Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Lynn Lawliet    09/07/2013    3 recensioni
Finalmente capiva le farfalle nello stomaco e brividi lungo la schiena quando Antonio gli si avvicinava, la sensazione di poter toccare il cielo con un dito quando era con lui, quel perdersi nei suoi occhi ogni volta che ne incrociava lo sguardo… erano tutti pezzi di un puzzle che finalmente Lovino era riuscito a comporre: Antonio gli piaceva, e non come amico. Per tutto il tempo aveva cercato di negarlo a se stesso, per cui si sorprese rendendosi conto che non gli importava se Antonio era un ragazzo, se gli altri non lo avrebbero accettato. Capendo di amarlo aveva trovato il suo posto nel mondo: la soluzione del puzzle erano loro due, lo erano sempre stati; e questo era tutto quello che contava.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
DOVE SI SCOPRE CHE IN BELGIO NON PRODUCONO SOLO CIOCCOLATA

 
Vi sono secondi che durano secoli. Il colpo di fulmine è un secolo che dura un secondo.
-Tutta una vita, André Dussolier.
 

Antonio era con il naso a pochi centimetri dal suo e lo guardava. Quei suoi stupendi pozzi color smeraldo era piantati negli occhi di Lovino, che poteva distinguere ogni singolo particolare del viso dell’altro ragazzo. Poi Antonio fece un respiro profondo e, sempre squadrandolo con serietà assoluta, si sporse leggermente in avanti.
driiiiiiiin!
Lovino si svegliò di soprassalto nella semioscurità della sua camera, e cercò a tentoni di spegnere la sveglia che continuava a suonare.
Ma che accidenti di sogni faceva? Ormai erano un paio di settimane che sognava Antonio; Antonio che lo portava al cinema, Antonio che mangiava pomodori, Antonio che lo aiutava a studiare chimica … tutte cose, che, in effetti, facevano anche nella realtà; però mai, nella vita vera o in un sogno, Antonio gli era stato così vicino. Certo, a volte lo abbracciava (e Lovino lo spingeva subito via), ma non gli si era mai, mai,  avvicinato in quel modo, proprio come se stesse per … ma cosa stava pensando! Antonio non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere, e di certo lui nemmeno.
E con questa traballante convinzione in mente, Lovino si alzò e si avviò sbadigliando verso il bagno.

 


Nonostante fosse solo novembre faceva già un gran freddo, e Lovino e Feliciano si strinsero a fondo nei rispettivi cappotti mentre camminavano verso il portone della scuola, cercando di proteggersi dal vento.  A quanto pareva, però, il freddo non disturbava Feliciano, che come sempre chiacchierava allegramente del più e del meno, ormai senza neanche aspettarsi delle risposte dal fratello. Chissà come faceva ad essere sempre così allegro? Lovino se lo chiedeva da sempre; come faceva a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno? Come faceva risultare sempre così simpatico a tutti? Infondo, forse, sarebbe piaciuto anche a lui saperlo fare …
I pensieri di Lovino furono bruscamente interrotti dall’assalto di un paio di braccia che gli circondarono la vita e lo strinsero finché non fu prossimo al soffocamento. Lovino si divincolò scalciando e riuscì ad liberarsi dall’abbraccio, per poi girarsi e trovarsi faccia a faccia con Antonio. Lui era vicino, troppo vicino. Quasi come nel suo sogno; forse, con l’unica differenza che in questo caso lo spagnolo non era serio proprio per nulla: Antonio, anzi, scoppiò a ridere.
“oh, Lovinito, dovresti vedere che faccia hai!”
Cosa? Che faccia aveva? Arrabbiata, ecco quale! E adesso, per di più, ci si metteva anche con quello stupido soprannome! Lovino mise il broncio e, senza degnare l’amico di una sguardo, allungò il passo, camminando svelto verso la scuola.
“ehi! Lovino, aspetta! Non ti arrabbiare, stavo scherzando!” Antonio lo rincorse e lo prese per mano, facendo immediatamente arrossire come una ragazzina.
“scusami Lovinito, non volevo offenderti. Eri così carino con quell’aria imbronciata.”
Evidentemente Lovino aveva fatto bene a paragonarlo a Banderas, a inizio anno, perché ora il suo sguardo era tale quale quello del gatto con gli stivali di shrek: una delle cose più tenere che avesse mai visto. Come accidenti faceva a rimanere arrabbiato con lui?
Lovino sbuffò, e alzò gli occhi al cielo, ma un piccolo sorriso sulle sue labbra fece capire ad Antonio che era appena stato perdonato.

 


“Lovino!Lovino?! Hey, Lovino!”
Lovino finalmente si girò verso la fonte della voce che aveva finto di non sentire fino a quel momento; d’altronde se avesse continuato a ignorarla lo avrebbero preso per sordo. La voce in questione apparteneva ad Antonio, il quale si sbracciava nella sua direzione, seduto ad un tavolo gremito di gente.
Era piuttosto strano che Antonio lo cercasse proprio all’ora di pranzo: certo, loro due passavano molto tempo insieme, durante le lezioni, durante la ricreazione, e anche fuori da scuola, ma mai, mai avevano pranzato allo stesso tavolo. E questo perché in mensa Antonio era sempre circondato da un mucchio di persone; non che non avesse invitato Lovino ad unirsi a loro, ma il ragazzo aveva sempre rifiutato, per nulla desideroso di fare nuove conoscenze, specie tra quegli idioti dei suoi compagni di scuola.
Quel giorno Antonio era seduto fra due dei suoi più grandi amici (dopo Lovino, ovviamente): Francis, un ragazzo di quinta famoso per l’attitudine a flirtare con qualsiasi forma di vita animale o vegetale, e Gilbert, il fratello malvagio della ragazza di Feliciano.
“ehi, Lovinito, vieni a sederti con noi!” esclamò allegro Antonio, la voce evidentemente qualche decibel più alta del necessario, visto che fece girare l’intera mensa nella sua direzione. La scolaresca guardò Lovino con tanto d’occhi. Come era possibile che proprio lui, l’asocialità in persona, venisse invitato al tavolo dei ragazzi più popolari della scuola? Lovino stava, come sempre, per rifiutare, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Quel “qualcosa”, o meglio qualcuno, era una ragazza, seduta di fianco a Gilbert. E che ragazza! Era di gran lunga una delle più belle che Lovino avesse mai visto; non era di una bellezza provocante (come Katyusha,una ragazza ucraina a cui tutti guardavano sempre il se… gli occhi.), ma piuttosto era bella in modo discreto: anche senza trucco o vestiti attillati riusciva a sembrare stupenda. Era bionda, i capelli lisci tagliati appena sopra le spalle, e squadrava sorpresa Lovino con dei meravigliosi occhi verdi, quasi più belli di quelli di Antonio. Quasi.
Lovino venne distolto dalla sua estatica visione da un paio di braccia muscolose che lo abbracciarono da dietro, proprio come quella mattina. E, proprio come quella mattina, Lovino tentò inutilmente di liberarsi dalla presa dello spagnolo, il quale però non accennò a mollarlo ma anzi, lo trascinò al tavolo e buttò su una sedia. Ad essere precisi proprio la sedia accanto alla ragazza bionda e, beh, Lovino non poteva dire che la cosa gli dispiacesse. Poi Antonio si sedette a sua volta e iniziò a parlare rapidamente:
“Lovinito! Allora, ti presento i miei amici! Lui è Francis, credo tu lo conosca di fama!”
“piacere cherie!” Francis si era sporto in avanti e aveva fatto a Lovino un’elegante baciamano, subito prima di essere centrato in un occhio da un gancio destro del ragazzo.
“e lui- aveva continuato imperterrito Antonio, ignorando le lamentele del francese, - è Gilbert!”.
Il ragazzo albino aveva replicato arrabbiato : “il fantastico Gilbert, vorrai dire!” e aveva iniziato anche lui a lanciare una serie di epiteti poco simpatici allo spagnolo.
Antonio lo aveva ignorato, ed era passato a presentare a Lovino la ragazza bionda.
“e adesso… Maia, lui è Lovino… ma supponga che ormai tu lo abbia anche capito… e, Lovino, lei è Maia, si è appena trasferita da Bruges”
E la ragazza, sorridendo timida, con le guance tinte di rosso, gli aveva stretto la mano.

 


Lovino camminava in fretta verso casa, un sorriso da idiota stampato in faccia. Si rendeva perfettamente conto di essere ridicolo, così, a ridacchiare da solo fuori da scuola, eppure, qualunque cosa facesse, quello stupido sorriso non voleva saperne di andarsene. E un motivo c’era: si era divertito. A pranzo, con gli amici di Antonio, si era divertito. D’accordo, forse, Francis e Gilbert potevano sembrare un po’ esagerati… ma tutto sommato erano simpatici, anche se non l’avrebbe mai ammesso davanti a loro. E Maia… beh, lei era perfetta. Lovino sapeva che un libro non va giudicato dalla copertina, e conosceva Maia solo da poche ore, ma lei era così simpatica, e dolce, e gentile, e tutto quello che lui non era. In un modo o nel’altro, però, Lovino sapeva di piacerle. Dopotutto avevano chiacchierato un sacco a pranzo, anche con Antonio, e avevano scoperto di avere molto in comune. Sarebbe potuti essere un perfetto trio di amici, si disse Lovino.
Poi sentì una voce che lo chiamava attraverso la folla di studenti urlanti. Inizialmente deciso ad ignorarla, cambiò idea quando si rese conto che apparteneva a Maia. La ragazza lo raggiunse ansimando per la corsa (“caspita se corri, Lovino!”). Portava un montgomery blu e i capelli biondi le spuntavano spettinati da sotto un berretto di lana grigio. Così, con le guance arrossate dal freddo invernale, era proprio carina, si disse Lovino.
“ciao Maia”
“senti Lovino…-iniziò lei titubante- lo so che ci siamo conosciuti solo questa mattina… ma tu mi sei molto simpatico, e mi chiedevo se ti andasse di fare qualcosa insieme ogni tanto… tipo, non lo so, andare al cinema, o…”
“mi stai chiedendo di uscire?” l’aveva interrotta Lovino
“beh… si.”
Lovino era rimasto sinceramente sorpreso, non si sarebbe aspettato nulla del genere. Eppure Maia gli aveva appena chiesto di uscire. Da una parte avrebbe voluto dire subito di sì senza alcun ripensamento, ma dall’altra sentiva quasi di stare facendo un torto nei confronti di Antonio. Ma la cosa non aveva senso, si disse Lovino; dopotutto lui e Antonio non stavano mica assieme, il solo pensiero era ridicolo. E per quanto riguardava il sogno di quella mattina… beh, appunto, era solo un sogno. Lovino ricacciò giù quella sensazione di tradimento e guardò Maia negl’occhi.
“va bene.”
“davvero?” chiese lei sorpresa.
“certo.”
“wow! Beh… allora ci vediamo, Lovi!” Maia gli schioccò un bacio sulla guancia e si incamminò sventolando una mano.
Lovino la guardò allontanarsi sorridendo. Era felice, molto felice; però, appena lei svoltò l’angolo, il sorriso gli morì sulle labbra. Per un qualche motivo si sentiva come se in tutto quello ci fosse qualcosa di sbagliato. Solo che non avrebbe saputo dire cosa.

 


Il mio angolino
Salve a tutti! Se state leggendo queste righe significa che siete arrivati in fondo, quindi complimenti, gente! Dev’essere stato faticoso.
Vabbè… tanto per cominciare chiedo umilmente perdono per il terribile ritardo, ma sono stata tre settimane in vacanza da mia nonna su una sperduta isoletta svedese dove la parola “computer” è ostica quanto la fisica quantistica. Ma prometto che recupererò! Parola di scout.
Per quanto riguarda questo capitolo, mi scuso, è un po’ più corto di quanto avessi programmato… e, in caso non lo aveste capito, Maia sarebbe il Belgio. Non mi sembra avesse un nome nell’anime, così gliel’ho  dato io. In caso mi fossi sbagliata fatemelo sapere! A proposito… non arrabbiatevi troppo con Lovino, non è che ha una cotta per lei… il poveretto è solo confuso. Dategli tempo e capirà.
E con questo è tutto!
Spero vi sia piaciuto
Baci,
Lynn.
 
 
 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Lynn Lawliet