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Autore: MoreUmmagumma    11/07/2013    4 recensioni
E se uno dei Led Zeppelin scoprisse di avere una figlia nata da una notte di passione con una delle tante ragazze?
***
Non è l'ennesima storia d'amore tormentata e travagliata. Si tratta solo dell'amore di un padre per una figlia che non sapeva di avere.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jimmy Page, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un intenso odore di shampoo all’albicocca gli pervase le narici, facendolo svegliare dolcemente. Aprì gli occhi lentamente, il braccio destro diventato ormai insensibile a causa di Alice che, con sua grande sorpresa, dormiva proprio accanto a lui. I primi raggi solari illuminavano la stanza di una delicata luce soffusa. Jimmy alzò lo sguardo verso la finestra: fuori era tutto completamente bianco; la neve aveva reso candido ogni angolo della città, ricoprendo strade, marciapiedi, alberi e tetti... proprio come in una fiaba.
Mosse lentamente il braccio, facendo attenzione a non svegliare la bambina, quando lei d’improvviso si girò verso la sua parte, accoccolandosi al suo petto, in cerca di calore. Per un momento restò impietrito, senza sapere cosa fare, ma poi si sentì invaso da un tale calore che lo spinse ad abbracciarla a sé, a stringerla forte. Avvicinò il viso ai suoi capelli, inspirandone il dolce profumo; con le dita le spostò una ciocca di capelli dal viso, portandogliela dietro l’orecchio e la guardò, accarezzandole una guancia. Le piccole e sottili labbra color pesca erano leggermente dischiuse, facendo intravedere i dentini bianchi. E il petto si alzava e si abbassava ritmicamente, assecondando i suoi respiri. Tirò un grande sospiro prima di portarsi le manine sugli occhi di smeraldo splendente, proprio come lo erano i suoi, se li stropicciò e li aprì.
-Buongiorno- la salutò dolcemente lui.
Lei gli sorrise, sciogliendogli il cuore, mentre due deliziose fossette si facevano strada sulle sue guance di bambina.
-Hai dormito bene?- le domandò.
Alice di tutta risposta annuì, mettendosi a sedere dopo aver scalciato via la coperta.
-Andiamo a fare colazione? E dopo se vuoi usciamo di fuori sulla neve-
Alice annuì di nuovo dalla contentezza e sì alzò di scatto dal divano.
In pochi minuti entrambi si prepararono e scesero al piano terra, quando tutti gli altri erano già arrivati. Si sedettero uno di fianco all’altro e Jimmy iniziò a riempirle il piatto di prelibatezze.
-Certo che le mancherà anche la parola ma non l’appetito!- ridacchiò Bonzo, mentre fumava una sigaretta. –Sicuro che sia figlia tua?-
Jimmy scosse la testa in segno di esasperazione e non gli rispose.
-Ehi, Alice, hai visto quanta neve fuori?- le domandò Jonesy, spengendo la sigaretta nel posacenere. –Ti va di andarci a giocare dopo?-
Alice fece segno di sì con la testa, mentre si portava alla bocca un pezzo di pancake con la forchetta.
-Prima finisci la colazione, però- le disse Jimmy, voltandosi verso di lei.
Quando finì di mangiare tutto ciò che aveva nel piatto, Alice si alzò dal tavolo, afferrando la mano che Jonesy le porgeva, mentre tutti gli altri li seguirono. Jimmy si alzò qualche secondo dopo, ma fu fermato da Pamela, che aveva tutta l’aria di essere un po’ giù di morale.
-Ti va se stiamo un po’ insieme oggi?- gli domandò circondandogli la vita con le braccia.
-Pamela, non... non posso-
-Perché no? La lasci a qualcuno... a John, visto che stanno così bene insieme! Mi manchi così tanto in questi giorni... specialmente di notte- sussurrò cercando di baciargli le labbra.
-Pamela, dico sul serio- disse, levandosi le braccia della ragazza di dosso. –Ho delle responsabilità, lo capisci?-
-Responsabilità? Fino a qualche giorno fa te ne fregavi delle responsabilità. E ora all’improvviso giochi a fare il padre modello-
-Senti, io passerò la giornata con Alice, che ti piaccia o no!- esclamò alzando la voce.
Il volto di Pamela si rabbuiò e Jimmy, dopo averlo notato, le disse: -Senti... puoi venire con noi se vuoi... ma non chiedermi di lasciarla a qualcun altro-
-Hai ragione, scusami...-
Si incamminarono in silenzio verso l’uscita, raggiungendo gli altri nel giardino sul retro. Alice era inginocchiata a terra, mentre Jonesy le faceva vedere come fare un pupazzo di neve, raccogliendo tutta la neve che avevano intorno.  Robert e Bonzo erano appoggiati a una staccionata, fumando e godendosi la scena come se fossero a teatro a vedere uno spettacolo comico.
-Che fate?- domandò Jimmy, chinandosi verso di lei per controllare che fosse coperta a dovere.
-Un pupazzo- rispose lei, sorridendo.
-Già, e sarà il più bello che sia mai stato creato!- aggiunse Jonesy, formando un'enorme palla di neve. –Ci vuoi aiutare?- domandò poi alzando lo sguardo verso Jimmy.
Il chitarrista prese il pacchetto di sigarette dalla tasca del cappotto e rispose -Dopo sì- prima di raggiungere Bonzo e Robert, che continuavano a sghignazzare.
-Che c’è di tanto divertente?- domandò Jimmy accendendosi la sigaretta.
-Jimmy Page che fa pupazzi di neve... questa non me la voglio proprio perdere!- esclamò Bonzo, aumentando le sue risate e quelle di Robert.
-E vi fa tanto ridere?-
-Da morire!-
I due continuarono a sghignazzare mentre Jimmy prese ad osservare Alice che giocava tranquilla insieme a Jonesy. Dopo aver finito la sigaretta si avvicinò ai due e sì unì a loro, raggruppando più neve possibile. In poco più di un’ora realizzarono un bellissimo pupazzo, con tanto di sciarpa, cappello e naso ricavato con una carota. Alice lo guardò entusiasta, morendosi le labbra, mentre Jimmy le afferrava le spalle con le mani, invitandola a rientrare in albergo insieme a tutti gli altri.
Dopo pranzo Jimmy propose alla bambina di andare a fare una passeggiata in giro per la città, quando Pamela si offrì per unirsi a loro.
-Senti, mi dispace per prima- gli disse, quando varcarono la soglia dell’albergo.
-Lo so, stai tranquilla, me l’hai già detto- rispose dolcemente lui, prendendole il viso fra le mani.
-Posso... posso unirmi a voi?-
Jimmy spostò lo sguardo verso Alice, che li scrutava dai suoi ottanta centimetri di altezza.
-Va... va bene- rispose infine Jimmy, strappando un sorriso dal volto della ragazza.
-Ehi Alice!- esclamò d’un tratto Bonzo, arrivando da dietro di loro e chinandosi verso la piccola. –Se ti do queste monetine, gliela lanci una palla di neve a quell’uomo brutto e cattivo laggiù?- le domandò indicando Richard, intento a parlottare insieme a Robert e a un paio di groupies. Alice scosse la testa, sorridendo, e prese la mano di Jimmy, nascondendosi nel suo cappotto.
-No? Come vuoi!-
-Che fai, tenti di corromperla con 50 penny?- gli chiese Jimmy.
-No, non fa niente! Troverò qualcos’altro con cui vendicarmi- disse Bonzo, fingendosi offeso.
-Vieni, Alice, non dare retta a questi svitati!- sorrise Jimmy tirandola verso di sé.
Camminarono lungo i marciapiedi innevati, mano nella mano, con Alice in mezzo a loro. Sembrava che l’aria natalizia di un mese prima non fosse ancora svanita del tutto. La gente che camminava frenetica per la strada dava l’idea di doversi sbrigare a fare i regali, con il rischio che i negozi chiudessero prima. Eppure lui il suo regalo lo aveva ricevuto qualche giorno prima. E in quel momento lo teneva per mano, cercando di mantenere il passo per non restare indietro.
Mentre passavano davanti alle vetrine immacolate dei negozi, Alice si staccò, correndo verso una di esse, poggiandoci sopra i palmi aperti. Incastonato in un delicato tessuto di raso rosso si ergeva un elegante carillon di legno, nel quale una piccolissima ballerina in tutù bianco, girava su se stessa, tenendosi in equilibrio con la punta di un piede, mentre le braccia formavano una “O” sopra la sua testa. Alice la guardò incantata, con la bocca semi aperta e gli occhi luccicanti.
-Lo vuoi?- le domandò Jimmy, dopo averla raggiunta.
Alice annuì sorridente, senza staccare gli occhi dalla ballerina che volteggiava delicatamente.
Entrarono nel negozio di antiquariato, facendo tintinnare il campanello all’entrata. L’anziano commesso alzò gli occhi dal giornale, tirando una boccata di fumo dalla pipa che aveva in bocca.
-Salve!- esclamò Jimmy mentre Pamela richiuse la porta dietro di sé.
-Buongiorno!- rispose lui.
 Alice corse verso il carillon esposto in vetrina e lo indicò, mentre l’anziano signore si avvicinava per prenderglielo.
-Questo qui?- le domandò.
-Sì-
-Ah, che brava! Hai scelto proprio quello più bello!- esclamò afferrandolo, prima di avvicinarsi al bancone, dove Jimmy ne osservava il contenuto esposto sotto il piano in vetro.
-Quanto viene quello?- domandò indicando un orologio da taschino in bronzo.
-50 sterline-
-E il carillon?-
-Il carillon 20-
-Li prendo tutti e due- disse estraendo il portafoglio dalla tasca. –Ah e anche quel bracciale di turchesi-
Rivolse poi un sorriso a Pamela che lo guardava sbalordita.
-Si abbina all’anello che ti ho regalato quella prima volta- spiegò lui.
Uscirono dal negozio e ripresero a camminare lungo il marciapiede, diretti verso il Café più vicino.
-Grazie Jim, è bellissimo!- esclamò Pamela dandogli un bacio sulla guancia, mentre si infilava il bracciale al polso.
 D’improvviso Alice si fermò un’altra volta quando in un angolo notò un piccolo teatrino colorato, dove un paio di marionette tentavano di attirare l’attenzione dei pù piccini.
-Venite, bambini, venite! Accorrete tutti allo spettacolo delle marionette!- esclamò una di loro con voce nasale.
Due bambini si avvicinarono lentamente e si sedettero sulle seggioline poste davanti al teatrino e ben presto anche altri bambini si unirono a loro. Alice lasciò le mani di Jimmy e Pamela e avanzò lentamente verso una seggiolina posta di lato, mentre lo spettacolino cominciava. I due ragazzi rimasero in disparte, tenendosi per mano, Jimmy che osservava Alice incantata dalle marionette, senza perderla di vista.
-Ti piace?- gli domandò tutt’a un tratto Pamela, distraendolo dai suoi pensieri.
-Cosa?-
-Fare il padre-
-Mi ci sto abituando- rispose dopo qualche secondo di silenzio.  
Pamela annuì silenziosamente, sorridendo ogni tanto alle battute delle marionette, che provocavano le risate generali da parte dei bambini, Alice compresa.
-Io... le voglio molto bene...- esordì Jimmy, con la voce che tremava.
-Lo so, è normale... ogni padre vuo...-
-No- la interruppe, voltandosi verso di lei. -Io le voglio... tanto bene-
-Che vuoi dire?- domandò Pamela, forzando un sorriso nervoso.
-Niente, lascia perdere, non so quello che dico!- esclamò Jimmy, lasciando la presa della mano della ragazza, incrociando le braccia al petto.
Rimasero in silenzio per tutta la durata dello spettacolino, Pamela che cercava di capire cosa intendesse dire Jimmy con quelle parole, e Jimmy che non aveva occhi che per Alice, la quale rideva, gli occhi vispi fissi sulle marionette, le fossette sulle guance rosee quando sorrideva e i lunghi capelli che le ricadevano sulle spalle come una cascata.
Passarono il resto del pomeriggio nel Cafè, con una tazza fumante di tè sotto il naso. Alice aprì il carillon, attivando la leggera danza della piccola ballerina, che si muoveva armoniosamente sulle note de Lo Schiaccianoci di Tchaikovsky, osservandola incantata, con le braccia e la testa appoggiate al tavolo.
Le note della canzone andarono avanti a lungo, anche perché Alice riapriva e richiudeva il carillion per dar nuovamente vita a quella magia. Quando infine il cielo si tinse di rosa, e il sole decise che era ora di riposare, tutti e tre si alzarono dal tavolo e si incamminarono mano nella mano verso l'albergo.
Accompagnati mentalmente dalle note della canzone.

Un urlo squarciò il silenzio di tomba che regnava nella stanza. L’orologio sul comodino segnava le 3:30 di notte. Jimmy si alzò di scatto dal divano e corse verso il letto, dove Alice sedeva stringendo la coperta sotto di sé, con gli occhi sbarrati che fissavano il vuoto e il respiro affannoso.
-Che è successo?- le domandò con aria preoccupata, sedendosi accanto a lei, che non rispose. –Un incubo?-
Alice annuì, ansimante, e deglutì fortemente.
-Stai tranquilla- la rassicurò Jimmy stringendola in un abbraccio. –Ci sono io con te-
Lentamente iniziò a cullarla, tenendola stretta al suo petto, mentre lei piangeva disperata, le sue lacrime che gli bagnavano la camicia con la quale dormiva.
-Va tutto bene- sussurrò, prima di baciarle i capelli. –Va tutto bene...-
Istintivamente una canzone si fece strada nella sua testa, costringendolo a canticchiarne il testo.

I awoke today and found the frost perched on the town
It hovered in a frozen sky, then it gobbled summer down
When the sun turns traitor cold
and all the trees are shivering in a naked row
I get the urge for going but I never seem to go
I get the urge for going

When the meadow grass is turning brown
Summertime is falling down and winter is closing in.

Cantò fino a che il respiro di Alice non ritornò alla normalità e quando si addormentò dolcemente fra le sue braccia, la fece sdraiare di nuovo sulle lenzuola, rimboccandole per bene le coperte. Le accarezzò il viso, asciugandole con il pollice le lacrime prosciugatesi sulle sue guance. E infine si distese accanto a lei e la guardò dormire prima che il sonno prendesse il sopravvento anche su di lui.


Note dell'autrice: SONO VIVA. Finalmente ho finito questo stra-maledetto capitolo! Non immaginate nemmeno quanto mi ha fatto dannare :O Se pensate che sia un po' privo di fantasia, dettagli, ecc... purtroppo questo è. Comunque spero che non vi sia dispiaciuto, anche perché ho cercato di rimediare con l'ultima parte che avevo già in mente da tempo ^^"
Ah, io spero che l'ultimo dialogo con Pamela sia chiaro... è che mi sono fatta influenzare troppo da un film con Vittorio Gassman che vidi tempo fa, e quindi ho voluto ricreare un po' quella situazione anche qui. Io non vi spiego di che si tratta, mi piacerebbe sapere cosa ne avete dedotto voi. Tranne Franny che lo sa già ù.ù
Va bene, detto questo, al prossimo capitolo!!! :*


Ps: nessuno scopo di lucro per Urge for going di Joni Mitchell (Grazie mille a Cerys Petrichor per avermi aiutata a trovare la canzone adatta ♥)
  
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