*Cold
hands, cold feet*
“I guerrieri della
luce non sempre sono sicuri di ciò che stanno facendo. Molte volte trascorrono
la notte in bianco, pensando che la loro vita non ha alcun significato. Per
questo sono guerrieri della luce. Perché sbagliano. Perché si interrogano.
Perché cercano una ragione: e certamente la troveranno.”
-Paulo Coelho-
Mi ricordo
di te, Lou, in quel freddo novembre.
Mi ricordo
il tuo sguardo spaesato e quel modo strano che avevi di guardarti intorno. Era
come se fossi uscita da una gabbia oscura e per questo il timido sole invernale, sembrava ferirti dolorosamente gli occhi.
Ricordo che
vestivi sempre di nero e che sorridevi quasi a comando. Ti impegnavi in una
guerra che non avevi idea di dove ti avrebbe portata. Non sapevi che stavi combattendo
contro te stessa, non sapevi che non ti sarebbe bastato fingere che tutto
andava secondo i piani. Non sapevi che non era la guerra che stavi combattendo.
Era una battaglia.
Breve, se
non altro. Dolorosa si, ma breve.
E non avevi
idea che ne sarebbe seguita un’altra, e un’altra ancora e un’altra ancora.
Non lo
sapevi o forse non volevi saperlo.
Rimanevi
lì, nel tuo mondo, mordendo la vita per non vedere quello che non c’era più.
Ti ho vista
quella sera, Lou.
La sera che Kevin, il tuo amico migliore, ti ha presa per mano, trascinandoti per le strade della notte.
Una notte
che conoscevi fin troppo bene, perché appartenevi a quell’oscurità.
Quella
mattina, la mattina in cui eri scappata dal tuo amore, ti eri convinta di
essere uscita nella luce, ma non avevi trovato nient’altro che buio.
Buio pesto
e disperante.
Lo dicesti
a Kev, ricordi?
Dicesti: “E’ tutto buio. Tutto incredibilmente buio. Mi domando, ora, se non
fossero i suoi occhi a rischiarare tutta questa tenebra. Hai presente no? Per
settimane, mesi, forse anni, ti sembra di non vedere la luce e ti ci abitui
anche. Sviluppi i sensi collaterali, il tatto, l’udito, il gusto, ma non la
vista. La vista no. Non vedi nel buio. Non puoi. Finché un giorno qualcuno
spalanca una porta da troppo tempo chiusa e…boom! La luce ti inonda e ti fa
quasi male agli occhi. Alle viscere, all’anima. Perché riesci a vedere tutto.
Milioni e milioni di dettagli che prima avevi solo intuito e invece adesso sono
lì, davanti a te, in tutta la loro magnifica piccolezza. Dimmi un po’, Kev,
sono patetica? Pensi che sia patetica?”
“No, non
penso che tu sia patetica Lou. Penso che stai soffrendo”.
Avevi
ridacchiato. Un suono sinistro.
“Si, Kev.
Sto soffrendo. Incredibile no?”
E no, Lou.
Non era incredibile. Dopotutto non sei un supereroe, anche tu hai sangue nelle
vene ed anche tu, se qualcuno di ferisce, puoi sanguinare fino a morire.
Kev ti
guardava come se non sapesse cosa dirti. Ma lo sapeva. E sapeva che ti avrebbe
fatto male. Ancora.
“Lou,
guardami adesso”, ti disse, “Guarda quello che tengo tra le mani. Cos’è?”
E tu
guardasti, Lou. Ma non vedesti nulla.
“Aria”, gli
hai risposto.
“Aria,
esatto. E’ quello che pensi di avere tutto intorno: aria. E ti sembra di non
riuscire a respirarla quest’aria, non è così?”
“E’ densa”,
hai commentato.
“Densa, si.
Hai ragione. Ma è pur sempre aria, Lou. E di aria ci si vive, non ci si muore,
vai tranquilla. Respira la tua aria, Lou. Non smettere di respirarla e spalanca
ancora quella porta. Dagli un bel calcio e lascia che la luce entri di nuovo.
Riguarda i tuoi dettagli, le piccolezze, le cose che all’apparenza ti sembrano
insignificanti. Guardali bene, a fondo, con perizia. Non lasciarti sfuggire
nulla Lou. E quando senti di essere pronta, racconta a te stessa quello che hai
visto”.
Tu gli hai
sorriso, annuendo.
“Se conosci
bene quello che è fuori, riuscirai a conoscere anche quello che è dentro, non è
così?”
Kevin ti ha
sorriso abbracciandoti.
E io vi ho
visti così. In silenzio, le tue braccia gettate sul suo collo e una sensazione
di intimo rapimento. Stavi tornando a galla Lou.
Tornavi a
galla lentamente e avevi paura dell’aria densa che ti circondava. Eppure,
inaspettatamente, adesso sapevi come respirarla.
E respiravi
talmente bene, Lou.
Respiravi
con tutto il corpo, non solo con i polmoni.
Ti muovevi
nel buio con sinuosa allegria e giocavi nella luce come una bambina divertita
dal mondo e dai suoi innumerevoli dettagli.
Qualche
volta ti fermavi a ridere, altre volte te ne stavi seduta a guardare la tua
porzione di cielo, impaurita dall’eventualità che qualcuno potesse
strappartela.
Ma non
avrebbero potuto Lou. Tu non glielo avresti permesso. Eri diventata un
guerriero della luce e del buio. Della tua luce e del tuo buio.
Combattevi
giorno dopo giorno, respirando la tua aria densa.
Combattevi
le tue battaglie e ti preparavi per la guerra.
Una guerra
che eri convinta di dover combattere da sola, senza renderti conto che, invece,
tutto intorno avevi un plotone di gente che timidamente ti aiutava.
Come Sam.
Sam che era
entrato con discreta riverenza nella tua vita, regalandoti una magia che temevi
potesse dissolversi in un battito di ciglia.
Per questo
ne avevi paura. Avevi paura della semplicità con cui si muoveva nel tuo buio,
come se fosse suo. Come se lo conoscesse a menadito e fosse in grado di uscirne
a suo piacimento. Eri convinta che a te, quell’opportunità, non ti fosse
consentita.
Eri
convinta di dover camminare eternamente sospesa tra il tuo buio e la tua luce
senza affondare completamente né in uno, né in un altro.
Me lo
dicesti una sera, ricordi?
“Sam mi ha presa per mano e mi ha trascinato sotto il sole. Incredibile come
sia bello il sole d’inverno. Sembra mascherare discretamente tutta la sua
potenza, non credi?”
“Come fanno
gli uomini”, ti risposi.
Tu hai
sorriso e ti sei accesa una Camel blu. Con calma. Non avevi fretta quella sera.
“Già…gli
uomini. Non si finisce mai di imparare dagli uomini. Guardati intorno…ognuno ti
insegna qualcosa. La cattiveria, la vendetta, l’invidia…eppure se non ti fermi
alla prima impressione, se vai oltre, se ti spingi al di là dell'apparenza, ti renderai conto che
tutti ti insegnano ad amare. Chi nel modo più oscuro che ti viene in mente, chi
nel modo più dolce e teneramente romantico che conosci. Siamo strani noi
umani…molto, molto strani”.
“Soprattutto
quando consapevolmente beviamo dall’oscurità che ci circonda. Tu ne sei un
esempio più che calzante Lou”, ti sbeffeggiai.
“Perché?”
“Perché sei
l’unica donna che conosco che teme la luce più del buio”.
Mi faceva
impressione parlare con te in quel modo. Sembravamo due protagonisti di un film
dark.
Ma sei
scoppiata a ridere.
Mi hai
guardato scuotendo la testa, “Non ti confondere. Non ho paura della luce, ho
solo paura degli abbagli”.
“Sai
riconoscerli?”
Hai
guardato Sam e hai sorriso. Lui ti ha strizzato l’occhio e tu hai annuito.
“Si”, hai
aspirato una generosa boccata di fumo, “Ora si”.
Eri pronta
per la tua battaglia.
Con le mani
fredde e i piedi gelati, eri pronta a muoverti per andare incontro alla tua
battaglia. Quella finale.
L’ultima.
Quella che
avrebbe sancito la fine ufficiale della guerra.
Raccontamela
Lou.
Raccontami cosa successe quando hai preso in mano l'ultima parte ancora
intatta del tuo cuore, ed hai deciso di sbriciolarla di fronte allo
sguardo sbigottito del tuo amore.
Rieccomi!
So che questo è un capitolo piuttosto breve e triste, ma vi prometto che il prossimo sarà un pò più corposo. Con la tristezza, invece...beh...penso dobbiate farci i conti anche la prossima volta!
Come al solito ringrazio tutti quelli che hanno letto e anche quanti vorranno lasciare un segno del proprio passaggio! Non è un obbligo, ca va sans dire, ma aiuterebbe me a capire se la storia vi piace così com'è, o se c'è qualcosa che secondo voi stona!
Un abbraccio
Am