Anime & Manga > Soul Eater
Segui la storia  |       
Autore: Cheshire_Blue_Cat    16/07/2013    1 recensioni
La mia prima storia di Soul Eater *felice*
Non vorrei anticipare nulla anche perché non so neppure io cosa sarò capace di scrivere O.O
Aggiungerò un nuovo personaggio, una ragazza dal passato rubato e che è stata dormiente per più di ottocento anni, la sorella di Ashura, il Kishin.
La storia è ambientata dopo la prima serie ed è basata sull'anime ^.^
... a Soul bastò solo un’occhiata per capire che quello non era per niente un comportamento da Maka oltre ad aver captato quella piccola distorsione nell’onda della sua anima.
- Maka? Non eri tu quella che correva dicendo che siamo in ritardo? - chiese prendendola per una spalla e dandole un piccolo scossone.
Lei si girò fissando un punto lontano nel deserto che circondava Death City: - Un’anima… - mormorò...
Tratto dal primo capitolo.
//Dolore al cuoricino ma *sigh* ho deciso di farlo, cambiato modo di scrivere, cambiato città, cambiato casa, ... incompiuta... ma prima o poi finirà anche questa uwu//
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Justin Law, Kishin Ashura, Nuovo Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Tutto è stato costruito per cadere a pezzi


 

- Regola numero uno della via dell'assassino. Confondersi nelle tenebre... celare il respiro... attendere che l'obbiettivo abbassi la guardia. -

Strinse la kusarigama.

Tsubaki fu colta da un brivido, da quando in qua Black*Star era così freddo? Talmente tanto da passarle il gelo attraverso il metallo dell'arma e tramite il legame che c'era tra le loro anime.

Stava prendendo la lezione pratica forse un po' troppo sul serio. Certo, un po' le faceva piacere che uno come Black*Star prendesse seriamente una qualsiasi lezione, ma percepiva qualcosa di strano.

Nel senso... era normale che non avesse ancora esaltato il suo essere così “BIG”? ecc... ecc...

- Regola numero due della via dell'assassino. Sintonizzarsi con l'obbiettivo e dedurre i suoi pensieri e le sue azioni.

- Black*Star... - mormorò sperando che stesse bene.

L'assassino strinse ancora di più la presa sull'impugnatura e Tsubaki boccheggiò, le stava facendo male! Ma sembrava non curarsene.

Era stato il prof Sid ad organizzare quella lezione incentrata su un combattimento tutti contro tutti. Niente squadre o gruppi.

Li aveva portati in una foresta e dovevano eliminarsi combattendo uno contro uno, chi perdeva era fuori, finché non rimaneva l'ultimo. Come in una specie di survival.

Black*Star aveva esultato come suo solito dicendo che in quel modo avrebbe potuto far vedere a tutti quanto fosse vicino ad un Dio.

Avevano già eliminato Ox e Kirikou, il prossimo a cui avevano puntato era Kid.

Già dopo il primo eliminato aveva notato una stranezza nel comportamento del proprio Maister.

- Peccato non ci sia Shine... vi eravate promessi una sfida. - sussurrò così, tanto per rompere il silenzio, senza curarsi del loro agguato di cui stranamente non aveva ancora visto l'obbiettivo.

- Regola numero tre della via dell'assassino. Abbattere l'obbiettivo prima che si accorga di voi. - fece un profondo respiro invece di piombare giù urlando come suo solito, appena percepibile.

L'aveva visto così solo poche altre volte.

Scorse nel suo occhio il bagliore della stella bianca, tremò ancora tirandosi indietro senza però riuscire a sfuggire alla presa di Black*Star che calò la lama sul suo obbiettivo.

Solo allora poté vederlo.

- BLACK*STAR! - strillò prima che la lama s'imporporasse.

Che diavolo stava facendo?

 

 

Passare la nottata sveglia non servì a granché. Quel luogo era inquietante, con la bufera che agitava le finestre ancora di più.

Alla fine, poco prima dell'alba, si decise ad alzarsi in punta di piedi e andare nell'altra stanza.

 

Non aveva visto torce e di certo non voleva accendere la luce.

Frugò tutti i cassetti della cucina prima di trovare una scatola di fiammiferi con cui accese la vecchia lampada che aveva trovato appoggiata sul comodino.

Si incamminò scalza verso il salone tenendo la luce della candela in basso, per non disturbare, verso la scala per il piano di sopra; se doveva restare sveglia almeno non sarebbe rimasta a girarsi i pollici tutta la notte e voleva placare la propria curiosità.

Che motivo aveva Justin di nasconderle quel che c'era di sopra dopotutto? Se c'erano solo cianfrusaglie allora perché non salire?

Diede un'occhiata a Justin: dormiva profondamente quindi fece un respiro profondo e provò a salire il primo gradino che, appena poggiò qualche grammo di peso, cigolò facendo un casino della madonna.

S'immobilizzò voltandosi immediatamente indietro, ma non sembrava aver svegliato il ragazzo.

Un altro gradino e esplose un catastrofe nucleare.

Un altro e ci fu uno scontro frontale tra due auto.

Terzo gradino, disastro aereo.

Quanto diavolo fanno casino ste' scale???!!! si chiese esasperata che era già a metà, non capiva davvero come Justin facesse a dormire ancora.

Ultimo gradino e successe l'inevitabile: inciampò e la lampada le sfuggì di mano. Si lanciò immediatamente a terra afferrando la lampada per un pelo a qualche centimetro da terra e arrestando la propria caduta per miracolo, facendo forza sull'altra mano e sulla punta delle ginocchia.

Tirò un sospiro di sollievo e si voltò ancora: Justin si era semplicemente girato dall'altra parte mugugnando qualcosa.

Ovviamente anche la porta fece un casino assurdo prima di aprirsi per permetterle di scivolare dentro.

I vetri di una finestra erano rotti quindi entravano di continuo spifferi freddi e nevischio.

Shine si strinse nelle spalle e posò la lampada su un vecchio baule piuttosto in alto, alla larga dal vento.

Sembrava più una soffitta. Composta da un unico ambiente coperto direttamente dal tetto spiovente.

C'era polvere ovunque e chissà da quanto una scopa non vedeva quel pavimento. Faceva concorrenza a quelle, per lei, cianfrusaglie antiche che aveva visto al museo quando era andata a cercare Kaim e Meru.

Camminando di qua e di là la patina di polvere le ricoprì tutta la pianta dei piedi: cerano bauli in legno mangiati dalle termiti, libri sventrati con le pagine strappate o senza copertina, soprammobili di cui ormai non si indovinava più neanche la forma sotto la polvere, una cassa con dei vestiti bucati e logori mangiati dalle tarme e, in un angolo, un cavallino a dondolo con una zampa spezzata e con affianco una piccola cassa.

Si avvicinò a quello, incuriosita, e, con una debole pressione della mano, lo fece dondolare quel poco ancora che poteva. Sul collo aveva una lettera incisa in modo impreciso e un po' graffiata e non si capiva quale fosse.

Si chiese che diavolo ci facesse lì.

Non curandosi della polvere si inginocchiò lì affianco e inizio a rovistare nella cassa, la girò: Jus... le altre lettere, scritte a matita, erano cancellate.

Dentro c'erano una piccola croce di legno, un libricino logoro rilegato in cuoio, vari vestiti che ormai al solo tocco si sbriciolavano e molte foto tenute in delle buste per lettere.

Aprì il taccuino e iniziò a sfogliarlo: non che ci fosse molto scritto, più che altro c'erano disegni pasticciati con le matite colorate. I classici disegnini di un bambino, fatti confusamente sul foglio e qualche lettera scarabocchiata confusamente e con mano un po' incerta.

Lo mise da parte e prese a sfogliare le foto: alcune erano in bianco e nero, altre si erano completamente rovinate, diventando semplici macchie confuse sulla pellicola.

Per quel che riusciva a capirci, non sembravano raccontare quel luogo, c'era lo stesso la neve, ma in un villaggio da quel che vedeva.

La maggior parte delle persone nelle foto non le aveva mai viste, ma erano tutte

vestite come Justin, con un rosario appeso al collo.

Arrivò ad una dove un vecchio prete che sorrideva insieme ad un bambino con un maglioncino a rombi. Era scolorita quindi non poté afferrare granché.

Passò a quella dopo, questa era a colori: il bambino era biondo e con due enormi occhi azzurri; sorrideva e gli mancava un dente davanti.

Fece una smorfia, chiedendosi quante altre foto ci fossero e continuò.

La maggior parte ritraeva il biondino e sembrava sempre più grande; sarà, ma più lo guardava più si insospettiva.

In una doveva avere si e no nove anni con un livido su un ginocchio e uno sulla guancia. Doveva essere appena caduto dalla bici cantando la stessa abbandonata poco più in là, ma sorrideva comunque, il dente che gli mancava stavolta era un altro e portava una maglietta bianca sporca di terra con un'enorme J stampata sopra.

Strabuzzò gli occhi.

Le opzioni erano due: o Justin aveva un figlio(???) che gli somigliava come una goccia d'acqua e il cui nome iniziava per J o quello era proprio lui!

Si mise una mano davanti alla bocca per non scoppiare a ridere.

Fece un altro rapido giro, non trovando altro di interessante, ma frugando dentro un baule trovò un vecchio peluche: un gattino bianco con un occhio scucito e un campanello appeso al collo. Era carino così se lo portò giù, senza pensare che forse non era una buona idea.

Scese le scale tre a tre e corse verso la stanza dove aveva dormito.

Tanto ormai stava per sorgere l'alba, non aveva senso dormire così decise di tornare nel salone tenendo sempre il gatto per un a zampa: - Justiiin... - mormorò intenzionata a svegliarlo, giusto perché si annoiava.

Si avvicinò al divano: - Justin. - chiamò un po' più forte. Alla fine prese lo slanciò e gli atterrò addosso.

Inutile dire che il poveretto si prese un gran bello spavento: - Ma che ti viene in mente? - si lamentò vedendo che era lei.

- Mi annoio... mi prepari la colazione? - chiese sistemandogli il peluche in grembo per giocarci lei.

- No. - rispose assonnato girandosi di lato.

- Eddai. - insistette ancora schiaffandogli il gatto sulla faccia.

Justin si rigirò: - Che diavolo di ore sono? - si stropicciò gli occhi e sembrò notare il pupazzo che lei teneva tra le braccia.

- Quello dove l'hai preso? - chiese indicandolo.

- Dalla soffitta. - rispose tranquillamente lei.

- Dammelo! - intimò allungando un braccio per prenderlo e lei glielo allontanò ridendo: - Avanti, non fare la bambina. - ma non sembrava per niente propensa.

Fu costretto ad alzarsi per sperare di prenderlo, sfortunatamente cadde di faccia dal divano portandosi dietro tutta la coperta.

Lei rimase seduta a gambe incrociate tenendovi il peluche in mezzo: - Perché non volevi farmi salire? C'è un sacco di roba interessante lì sopra. -

Justin la guardò storto: - Hai per caso la facoltà di teletrasportarti? - chiese, lei scosse la testa: - E allora come hai fatto a salire quelle scale senza svegliarmi!? - lo chiese più a se stesso che a Shine.

- Oh, è stato facile. Dormi per dormire: - fece spallucce: - Ora mi dici che è successo a questo posto? -

Justin risalì sul divano facendo un gesto disinteressato: - C'è stato un incendio. Ora ridammi quel gatto! - lei glielo allontanò ancora.

- Era casa tua? - chiese guardandolo un po' colpevole.

- Che importanza ha? Tanto tutti quanti sono morti. -

Shine smise di allontanarsi e finalmente gli porse il giocattolo: - Mi dispiace. Era tuo? -

Justin lo prese e annuì: - Non avevo nessuna intenzione di nascondertelo, cercavo il momento giusto per liberarmi dal peso. - ammise imbarazzato: - Non so bene cosa tu abbia potuto trovare di sopra... -

Lei incrociò le braccia ghignando come chi la sapeva lunga: - Non preoccuparti, ho visto tutto. C'era anche una foto dov'eri nudo. -

- COOOOOSA?! -

- Scherzavo. - disse subito lei con un sorriso largo da un orecchio all'altro: - credo che non avrò più niente da chiederti. - ridacchiò: - Senti... tu mi trovi carina? - chiese a bruciapelo.

Justin per poco non scoppiò a ridere: - Certo mostriciattola. - la prese per i fianchi e la ribaltò baciandola sulle labbra.

- Un secondo. - chiese lei staccandosi: - Il divano non è un po' scomodo? -

- Ne dubito se ci ho dormito così profondamente. -

Shine rise: - Allora non ti lamentare se poi mi addormento. - lo provocò.

Il ragazzo ricambiò il ghigno infilando le mani sotto il suo pigiama e abbassandole la biancheria: - Non sfidarmi. - la canzonò.

 

 

Furono Kid e Soul ad afferrarlo per le braccia prima che sferrasse un secondo

fendente. Tsubaki aveva urlato quando aveva potuto vedere.

Adesso Sid si teneva la spalla ferita, Neigus cercava di medicargli la ferita, ma lui non voleva sapere di distendersi e guardava severamente Blck*Star che scalpitava come un ossesso.

- Non mi toccate. - ringhiò liberandosi dei due che lo tenevano con uno scossone, si avvicinò al professore: - Tsubaki. Katana Demoniaca mode. - ordinò.

Lei scosse la testa.

L'assassino digrignò ancora i denti e serrò un pugno.

- Black*Star che cazzo fai?! - gli urlò Soul.

Lui sembrò tornare in se solo il tempo di una frase, dura e cruda, fredda come il ghiaccio, affilata come una lama: - Arriva il momento in cui l'allievo supera il maestro. Io supererò Dio e chi sta così in alto, non ha bisogno di maestri. -

Caricò il pugno, dove sfrigolava l'onda della sua anima, Sid lo guardava sempre, con un ammonimento nello sguardo e partì un proiettile.

Bucò Black*Star esattamente nel centro del petto e lo fece cadere privo di sensi sputando un grumo di sangue.

Death the Kid impugnava una sola delle sue pistole, gli tremavano le mani e gli sfuggì l'impugnatura. Patty tornò umana: - Kid? - lo chiamò vedendolo assente.

Non le rispose nemmeno, si avvicinò a Black*Star insieme a Soul e lo rivoltò a pancia in su: - Che ti è successo Black*Star... - mormorò.

Seppur le sue armi sparassero solo onde dell'anima un colpo così sarebbe stato letale per chiunque. Respirava ancora però.

Tsubaki scoppiò a piangere cadendo di fianco al Maister, diede uno spintone a Kid: - Che diavolo ti è venuto in mente? - gli urlò. Tutti gli altri le si stavano facendo intorno per vedere in che condizioni fossero sia Black*Star che il prof Sid.

Kid si fece da parte, si sentì battere una pacca leggera sulla spalla, era Soul e quello era un modo per dire che, se non lo avesse colpito lui, l'avrebbe fatto lui con conseguenze ben peggiori.

Voleva spiegazioni. Quel che era successo non era normale.

 

 

- Che sta succedendo Crona? Hai sentito che Black*Star ha ferito il professore? -

Il ragazzo si dondolava sul letto della sua stanza con le ginocchia piegate, guardando distrattamente fuori dalla finestra. Alla domanda si fermò: - Ragnarok... non fare l'idiota, c'eravamo pure noi là. - gli fece notare.

- A chi hai dato dell'idiota?! - strillò l'arma uscendo fuori dalla sua schiena e schiacciandogli la testa tra le mani.

Crona scalpitò: - Smettila! Mi fai male! -

- Ho fame, vammi a prendere da magiare. - ordinò la Spada Magica infilandogli un dito nel naso.

- Ahia! - si lamentò Crona: - Non lo so se c'è qualcosa di sopra! - piagnucolò.

Ragnarok ridacchiò passandogli la lingua dal mento fino alla tempia, Crona fremette facendo una smorfia: - Parlavo di anime. Gu gu gu. - sghignazzò.

Crona si alzò dal letto: - D'accordo... - la sua voce era smorta.

 

 

Non ricordava neanche uno volta che suo padre l'avesse messo in castigo, forse perché non era mai stato realmente presente.

Quindi non si preoccupava più di tanto ad aggirarsi in piena notte alla Shibusen, aveva intenzione di trovare delle risposte a quel che stava succedendo.

Era iniziato tutto di botto, da quando Shine era partita in Europa. Da allora c'era sempre stata una certa tensione nell'aria e poi, le sue armi gemelle, Kaim e Meru, dopo neanche una settimana non le aveva più viste in giro. Erano spariti tutti e due.

Poco prima era andato a controllare le loro stanze e le aveva trovate vuote, quello era un motivo più che valido per insospettirsi.

Era entrato di soppiatto nei sotterranei, non aveva trovato niente oltre alla statua distrutta nella camera del Kishin.

C'erano ancora i segni della precedente battaglia, le catene spezzate, le strisciate di sangue nero e il pavimento scheggiato.

Si diede una spiegazione più che logica al fatto che quel luogo non fosse andato distrutto: il suo onorevole padre doveva essersene dimenticato.

- Kid... andiamo via... questo posto mette i brividi. - mormorò Liz.

- Hai paura dei fantasmi sorellona? -

- Kyaaaa! Quali fantasmi?! - strillò la maggiore.

Il ragazzo diede un violento scossone ad entrambe: - Sssssh! Fate silenzio voi due! Adesso ce ne andiamo. - disse irritato.

- Grazie Kid... -

- Kyahahahah! -

- Va bene, va bene. Ora zitte. -

Risalì le scale e si fermò di fronte alla porta d'ingresso: - Niente... non ho trovato assolutamente niente. - digrignò i denti scocciato.

- Forse perché non c'è niente da trovare. - ipotizzò Liz impaziente di andarsene.

Lui rimase pensieroso.

- Ehi Kid, non abbiamo ancora controllato nella Camera della Morta. - gli fece notare Patty.

Il ragazzo sgranò gli occhi e s'incamminò lentamente in quella direzione.

- Kid... Aspetta, ci dev'essere tuo padre là! - piagnucolò Liz.

- E allora? -

Continuò ad avanzare, il corridoio di ghigliottine era totalmente oscurato e nella penombra riusciva a vedere davvero poco: - Kiiiiid... - pigolò la maggiore come se gli stesse chiedendo di tornare indietro.

- Ssssh. - continuò ad avanzare, si fermò agli ultimi due pilastri che reggevano l'ultima ghigliottina e si nascose lì: Shinigami era lì e gli era parso di sentirlo parlare con qualcuno.

Vide il baluginio dello specchio infranto e una figura evanescente di fronte a suo padre. Gli sembrò che si voltasse verso di lui perché smise improvvisamente di bisbigliare.

Prese un grosso respiro e trattenne il fiato cercando di farsi il più piccolo possibile per essere nascosto dalla colonna. Si morse a sangue la lingua, quel silenzio era assordante, ad amplificarlo vi era il buio.

Rabbrividì voltando lentamente la pupilla verso destra, nella penombra c'era la maschera ancora scheggiata di Shinigami, ad un soffio dal suo viso, con quello strano bagliore cremisi che gli aveva visto veramente pochissime volte, e spalancò la bocca emettendo un singulto strozzato per la mancanza d'aria.

Poi il buio, più fitto di quello della stanza.

Riprese i sensi dentro una cella. Si buttò subito sulla porta tempestandola di pugni: - Padre! - urlò.

La porta non riportò che qualche bozzo mentre le sue nocche sanguinavano e facevano male da morire. Non ottenne risposta.

Per la prima volta si guardò alle spalle, con il respiro corto, rendendosi improvvisamente conto che ci potesse essere qualcun'altro. Per sua fortuna... o sfortuna... era solo.

C'era solo una piccola grata che faceva angolo con il soffitto da cui non entrava che un debole fascio di luce. Forse era l'alba.

Sapeva che c'era effettivamente qualcosa che non andava.

Fissò il muro di fronte, altro brivido: Perché mai...? iniziò a chiedersi avvicinandosi alle catene che pendevano dalla parete. Al livello del terreno c'erano due ceppi di pietra che portavano i vecchi sigilli di Shinigami.

Sentì scricchiolare sotto i piedi, indietreggiò: quello era sangue rappreso.

Andò indietro ancora sbattendo la schiena contro la porta: - Liz! Patty! - urlò ancora picchiando ancora contro la porta.

Ci scivolò sopra nascondendo il viso: - Qualcuno... - disse più debolmente.

- Death the Kid? - chiese una voce. Proveniva dalla grata, da cui improvvisamente si proiettava un'ombra.

Il ragazzo corse immediatamente all'angolo dove si apriva quella piccola finestra agitando le braccia verso l'alto: - Tirami fuori! - pregò.

Vide far capolino dalla grata il viso di Giriko che si portò l'indice alle labbra per dirgli di non urlare: - Chi ti ha messo qui? -mormorò.

Kid si aggrappò letteralmente al muro sgranando gli occhi verso la luce: - Sembra assurdo, ma potrebbe essere stato Shinigami. Sta succedendo qualcosa... la Follia... -

Giriko aggrottò le sopracciglia sfregandosi il mento: - Non è morta. - completò annuendo: - Lo so, si sente a naso. Sapevo che stava succedendo qualcosa... - si inginocchiò di fianco alla grata: - Devo avvertire qualcuno. -

Kid saltellò ancora verso la luce: - Fammi uscire. - ripeté.

Giriko scosse la testa: - Se esci ora, ci sogniamo il fattore sorpresa. - rispose brusco.

Il ragazzo abbassò la testa scivolando di nuovo contro la parete, sapendo che lui avesse ragione: - Va a chiamare Maka e Soul. -

La motosega annuì: - Cerca di resistere, non devi pensare a niente, questa stanza è tappezzata di Follia dal pavimento al fottuto soffitto. -

Kid si voltò sentendolo alzarsi: - Sei davvero con noi? - chiese un po' scettico.

Lo vide scrollare le spalle e muovere le labbra in un impercettibile e titubante “si” poi se ne andò.

Lui gattonò per ritornare alla porta, stringendosi le ginocchia: Non pensare a niente... si disse deciso.

 

 

Chissà perché poi, quell'improvviso scatto di gentilezza nei loro confronti: Ma anche no... si disse. L'unica cosa che voleva era vincere, detestava perdere e se fosse successo anche quella volta sarebbe stata la terza: la prima era stata con Justin, quella non era una parità, quel prete da due soldi riusciva sempre a prenderlo in contropiede; la secondo era con Arachnofobia, aveva accolto la causa di Arachne e lei era morta divorata dalla stessa Follia che bramava.

A ricordare le sue sconfitte gli venne un pessimo umore, non tanto per la storia di Arachnofobia, quanto per Justin, lui era ancora vivo.

Il problema adesso però stava nel semplice fatto che non aveva la più pallida idea di dove abitassero quei due che stava cercando. Si fermò in mezzo alla strada deserta: - Ehilà! - urlò senza curarsi del fatto che forse stavano tutti dormendo. E infatti...

- Che hai da urlare tanto? Hai idea di che ore sono? -

Quella voce gli era familiare, si voltò verso il davanzale dalla quale arrivava la lamentela: - Blair! - mai stato più felice di incontrare un gatto.

Lei sbadigliò stirando la schiena: - Oh! Tu sei l'amico di Shine e Justin. - scese dal davanzale andando ad appollaiarsi su un muretto: - Ciaaaao. - miagolò.

- Ehm, bene... dove abitano la ragazzina con i codini e la sua arma? - chiese senza preamboli, si era anche già dimenticato i nomi.

Lei si trasformò in umana dondolando le gambe nel vuoto: - Vuoi dire Soul e Maka? -

Giriko fece un gesto di stizza: - Si si... quel che è... allora, sai dove sono? -

La gatta ridacchiò indicandogli un condominio all'angolo della seconda svolta a destra da dove erano adesso: - Prima vuoi giocare con me? - miagolò agitando la coda.

Giriko le aveva già voltato le spalle: - No. - rispose secco allontanandosi. Si diede mentalmente dell'idiota, era cambiato così tanto da rifiutare un invito così esplicito di una bella donna? Forse doveva piantarla di pensare a quella ragazza, tanto adesso era lontana miglia da lì.

Andò nella casa che gli era stata indicata e lì si ritrovò con un'altra incognita: qual'era il campanello?

Ah, non aveva tempo!

Aprì la porta con una spallata ed entrò. Blair gli aveva indicato l'ultimo piano quindi, a rigor di logica, doveva essere quello l'appartamento.

Si lanciò su per le scale, dato che non c'era l'ascensore, saltando i gradini tre a tre fino ad arrivare in cima, lesse distrattamente il cartellino sulla porta e ne afferrò solo un cognome: Albarn.

Si, era quello. Se non ricordava male.

Si fiondò a bussare delicatamente come un'elefante che cerca di ballare sulle punte finché non venne Maka in pigiama ad aprirgli.

Lo squadrò da capo a piedi poi fece per richiudere che lui mise il piede in mezzo: - Ferma! -

- Maka... devi metterti a spostare i divani proprio adesso? - si lamentò Soul uscendo dalla sua stanza stropicciandosi gli occhi.

- È stato il figlio di Shinigami a dirmi di chiamare voi. - cercò di spiegare Giriko e la ragazza riaprì la porta liberando il suo povero piede.

- È successo qualcosa? -

Annuì e prese due respiri per riprendersi dalle scale: - La Follia non è morta. E Shinigami a quanto pare ha chiuso suo figlio in una cella, alla scuola. - disse tutto d'un fiato.

- Soul, vestiti! - ordinò Maka dalla porta.

Uscirono fuori dal condominio di corsa: - Soul, tu vai ad avvertire Black*Star e Tsubaki. Io vado da Kid a vedere la situazione. -

L'arma annuì prendendo la direzione opposta a loro che invece andarono dritti alla Shibusen.

Maka però si fermò dopo poco, restando in ascolto.

- Ehi ragazzina! Muoviti. - le ordinò burbero Giriko prima che anche lui incominciasse a sentire un altro rumore di passi.

- Sapete... il mio sangue è nero... -

Maka rabbrividì voltandosi in direzione della voce sgranando gli occhi: - Crona! - cacciò un urlo strozzato, impugnava la Spada Demoniaca e l'attaccò senza esitare mentre lei era paralizzata sul posto.

Giriko la scansò con una gomitata buttandola a terra e avvolse la catena della motosega attorno alla lama bloccandola. Con la coda dell'occhio la vide ancora ferma in mezzo alla strada: - Avanti, muoviti! Guarda nella grata sulla destra, è a livello terra. - ringhiò assestando un pugno in pieno viso al suo avversario. Riuscì ad allontanarlo, lo riprese per il bavero e gli diede una testata.

Dopo quello Crona si accartocciò a terra come una bambola e la sua spada scivolò qualche metro più in là.

Giriko si spolverò i guanti e si chinò di fianco a lui sollevandogli la testa per i capelli. Gli bastò guardarlo qualche secondo per capire che fosse vittima della Follia, Crona gli sorrise sputandogli in un occhio un grumo di sangue. L'altro lo mollò subito pulendosi la faccia: - Piccolo bastardo... - lo vide allungarsi verso la sua spada: - No! Non ci provare! - ringhiò spingendola via con il piede.

Lo riafferrò assestandogli una ginocchiata al ventre e gli colpì la nuca col gomito: - Ecco. Questo dovrebbe bastare per metterti fuori uso. - ansimò scrollando le spalle. Si era rammollito se una cosa del genere riusciva ad affaticarlo così.

Stava per andarsene mollandolo lì che uno scricchiolio lo costrinse a voltarsi di nuovo, digrignò i denti. Crona si stava rialzando, gli usciva sangue dal naso, ma sfoggiava un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

- Guarda che ti ammazzo. - minacciò Giriko.

 

 

Era da interi minuti che scampanellava al citofono di casa di quei due e ancora nessuna risposta.

Si era stufato di rimanere là fuori quindi trasformò il braccio in falce e lo incassò nella serratura e la porta si spalancò dato che la questione sembrava piuttosto urgente.

- Black*Star! - urlò prima di darsi un potente schiaffo mentale, dimenticava che quello là aveva il sonno pesante quanto una pila di mattoni di cemento armato: - Tsubaki! - chiamò stavolta.

Lei comparve da dietro un angolo, vestita di tutto punto, facendogli segno di avvicinarsi. La vedeva preoccupata e, non appena si avvicinò notò che portava i segni della katana demoniaca, respirava a rantoli ed era molto pallida, tanto da tremare.

- Tsubaki, ma che... ? - non finì la frase che lei gli afferrò un polso e lo trascinò verso una stanza.

Socchiuse silenziosamente la porta e lo invitò a guardare dentro, Soul si sentiva sempre più irrequieto, ma sbirciò.

La stanza era nella penombra dato che le pareti scorrevoli erano totalmente aperte, intravide Black*Star seduto a gambe incrociate sul materasso.

Aprì la bocca per parlare e fece un passò per entrare che Tsubaki gli tappò la bocca riportandolo indietro e gli indicò tutta l'area intorno a Black*Star.

Soul dovette aguzzare la vista per riuscire a vedere quella selva di ombre che strisciava su tutta la stanza. Le stesse ombre che evocava con la katana demoniaca.

Gli mancò il fiato.

 

 

- Ma guarda te che mi tocca fare... - ringhiò a denti stretti sistemandosi meglio la zavorra sopra la spalla.

Era arrivato alla conclusione che, se non se lo fosse portato dietro per stordirlo ogni volta che apriva un occhio sarebbe rimasto in quel vicolo tutta la notte e poi, una arrivato alla scuola, l'avrebbe mollato alla biondina.

Si era pensato un'altra cosa da fare, di gran lunga più utile.

Maka aveva trovato la grata, ora stava parlando con Kid. Gli scaricò il ragazzino affianco: - Ehi, badaci tu. Non devi lasciarlo svegliare, intesi? -

Lei lo fissò storto: - Che è successo? -

- Se si sveglia vi ammazza. Dagli un colpo in testa ogni volta che si muove. - disse con una semplicità disarmante mimando il colpo con il gomito.

La ragazza rimase a bocca aperta: - Perché? Tu dove te ne vai? -

- Sai dirmi se esiste un elenco telefonico... magari dove ci sono i numeri delle Death Scythe? -

Maka s'illuminò: - Ho capito. Devi cercare la segreteria, sulla parete di sinistra. -

Giriko annuì e si precipitò dentro l'edificio, non fu una passeggiata come si aspettava dato che non vedeva un palmo dal naso. Non c'era una sola lampada accesa.

Alla quinta volta che entrava in una stanza a caso accendendo le luci azzeccò, si mise a rovistare tra scartoffie varie e fogli di dubbia utilità finché: - Merda, ma dove cazzo lo tengono? - ringhiò arreso, avendo messo sottosopra quasi tutto l'ufficio.

Si abbandonò su una sedia e guardò l'orologio: Le 4.23 del mattino... pensò affranto che a quell'ora sarebbe potuto essere a dormire.

Per puro caso gli comparve sotto gli occhi un mazzo di fogli pinzati appeso ad un chiodo: - Vuoi vedere che... - lo strappò dal muro con poco garbo e prese a sfogliarlo: - Tombola! - ecco il numero che cercava.

Provò a chiamare e il telefono squillò a vuoto: - Avanti figlio di puttana, rispondi! - ringhiò sbattendo la cornetta sul telefono per chiudere la chiamata e ritentò.

 

 

Lanciò contro il telefono tutte le bestemmie che conosceva la seconda volta che squillò: - Cristo! Ma chi è a quest'ora? - si chiese allungandosi verso la cornetta che saltellava allegramente producendo quell'orribile suoneria.

- Rispondi... - mugugnò la ragazza accoccolata al suo fianco nascondendosi quanto più possibile sotto la coperta.

Quando afferrò la cornetta pregò con tutto se stesso che dall'altro capo avessero già riattaccato: - Pronto? -

- Alla buon'ora! Hai idea di quanto sono stato spiaggiato qui davanti al telefono?! -

Purtroppo per lui riconobbe la voce: - Giriko? - chiese.

- No, sono la tua cara nonnina. - rispose con vocetta stridula: - Alza il culo da qualunque superficie lo tieni appoggiato e vieni qui! -

- Qui dove? -

Sentì Giriko perdere ovviamente le staffe dall'altra parte: - Death City, Nevada, U.S.A.! - urlò: - Devo darti anche le coordinate geografiche? -

Si allontanò la cornetta dall'orecchio tanto urlava l'altro: - Mi spieghi che sta succedendo? -

Ne seguì una velocissima spiegazione, costellata ovviamente di insulti, minacce di morte e quant'altro; tutto a suo carico.

- Senti, non me ne frega un cazzo di quello che stavi facendo... - sbraitò: - Potevi anche star facendo sesso, non me ne frega. Ora alzi il culo e arrivi qui. - aggiunse per fargli capire meglio il concetto.

- Hai azzeccato. Se mi lasci il tempo di rivestirmi... - sentì qualcosa cadere dall'altro capo della cornetta.

- Muoviti. - ringhiò Giriko.

Suo malgrado fu costretto a svegliare Shine e ad alzarsi dal divano: - Dobbiamo tornare a Death City. - le spiegò rapidamente.

- Motivo? - chiese lei con voce impastata.

- Non ho capito bene, ma c'è qualcosa che non va con Shinigami a quanto pare. -

Shine si vestì in un lampo mentre Justin ancora litigava con la cerniera dei pantaloni: - Da' qua. - sbuffò abbottonandogli i pantaloni con ben poca grazia: - Andiamo? - chiese saltellando sul posto per il nervosismo.

Chiusero la porta d'ingresso e salirono sulla zucca di Blair. Guidava Shine e sembrava piuttosto agitata: - Qualche problema? - chiese Justin apprensivo.

- Può darsi... questa faccenda puzza di bruciato. - ammise: - Se centra Shinigami centrano anche Kaim e Meru. - affermò.

- Secondo te ne hanno combinata una delle loro? -

Shine scosse la testa: - Ti chiedo di essere la mia arma se succederà qualcosa. - gli porse la mano e lui gliela strinse.

Forse già lo sapeva che sarebbe accaduto qualcosa, ma probabilmente non immaginava la portata di ciò che sarebbe successo.

Il mondo avrebbe cominciato a franarle sotto i piedi.

Ancora.

Tutto, persino lei stessa... è fatto per cadere a pezzi, milioni di vetri scheggiati.

Ti prego, non di nuovo...

Stava così bene adesso.

 

 

SPAZIO ME

Finalmente! Ce l'ho fatta! Finito il capitolo e ho già scritto come finirà la storia quindi sono a cavallo! Yey!

Come sempre mi scuso per il fantomatico ritardo... Come tutti voi sapete sono una ritardataria cronica (Nda: Tutti CHI? Mitomane!)

Ringrazio ovviamente chi mi recensisce, chi ha messo la storia tra le seguite, tra i preferiti e tra le ricordate :D

E alla domada: hai qualche motivo per aver aggiornato così tardi? Rispondo: assolutamente NO! :D ma quando c'è caldo tendo a starmene tutto il giorno buttata a letto o in spiaggia o sul divano o dentro la doccia o... ci siamo capiti :)

Questa storia è agli sgoccioli e sarebbe la prima long che finisco, se la finisco *saltella*

Un grande saluto da Lirin_

 

SOUNDTRAKS(anche se non ve ne può fregar de meno, ma non importa u.u): Nickelback-How You Remind Me, Avril Lavigne-Girlfriend, Breacking Benjamin-Dance with a Devil.

 

Bye Bye

 

P.s. Non potete capire quanto caldo c'è qui! Argh!
P.p.s. E mi rendo conto che questo capitolo è una specie di Iliade, sono ben 12 pagine!!! Molto più del solito...

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Soul Eater / Vai alla pagina dell'autore: Cheshire_Blue_Cat