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Autore: Indil_350    11/07/2013    1 recensioni
Tutto si svolge nel clima gelido di una montagna dove Morinaga e Souichi, pian piano, "romperanno il ghiaccio".
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Morinaga cercava disperatamente di restare cosciente. Sentiva il suo corpo scosso e agitato più volte dalle braccia di Souichi e la sua voce nervosa dire il suo nome di continuo, sebbene ormai tutto sembrasse sfocato e indefinito. I suoni, infatti, erano attutiti e ovattati, la pelle priva di sensibilità, le labbra doloranti e screpolate per il freddo; ma nel suo freddo torpore, Morinaga non provava paura, non più almeno. Aveva sbagliato ad addentarsi in quel luogo di morte, aveva sbagliato a fuggire egoisticamente e a lasciare i suoi compagni al loro destino e ora, ora sentiva che era così che sarebbe dovuta andare fin dall’inizio. Forse era destino o forse aveva sempre saputo che sarebbe morto lì, nella neve, come se la vita avesse già deciso la sua morte.

Souichi era nel panico. Prima di tutto, era arrabbiato perché quello che aveva di fronte era un vero cretino. Ma era anche felice perché quello che aveva di fronte era un cretino ancora vivo. Tuttavia, era preoccupato soprattutto perché aveva notato che quel corpo era, ormai, in ipotermia. Lo scrollò per le spalle, lo schiaffeggiò piano, lo coprì con la sua giacca, ma Morinaga non reagiva e, come se non bastasse, erano ben udibili possenti ululati di lupi famelici, sebbene in lontananza. Souichi imprecò ancora, guardingo: quel luogo non era affatto sicuro. I cespugli erano troppo bassi e non li coprivano del tutto alla vista dei predatori, l’albero aveva un tronco enorme ma era privo di foglie e i suoi rami sembravano assai fragili, inoltre la neve attorno a loro era marcata da varie impronte di animali. Rassegnato, si accorse tuttavia che quello era il posto più protetto che ci fosse nei paraggi. Tornò ad osservare Morinaga: tremava. Con cautela gli si avvicinò, afferrandolo piano e, non sapendo bene cosa fare, strinse istintivamente il suo corpo fra le braccia, in una morsa disperata quanto calda. Il corpo di Souichi era quasi freddo quanto quello del ragazzo, ma il suo cuore ardeva di sincera paura. Guardò di nuovo Morinaga che, pallidissimo, sembrava dormire serenamente, e, mentre lo teneva stretto a sé, Souichi desiderò soltanto poter rivedere i suoi occhi chiari ancora una volta.

Il freddo si era fatto, man mano, meno intenso, e Morinaga avvertiva una strana sensazione; la sua guancia era come schiacciata su qualcosa di ruvido e il tenue calore sulla sua schiena, anche se leggero, era davvero piacevole. Morinaga cercò di avvicinarsi di più a quel tepore, muovendo a fatica le dita tremanti e afferrando debolmente il lembo di un tessuto. Un lieve e vago odore di muschio gli impregnò le narici, mentre una voce soffusa gli perforò le orecchie «Morinaga… non provare a morire tra le mie braccia.» Era la voce di Souichi. Nel suo limbo, Morinaga aveva quasi creduto di aver solo immaginato che il ragazzo lo avesse trovato e stesse cercando di salvarlo. E, invece, Souichi era davvero lì al suo fianco e, ora lo sapeva, lo stava abbracciando per dargli un po’ del suo calore corporeo. Una lacrima gli colò sul viso «Gra...zie.» riuscì a sussurrare, con voce impastata e stanca, cercando però di far trapelare tutta la sua gioia e la sua gratitudine. Sentì le braccia di Souichi stringere ancora di più il suo corpo e lui si adagiò meglio sul suo petto. Si chiese se quel calore e quella voglia di stargli vicino fossero solo dovute alla circostanza e al gelo che avvertiva, o se ci fosse qualche motivo in più;e fu in quel momento che Morinaga capì che non voleva lasciarlo: voleva solo riprendersi e proteggerlo, come stava facendo quel ragazzo con lui. Voleva stargli accanto, voleva… la mente gli si annebbiò per qualche attimo. La stanchezza non accennava ad andarsene e Morinaga sentiva le membra molli, mentre sembrava che le sue labbra stessero per staccarsi pezzo a pezzo, con un bruciore acuto e perpetuo a tormentarle. «Acqua» bisbigliò, istintivamente, in cerca d’aiuto, facendo uno sforzo immane per muovere la bocca, mentre un brivido gli percorreva la schiena.

Souichi non era certo di aver capito cosa avesse bofonchiato Morinaga. «Hai detto acqua? Non la ho! Dove la vado a prendere ora dell’acqua, secondo te?» lo sgridò in un primo momento, senza convinzione. Il ragazzo rimase in silenzio; Souichi sapeva che era allo stremo delle forze e sapeva anche che Morinaga aveva ragione: aveva bisogno di acqua. Ma davvero non aveva portato nulla con sé quando aveva deciso di andare a cercarlo e, ora, trovare una qualche fonte d’acqua era pressoché impossibile. Si guardò attorno, scrutando la natura. «Dell’acqua, eh?» ripeté a sé stesso, riflettendo. Ci erano seduti sopra. La neve. Paradossalmente, la stessa neve che stava uccidendo Morinaga ora poteva, invece, salvarlo. Souichi prese una manciata di fiocchi tra le mani e cercò di scioglierli tenendoli tra le dita, ma ormai la sua temperatura era scesa e le sue mani erano intorpidite, quasi ghiacciate. Così non sarebbe mai riuscito a raggiungere il suo obbiettivo; prese dunque un po’ di neve e la mise in bocca. Il calore del suo interno riuscì a scioglierla e la neve divenne subito acqua. Sollevato, Souichi spostò lentamente il volto di Morinaga verso di lui e, con delicatezza, si avvicinò alle sue labbra, ormai livide, posandogli sopra le proprie. Schiuse piano la bocca e spinse il liquido all’interno di quella del ragazzo, sentendo un po’ d’acqua colargli giù fino al mento. Vide l’altro ingoiare piano e deglutire, come a voler dire di volerne ancora. E Souichi lo fece: prese la neve, la sciolse e dissetò Morinaga, ancora e ancora, riscaldando quelle labbra pallide e, ormai, più gelide della neve stessa.

Non sapeva che il ragazzo, dentro di sé, aveva ancora sete. Una sete sconvolgente e profonda che bruciava al suo interno con foga, mentre sperava che quei baci di acqua fredda non finissero mai. Morinaga ne voleva ancora… Era come se Souichi stesso fosse l’acqua e si stesse donando a lui, e subito lo cercava, lo desiderava e tentava di chiedere un altro sorso. “In fondo, senza acqua un uomo non può vivere a lungo” pensò con consapevolezza Morinaga. Perciò sorrise piano, distendendo i muscoli facciali indolenziti,  rilassando tutto il corpo e accoccolandosi su Souichi. Poco dopo sentì un mano umida accarezzargli i capelli, poi ritrarsi timidamente e nascondersi dietro il suo collo. Morinaga si sentiva così bene nell’anima che quasi dimenticò le condizioni del suo corpo e la terribile situazione in cui si trovavano: la gentilezza di Souichi  aveva fatto breccia nel suo cuore e Morinaga sentiva che la gratitudine che provava nei suoi confronti non poteva che essere ricambiata con il suo amore. Un amore che, per la sua repentinità,  lo travolse come la più violenta delle valanghe e Morinaga, sepolto sotto quel sentimento così chiaro, si lasciò andare, cedendo al sonno e alla stanchezza che lo opprimevano.

Souichi sentì il respiro di Morinaga cambiare e diventare, per quanto possibile, ancora più lento. Si spostò quanto bastava per vederlo in faccia e constatò che si era addormentato. Cominciò ad agitarsi pensando a come avrebbe reagito se il ragazzo fosse morto… Scacciò dalla mente quei pensieri e strinse la testa di Morinaga sul suo petto con decisione. La notte era ancora lunga e la luna schiariva il paesaggio, allungando le ombre dei rami secchi e riflettendosi sulla neve limpida; la luce soffusa e la calma del bosco, con, a tratti, versi lontani di animali, o il soffio del vento che sferzava tra le fronde spoglie degli alberi, crevano un’atmosfera tenue e misteriosa, ma anche rilassante e ipnotica. Le palpebre di Souichi calarono lentamente sui suoi occhi, mentre la testa si chinava leggermente. Con uno scatto, il ragazzo si destò cercando di restare lucido ma, senza che potesse farci nulla, la sonnolenza impose le sue fredde mani sui suoi occhi, chiudendoli con lentezza. Il ragazzo lottò invano contro la dolce tentazione di Orfeo fino alla fine, finché, stremato e rassegnato, non poggiò la sua testa su quella di Morinaga, lasciandosi trasportare dal dio del sonno e dei sogni, anche se fino all’ultimo pregò con tutto il cuore che non accadesse nulla a quel ragazzo. 

*Ecco il quarto capitolo! Spero vi piaccia :3 Recensite, criticate e suggerite cosa può accedere muhaha ;)*

  
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