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Autore: MadAka    10/07/2013    2 recensioni
"Hei no! E' solo il mio coinquilino..."
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le persone cominciarono ad entrare nel negozio, salutando Joshua con abbracci, cenni amichevoli e pacche sulle spalle. Di tanto in tanto qualcuno salutava anche me, Chris o Tess, dipendeva principalmente da chi dei tre avesse avuto a che fare con lui o con lei durante la realizzazione degli scatti fotografici. La stanza si riempì in fretta, alcuni iniziarono a vedere la mostra fin da subito, ricercandosi nelle fotografie e scivolando lentamente da una parte all’altra per avere modo di vedere ogni singolo scatto eseguito e stampato. Pochi coraggiosi iniziarono a servirsi al tavolo del catering, finché non divenne troppo affollato per via degli aperitivi che tentavano irrimediabilmente tutti. Io avevo sete ma allo stesso tempo non avevo voglia di perdere tempo cercando di avvicinarmi alla ragazza che serviva da bere per pronunciare la frase “Uno spritz, per favore”, quindi me ne rimasi nel mio angolino a parlare con quelli che venivano a salutarmi, inclusi Patrick e Corey che erano venuti alla mostra come “soggetti fotografati” ed erano tutti belli e soddisfatti per il risultato finale. Pensai più volte di chiedere a Pat di farsi largo con le sue braccia possenti e portarmi qualcosa da bere, ma non eravamo così amici da concedermelo, o almeno io la pensavo così.
I primi venti minuti successivi all’apertura trascorsero benissimo, si riusciva a sentire la gente soddisfatta per il risultato delle foto e ancora di più per quello della mostra. Joshua non aveva un attimo di tregua, tutti andavano a salutarlo e ad abbracciarlo per complimentarsi del suo successo e fargli sapere quanto fossero felici per lui. Io continuavo a fissare nervosamente l’ingresso del salone, chiedendomi chi per primo sarebbe arrivato fra Taylor e Roger. Improvvisamente sentii qualcuno darmi una gomitata sul braccio, sussultai e mi voltai a guardare di chi si trattasse, trovandomi davanti Tess con una sigaretta fissata dietro l’orecchio:
-Usciamo? Mi sento soffocare qui dentro- annuii e la segui.
Appena fummo fuori lei si accese la sigaretta e mi scrutò attentamente:
-Che hai?- mi chiese con il suo tono più severo.
Sospirai:
-Non lo so. Credo di essere un po’ preoccupata per dopo, quando ci saranno sia Taylor che Roger-
-E chi ti dice che Roger venga, scusa? Gli hai solo dato l’invito in fin dei conti-
-L’altro giorno l’ho incontrato per strada e… be, mi ha chiesto a che ora iniziava tutto stasera-
Lei sbuffò fuori il fumo e lo guardò allontanarsi, come per accertarsi che non tornasse indietro:
-Magari ci ha ripensato-
-O magari arriva appena finisce di lavorare, come Taylor- dissi più a me stessa che a lei.
Tess non rispose, si mise a prendere un’altra boccata dalla sigaretta per poi ricacciarla fuori alla stessa maniera di prima.
-E Justin?- chiesi io
-Mi ha appena detto che sta arrivando- rispose.
Ultimamente le cose fra loro due stavano ricominciando ad andare bene e sapevo perfettamente che una volta arrivato Justin io e Chris avremmo dovuto lasciare in pace Tess. Mi voltai un momento verso il salone, per cercare il mio collega. Una volta arrivato anche Taylor probabilmente lo avremmo lasciato solo e la cosa mi dispiaceva, ma quando lo trovai vidi che era attorniato da un gran numero di persone. Stava parlando e gli altri pendevano dalle sue labbra, come se stesse raccontando loro cose di vitale importanza. Capii che non avrebbe avuto problemi, non lui almeno. Poco dopo rientrai nel salone mentre Tess rimase fuori ad aspettare Justin. Dentro incontrai Anna che mi presentò suo marito Nate, l’uomo di cui mi aveva parlato, e ci perdemmo in una breve conversazione. Quando mancavano venti minuti alle diciannove, finalmente, arrivò Taylor. Veniva direttamente dal suo ufficio, infatti indossava ancora la camicia bianca che si era messo quel mattino. I capelli erano tutti scombinati, per uno come lui, abituato a mettersi le mani in testa innumerevoli volte, era pressappoco impossibile tenere i capelli in ordine fino a sera. Aveva un’espressione un po’ stanca, accentuata dalla barba incolta che non si faceva da almeno tre giorni ma che personalmente trovavo gli donasse tantissimo. Mostrò l’invito al ragazza all’ingresso e appena entrò si mise a cercare fra la folla che in quei quaranta minuti era cresciuta di almeno altre venti persone. Appena mi vide mi sorrise come solo lui sapeva fare e mi raggiunse:
-C’è un gran casino!- esclamò divertito, guardandosi intorno.
Gli diedi ragione e aspettai che dicesse qualcos’altro:
-Allora, come sta andando?-
-Per il momento direi bene. Quando saranno arrivati tutti Josh farà un discorso di ringraziamento-
-In stile “Grazie amici, vi voglio bene”?-
Annuii sorridendo:
-Direi di sì. Finisce tutto alle dieci, io rimarrò fino alla chiusura, se tu vuoi andare via prima sei libero di farlo, ovviamente-
Mi guardò come se avessi detto una scemenza. Averlo davanti mi faceva sentire bassa, se guardavo difronte a me riuscivo solo a vedergli l’ultimo bottone allacciato delle camicia.  
-Rimango con te, che problema c’è?- mi chiese, ma sembrava più un’affermazione che altro. La sua frase mi fece incredibilmente piacere, ma cercai di non farglielo notare, mi limitai a rispondere con un sorriso e un “Come preferisci”. Diede ancora un’occhiata in giro, prima alla folla accalcata al tavolo del catering, poi alla sfilza di pannelli presenti nel salone:
-Penso che andrò a vedere le vostre foto, sono qui anche per questo, giusto?-
-D’accordo, sono tutte mescolate, vediamo se riesci a distinguere le mie da quelle di Tess e Chris-
-Ci sto!- mi allungò una mano come per ufficializzare la scommessa, poi riprese parola:
-Poi penso che mi fermerò a prendere qualcosa al tavolo là, se non lo svuotano prima… vuoi niente?-
-Se mi prendi qualcosa da bere mi faresti un gran favore, è da un po’ che ho sete ma ho paura di avvicinarmi, sembrano degli animali-
Lui annuì sorridendo e mi fece segno di “ok” prima di scomparire in mezzo alle persone per guardare le fotografie.
Non so quanto tempo passò, a me parve un’eternità ma forse erano solo diversi minuti, fatto sta che, alla fine, sulla soglia del salone comparve anche Roger. Proprio come Taylor mostrò l’invito alla ragazza all’ingresso e proprio come Taylor indossava una camicia bianca, su jeans scuri. Diversamente dal mio coinquilino, però, non portava All Star nere, ma scarpe scure, eleganti. I capelli erano curati e più corti rispetto all’ultima volta in cui ci eravamo incontrati e il suo viso era fresco di rasatura. Iniziai a sentirmi a disagio, come mi capitava sempre, per un motivo o per l’altro, in sua presenza. Entrò e si guardò attentamente intorno, finché non mi vide e si avvicinò a me.
-Ciao Jane- mi disse sorridendo
-Hei. Grazie per essere venuto-
-Figurati, mi incuriosiva molto da come me ne avevi parlato, come procede? Sta andando tutto bene?-
-Sì, sì, per il momento fila tutto liscio. Ci sono praticamente tutti gli invitati che dovevano venire, le foto piacciono e Joshua è contento, quindi direi che va benone-
Sorrisi, ma poi guardai da un’altra parte imbarazzata, senza sapere cosa dire. Una volta riuscivamo a parlare per ore, di qualunque cosa, ma in quel momento mi sentivo stupida e nella mia testa balenava da un po’ lo stesso interrogativo: “Ma come abbiamo fatto ad arrivare fin qui?”. Notai che Chris ci stava guardano, quando me ne accorsi mi indicò un punto della stanza in cui, guardando, trovai Taylor. Era al tavolo del catering, a breve sarebbe tornato da me e mi ritrovai a sperare che lo facesse in fretta.
-Se ti va di andare a vedere le foto fai pure. Sono tutte mescolate… cioè, le mie, quelle di Tess e di Chris sono insieme, non le abbiamo divise in base a chi le ha scattate…- non mi era mai uscita una spiegazione tanto pessima, il problema è che non sapevo che pesci pigliare!
Roger guardò verso un punto alle mie spalle, mentre io continuavo a fissare davanti a me. Notai che era più basso di Taylor e che all’altezza dei miei occhi non c’era il bottone della sua camicia, ma c’erano  le sue labbra. Queste si schiusero quando prese fiato per parlare:
-Sì, certo. Ma prima volevo sapere come stai. Ora che hai sistemato questo lavoro immagino che tu abbia un po’ più tempo per te, giusto?-
-Bè, direi di sì- non capivo dove volesse andare a parare, così rimasi sul vago: -Ovviamente ho ancora un bel po’di lavoro per altre cose, sai, giornali, pubblicità, concerti, roba del genere-
Lui fece ripetutamente sì con la testa, continuando a guardarmi negli occhi. Mi chiesi se si trovasse anche lui a disagio come me, ma non sembrava.
-Ho capito, ma quindi…- non fece in tempo a finire la frase.
Venimmo interrotti da un bicchiere a mezz’aria, contenente qualcosa di bianco ricco di bollicine. Mi voltai e vidi che si trattava di Taylor, che mi stava porgendo quel bicchiere guardandomi in faccia. Lo afferrai e accennai un sorriso, ringraziandolo.
-Spero ti vada bene, è la prima cosa che sono riuscito a prendere-
Poi si voltò verso Roger e rimasero a guardarsi in silenzio per qualche istante, che a me parve un secolo da quanto ero in imbarazzo. Avrei voluto sprofondare, di quello ero certa.
Roger fu il primo a parlare:
-Tu devi essere…- attaccò, ma il mio coinquilino lo precedette:
-Taylor Cooper, piacere- disse porgendogli la mano. Non capii perché si fosse presentato dicendo anche il suo cognome, non lo faceva mai.
Roger gli strinse la mano e si presentò a sua volta. I due si persero brevemente in una conversazione sul mio appartamento e feci il possibile per restarne fuori. Fortunatamente, prima che potessero tornare a considerarmi, vidi Joshua arrampicarsi su una sedia, vicino al tavolo del catering, e pregare la folla di prestargli attenzione. Si voltarono tutti verso di lui e noi facemmo altrettanto. Il salone piombò in un religioso silenzio e il tatuatore si schiarì la gola prima di iniziare a parlare:
-Buonasera a tutti- attaccò e qualcuno già intervenne con un “Dai Joshua!” in stile liceale.
-Innanzitutto permettetemi di dirvi quanto io sia felice di vedervi qui, in questa giornata. Ho mandato molti inviti in giro per questa inaugurazione, convinto che non sarei riuscito a riempire questo salone, invece… non potete immaginare quanto sia felice di essermi sbagliato- prese tempo guardando le persone ferme difronte a lui, intente ad ascoltarlo attentamente. Riprese a parlare quasi subito:
-Sarò breve perché con i discorsi non sono mai stato molto bravo. Volevo solo ringraziarvi, tutti quanti. Ringraziarvi dal primo all’ultimo per essere venuti qui questa sera e aver reso le mie ultime ore in questo salone tanto piacevoli-
Si grattò il braccio e rimase ancora un momento in silenzio prima di continuare:
-Voglio ringraziare di cuore anche i miei colleghi: Vanessa, David, Heather e Mike- si voltò a guardarli:
-Grazie di tutto- si limitò a dire. Mi parve di sentire la sua voce leggermente rotta mentre pronunciava quelle parole. Nell’ultimo periodo avevo notato un lato fortemente sensibile di Joshua che, in totale onestà, non avrei mai creduto possibile in uno come lui, soprattutto per via del suo naso rotto e dei suoi tatuaggi, che gli donavano un aspetto da persona poco raccomandabile. Ma infondo era vero, l’apparenza ingannava e in quel momento ne stavo avendo la conferma.
Infine si mise a cercare fra le persone finché i suoi occhi si posarono su di me:
-E ultimo, ma non per importanza, volevo ringraziare i fotografi. Chris, Tess e Jane, grazie infinite per questa incredibile mostra. È stupenda ed è mille volte meglio di quanto avrei potuto desiderare. Grazie a tutti, davvero-
Concluse alzando le mani, come per far capire che non sapeva che altro aggiungere e che non sapeva neanche dove avesse trovato le parole dette fino a quel momento. Il salone esplose in un applauso, mentre qualcuno sollevava il bicchiere e gridava “A Josh” imitato da altri.
Quando Joshua scese dalla sedia rimasi per un momento ad osservarlo, mentre le persone intorno a lui lo abbracciavano e si complimentavano per il discorso. Sembrava soddisfatto dalle sue stese parole, ma non potei fare a meno di notare che era realmente commosso e che non mi ero sbagliata quando avevo sentito la sua voce tremare leggermente, minuti prima. Rimasi in silenzio per un po’, esternandomi completamente da quella stanza, finché non ritornai alla realtà, pochi secondi dopo. Mi ricordai che ero all’inaugurazione della nostra mostra e che sarei dovuta andare da Josh a ringraziarlo. E lo avrei fatto. Sarei andata da lui e lo avrei abbracciato forte, per poi ringraziarlo di tutto e dirgli che saremmo rimasti amici per sempre, come si faceva da bambini.
Mi ricordai anche che alla mia sinistra c’era Roger e alla mia destra Taylor. Guardai dalla parte del primo con la coda dell’occhio e notai che mi stava osservando, con un leggero sorriso in volto. Abbassai un istante lo sguardo per poi voltarmi leggermente verso Taylor. Era fermo in piedi, i suoi occhi scuri sembravano privi di ogni sfumatura in quel momento e mi resi conto che era serio, molto serio.
Ma non stava rivolgendo il suo sguardo verso di me, bensì verso Roger.
  
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