"

Julie era tremendamente arrabbiata con Ryan, aveva identificato in lui il colpevole della situazione di Marissa senza nemmeno sapere come fossero andate realmente le cose. Ryan si alzò e senza dire nulla se ne andò. Uscì fuori dall'ospedale mentre Sandy lo raggiunse.

"Lo so che non è colpa tua Ryan. Parla così perchè è spaventata, ma tu non l'ascoltare."

"Sandy io non... non potevo sapere che sarebbe andata così. Avrei voluto fermarmi, ma avevo paura di quello che Volchok poteva fare. Giuro che vado a spaccargli la faccia".

"E invece non farai proprio un bel niente. Non risolverai le cose così, non è spaccandogli la faccia che Marissa si sveglia. Piuttosto starle accanto, servirà molto, te lo assicuro"

"Ho paura Sandy. La vedevo lì, tra le mie braccia, che sanguinava, stava male, non riusciva a respirare, ma mi guardava. Guardavo i suoi occhi che quasi si chiudevano e tremavo dalla paura, ero terrorizzato, sono terrorizzato. Non voglio perderla"

"Lo so, ti capisco più di quanto immagini. Vedi, quando Kirsten ha avuto problemi con l'alcool, ho avuto la paura di non poterla più vedere. Credevo che sarebbe rimasta lontana da me, che non sarebbe tornata e non osavo immaginare la mia vita senza di lei. Ma poi ho cominciato a credere in lei, nelle sue potenzialità e allora mi sono rassicurato e tutto è andato per il meglio"

"Io non saprei vivere senza di lei"

"Vedrai che tra poco si sveglierà, Marissa è forte, non ti dimenticare che è una Cooper!"

"Già.. Hai ragione"

Ryan e Sandy rientrarono in ospedale, potevano fare visita a Marissa indossando camice e mascherina e Ryan non vedeva l'ora di vederla. 

"Dove credi di andare?" Disse Julie a Ryan con sguardo provocatorio.

"Dentro, dove sennò?"

"Tu non vai da nessuna parte, non penserai davvero che ti farò entrare"

"Dica quello che vuole, ma io entro"

"Ma ti rendi conto di quello che hai fatto?"

"Sì, me ne rendo conto. Le ho salvato la vita"

"No mio caro, tu gliel'hai distrutta! Se l'avessi accompagnata io tutto questo non sarebbe successo e adesso mia figlia non starebbe legata ad un filo, in bilico tra la vita e la morte!"

"E lei si rende conto che Marissa voleva me? Voleva che fossi io ad accompagnarla all'aeroporto, voleva me come suo ultimo saluto ad Orange County!"

Senza aggiungere altro, Ryan entrò lasciandosi alle spalle una Julie Cooper senza parole. Ryan Atwood aveva di nuovo colpito e affondato. 

Indossò camice e mascherina, si fece coraggio e la guardò. Sembrava essere una Marissa diversa, era immobile, aveva la flebo, dei tubi attaccati, e soprattutto i suoi occhi erano chiusi, completamente chiusi. "Dai, ti prego, apri gli occhi, aprili e torna da me. Sistemeremo tutto, lotteremo insieme, insieme resteremo". Continuava a pensare Ryan, ma Marissa era lì, ed i suoi occhi non si aprivano. Era crollato, i suoi occhi non smettevano di piangere, le gambe tremavano e l'adrenalina gli saliva in corpo. Doveva sfogarsi, doveva fare qualcosa, non poteva rimanere così.

Dapprima accarezzò dolcemente il vetro che lo separava da lei, poi scagliò il più forte e deciso pugno che aveva mai dato nella sua vita. Fu un attimo e il primario, Sandy e Julie entrarono velocemente. 

"Portatelo fuori di quì" ordinò il primario.

"Sei sempre il solito ragazzo di Chino, te l'avevo detto" gli disse Julie fissandolo negli occhi.

"Andiamo via" Sandy cercò di portare fuori Ryan, ma lui voleva resistere alla sua forza, voleva rimanere. Sandy lo trascinò via mentre Ryan diede un ultimo sguardo a lei, a Marissa. La guardò e si rese conto che in fondo lì, in quella stanza, c'era la sua Marissa, la Marissa che amava, la Marissa di sempre.

  
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