Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: AllePanda    15/07/2013    7 recensioni
In questa storia Katniss e Peeta sono gli stessi e vivono nello stesso modo ma il mondo in cui vivono è diverso. Non esistono gli Hunger Games qui! La storia è ambientata in una cittadina americana della prima metà del 1900 e loro due come Romeo e Giulietta scoprono di amarsi. Un amore impossibile quello tra la figlia di un minatore morto nelle miniere e il figlio di un commerciante?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Capitolo 20:   "Che confusione, sarà perchè...?"
 


Punto di vista di Peeta:


Katniss è davanti a me, lo sguardo fisso nei miei occhi. Non riesco a credere che abbia appena detto quello che ha detto.

– Beh, anche se tu mi piacessi questo non cambierebbe le cose -.

La fisso a lungo. Quindi quel bacio aveva un senso, insomma, qualcosa dentro di lei si è mosso davvero.  La vedo stringersi le braccia attorno al petto e capisco che sta morendo di fretto, d’istinto mi avvicino di qualche passo.

– Che significa che non cambia le cose? Certo che cambierebbe! – sbotto.

Lei per tutta risposta sgrana gli occhi ma non aggiunge nulla.

– La scorsa volta hai detto che non eri sicura. Ho aspettato a lungo una risposta e adesso mi stai di nuovo rispondendo senza realmente rispondermi! Se non ti piaccio abbastanza, se non mi trovi carino o simpatico o mi vedi come un amico è un conto… ma cosa significa che se anche ti piacessi non cambierebbe? insomma… - mi rendo conto che sto straparlando, ma sono davvero furioso con lei.

Prima non mi risponde, poi quando la metto alle strette se ne esce con una frase ambigua che fa intendere tutto e niente. Voglio chiarire, voglio sapere. Se ho anche solo una possibilità di averla per me, insomma, vorrei che me lo dicesse chiaramente. Insomma, il suo comportamento è così contraddittorio che potrei impazzire se non mi chiarisse le idee. So che adesso le sto facendo fin troppa pressione e il mio tono è concitato e per niente gentile ma non mi importa, deve sapere come mi sento. Katniss di rimando, si incammina in direzione dalle casa di Delly.

– Scusa, io…ho capito…sono una stupida, avrei fatto meglio a stare zitta… - balbetta e sfreccia via di corsa. Stavolta però non la farò fuggire, non più.
La inseguo ma la corsa è davvero breve, infatti ad un certo punto rallento perché lei è caduta scivolando nella neve a faccia in giù. Mi chino accanto a lei.

– Katniss – la chiamo incerto su cosa dirle.

– Mi dispiace io…sono stato troppo aggressivo –.

Le porgo un braccio per aiutarla ma lei lo ignora e per tutta risposta si rialza da sé.

– Sto bene…Le ginocchia mi hanno solo giocato un brutto scherzo perché sono tutta congelata. Sto bene…- dice continuando a tenere il viso rivolto verso la strada per non permettermi di vedere la sua espressione. Restiamo in silenzio un momento.

- Devo farcela da sola Peeta – sussurra d’un tratto Katniss, quasi stesse parlando con il vento - alla fine si rimane sempre da soli, quindi tanto vale abituarsi – dice.

Non riesco a capire. Ha così tanta paura di restare sola da non volersi avvicinare a nessuno? E’ per questo che sembra tanto tormentata? Ripenso a quanto mi disse mio padre riguardo alla sua famiglia. Il padre morto in miniera, sua madre che non si è ancora ripresa, la responsabilità di sua sorella, così tenera e fragile.
E poi mi torna in mente anche il suo amico Gale e quello che lei mi ha detto su di lui. “Lui per me era speciale” ha detto. Probabilmente la sua partenza è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Lui era tutto per lei: amicizia, sostentamento e… a quanto pare anche molto di più. Possibile che a lui non sia importato nulla di tutto questo? L’ha lasciata sola a piangersi addosso e a morire di fame, a decidere di non voler amare nessuno perché se sei solo non rimarrai deluso visto che nessuno ti abbandonerà. Ma non si può restare soli per sempre. Non riesco a credere che lei stia veramente ragionando in questo modo.
E’ solo una ragazza di diciassette anni, e come me ha tutta una vita davanti per imparare a credere di nuovo nelle persone. Ma per quante ne ha passate è più fragile di quanto non sembri.
Mi accuccio accanto a lei, sulla neve fredda. Katniss ha il vestito fradicio e sporco di fango, inoltre senza preavviso i suoi occhi si fanno lucidi e temo che stia per scoppiare in lacrime

– Katniss - sussurro.

– No! – dice brusca e poi inizia a blaterare una serie di frasi senza nessun senso.

– Lasciami perdere Peeta! Davvero…io non sono come le altre ragazze. Non la voglio una famiglia… Devo solamente pensare a Prim e a mia madre – grida.

– Ok…ma tua sorella crescerà e tua madre non ci sarà per sempre – obietto cercando di farla ragionare –.

Lei volta finalmente la testa. Ha il viso tirato e stanco e purtroppo scopro che non mi sbagliavo: una lacrima le scivola leggera sulla guancia destra. Katniss la asciuga subito utilizzando una manica della giacca, e tira su col naso. Poi sospira.      

  -  Quando mia sorella sarà cresciuta e mia madre morta, beh…starò da sola sì, ma è quello che voglio – fa una pausa. Poi mi guarda direttamente negli occhi e capisco che è sincera mentre lo dice: -  tu potresti avere Delly o altre cento ragazze in questa città -.

– Ma io voglio solo te – ribatto subito interrompendola. – Hai regalato i biscotti nel sacchetto colorato anche a lei – insiste. Questa risposta mi sembra così infantile da lasciarmi basito visto la piega che aveva preso la conversazione.
Dunque le dà fastidio che io abbia regalato i biscotti a Delly anche se stiamo parlando di una vita fa?.

– Solo perché siamo amici da quando eravamo bambini – ribatto – sai, fingevamo sempre di essere fratello e sorella. Per me lei è questo: una sorella – continuo cercando di spiegarle nel modo più chiaro possibile ogni cosa.

– Lei ha cercato di ottenere da me qualcosa di più, ma sai, non sono mai riuscito a togliermi dalla testa una certa ragazza bruna… - concludo infine con un sospiro.

– Perché non mi dici sinceramente quello che pensi, Katniss? -. Il vento freddo che soffia tra di noi diventa per un po’ l’unico rumore percepibile. Katniss si alza in piedi lentamente.

– Penso che tu sei davvero pazzo ad amare una come me. Nel frattempo mi sono alzato anche io. Dai suoi occhi cominciano a scendere altre lacrime, che ormai non tenta più di nascondere.

– Per me non ci sarà mai una vita migliore di questa – continua.

– Katniss, ti prego, smettila di dire sciocchezze – le dico e non riesco a fermare le mie mani mentre afferrano saldamente le sue. Sono perfino più fredde di quanto avessi immaginato. Mi aspetto che da un momento all’altro lei si ritragga ma non lo fa.

– Davvero resteresti per sempre al mio fianco? -. La sua voce è quasi un sussurro tanto è flebile. Il viso nascosto da ciuffi di capelli ribelli che ondeggiano a causa del vento freddo.

– Davvero lo farei – confermo con il cuore che batte all’impazzata per questa sua domanda che ha così tante implicazioni sottese.

– Non ti lascerei mai, lo giuro. A meno che tu non voglia – dico e sento che anche lei adesso sta stringendo le mani nelle mie. – Sono cose che si dicono sempre nei romanzi, ma non finiscono mai bene – ride ad un certo punto lei, nervosa. Sorrido anche io.

– Ma non siamo i protagonisti di un romanzo Katniss, e io non sono un duca o un principe…io decoro le torte -. A queste parole ci fissiamo e scoppiamo a ridere di gusto, finalmente più leggeri, quasi ci fossimo liberati di una specie di peso. Non dura molto però perché l’espressione di lei torna a farsi seria quasi subito.


– Già… suppongo che rispetto a fare la guerra, la tua sia un’aspirazione meno complicata – afferma infine Katniss. Il riferimento a Gale è palese e ora come ora mi colpisce un po’.


– Non…dovresti paragonarmi a lui. Non credo ci somigliamo molto – dico con sguardo  ferito pur mantenendo un tono di voce neutro. Le sorrido ancora. Katniss sembra realizzare la portata delle proprie parole.


– Scusa…io…lui non c’entra – balbetta. Io però non ci voglio pensare più. Mi avvicino a lei di un altro passo, i nostri visi sono a pochi centimetri di distanza l’uno dell’altro.


– Non è che in realtà stai facendo tutto questo per arrivare a Prim? Lo sai che potrei ucciderti – esclama Katniss d’un tratto. Se non avesse usato un tono leggermente ironico, direi che fa sul serio.

– Certo, è il mio sport preferito quello di abbordare delle dodicenni fingendo di essere interessato alle loro sorelle maggiori – mi schermisco a mia volta con ironia. Sembra quasi che ormai le parole non debbiamo più servire tanto i nostri visi sono vicini, poi Katniss scioglie dalla stretta e fa qualche passo indietro, lontano da me. Sono quasi certo che abbia cambiato idea quando lei dice: - d’accordo… proviamoci -.


Resto in silenzio a guardarla mentre schiarisce la voce. – Però questo non implica che io voglia dipendere da te. Resterà tutto come adesso, solo che…- si interrompe, forse per cercare di nuovo le parole – insomma, saremo innamorati – conclude. Giuro che il suo viso è diventato color rosso acceso nel pronunciare quella parola.

– Innamorati – ripeto, e la mia voce mi sembra così stupida e meccanica mentre lo dico, come quella di un pappagallo ammaestrato. – Faremo un tentativo cioè… ma non ti prometto niente ok? – prosegue immediatamente lei, quasi si fosse accorta di avere dimenticato qualcosa di importante.

– A meno che non cambi idea, le condizioni restano queste, cioè… non dovrai aspettarti che facciamo certe cose…non voglio una famiglia…- insiste. Poi si guarda in giro e infine osserva di nuovo me.

– Ora che ti ho detto tutte queste cose, sei ancora disposto a stare con me, sul serio? – chiede.

– Non sarebbe certo come nei romanzi una relazione del genere, né tanto meno somiglierebbe ad una storia normale – esordisco e dalla smorfia di Katniss capisco che non era la risposta che si aspettava. Diavolo però! Come si può accettare tutto questo, quando l’unica cosa che vorresti fare con la persona che ami è mettere su famiglia e stare con lei ogni giorno, toccarla, baciarla e sentirla tua? Si possono mettere delle catene del genere ad una relazione, soltanto perché si ha paura?

– ma tu mi stai dicendo – proseguo - che mi dai anche l’occasione di farti cambiare idea…Non è così?- chiedo. Lei annuisce. – Non ti prometto niente però. Le persone non cambiano tanto facilmente – dice. – Beh ma adesso tu l’hai appena fatto, hai detto “proviamoci Peeta”- le faccio notare imitando quella che secondo me sarebbe la sua voce. Lei sorride e scuote la testa.

– E quella chi sarebbe?- scuote la testa, poi prende un respiro.

– Allora accetti? – chiede quasi avesse fretta di concludere un contratto d’affari.

– Accetto – rispondo. E senza avere il tempo di realizzare quanto è successo,  la vedo avvicinarsi e tornare a me di nuovo, pur mantenendosi sempre a distanza di sicurezza.

– Ok…hem…allora andiamo, fa freddo – dice. E così ci incamminiamo verso casa mia. Restiamo in silenzio a riflettere, ciascuno con i propri pensieri nella testa. Faccio per stringerle una mano nella mia ma lei si ritrae. – Mi scaldo da sola – dice. La situazione non promette granché ma io non demordo.

– Volevo solo tenerti per mano, adesso che stiamo assieme posso anche farlo, no? O rientra tra le cose che non mi è concesso chiedere? – domando. Lei mi guarda e risponde languidamente – Ok…puoi farlo, credo che andrà bene – e avvicina il polso al mio. L’irritazione però comincia a impadronirsi di me.

– No, non devi farlo se non vuoi – ribatto allontanando il braccio. – Ma io voglio – risponde lei seccata. – Beh non sembra però – replico subito. Per tutta risposta, Katniss afferra la mia mano in una presa d’acciaio.

– Voglio! – sbuffa. Ed io non oso replicare ulteriormente. Qualche metro dopo ogni traccia di cocciutaggine sembra essere sparita dal viso di Katniss, lasciando il posto però a due guance rosso vivo.
– Sei imbarazzata? Non ci vede nessuno – le chiedo stupito per tanto pudore.

– Non importa, io so che ti sto tenendo per mano e… non l’ho mai fatto – dice. Ci blocchiamo di nuovo in mezzo alla strada.Va avanti così per un po’ finché tutti e due non la smettiamo di dirci cose a caso e ci rendiamo conto di essere semi assiderati.

– Senti, perché non raggiungiamo casa mia? Ormai siamo arrivati, poi torniamo da Prim –. Lei acconsente senza aggiungere altro.  Il tragitto da percorrere è così breve che senza nemmeno accorgercene siamo già nel retrobottega. Un timido tepore ci rinfranca le membra.

– Aspetta qui, ok? Ci metto un attimo – le dico.

I miei familiari sono di nuovo andati a trovare altri parenti per la vigilia di Natale, ma dovrebbero rincasare stanotte o al più tardi domattina per il pranzo di natale. La casa è vuota esattamente come la sera della tormenta. Katniss annuisce e si siede su una vecchia sedia. Mentre cerco il regalo per il sindaco Undersee, sento i suoi occhi che mi attraversano. Apro le ante di un vecchio armadio in legno dentro il quale siamo soliti mettere vecchi indumenti o i grembiuli che usiamo quando facciamo il pane. Estraggo una tela dipinta. – Che ne pensi? - 


Punto di vista di Katniss:

Peeta mi mostra il più bel quadro che io abbia mai visto. E’ la rappresentazione di casa nostra, delle montagne rocciose dove viviamo, circondate dai boschi e con un corso d’acqua dolce che lo attraversa. I colori sono stati distribuiti in modo tale da sembrare che la tela li abbia risucchiati direttamente dagli alberi.

– E’ stupendo…ti sarà costato una fortuna – commento. Lui per tutto risposta inarca un sopracciglio. – Solo qualche soldo per le tempere a olio in realtà, mio padre ha barattato la tela e alcuni colori per un po’ di pane- spiega. Ci metto un po’ a capire cosa significa la sua risposta, ma quando realizzo non riesco a credere a quello che dice. Ricordo i disegni in camera sua.

– L’hai fatto tu Peeta? – domando esterrefatta e il suo sorriso raggiante me ne dà la conferma.

– Sai, ho sempre avuto una predilezione per il disegno. Mi riesce facile e così ho pensato che forse potevo riuscire anche a dipingere un quadro. E’ un po’ come glassare le torte…- racconta sedendosi accanto a me su uno sgabello.
Tutta la storia sarebbe davvero interessante se non ci trovassimo entrambi così in imbarazzo. Il mio cuore viaggia a mille battiti al minuto o giù di lì da almeno venti minuti, ne sono certa. E’ un miracolo che io non sia ancora collassata. Che diamine mi è preso? Perché ho detto quelle cose? E lui ha detto sì, cioè…adesso stiamo assieme. Come possiamo stare assieme se fino a qualche ora fa ero determinata a tenerlo alla larga? Mentre Peeta parla, io non riesco a distogliere lo sguardo dalle sue labbra rosee, lo fisso imbambolata e quando mi sfiora una mano per tornare a stringermela nella sua, ho un sussulto. E’ questa dannata sensazione di calore umano che non riesco ad abbandonare. Sento che mi avvolge da capo a piedi e mi fa fremere.

– Katniss – sussurra, per poi deglutire e cercare forse le parole giuste – non devi essere spaventata ok? Non ti salterò addosso o roba del genere, quindi niente pugni sul naso – dice. 
Gli sorrido.

– Quella volta te l’eri cercato, va bene? Facevi troppo il misterioso – sbuffo.

– E a quanto pare a te non piacciono le cose poco chiare, ottimo, la penso esattamente come te – replica subito Peeta.

– Meglio – rispondo. Non so che altro aggiungere. Mi sembra che stiamo facendo discorsi a caso ormai. Che dovrei dirgli ora che ho accettato di… Già, di preciso cosa ho accettato di essere per lui? Ho accettato di provare a non respingerlo forse, ecco tutto. Voglio soltanto conoscerlo meglio e beh gli ho anche promesso che potrei forse cambiare idea sul fatto di non avere una famiglia, ma non credo potrebbe succedere. E allora che voglio da lui? Cosa voglio da Peeta Mellark visto che ho espressamente rifiutato qualsiasi tipo di aiuto economico? Perché gli ho detto “proviamoci”…Io sono, sono una stupida. Sei una stupida Katniss!

– Ehi, guarda che non scappo – la voce di Peeta mi risveglia dai miei pensieri travagliati. Io invece  scapperei sedutastante. – Non c’è bisogno che mi stritoli la mano – sorride. Adesso gli dico che mi sono sbagliata, che poco ero completamente ammattita, isterica, in crisi come non mai e che mi sono totalmente bevuta il cervello.
Le labbra di Peeta si muovono ma non riesco più ad afferrare una sola parola, sono troppo presa da me stessa per capire quello che sta dicendo. Io non posso avere un ragazzo. Devo essere impazzita.
– Peeta – esclamo, ma le parole mi muoiono in bocca perché due labbra calde si vanno a serrare sulle mie.  


Punto di vista di Peeta:

 

- Meglio – aggiunge Katniss, dopodiché sembra perdersi nei suoi pensieri. Le sue mani non sembrano più così fredde adesso. Il quadro ormai l’abbiamo preso, quindi potremmo anche tornarcene a casa di Madge. Prim sicuramente sarà in pensiero, sarà già trascorsa più di mezz’ora.

Tuttavia vorrei davvero poter restare qui da solo con lei come quella notte, chiudere fuori tutto il resto del mondo. Se non fosse per Prim lo farei, adesso che lei e io, insomma, abbiamo deciso di provare a stare assieme. Mi viene l’impulso irrefrenabile di baciarla, di nuovo, come la volta precedente. Poi però penso a quanto sia timida e restia ad effusioni del genere, tanto da negare apertamente di avermi baciato. Così sospiro e glielo chiedo. Rovinerà la magia, ma almeno non mi prenderò un pugno sul naso. Lo faccio con tutta la tranquillità che riesco a metterci.

– Katniss… posso baciarti? – chiedo in un sussurro. Lei per tutta risposta se ne resta ferma a fissarmi le labbra. Così decido di avvicinarmi davvero e poso la mia bocca sulla sua. E’ un bacio strano. All’inizio sembra quasi sorpresa, come se non glielo avessi appena chiesto. Poi però sembra ammorbidirsi e la tensione in lei svanisce quasi. Mi stacco da lei per fissarla negli occhi, ma le labbra di Katniss mi cercano quasi subito.

Ci baciamo ancora. Stavolta non potrà negare di averlo fatto. La stringo forte in un abbraccio finché lo sgabello sopra il quale sono seduto cede. Finisco per trascinare Katniss a terra, sopra di me.

– Scusa, era parecchio vecchio e…- dico. Lei intanto sembra ridestarsi come da un sogno. Mi alzo, giusto il tempo di piegare le ginocchia e rimettere le gambe distese in piedi, e lei è sparita. La porta del retrobottega è aperta e avvicinandomi posso scorgere chiaramente le prime impronte nella neve. - Non posso crederci, è scappata di nuovo…- dico, a ad ascoltarmi c'è solo il vento.

Continua...

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: AllePanda