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Autore: vanessola    28/01/2008    1 recensioni
La mia prima fanfiction su Eragon...E se Arya, all'inizio di "Eragon", si fosse salvata da Durza? Cosa sarebbe successo?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice
Volevo scusarmi per il ritardo di questo capitolo, ma domenica il computer ha fatto un po' lo scemo, e non ho potuto postare. Inoltre questo capitolo è breve, lo so, ma nella versione originale ha sempre mantenuto questa lunghezza, e ho deciso di non cambiarla. Tuttavia ho aggiunto molto al personaggio di Nogaroth, che forse in questa fanfiction è il mio preferito.
Prima di andare avanti, ringrazio la cara cara Mater che, nonostante non sappia quasi nulla di Eragon, continua a leggere questa fanfiction e a dire cosa ne pensa. Grazie! (Basta, ora, che se no mi vien da piangere...xD)

Capitolo quattro

Piume immacolate intrise di sangue

Nogaroth uccise uno dei nemici dopo aver scagliato la sua prima freccia, quella che riservava per l’inizio di ogni battaglia.
Scoccare quel particolare tipo di freccia era ormai diventato un culto, per lui, anche se in quel momento gli dispiaceva sprecarla per un insulso Urgal: era una vera e proprio meraviglia dell'artigianato, con minuscole foglioline scolpite nel legno, intagliate con mani esperte e affezionate; bianche piume vaporose e leggere erano legate all'estremità inferiore, quella che Nogaroth sfiorava affettuosamente con le dita al momento dello lancio.

Il resto degli Urgali venne allo scoperto tra il folto della foresta, sguainando le corte spade e ritirando gli archi grezzi. Dovevano essere una mezza dozzina, e sembravano posseduti da un eccessivo spirito omicida: gli occhi, così grandi che, se non fossero stati così rossi, sarebbero sembrati quelli di un bambino, fiammeggiavano passionali, mentre le labbra screpolate sussurravano preghiere o gridavano inni di battaglia incomprensibili, e le dita rozze esploravano l’elsa della propria spada, cercando di saldarle su ogni minima intelaiatura. Nogaroth non si fece impressionare da quel fremere di corpi, e questo non si deve confondere con il coraggio: l’elfo aveva la magia dalla sua parte, una capacità che quei mostri, con la loro goffaggine, non potevano di certo possedere, e questo infondeva in lui una sicurezza che, unito al sentimento sprezzante che provava per gli Urgali, gli permetteva di mantenere regolari i battiti del cuore.
"Brisingr!" gridò, e i due Urgali più vicini presero fuoco. La sua energia diminuì leggermente, ma ne rimase ancora in abbondanza, segno che i suoi duri combattimenti avevano finalmente dato i loro frutti. Sentì le urla dei nemici colpiti e il calore distruttivo del fuoco, l'odore di carne bruciata e il terrore degli Urgali crescere. Era solo, nella battaglia, insieme alla buffa contraddizione del suo sangue che scorreva tranquillamente nelle vene, come se niente stesse accadendo, e la confusione di passi incespicati, respiri affannati e clangori di spada all’esterno della sua mente. Dentro di sè, tutto era tranquillo, ma fuori sentiva quasi imperversare il Chaos.
Mantenendo quella sua calma glaciale, Nogaroth impugnò la sua spada, Eccelsa, e ferì un Urgal alla gola: quello rimase immobile per qualche minuto, per poi cadere in ginocchio e trascorrere gli ultimi istanti della sua esistenza attendendo la morte più dolorosa che uno spadaccino potesse infliggere, gorgogliando e spalancando al massimo gli occhi lucidi.
Un Urgal provò a colpire l'elfo alle spalle, ma Nogaroth riuscì ad infilzargli il ventre con la spada, senza nemmeno voltarsi. Le sue mani si macchiarono del sangue nemico, e questo non poté fare a meno di aumentare la sua eccitazione: il suo cuore allora cominciò ad agitarsi, abbandonando l’indifferenza del guerriero, per lasciar posto alla frenetica pazzia dell’assassino. Un altro Urgal fece la stessa fine di quello precedente, e il suo corpo cadde sul compagno appena ucciso, tuttavia Nogaroth infilzò e ancora infilzò la spada nel cadavere più e più volte, guidato da una passione spaventosa, come se volesse tracciare un disegno su quel corpo senza vita e senza alcuna colpa. Perché i corpi non sono niente, se nessuna anima li abita, e accanirsi su un involucro vuoto è solo dimostrazione di scempiaggine e disperazione.
Alla fine Nogaroth abbandonò quel cadavere martoriato, si voltò e osservò il suo ultimo nemico, alle spalle di un albero, mentre questi lo fissava con orrore. Quanto adorava quello sguardo. Amava e adorava specchiarsi negli occhi di chi si aspetta la morte e ne ha paura, soprattutto quando era lui ad infliggerla.
"Per te" disse l’elfo, con voce indescrivibile, una voce che voleva essere cullante e rassicurante, il tono suadente di chi ti sta per indicare la strada verso gli Inferi "ho in serbo qualcosa di speciale".
L’Urgal non reagì, ma rizzò le orecchie e aguzzò gli occhi, come se fosse in attesa di qualcosa. Nel frattempo, la prima freccia di Nogaroth giaceva proprio dietro l’elfo, con la punta fissata nel terreno, rivolta verso il proprio padrone, come se lo stesse osservando e giudicando. Le piume bianche che le erano stato legate erano intrise di sangue, e alcune gocce cadevano pesantemente a terra, silenziose e quasi luminescenti.
Fu a quel punto che la freccia si staccò da terra, senza un suono, sollevandosi nell’aria, fino a raggiungere l’altezza della schiena di Nogaroth. Ma lui, guerriero e assassino, stava ancora fissando la sua prossima vittima, chiedendosi come mai il suo volto mostruoso si era imrprovvisamente tirato in un accenno di sorriso.

Note dell'autrice returns
Volevo solo spiegare una cosa: le "piume immacolate intrise di sangue" simboleggiano la purezza bellica e di valori di un guerriero, macchiata e contaminata dalla pazzia di un assassino. Nogaroth, in sintesi, rappresenta questo.
  
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