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Autore: Blue Sunshine    13/07/2013    12 recensioni
Emma è rilegata nella razionalità che il padre le ha sempre costruito intorno.
Le ha cucito nel cuore quella sicurezza che la rende una forza della natura.
Lei, ha imparato da subito cosa fosse male e cosa fosse bene.
Nella compostezza del suo essere, Emma è normale.
Magari un po’ più forte, un po’ più sicura, un po’ più spavalda.
Evita ciò che cataloga come sbagliato, e abbraccia solo ciò che è sicuro, palpabile, evidente.
Emma Harrison e il suo ordinato mondo.
Ma lui è sbagliato. Eppure, Emma non lo scaccia.
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IN REVISIONE
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MURDERESS.


 
 
(8)- Portami con te 
 

Ricorderò e comunque e so che non vorrai

ti chiamerò perché, tanto non risponderai

 

Si passò distrattamente una mano sul polso arrossato, facendo una smorfia di dolore. Si guardò alle spalle, osservando la porta metallica appena chiusa con un tonfo. Si lasciò cadere sul piccolo e freddo materasso presente nella cella, allacciando le mani dietro la testa. Chiuse gli occhi, cercando di assopire tutti i suoi sensi; voleva dimenticare quella tremenda puzza di marcio che lo circondava e l’umidità che gli arrivava sin dentro le ossa. Rimase in quella posizione per un po’, pensando a tutto ma anche a niente, finché nel buio del suo sguardo si affacciarono quelle immagini che tutti i giorni, tutte le notti, ad ogni momento, lo torturavano: il viso di Emily, piegato in quell’ espressione  ordinaria che sarebbe stata eterna; gli occhi vitrei fissi nei suoi, i capelli sulla sua pelle, il suo ultimo respiro nella sua bocca. Zayn scattò a sedere, massaggiandosi le tempie, il cuore impazzito e il corpo tremante. Si morse a sangue le labbra, tentando di arginare tutto quel dolore che sentiva scorrere dentro e fuori di sé; sentì il freddo della solitudine, della mancanza, schiacciarlo a quel muro grigio e scrostato, contro cui i pugni di Zayn si erano scagliati quando il ricordo era troppo difficile da sopportare. Si rannicchiò su se stesso, nascondendo il volto fra le ginocchia piegate. Scosso da muti singhiozzi, Zayn si chiese il perché.

Zayn?” Emily lo osserva, con le gote arrossate e gli occhi lucidi. Lui, nudo e steso al suo fianco, la guarda e le fa cenno di continuare a parlare.
“Hai mai avuto paura di confessare qualcosa alla persona più importante della tua vita?” Zayn corruccia la fronte e le sposta una ciocca di capelli dagli occhi, soffermandosi poi con i polpastrelli sul rossore della sua guancia calda. 
“Non credo di aver mai avuto, in vita mia, una persona importante a cui confessare qualcosa” dice sincero, fissando lo sguardo sul labbro di Emily che trema appena. Allora Zayn sorride e puntella un gomito sul letto, alzandosi per guardarla meglio. 
“Prima di conoscere te, ovviamente” le soffia sulla bocca lui, facendola rabbrividire. Lei chiude gli occhi e sorride, allacciando le braccia intorno al collo di Zayn, spingendoselo contro. Le loro labbra si incontrano a metà strada, sorridenti e forti della presenza dell’altro. Poi Emily si scosta da lui, serrando gli occhi e facendo un respiro profondo. Zayn la osserva, in silenzio. Emily fa scontrare le loro fronti, investendolo nuovamente con il suo sguardo.
“Perché, forse, ti amo Zayn” 

Zayn si asciugò le tracce di lacrime dal volto, deglutendo con fatica quei singhiozzi che a malapena riusciva ad arginare. Strinse forte le mani fra loro, facendole impallidire vistosamente. Picchiò la testa contro il muro dietro di sé, oramai impossibilitato a fermare quei pezzi di vita che prepotenti gli si riversavano dentro; in quella cella, fra il buio della notte e l’assenza di rumore, Zayn cedette al ricordo, permettendo a se stesso di rivedere quelle cose- ogni cosa- di lei che aveva dolorosamente chiuso in un angolo della sua mente: il profumo dolciastro di Emily gli colpì l’olfatto, vaniglia. La sua pelle rabbrividì come quando i suoi capelli gli sfioravano il corpo o come quando le sue labbra iniziavano una lunga tortura che sarebbe conclusa con un sospiro troppo forte da parte di lui; d’un tratto ricordò il suo sguardo quando fecero l’amore per la prima volta, pieno di quello che lui le aveva dato e di ciò che lei aveva preservato con gelosia, di modo da donarglielo con calma e con sempre maggiore intensità; la sua mente si riempì dei suoi sussulti, del suo gesticolare, delle sue lacrime che non si mostravano mai se non quando lei si trovava proprio al limite. Sentì sui polpastrelli la morbidezza del suo collo quando l’aiutava a indossare la collana che le aveva regalato o quando lei si girava, alzando in alto i capelli, chiedendogli senza troppe preghiere di spogliarla e prenderla. Rivide chiaramente, come un flashback sin troppo reale, la sua pelle pallida in contrasto con la propria, più scura, i suoi sorrisi piccoli ma forti, i baci umidi lungo le spalle nude. Zayn lanciò un urlo bestiale, perché bestiale era la sofferenza che gli dilaniava il petto, il cuore, ogni parte di sé. Cadde in ginocchio, sopraffatto da tutti quei particolari che non poteva più avere, perché non aveva lottato e ora era troppo tardi perché perduti per sempre. Altre lacrime gli macchiarono il viso, scivolando sul pavimento e a Zayn sembrò che il loro schiocco fosse letale per il suo udito. Ma in realtà nessuno schiocco vi era perché esse scendevano via silenziose e quel rumore che stava facendo impazzire Zayn, altro non era che il rumore di passi. Il ragazzo capì che il suo grido disumano non poteva essere passato inosservato e dunque qualcuno stava arrivando per controllare; avrebbe voluto avere la forza di alzarsi, indossare la sua maschera e riempirsi nuovamente di quel vuoto che gli permetteva di andare avanti. Ma la stanchezza lo teneva incollato a terra, tremante, spossato da tutti quei sentimenti che lo avevano fatto sentire di nuovo vivo. Strinse la testa con le mani, pigiando maggiormente sulle tempie, cercando di azzittire quei ricordi felici che gli avevano fatto provare ancora qualcosa. Tossì forte, sputando la saliva a terra, sperando di riuscire a espellerli dal suo interno, annidati ad ogni fibra del suo essere. Alzò le palpebre pesanti quando percepì delle voci concitate molto vicine alla sua cella e allora, la vide: Emily era là che lo osservava, ma entrambi sapevano che tutto ciò non sarebbe durato. Zayn sorrise triste, pulendosi la bocca con il dorso della mano. 
“Perché sei qui?” Gli sembrò quasi di vedere lo sguardo di lei colorarsi di disappunto per il tono con cui le si era rivolto, proprio come quando lo guardava ed era viva
“Sono qui per te”  non era la sua voce a parlargli; questa era più fredda, come gelida era la distanza che fra loro non era mai esistita. Zayn scosse la testa in modo lento, impaurito dal dolore che ancora sentiva annidato dentro. 
“E’ inutile che tu sia qua” riuscì a dirle prima che la porta della cella si aprisse con foga. L’immagine di Emily rimase, eterea, per pochi secondi, il tempo necessario per fargli vedere il suo viso distorto da una tristezza che faceva male. Non si pentì di quelle parole, perché sapeva che Emily era perduta per sempre e che, in un modo o nell’altro, avrebbe dovuto accettare che niente sarebbe stato più come prima. 
“Malik, che cazzo stai facendo lì per terra?” Qualcuno lo alzò di peso da terra mentre lui concentrava tutte le poche forze rimaste nel fissare lo sguardo nel punto esatto dove alcuni secondi prima c’era lei - no, non lei.- 
“Non avresti dovuto lasciarmi qua” le sussurrò ancora, le palpebre oramai troppo stanche, troppo ferite. 
“Sta parlando da solo, è impazzito!” Si sentì strattonare ancora, la schiena sbattuta contro una superficie dura. 
“Avresti semplicemente dovuto portarmi con te” e allora Zayn cadde nuovamente a terra, svuotato con quelle ultime parole che aveva sussurrato al vuoto. Il respiro divenne più affannato mentre l’aria intorno a lui non sembrava bastargli. 
“Portiamo questo pazzo in infermeria, sta avendo una crisi” e qualcosa lo tagliò di netto, al centro dello sterno: era la consapevolezza. Mani rudi si allacciarono alle sue spalle, tirandolo a forza in piedi. Tentò di visualizzare il volto che gli stava di fronte, ma fallì miseramente; le palpebre pesavano sempre di più mentre la vista si offuscava su uno scenario che non gli avrebbe più potuto concedere niente. 
Nulla è più travolgente del seme della follia: tutto più amplificato, più consistente, più doloroso. Tutto falso e illusorio e che ferisce ancor di più quando si piomba nuovamente nella realtà. Le presenza- che sono in realtà assenze- sono così pressanti da far male e gli occhi piangerebbero sangue, perché sarebbe l’unica cosa umana rimasta. Il corpo diviene un involucro vuoto, pieno di tutto ciò che è stato perduto, mentre le mani si feriscono fra loro, le labbra urlano di silenzio troppo vicino, le gambe e le braccia tremano per il freddo che inizia a scrivere la sua storia. 
E quando Zayn venne lasciato su un freddo letto dell’infermeria, sedato e finalmente di nuovo solo, si sentì pazzo.   

  

 


Niall si morse il labbro inferiore, stringendo le dita sul cellulare, incapace di dire nulla; il silenzio si dilatò per altri secondi, i respiri pesanti di entrambi come unico segno che erano ancora là.
“Niall” finalmente la voce incrinata di Liam parlò, più cadenzata di quanto ricordasse; Niall sospirò, d’un tratto assalito dall’istinto di scagliare quel maledetto aggeggio fuori dalla finestra perché il passato era duro anche per lui. Ma poi gli sovvenne il motivo per cui lo stava facendo, per chi lo stesse facendo e allora si fece coraggio, appellandosi a tutte le forze che aveva per terminare al meglio quella telefonata. 
“Non avrei mai voluto chiamarti, lo sai” iniziò incerto ma la voce di Liam lo interruppe sul nascere, arrivando al sodo.  
“E’ successo qualcosa ad Emma?” E la preoccupazione che macchiava il suo tono lo fece improvvisamente imbestialire. Perché come si permetteva di provare dolore quando per quattro anni se ne era fregato di tutti, di Emma? Con che coraggio gli aveva risposto e con quale presunzione pronunciava il nome della sorella? Niall si sentì travolto dagli anni di sofferenza che Emma aveva dovuto sopportare, conscia di aver perso suo fratello, ignara però del perché. Le parole vennero da sole, un po’ dal risentimento che lui stesso provava per Liam, un po’ da quel dolore che Emma gli aveva trasmesso e lasciato addosso. 
“No, non è successo nulla - sibilò a denti stretti, la mascella rigida- nulla che tu possa oramai evitare. Non dopo essere scomparso per quattro fottuti anni e aver lasciato una parte importante di te qua, da sola, a crescere senza punti di riferimento, con l’idea di essere lei quella sbagliata perché se sia la madre che il fratello se ne erano andati, un motivo c’era. Ha imparato a convivere con la paura che tutto ciò che amasse prima o poi potesse sparire e non sono valse le mie parole, le mie carezze per farle cambiare idea, non quando tu sei sparito senza darle la possibilità di poterti fermare. Perché Liam, io e te abbiamo fatto una grande cazzata. Tu ad andartene e io a proteggerti per tutti questi anni. E dio, quanto mi odio e quanto ti odio. Odio vederla così vulnerabile ora che tutto sta a ripetersi perché, notizia dell’ultima ora, il passato non ha spezzato solo te” Niall aveva il fiatone e si sentiva più vuoto, stanco e anche stupido. Ancora non riusciva a capire come avesse potuto tradire in quel modo Emma, continuando a tener fede a una promessa stretta con lui quando vedeva la sua migliore amica rovinarsi ogni giorno di più. Emma poteva sembrare forte ma i suoi occhi la vedevano bene, avevano imparato a guardarla oltre tutto ciò che si ostinava a mostrare e in profondità, Emma non era affatto forte. 
“Ancora non so come tu abbia fatto a convincermi, come io non abbia avuto il coraggio di guardarla negli occhi, raccontarle tutto e darle questo maledetto numero che è sempre stato nella mia stanza anche quando lei ne era a pochi millimetri di distanza. Mi odierà quando saprà quello che le ho fatto e tutto per cosa? Per cosa, Liam? Me lo puoi dire tu?” 
“Lo sai perché me ne sono andato, Niall”
“Ma non perché non sei mai tornato” Liam sospirò sommessamente e quasi Niall se lo immaginava con una mano fra i capelli e gli occhi lucidi. Era passato così tanto tempo che non avrebbe saputo descriverlo; eppure ricordava bene quel ragazzino troppo magro e dagli occhi vuoti che era andato a casa sua per pregarlo di aiutarlo e di capirlo e dentro sentiva che non era cambiato poi più di tanto. 
“Mi dispiace che tu la pensi così. Per me sei sempre stato un amico e lo sai” Niall si accasciò fra i cuscini del suo letto, gli occhi serrati.
“Ultimamente non so più nulla” “Qualcosa sai, invece. Sai che non avrei potuto vivere a Bradford; lo sai adesso e lo sapevi quattro anni fa quando hai accettato di aiutarmi”
“Cristo, non avevo nemmeno quattordici anni. Non sapevo che la mia decisione avrebbe comportato tutto questo dolore”
“Non sei mai stato stupido e se hai continuato a proteggere il nostro patto significa che ti sentivi di fare così- ci fu un minuto di silenzio, durante il quale Niall si chiese se effettivamente avesse ragione- e dio solo sa quanto ti sono debitore” concluse Liam, stanco quanto lui. Niall strinse le mani a pugno, guardando il soffitto bianco della sua stanza. Si stavano allontanando da quello che era il problema basilare: l’equilibrio di Emma. 
“Non so se ti perdonerò mai per avermi coinvolto in tutto questo perché, in fondo, anche io ho contribuito a tutto il dolore di Emma” altro silenzio si formò fra loro, entrambi rotti per la consapevolezza di essere così legati nel male. 
“Ha bisogno di me, vero?” La domanda di Liam era retorica perché la risposta già ce l’aveva. Niall si passò una mano fra i capelli biondicci, chiedendosi se questa potesse essere la soluzione a tutto. Il ritorno di Liam avrebbe comportato un radicale cambiamento nella vita di tutti loro: Emma avrebbe avuto di nuovo un fratello e Niall avrebbe di nuovo avuto quell’amico che aveva abbracciato sulla soglia di casa, senza lacrime, ma con tanta sofferenza. 
“Anche tu hai bisogno di lei- Niall si interruppe, deglutendo- e io ho bisogno di te” ammise Niall, senza poi tanta difficoltà. Liam dall’altra parte rimase in silenzio e Niall pregò che capisse davvero ciò che gli stava chiedendo. Ma il silenzio non fu rotto né da Liam né da Niall; il ragazzo sentì dalla cornetta il rumore di una porta sbattuta e Liam che, d’un tratto, tratteneva il respiro.
“Papà, guarda quanto sono brava a colorare!” Niall sbarrò gli occhi, drizzandosi sul letto. Il respiro divenne cadenzato, mostrando a Liam che aveva sentito. Lo sentì sospirare forte e Niall sperò che ci fosse un’altra spiegazione a ciò che aveva sentito. Qualsiasi altra spiegazione. 
“Helen, amore, sei bravissima. Vai a farlo vedere alla mamma, okay?” 
“Niall?” Lo chiamò lui, titubante. Niall scosse la testa, tornando alla realtà. 
“Liam…” 
“Ho capito Niall e sono contento che tu mi abbia chiamato; sono contento che mi sia fidato di te e ora so che manterrai anche questo piccolo segreto. Il tempo necessario di organizzare il mio ritorno” ma oramai Niall non gli dava più ascolto. Non riusciva a capire come si sentisse al riguardo, non era più sicuro di nulla. 
“Tu hai una figlia” il silenzio di Liam valse più di mille parole.

   
                                   Liam Payne 

 



 Angolo autrice:

O mio dio, lo scorso capitolo ha tantissime recensioni e io vi amo immensamente. Ora, questo capitolo non mi convince molto ma è essenziale per inquadrare il personaggio di Zayn: il carcere non è di certo un bel mondo e a mio parere non sarebbe tanto difficile impazzire là dentro. Zayn è sconvolto dai ricordi, ricordi di Emily, tanto che inizia a parlare da solo. Perché, secondo voi, Zayn prova tutto questo? E poi, finalmente c'è la chiamata di Niall e Liam: si scopre che quattro anni prima Liam aveva lasciato il suo vero numero di telefono a Niall, sapendo già di aver bisogno di sparire dalla vita di Emma. Niall aveva accettato ed è combattuto fra la necessità di mettere un punto alla sofferenza di Emma e ciò che lo ha fatto desistere dal dare il numero all'amica. Niall e Liam hanno un rapporto particolare, che presto si capirà bene: io li amo, ovviamente. E poi c'è un colpo di scena finale: Liam ha una figlia. Cosa ne pensate? Spero vivamente in un commento anche se so che non è tutta questa bellezza. Ora vi saluto, un bacio
 
Sonia. 
  
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